giovedì 30 aprile 2009

LA CONFESSIONE

=Lei ha dichiarato esplicitamente, dinanzi a questa Corte, che vuole difendersi da solo…
=Sì, Vostro Onore
=E’ informato che se non può permettersi un prprio avvocato le possiamo affidare un difensore d’ufficio?
=Non è necessario, perché ho deciso di confessare di aver commesso il reato di cui sono accusato.
=Si tratta di tentato omicidio, se ne rende conto?
=Sì,Vostro Onore
=Il Pubblico Ministero ha nulla da obiettare?
=No, Vostro Onore
=Allora procediamo…A lei la parola,ci dica innanzi tutto quando ha visto per la prima volta il…
=Scusi se la interrompo Vostro Onore…E’ successo circa tre anni fa, ma oggi voglio confessare di avere pensato di fare, quello che poi ho tentato di fare, sin dai primi giorni, e lo confesso senza alcun timore, poiché so con certezza che non ci saranno amare conseguenze per nessuno, anzi, al contrario, ci sarà senz’altro qualcuno che mi approverà e mi darà piena assoluzione.
=Ci spieghi il perché e cerchi di non divagare
=Va bene, Vostro Onore
=Signor Pubblico Ministero, proceda pure con le sue domande…
=Grazie Vostro Onore…allora egregio signore , cerchi di raccontarci tutto dall’inizio, senza omettere nulla
=Ecco…Era già da parecchio tempo che uno dei miei fratelli ed altri parenti ed amici mi tormentavano per farmi entrare in casa il “Pasquale di nome, Casinaro di fatto”, ma io avevo sempre affermato che non c’era posto per lui. Un certo giorno, però, precisamente il 21 maggio 2006, suonano alla porta…apro e appare “Pasquale” il quale, in braccio a mio nipote ed alla di lui futura sposa, complice per aver pensato alla casella di posta l’e-mail, alla password e ad altre diavolerie, fa il suo ingresso trionfante in casa mia. Ora…è vero che lui e i suoi annessi e connessi mi sono piovuti gratis in casa grazie ad un altro mio fratello, ma questo non deve assolvere nessuno dall’avermi quasi costretto a convivere con un simile soggetto…e che cavolo!…
=Per ora moderi i termini e porti rispetto alla corte…In seguito si faranno accertamenti per vedere se lei potrà avvalersi delle attenuanti generiche…
=Faccio appello alla sua bontà, Vostro Onore
=No, io non uso né bontà né cattiveria, io uso la legge!…Avanti, proceda!
=Pasquale ed io abbiamo iniziato con lo studiarci vicendevolmente…
=Si spieghi meglio…
=Proprio così…I primi tempi io facevo una mossa e lui rispondeva docilmente, forse perché capiva che ero alle prime armi, poi invece, col trascorrere dei giorni, le cose sono andate complicandosi sempre di più. E nonostante il continuo incitamento di parenti ed amici, fra noi due s’era creato un clima di continua ostilità…
=Può fare qualche esempio?
=Altroché…ne ho a vagoni d’esempi…
=Perché non ne cita qualcuno?
=Prima di tutto il linguaggio brusco e il tono che usa, e questo sin dal primo giorno che è entrato in casa mia…Perbacco, un po’ di rispetto… non sono più un giovincello…
=Ci vuol far credere che ha fatto quello che ha fatto soltanto per un pizzico, diciamo così…di maleducazione?
=Qui non si tratta di pizzichi e mozzichi…si tratta di ben altro…
=Vale a dire?
=Se commetto un errore…ma chi è che non li commette?…anche lei Vostro Onore può benissimo commetterne…
=Lasci perdere…per adesso pensi al suo di errore e, mi creda, ne ha commesso uno davvero grosso
=Scusi…dicevo così, per modo di dire…
=Mi ascolti bene…sono stufo del suo tergiversare…vada avanti altrimenti sospendo la seduta
====================================================================
Oddio!…Un rumore fortissimo…E’ lo sbattere di una porta che mi sveglia di soprassalto e che mi salva dall’incubo…Non c’è alcun dubbio: l’abbiocco post-pranzo, specialmente dopo una “trimalcionica caponata”, per tacere di tutte le altre leccornie, fa venire gli incubi. Naturalmente il personaggio principale che ho intravisto nell’incubo mentre dormivo è “Pasquale Casinaro”- alias PC – alias elaboratore elettronico (“così parlò lo Zingarelli”) - alias chissà che altro.
Sono un novellino nel campo dei PC e pertanto non riesco ancora ad apprezzarne tutti i vantaggi e le opportunità, lo ammetto, ma il fatto è che certe cose mi danno davvero fastidio.
Quando nell’usare Pasquale appaiono sul monitor alcune osservazioni, certi suggerimenti o addirittura dei rimproveri, allora m’incavolo un bel po’. Diventa lui il promotore di certe iniziative e in alcuni momenti si prende anche delle libertà…ma dove si va finire così? E poi…chi lo autorizza? A volte mi chiedo se per caso dentro il PC non ci abiti qualcuno, che ne so: un nanetto, un robottino, un alieno…forse ET si è trasferito in quest’aggeggio. Devo intimargli lo sfratto, assolutamente, prima che lui intimi a me di dover fare alcune cose.
Per esempio, la frase “Fare clic per iniziare” mi dà fastidio.
Il momento più felice per me è quando ci parlo…o meglio io parlo e lui sta zitto. Certo che se avesse anche la possibilità d’interloquire verbalmente con me allora sì che ci sarebbe da ridere. Approfitto del fatto che lui non parla e non sente e mi tolgo le mie soddisfazioni.
Quando, in pratica, si permette qualche rimbrotto, lo prendo a male parole: lo mando qui…lo mando là…gli dico di farsi i…cosi suoi…gli intimo di non rompermi le…ruote…ecc.ecc…tanto lui che può farmi?…tutt’al più quando io faccio clic sulla tastiera, se vuole, fa finta di non aver capito oppure mi fa apparire sul monitor cose che non mi sono mai sognato di voler vedere. Una di queste, che mi fa andare in bestia, è quella in cui dopo aver scritto qualcosa, “clicco” su “Controllo ortografia e grammatica”: lui mi fa apparire una finestra dove mette in risalto quello che secondo la sua opinione è sbagliato e quindi si permette di dirmi che la “forma utilizzata è arcaica”!…E allora? Non siamo tutti discendenti di Noè?. Oppure: la “forma utilizzata è dialettale”…embè e a lui che gliene importa? Il mio maggiore divertimento nell’usare lo strumento “Controllo…” arriva quando in un piccolo riquadro della stessa funzione lui, il Pasquale, pur facendo risaltare la parola che non gli garba, è costretto a dire “nessun suggerimento”.
Un’altra cosa che non riesco a spiegarmi è una piccola frase in calce ad una cartella che contiene tre miei “lavoretti”. La frase recita “Oggetti: 3 (più 3 nascosti)”… Ma che vuol dire? I tre lavoretti stanno nella cartella e gli altri 3 chi sono?…dove stanno nascosti?… e poi… chi gli ha detto di andare a nascondersi?.
Da qualche tempo poi, mi diletto a trascorrere alcuni minuti, non più di tanto, cliccando su “Programmi”-“Giochi” - “Solitario (versione classica)” e cerco di “farlo fesso” tentando di barare con le carte facendo l’indifferente, ma ”Pasquale”… vede e provvede e mi mette subito in riga. Nel vero senso della parola, perché malgrado io muova la “freccetta” nella direzione che più mi conviene lui se ne strafotte e sistema le carte al loro giusto posto.
Ultimamente, siamo proprio in guerra. Il punto è però che non combattiamo ad armi pari: lui è più giovane di me, è furbo, intelligente e scaltro, io invece un po’ tardo nei riflessi e quindi nei movimenti.
Ma deve cominciare a stare attento, perché le nuove generazioni, le ragazze ed i ragazzi, ma soprattutto le bambine e i bambini, sono talmente svegli che lo maneggiano come un flipper, ne fanno quello che vogliono. Loro sì sanno scoprire le sue enormi potenzialità, io ancora non ci riesco.
Malgrado tutto tuttavia, devo confessare che mi ci sono affezionato e adesso comincio a volergli bene anche se, e questa è la mia confessione finale, ho avuto varie volte la voglia di farlo fuori. Ma chissà, potrebbe anche succedere e allora, anziché un incubo, diventerà un bel sogno!

domenica 26 aprile 2009

LA TERZA MANO

Non credo di aver avuto più di 16 anni quando una volta io e tutta la mia famiglia, fummo invitati a cena a casa di una zia, sorella di nostra madre, la quale abitava con il marito e due figli nel quartiere Appio-Tuscolano di Roma. L’abitazione consisteva in un minuscolo ingresso che dava direttamente nel piccolo soggiorno, poi una camera da letto, avente funzione anche da sala da pranzo per le occasioni in cui erano presenti degli ospiti, un bagno e una cucina.
Il motivo per l’invito di quel giorno non lo ricordo proprio e comunque le nostre visite erano piuttosto ricorrenti. Ricordo però che in quelle occasioni, lo zio era solito approntare personalmente qualcosa di gustoso della sua terra natia: la Puglia. Infatti anche quel giorno aveva preparato un particolare dessert da consumare al termine della cena. Noi tutti, ed io fra questi, ignoravamo di cosa si sarebbe trattato perché lui voleva farci sempre una sorpresa ma intravidi il “piatto speciale” per pura combinazione. Ero stato incaricato dalla zia di aiutare ad apparecchiare la tavola e, mentre mi accingevo a prendere i piatti da portare in tavola che si trovavano nel piano inferiore della credenza in cucina, non mi feci sfuggire l’occasione di dare una sbirciatina alla “specialità”…ma soltanto un’occhiata, niente di più. Accosciato verso il basso stavo appunto prendendo le stoviglie necessarie per tutti quando vidi quello che avrebbe allietato la nostra cena.
Mi venne l’acquolina in bocca.
Mentre ero intento a compiere questo innocente compitino vidi alla mia sinistra un braccio la cui mano ad esso “attaccata” s’infilava nel “piatto speciale” e prelevava una piccola parte di ciò che esso conteneva. Il movimento fu talmente rapido che non ebbi la possibilità di vedere il proprietario di quella mano: la “terza” oltre naturalmente le mie due che tenevano i piatti.
La cena iniziò regolarmente: primo, pietanza, contorno, bevande il tutto in un’atmosfera abbastanza gradevole. Arrivò il momento del “piatto speciale” e lo zio si alzò dal suo posto a tavola è andò tutto allegro in cucina per prenderlo: lui non volle delegare questa mansione ad altri.
Improvvisamente dalla cucina arrivò un’imprecazione piuttosto irata. Affacciandosi nella stanza dove eravamo seduti tutti lui mi indicò con una mano e mi urlò un ordine imperioso:
=Tu vieni qui!=
Lo zio, ex fascista marcia su Roma, in cucina con il “piatto speciale” tra le mani, m’indicava l’evidente parte mancante del suo contenuto.
=Chi ti ha dato l’autorizzazione di mettere le mani qui dentro e prendere quello che non dovevi prendere prima degli altri?=
Io, anche un po’ terrorizzato poiché conoscevo il suo carattere autoritario e vessatorio sia nei confronti dei propri figli sia verso noi quattro nipoti, arrossii di vergogna e cominciai a farfugliare frasi sconnesse tra le quali tentavo di dire che avevo preso solo piatti e introducevo parole come “terza mano” che ripetei numerose volte suscitando naturalmente ancora più collera nello zio. Quando qualcuno s’intromise per cercare di calmarlo, lo zio ritornò infuriato a tavola insieme con gli altri ma io, invece, rimasi nel soggiorno, al buio, furibondo, quasi con le lacrime agli occhi sia per l’umiliazione subita sia per la rabbia giacchè chi aveva commesso il “reato” non ero io.
Dopo una ventina di minuti mi chiamarono mia madre e la zia dicendomi che avevo ragione e che era stato accertato che non ero io il “colpevole” del “misfatto” ma il mio cuginetto di 7 anni il quale, molto candidamente ma prudentemente e sottovoce, aveva confessato alla propria madre di essere stato lui a compiere la “prodezza”.
Il dèspota non mi disse ne “a” ne “b”. Gli altri mi confortarono consolandomi ma l’episodio è stato ricordato per molti anni, ridendoci sopra…
Soltanto io ridevo un po’ meno…come potevo dimenticarmi della “terza mano”?

mercoledì 22 aprile 2009

seconda ed ultima puntata di QUELLA VACANZA DEL ''71

Prima di iniziare la visita turistica dei principali luoghi e monumenti londinesi cerchiamo di imparare bene i numerosi percorsi dell’underground distinguibili perché tratteggiati con colori diversi. L’unico che li sa distinguere a meraviglia (e rapidamente) chi è se non il rampollo? Il quale soltanto due o tre giorni dopo il nostro arrivo, approfittando di un mio momento di debolezza, mi strappa il permesso di andarsene da solo a farsi un giro per la metro di Londra con grande disapprovazione della mammina. Eccoci quindi pronti a trascorrere la nostra vacanza visitando tutti i posti più famosi della città, vediamo inoltre il cambio della guardia davanti Buckingham Palace, il passaggio del battello sul Tamigi e incrociamo spesse volte i caratteristici taxi e bus londinesi a due piani di colore rosso. Non manchiamo anche di fare una capatina (ahimè) all’immenso magazzino “Selfridge” sulla Oxford Street. Tutto ciò implacabilmente immortalato da un’ossessionante sequela di scatti fotografici tra i quali quello in cui io e la mammina veniamo inquadrati dal rampollo ai piedi della statua di Riccardo Cuor di Leone. Questa fotografia è particolare perché, oltre a noi due, il rampollo ha fissato in modo inequivocabile il “corpo del reato” da lui commesso. Gli ho sempre raccomandato di badare a dove appoggiare la custodia in pelle (o similpelle) della macchinetta fotografica ogni volta che avesse sentito la bramosia di scattare foto, ma quella volta…quella volta la mise sul tetto di una macchina in sosta nei pressi della statua e lì fu dimenticata (dal rampollo). Starà ancora lì ad aspettare il suo proprietario?
E venne il giorno…
- 1)del primo imprevisto: nel leggere un quotidiano italiano apprendo che il “dollaro sta calando”; mi precipito in banca e nell’effettuare il cambio constato che effettivamente ci sto rimettendo un bel po’. E così nei giorni a seguire. Alla faccia dei preziosi consigli della gentile milady di Roma. In fondo però come poteva saperlo?;
- 2)di un “e-vento” anch’esso non previsto. Una mattina, dopo aver fatto colazione, stiamo per uscire, attraversiamo la piccola hall dell’hotel dove scorgiamo, seduto di spalle su un divano, uno sceicco arabo (lo desumo dal suo abbigliamento) che sembra assopito. Improvvisamente (io sono innocente, lo giuro) si sente un…”péto”… talmente sonoro che lo sceicco si volta bruscamente e ci guarda spaventato! I due, rampollo e mammina, dopo avermi rimproverato ad alta voce chiamandomi pure per nome, se la danno a gambe, come se fosse colpa mia. Che potevo fare? Sono arrossito ed ho detto umilmente “sorry”;
- 3)della piacevole vista, nei pressi della Victoria Station, di un locale: un grill-room gestito da italiani dai quali ci facciamo servire qualche piatto di cui avevamo nostalgia. C’è però un problema: tutto viene servito col butter. Alla mia richiesta di un po’ d’olio d’oliva si guardano in faccia ma non si perdono d’animo: lo vanno ad acquistare in…farmacia!!!;
-4)del guaio da me combinato quando ho lasciato Celestina al garage: i due africaner appena mi vedono cominciano a sbraitare talmente inca…ti che soltanto dopo un bel po’ riesco a capire quello che ho mal-fatto. Non solo non ho lasciato chiavi ma ho addirittura messo il bloccasterzo! La qual cosa,come si può immaginare, ha impedito a chiunque di spostare Celestina da lì dove, parecchi giorni prima l’avevo posteggiata, cioè dietro a due macchine alle quali è stato impedito ogni più piccolo movimento, sia “avanti sia indrè”;
- 5)dell’imperdibile (dice il rampollo) partecipazione ad un evento calcistico: una partita del campionato inglese tra due squadre londinesi di notevole qualità dove peraltro giocavano alcuni famosi calciatori che avevano preso parte ai campionati mondiali dell’anno precedente. Benché lo stadio si trovi a Londra, la strada per arrivarci è piuttosto lunga, ma la sa altrettanto lunga il rampollo-navigatore che con la sua cartina in mano mi dirige autorevolmente. Faccio una sosta accostando (a sinistra, mi ricordo!) davanti a un negozio per acquistare non rammento cosa. Appena entrato la signora che è al bancone mi dice in inglese che io sono italiano. Incuriosito, le chiedo, cercando di farmi capire, come fa a saperlo e lei mi indica il borsello che ho sul braccio: un segnale preciso della italica moda di quegli anni. Quando usciamo dal negozio io e il rampollo vediamo che un bobby tutto sorridente sta scrivendo qualcosa su un blocchetto davanti a Celestina ed alla mammina che, anche lei sorridente, se ne sta placidamente seduta al posto del passeggero.Col mio famigerato slang cerco di spiegare al bobby come stanno le cose e lui, sempre sorridendo, mi fa capire che possiamo andare: la multa potrà essere pagata successivamente. Mah! Giunti allo stadio, comodamente seduti tra i placidi tifosi delle due squadre, assistiamo all’incontro ma dopo poco l’inizio del secondo tempo qualcuno di noi ha urgente bisogno del bagno. Ci alziamo tutti per andare a cercarlo, ma ci accorgiamo presto che non è né il momento né il posto più indicato.. Quel poco di trambusto creato da noi che andiamo alla ricerca del bagno è qualcosa di comico…gli spettatori inglesi seduti accanto a noi e quelli sopra e sotto, ci lanciano appena un piccolo sguardo: la classica flemma britannica!
- 6)dell’incredibile giornata del 15 agosto: un freddo cane ed una pioggerellina fastidiosa, fortuna che abbiamo gli indumenti adatti. Il giorno dopo però, ci ritroviamo un sole meraviglioso tanto che Hyde Park è pieno di gente che si crogiola al sole seminuda. Indico alla mammina di accomodarsi su una sdraio, mentre io e il rampollo ci allontaniamo un attimo. Al nostro ritorno notiamo che la mammina sorride amabilmente ad un bobby che, anche lui sorridente, ha un blocchetto in mano e cerca di farsi capire dicendo che per occupare una sdraio occorre pagare qualcosa. Sistemo la questione e ce ne andiamo tutti a passeggio;
- 7)della “mazzata”: il giorno prima del nostro rientro in Italia mi viene l’idea di pranzare in un vero ristorante italiano. Lo troviamo rapidamente ed entriamo: notiamo subito che è un bellissimo locale. Mentre ci accomodiamo, ci viene incontro un distinto cameriere anche lui italiano il quale ci fa sedere ad un tavolo addobbato lussuosamente. Senza indugio, gli chiediamo di portarci del buon vino italiano ed i piatti del giorno, magari pesce, e non vogliamo leggere il menù. Ci viene servito un ottimo pranzo ed al termine, dopo un vero caffè italiano, mi viene consegnato discretamente il conto. Ho un lieve mancamento ma con signorilità pago, invito i miei ad uscire e, appena fuori, mi riempio la faccia di pugni. Loro non capiscono ma io ricorderò questo pranzo per l’eternità.
=Il giorno del ritorno è arrivato.Decido di non rifare la stessa strada del viaggio d’andata. Quindi da Dover, col traghetto, sbarchiamo a Ostenda, in Belgio, proseguiamo per la Germania dove arriviamo che è quasi notte. Stiamo percorrendo un’autostrada, senza pedaggio ma anche senza autogrill, motel o pompe di benzina dove poter chiedere asilo e informazioni. Ad un tratto il rampollo mi fa cenno che ho appena sorpassato un cartello indicatore. Rischiando di schiantarci verso alcune auto che stanno sopraggiungendo a forte velocità, a marcia indietro torno dove effettivamente c’è un cartello con la scritta “Ausgang”…bè! finalmente un qualche luogo dove poter sostare. Dobbiamo però fare parecchi chilometri prima di giungere ad una cittadina che non credo si chiami come indicava il cartello. Io però il tedesco non lo parlo e quindi si può chiamare come crede. Troviamo un albergo dove un omone che si presenta con un cane enorme, lupo, pastore, leone…non so, comunque al guinzaglio e con la museruola,ci concede di entrare. Siamo stanchi, ma riusciamo a riposare bene. La mattina dopo, ingoiata un’abbondante colazione, riprendiamo l’autostrada verso l’Italia. Lungo il tragitto, pensando ad una breve sosta, ci fermiamo nei pressi di una bassa costruzione dove vedo fermarsi altra gente. Mentre ci avviciniamo, notiamo che si tratta di una specie di bar automatico nel senso che tutto ciò che desideri di commestibile si può avere infilando monete nelle apposite feritoie di alcuni scaffali ricolmi di cibi e bevande. Stiamo consumando quello che abbiamo scelto quando si avvicina un distinto signore, capelli bianchi, bel portamento il quale in un discreto italiano mi racconta che durante la guerra ha fatto il soldato proprio di stanza a Roma e quindi appena ha letto i dati della targa di Celestina ha voluto fare la nostra conoscenza e salutarci. Gentile però. Commentiamo il fatto ed intanto arriviamo in territorio italiano ma dopo un lunghissimo tunnel, appena ne usciamo, c’investe una specie di tempesta. Vento e pioggia a secchiate, buio da fare spavento tanto che non si riesce a vedere al di là del parabrezza di Celestina. Fortuna che ci troviamo sull’Autostrada del Sole! Appena intravedo una grossa stazione di servizio con tanto di area di sosta mi precipito e vedo che già altri hanno avuto la stessa idea, specialmente alcun grossi Tir. Visto che il temporale non smette decidiamo di
trascorrere la notte tra le braccia della nostra Celestina. L’indomani, appena spuntato il sole, ci affrettiamo a riprendere il cammino verso casa. Il che avviene in tarda serata. Tutto è andato bene? Credo di sì. Celestina non mi ha creato problemi e meno male perché ne avevo avuti già in abbondanza. La vacanza è terminata.
Epilogo
Arrivati a casa, parcheggio Celestina accanto il marciapiede, scendo, m’inginocchio e bacio la terra ove poggio i piedi.

domenica 19 aprile 2009

QUELLA VACANZA DEL '71 - (prima parte)

Prologo
Un viaggio in Inghilterra o meglio a Londra in particolare è stato, sin dall’infanzia, il sogno del
mio rampollo. Fu così che nel giugno del ‘71, ultimate le scuole, tanto fece e tanto disse che, dopo una lunga e faticosa battaglia, vinse le mie reticenze e riuscì a convincermi a programmare il viaggio. Una curiosità: a quel tempo lui aveva 12 anni io 41… E questa non è stata, purtroppo, l’unica sua vittoria: altre se ne sarebbero presto aggiunte.

=Mese di luglio dell’anno di grazia 1971 d.c. La decisione fu presa. (per dire il vero a decidere furono, all’unanimità, il rampollo e la mammina…questa è vera democrazia: la maggioranza vince!).
Dunque, ritorniamo allora a quel giorno… si va a Londra! Ma ecco i primi quesiti: come ci si arriva? Esistono varie opzioni: a piedi, con i pattini, in bicicletta, in carrozza, a cavallo, in macchina, in treno, in deltaplano, col pallone aerostatico, in nave (una crociera?…il mio sogno!), oppure in aereo (su quest’ultimo mezzo ho posto il mio veto). Una breve consultazione: chi ha la patente?…io soltanto. Rapidamente viene presa la decisione (da loro due): andiamo in macchina! Sebbene abbia compiuto tre anni appena pochi giorni fa, Celestina (trattasi di una Fiat 1100/R), ha espresso la volontà (pure lei!) di farsi visitare dai suoi specialisti in materia (elettrauto, gommista, meccanico) ed io l’accontento. La ricerca del percorso da fare è un po’ più problematica. Chiedo in giro e riesco a sapere dove si trova un’agenzia di viaggi che si occupa esclusivamente di organizzare vacanze in Inghilterra. Recatomi sul posto indicato mi presta la sua attenzione una distinta signora dall’aspetto giovanile che mi spiega, in italiano ma con un piacevole accento anglosassone, l’itinerario migliore per arrivare a Londra. Mi consegna addirittura un depliant con annessa cartina stradale turistica dove è tracciato minuziosamente l’intero percorso da Roma a Londra. La milady mi fornisce ulteriori dettagli circa la prenotazione da fare sia per il traghetto con il quale dovrò attraversare il Canale della Manica, sia per una camera in un decoroso albergo londinese. Mi suggerisce altresì alcuni preziosi consigli tra i quali anche quello di munirmi di moneta appropriata prima della partenza. Tramite un amico che lavora in banca, cambio un’adeguata quantità di lire italiane in dollari. =Primi di agosto dello stesso anno di grazia 1971 d.c. Finalmente, dice il rampollo, arriva il giorno fatidico: si parte! L’equipaggio del mezzo di locomozione è composto dal primo pilota (pardon: autista) che sono io, dall’assistente addetta anche alla sussistenza, che è la mia metà e dal nostro unico figliolo. Questi, dopo essersi impossessato a viva forza del depliant e annessa cartina, si autonomia subito navigatore con precisi compiti di guida, si installa sull’ampio sedile posteriore e mi affligge elencandomi indicazioni e istruzioni con una continuità impressionante. Percorriamo l’Autostrada del Sole (a quei tempi si chiamava così) a discreta velocità, fermandoci soltanto per questioni impellenti. Tenete ora in considerazione le ripetute sollecitazioni del rampollo che chiede ogni dieci minuti: quando si arriva a…?, quante ore mancano per…? e via discorrendo. Letteralmente stremato, dopo oltre 620 chilometri, ci fermiamo ad Alessandria, in Piemonte, per mangiare un boccone e per cercare di riposare in una piccola pensione. Ma, sia io, per la stanchezza, sia il rampollo, per l’eccitazione, non riusciamo a prendere sonno. L’indomani, dopo una breve colazione, si riparte. Torino, Aosta e il Valico del Gran San Bernardo superato il quale mettiamo ruote e piedi in Svizzera, a Martigny dove il rampollo “deve”, così afferma lui, dare seguito a quello che io definisco “il patibolo del fotografato”: e cioè deve scattare alcune foto-ricordo. Continuiamo il viaggio e …cammina, cammina…no…pedala, pedala…neppure…bè, insomma proseguiamo e arriviamo in Francia dove ci fermiamo per una breve sosta (naturalmente con foto) a Besancon. Il rampollo-navigatore mi incalza (facendomi inca…….re) dicendomi che siamo vicini a Reims quindi ormai non manca molto per Calais dove si trovano i traghetti per la traversata. Lui, con quel depliant e annessa cartina, è già arrivato…A parole!. Da parte mia è perfettamente inutile smoccolare anche perché il rampollo si sente confortato dall’atteggiamento della mammina. Io conto unicamente perché devo guidare. Nei pressi di una strada, ritengo provinciale, troviamo una deviazione per lavori in corso che ci costringe a percorrere una sorta di viottolo di campagna, il tutto in mezzo a una piantagione di non so che tipo e che sembra non finire mai. Fortunatamente mi incollo alle ruote di un’altra auto con targa francese che mi precede e che appare, l’autista, non lei, sicuro di sè. E’ sera inoltrata quando all’orizzonte vedo Calais! Siamo qui con due giorni di anticipo ed il nostro traghetto partirà fra 48 ore. Allora, cerchiamo e troviamo un albergo dove soggiornare. Dopo le formalità di rito entriamo nella stanza che ci è stata assegnata e la mammina, dopo aver esaminato attentamente il letto dove dovremo dormire, afferma categoricamente che le federe dei guanciali non sono pulite sventolandomi sotto il naso alcuni capelli. Discutiamo un po’ e poi decidiamo di andarcene l’indomani. Questa notte dormiamo seduti. Dopo la colazione mattutina decido di fare un tentativo: mi reco al punto d’imbarco dei traghetti per l’Inghilterra. M’imbatto in un giovane dipendente della società di navigazione e gli chiedo, in un uno slang misto inglese-italo-americano (mèmore di quanto appreso durante la liberazione della capitale da parte delle truppe alleate) se esiste la possibilità di anticipare il traghettamento. Lui mi informa che si può fare soltanto se non ho camper o roulotte al seguito; gli dico che al mio seguito ho soltanto una moglie e un figlio ma questo non è un impedimento (secondo lui!). In neppure mezz’ora ci troviamo a bordo. La fuga da Calais è riuscita! Dopo aver sistemato Celestina, saliamo sul ponte del traghetto e ci gustiamo l’attraversamento della Manica. Il rampollo non fa che scattare fotografie! Io continuo a dirgli di sospendere ogni tanto, ma è come parlare alle “bianche scogliere di Dover” (England) che ad un certo momento ci appaiono in lontananza. Esulta il rampollo come farebbe un marinaio di vedetta su una nave in difficoltà gridando a gran voce: “terra, terraaaaa!!!” Celestina ci accoglie nel suo grembo e noi cominciamo le operazioni di sbarco quando veniamo subito stoppati da un’enorme “bobby” che, pur sorridendo, mi fa capire che sto andando per il verso sbagliato. E’ vero! Mi torna in mente uno dei consigli di milady: qui la guida è a sinistra. Il rampollo e mammina sghignazzano ma io fingo di averlo fatto di proposito per vedere come andava a finire. Comunque è meglio che da adesso in poi mi ricordi di questo piccolo particolare. Faccio subito rifornimento di benzina (anche perché qui costa meno) e, seguendo le istruzioni del “navigatore”, imbocco la strada per Londra. Appena vi arriviamo, riusciamo a trovare facilmente il piccolo albergo che ho contattato prima di partire perché si trova in una zona abbastanza centrale: nei pressi di Hyde Park al vertice del quale è lo Speakers Corner (il famoso angolo dei liberi oratori domenicali) e Marble Arch . Parcheggio davanti l’albergo, trasloco famiglia e bagagli nella camera (senza bagno) che ci hanno assegnato e ci mettiamo subito in moto (dico meglio: a piedi!) per visitare la città e dare inizio alla nostra vacanza. Il vialetto dove si trova l’albergo è piacevole, con delle panchine lungo il suo percorso personalizzate, nel senso che su ognuna di esse c’è una targhetta con nome, cognome e una data: devono essere state donate dalle persone che vi sono indicate. Ci troviamo subito in Oxford Street dove noto una fermata dell’”underground”, un negozio che vende anche giornali italiani, una banca: insomma sono, cioè siamo, soddisfatti. Dobbiamo trovare qualche locale dove si può mangiare qualcosa senza incidere troppo sulle nostre sostanze, sia a pranzo che a cena, poiché l’albergo dove soggiorniamo offre soltanto il “breakfast” al mattino. Passeggiando notiamo però che ci sono in giro dei banchetti-carretto che vendono “hot-dog” caldi e alcuni piccoli locali dove si possono acquistare “fish and chips”, oltre a numerosi “pub”,naturalmente. Una mattina siamo andati in uno di questi per prendere un caffè ma hanno impedito al rampollo di entrare perché non aveva l’età e lui è rimasto fuori con un muso così lungo che toccava terra. Avremmo fatto meglio anche noi a non entrarci dato che il “coffee english” somiglia più ad una purga allungata che ad un qualsiasi caffè all’italiana! Quel caffè che continuiamo a chiedere ogni giorno…. La prima giornata londinese terminò alle 21 circa, ora in cui io decido che è meglio rientrare in albergo per il meritato riposo: nessuno si oppose perché eravamo stremati!. Il giorno seguente consumiamo la prima “breakfast” e decidiamo subito che per noi quello non è da considerare come una prima colazione, ma è da paragonare ad un pranzo: tè, milk, bacon, butter, corn-flakes, eggs, orange juice, per di più serviti al tavolo dal proprietario o gestore dell’albergo. Con la pancia piena ci dirigiamo verso la macchina che avevo parcheggiato poco distante il giorno prima e trovo sul parabrezza un foglietto avvolto nella plastica, probabilmente per evitare che si rovinasse in caso di pioggia, nel quale sono riuscito a tradurre che mi è stata appioppata una sostanziosa multa per divieto di sosta. Vado dal proprietario dell’albergo e gli chiedo se mi può indicare un garage vicino per poter posteggiare la macchina per qualche giorno. Mi reco al locale indicatomi e due robusti africaner mi accolgono ben volentieri e mi indicano dove far riposare Celestina, anche ad un costo abbastanza conveniente. (fine della prima parte).

mercoledì 15 aprile 2009

Appello politico per una ricostruzione in Abruzzo senza le infiltrazioni mafiose.

LE RISPOSTE SONO UN DOVERE.
La prima emergenza in Abruzzo si è pressoché conclusa. Garantito il funzionamento delle tendopoli o comunque delle soluzioni abitative provvisorie, inizia la fase della ricostruzione.
Non vogliamo entrare in contenuti puramente tecnici ma riteniamo sia assolutamente necessario dare un contributo di indirizzo politico alla ricostruzione in Abruzzo. In alternativa alle new towns di Berlusconi chiediamo che siano messe in campo quelle competenze che possono sviluppare progetti condivisi che valorizzino il territorio e trovino soddisfazione in materiali e costruzioni ecocompatibili. Una nuova progettualità indirizzata ad un miglior rapporto con l’ambiente può elevare la qualità della vita specialmente là dove eventi luttuosi hanno segnato profondamente la vita delle persone.
Sicuramente in molti aspirano ad entrare nella cerchia di chi dal terremoto ci guadagnerà e proprio per questo la Sinistra, al di là di frazionamenti su altri temi, riteniamo debba essere vigile, propositiva e non tollerante nei confronti di chi, come già in altre calamità, ha approfittato per creare tandem affaristico-politici.
Non possiamo tollerare che interessi di tipo mafioso possano stendere i loro tentacoli su questa ricostruzione.
Il popolo della sinistra si appella ai propri politici per sentirsi rappresentato nella lotta contro le speculazioni edilizie in Abruzzo. Il lutto di questa terra, il dolore, i timori e la dignità delle persone colpite dal terremoto meritano nuove risposte dall’Italia nel segno della trasparenza, della legalità e del rispetto.
Alcuni blogger nei giorni scorsi attraverso la rete hanno sollecitato dirigenti locali e nazionali della sinistra ad esprimersi su questi indirizzi di ricostruzione che oggi riguarda l’Abruzzo, ma che di fatto può diventare un modello di progettualità per altre città anche non in regime di emergenza.
Tutti questi dirigenti sono stati contattati in quanto presenti in rete attraverso social network o blog.
DA NESSUNO DI ESSI E’ ARRIVATO ALCUN COMMENTO.
Rinnoviamo l’invito ad esprimersi in quanto riteniamo queste risposte un DOVERE.
La rete non è una passerella dove è sufficiente la presenza per guadagnare consensi.

I dirigenti gia contattati precedentemente e che saranno nuovamente contattati tramite facebook sono:

Bruno Pastorino, Massimiliano Smeriglio, Alfonso Gianni, Gennaro Migliore, Titti De Simone - (MPS – Sinistra e Libertà)
Antonio Bruno – Vittorio Agnoletto - (Sinistra Europea)
Tirreno Bianco – (PdCI)
Ermete Realacci, Claudio Burlando, Claudio Montaldo, Roberta Pinotti, Pierluigi Bersani, Mario Tullo, Fausto Raciti, - (Partito Democratico )
Roberta Lisi, Claudio Fava, Lorenzo Azzolini, - (Sinistra Democratica – Sinistra e Libertà )
Unire la Sinistra, Katia Belillo, Mariuccia Cadenasso, Umberto Guidoni, Luca Robotti - (Unire la sinistra – Sinistra e Libertà )
Paolo Ferrero, Maurizio Acerbo – ( PRC)
Cristina Morelli –(Verdi- Sinistra e Libertà )

Ovviamente la discussione è aperta a tutti

I blog che promuovono questa iniziativa e ai quali indirizzare commenti sono:

loris a sinistra
Luz come il pane a colazione
ilrusso il Russo
pierprandi l'eco dell'Appennino
mente persa la Mente Persa
schiavi o liberi schiavi o liberi
Gap vengo da lontano ma so dove andare
aldo il monticiano via della Polveriera

Invitiamo gli altri blogger a diffondere questa iniziativa in rete al fine di garantire una discussione ampia.

lunedì 13 aprile 2009

VENDESI - AFFITTASI

Da qualche anno tutte le mattine, su consiglio del medico, faccio una passeggiata di 2 km e più. Lungo il percorso, mi diverto a leggere numerosi cartelli d’ogni colore, forma e tipo sui quali sono stampate le parole VENDESI o AFFITASI. A queste scritte è talvolta aggiunta a mano la descrizione più o meno accurata degli immobili in vendita o in affitto, cosa che attira la mia attenzione.
Non che a me interessi cambiar casa, questo no, in effetti sono inquilino sin dalla nascita, cioè dal 1930, e tale rimarrò fino a che mi verrà consentito. E’ solo che camminando faccio qualche riflessione. Ho notato per esempio che i cartelli con la scritta “Affittasi” sono numericamente inferiori a quelli della scritta “Vendesi”, specialmente se si tratta di abitazioni. Fin qui nulla di divertente… Il bello inizia quando comincio ad osservare dove sono appesi o affissi: incredibile a dirsi ma questo succede nei posti più impensati! Sono molto rari, per esempio, i cartelli appesi ai portoni dove appunto si trovano gli immobili oggetto della trattativa. I più sono attaccati sui cassonetti della N.U., sui pali dei lampioni e sui tronchi degli alberi: abitudine quest’ultima che sarebbe proprio da evitare, giacchè piantare chiodi o usare fili metallici non giova alla salute degli alberi stessi. Un discreto numero di cartelli lo troviamo infine sui pali delle indicazioni stradali e di sosta, addirittura coprendo le indicazioni stesse tanto che, chi è al volante di un’auto non sa se può andare a destra, a sinistra o al centro, se il senso è vietato, se è permessa la sosta e se sì, se è a pagamento oppure no. Non vedi se c’è il segnale di stop, quello di precedenza, di uscita-entrata scuole, di pericolo frane, di attraversamento di animali o di pedoni e via dicendo (mi pare d’essere uscito fresco fresco da una scuola guida!). Ecco quest’ultima affissione può diventare anche pericolosa, quindi consiglierei di trovare altre soluzioni.
Passo ora alle descrizioni di ciò che si vuole vendere o affittare, scritte a mano all’interno dei predetti cartelli.
Qui non c’è che l’imbarazzo della scelta poiché se ne trovano di serie, semiserie, dubbiose, comiche e qualcuna con qualcosa di sgradevole, la maggior parte poi con la scritta NO AGENZIE e quasi tutte senza indicazione del costo, ma questo si può anche comprendere perché al momento opportuno c’è la trattativa.
Le descrizioni serie riportano esattamente l’immobile nella sua consistenza, ubicazione, se libero o meno, recapito telefonico del proprietario, insomma tutto a puntino.
Quelle semiserie fermo restando le indicazioni precedenti, precisano persino cose del tipo: “vicinissimo alla locale Stazione dei Carabinieri”!, o ancora “a 50 metri dal supermercato” oppure “sovrastante la fermata della metropolitana”.
Quelle dubbiose descrivono l’immobile “composto di due…o…tre camere” (?), qualcun altro “no cucina, possibile angolo cottura”, un altro ancora “volendo, da restaurare”, alcuni con “cucina abitabile” e uno “attualmente occupato, sfrattabile”.
Le comiche sono quelle con le descrizioni quasi perfette dell’immobile, fatta salva questa precisazione: “l’accesso all’appartamento al 6° piano è consentito mediante l’utilizzo dell’apposita scala unica a piedi”…(cioè che vuol dire? Che l’ascensore non c’è o se c’è non funziona mai??).
Infine le annotazioni sgradevoli e sono quelle dove nei cartelli AFFITTASI sono aggiunte frasi del tipo “no ad extracomunitari anche se residenti” , “soltanto a cittadini italiani non residenti” o “solo a studenti dello stesso sesso”.
Il cartello VENDESI però che m’ha dato lo stimolo per metter giù questo scritto è quello che ho letto questa mattina.
Regolarmente attaccato al ramo di un albero recava la seguente dettagliata descrizione: appartamento sito al pianterreno di edificio d’epoca, composto da due camere luminose, cucina spaziosa e bagno “SILENZIOSO”!
Che accidenti volevano far conoscere agli eventuali acquirenti? L’insonorizzaziòne necessaria di quell’ambientino? Mi sorge spontaneo chiedermi: ma perché?.
Il numero telefonico era parzialmente illeggibile per l’usura del tempo altrimenti avrei chiamato, chiesto del proprietario e lo avrei pregato di darmi una spiegazione plausibile.

giovedì 9 aprile 2009

I CAPRICCI DI ROMA

Spiego subito il perché.
Sabato 4 aprile 2009 manifestazione della CGIL a Roma, Circo Massimo.
Sin da quando è stata annunciata mi sono detto: “questa volta devo partecipare! Naturalmente, tempo e salute permettendo.”
Tempo nel senso meteorologico è ovvio perché del tempo dell’altro tipo ne ho abbastanza…almeno finchè dura.
Detto questo mi metto alla caccia di qualcuno sul blog che ne sa più di me in fatto di indicazioni utili per la partecipazione e che ti becco? Due post del GAP e di LORIS! Perfetto, procediamo con le operazioni necessarie alla bisògna.
Clicco sul blog di LORIS che mi rimanda per le indicazioni a quello del GAP! E vabbè, procediamo.
Il GAP indica tutto: orario d’incontro tra le 11 e 12 a.m. (un “pizzico” d’elasticità non fa mai male); luogo d’incontro: Monumento a Giuseppe Mazzini (m’è tornata subito in mente una vecchia canzoncina romana “de dietro ar monumento de Mazzini, ce stavano a gioca’ tre regazzini…”).
Lì per lì non mi sono ricordato il luogo poi sbirciando qua e là ho centrato l’obiettivo.
Ho perfino cercato di misurare il percorso da casa e, visitando un apposito sito, ho saputo che tra qui e lì ci sono 3000 metri o 3 km. (a piacere). Dove qui sta per casa e lì sta per Circo Massimo.
Il busillis qual è? E’ che io ho un’autonomia, a piedi, di 2000 metri o 2 km (sempre a piacere). Quindi la differenza come la copro dato che non ho macchina e i mezzi pubblici o non ci sono o sono deviati chissà per quali destinazioni?.
Mi viene un’idea! Telefono al mio unico figlio e con la voce più flautata possibile gli chiedo se per caso ha impegni per sabato mattina 4 aprile e lui mi risponde molto dispiaciuto che, purtroppo, con sua moglie (mia nuora) e sua figlia (mia nipote) devono andare al Circo Massimo. Senza che lui mi possa vedere inizio a fare la danza della vittoria (un rituale che ho imparato sognando l’Amazzonia). Con una faccia (e una voce) di bronzo come la mia gli dico allora che rimando il mio impegno (quale?) e che, va bene, accetto il suo invito (ariquale?) di andare con lui. Mi domanda quali sono il punto d’incontro e l’orario. Gli dico il tutto e, conoscendolo, lo prego di non fare come il suo sòlito e di non tardare oltre le ore 11.
Tutto sembra filare a perfezione. La sera precedente, venerdì 3, ho persino guardato e ascoltato le previsioni meteo di una ventina di canali televisivi apprendendo, con un po’ di rammarico, che l’indomani il cielo sarebbe stato parzialmente nuvoloso con possibilità di piogge sparse e temperature non proprio primaverili: insomma sarebbe mancata soltanto la nebbia in Val Padana! Pazienza dovevo solo attrezzarmi a dovere…
Sono appena le 9 a.m. di sabato quando sento suonare il campanello di casa: è mio figlio che mi dice che dobbiamo andare subito perché stanno transennando tutte le strade di accesso al Circo Massimo. La sua preoccupazione è che non sa fin dove possiamo arrivare con la macchina e dove parcheggiarla, perciò bisogna sbrigarsi per avere il tempo necessario a trovare uno spazio. Io ubbidisco, mi vesto in tutta fretta abbigliato quasi come uno che deve andare per un’escursione in montagna e parto, con lui al volante ovviamente.
Effettivamente le strade sono quasi tutte chiuse al traffico e lungo il percorso incontriamo persino due o tre cortei di manifestanti. Riusciamo comunque ad arrivare fino ad un certo punto al di là del quale non si può andare. Parcheggiamo, scendiamo e ci avviamo a piedi, il tutto con molta tranquillità perchè siamo in notevole anticipo. Faccio notare che la distanza che mancava al punto d’incontro corrispondeva, ad occhio e croce, a circa quei miei cari 2 km.da percorrere ogni dì: ne sentivo proprio la mancanza! Almeno finchè, mentre camminiamo, rifletto sul fatto che avrei dovuto farli anche al ritorno…
Giunti vicino al monumento che si trova al centro del vialone, nei pressi del Circo Massimo (combinazione mio figlio si chiama così) troviamo il luogo già stracolmo di folla, di bandiere, di striscioni e di cartelli (fortunatamente c’erano anche i bagni chimici…). Ci dividiamo perché lui deve andare alla ricerca dei suoi, mentre io penso a rintracciare i miei. Mi raccomanda di non muovermi di lì perché poi sarebbe ritornato. Tacendo obbedisco.
Qualche attimo prima delle 11 mi avvicino ancora di più ai piedi di Mazzini e incrocio simpaticamente esultanti i primi bloggers: GAP, LORIS e LUZ. Ci riconosciamo abbastanza facilmente per via delle nostre rispettive “fotine segnaletiche” e ci abbracciamo con molto affetto e cordialità.
Col trascorrere del tempo arrivano altri blogger amici: stessa accoglienza e stesso scambio di saluti.
Ad un certo punto, tra lazzi e frizzi, LUZ offre pizza bianca del suo paesello-Castello Romano, LORIS una bottiglia di bianco d.o.c d’annata (1959 rivoluzione cubana di Fidel e Che) con tanto di etichetta sempre del Che, bicchieri trasparenti di plastica (ahimè) e focaccia genovese, il GAP la sua maestrìa di fotografo e io il mio discreto appetito… ognuno offre quello che ha!
Si brinda e si chiacchiera a volontà fino all’inizio del discorso di Epifani, terminato il quale ci salutiamo nuovamente con la reciproca promessa di rivederci, possibilmente anche con altri, il 25 aprile anniversario della Liberazione.
Appello dei presenti:
- ANTENOR
- GAP
- il monticiano detto ALDO con figlio,nuora e nipote (una, l’altra assente giustificata)
- LORIS con moglie, figliolone e ragazza
- LULY con marito, due figliolette e un passeggino
- LUZ
- due figlie di LUZ e GAP
- PIETRO PELLESCURA
- PIERPRANDI con moglie.
Praticamente abbiamo fatto anche quello che Brunetto ha così commentato: “Una bella scampagnata” che però ha portato scarso profitto per l’economia locale in quanto abbiamo portato tutto da casa e non eravamo i soli! Ci dispiace proprio!!”
E I CAPRICCI DI ROMA? Eccoli qua elencati: il cielo completamente sgombro di nuvole, un sole splendente, un’abbronzatura marina, un caldo d’estate. Io?…una sudata pazzesca!.
=======================================================================
N.B. Terminato di scrivere, limare e perfezionare questo post domenica 5 aprile poco dopo le 24, avevo pensato di metterlo sul blog nella tarda serata di lunedì 6 ma, venuto a conoscenza poco dopo le 10 a.m. dello stesso lunedì di quella spaventosa tragedia in Abruzzo, ho deciso di soprassedere almeno fino ad oggi.
Desidero fare un mio personale elogio e ringraziamento a tutti i bloggers amici che, quasi in tempo reale, hanno postato sui loro blog notizie sempre più aggiornate riguardo il terremoto nonché quelle relative alle richieste di assistenza di ogni tipo ed alle iniziative in corso per l’aiuto ai terremotati.

sabato 4 aprile 2009

seconda ed ultima parte de L'INTRUSO

=Bè e con questo?…
=No…voi dovete solo rispondere per mò…
=Ma perché sono io quello che dev’ essere interrogato?…
= No…io mi sto solo accertando…
= (infuriato)…Di che cosa?…gli accertamenti li faccio io e non tu, ci siamo capiti?…
=Dotto’ state calmo che se vi agitate non si sa mai quello che vi può capitare…
=E no!…io so benissimo quello che capiterà a te fra un nanosecondo…
=Ah!…questo non lo sapevo…e chi sarebbe il nano primo?…
=(urlando)…Vai avanti… altrimenti (vedendo Lo Zippo che si è alzato in piedi con le mani alzate) =Che fai?…
=Io non oppongo resistenza…
=(guardandolo torvo, a denti stretti)…Seguita prima che commetta qualche sciocchezza…
=(come se niente fosse, si risiede calmo e pacifico)…Allora come vi dicevo…Voi siete il commissario Montani e abitate in Via Allegretti 40, scala unica, quarto piano, interno undici?…
=(sbalordito)…E tu come fai a saperlo?…Parla per la miseria, parla…
=Vedete?…lo sapevo che la cosa vi metteva in curiosità…
=Ti vuoi sbrigare?…
=Vengo per l’appunto da casa vostra…non c’era nessuno…
=Lo credo…io sto qui…mia moglie e i miei figli sono andati da mia madre e la donna oggi è di riposo…
=Appunto…perché io, caro dottore, ho suonato il campanello cinque volte e nessuno mi ha aperto…
=Ma il portiere non ti ha chiesto niente?…
=Il guardaporta non era al suo posto…
=E allora?…
=Allora sono salito…come vi ripeto ho suonato cinque volte il campanello nessuno m’ha aperto la porta e…be’ allora io sono entrato e…
=E come hai fatto senza chiavi?…ma che la porta era aperta?
=Ma quale aperta…era chiusissima…il fatto è che la serratura è una vera schifezza…quella appena uno dice bongiorno prende, si apre e dice pure “accomodatevi”…
=Ma se l’ho fatta mettere da poco tempo…
=Sentite a me…vi hanno fatto fesso…Comunque se avete bisogno di una persona che di serrature se n’intende vi mando un mio vecchio amico che vi monta sulla porta una mappata di congegni di sicurezza che se per caso qualche volta voi o vostra moglie vi dimenticate le chiavi in casa non riuscite ad entrare in casa vostra neppure col bazooka, altro che pompieri…
=Lo Zì!…cerca di piantarla…ti sei intrufolato in casa mia e adesso ti metti pure a darmi consigli…vai avanti…
=Io lo dicevo per il vostro bene…comunque sempre a vostra disposizione…Appena sono entrato mi sono ricreato…mi sono detto: questa sì che è ‘na bella casa…lussuosa…piena di tanta bella robba…tanti grandi e piccoli gingilli di valore esposti così, alla bell’aria, come in una gioielleria… e tutti che mi dicevano:”ecco qua guarda come siamo belli”…
=Quella è una mania di mia moglie…sono tutti ricordi dei suoi genitori, nonni, bisnonni, avi, non sa neppure lei a quante generazioni risalgono…Gliel’ho detto milioni di volte “mettiamoli al sicuro”…macchè a lei piace vederli tutti i giorni. Li spolvera, li lucida, li rimira…manca poco che se li coccoli…
=Ma ha ragione…se mi permettete debbo dare mille volte ragione alla sua signora…io pure appena ho visto quella grazia di dio ho fatto un salto…è stato come quando uno vince il primo premio alla lotteria di capodanno…intendiamoci a me non m’è mai successo però dev’essere così. Ho fatto un giro per vedere se c’erano altre cose da …
=In casa mia!…
=E certo…stavo sempre in casa vostra…ho trovato una valigia…ecco, vedete? È questa qua con le rotelle…
=Già…quella è mia…
=Dopo ne parliamo…assettateve…
=Ma…(quasi inebetito non si ribella…come affascinato dal racconto dell’intruso in casa sua)
=Sono andato in cerca di altre valigie e non ne ho trovate…ma voi solo una valigia tenete?…
=(risponde meccanicamente)…L e altre sono giù in cantina…
=Se lo sapevo!…perché c’era un lampadario in camera da pranzo…uhm!…le settebellezze…mi è sembrato d’oro…sicuramente è bagnato d’oro…io ne capisco poco ma c’è un mio amico che è esperto del ramo, se v’interessa dotto’ lo mando a casa vostra così vediamo quanto ci si può fare…pensate un po’...dieci braccia lunghe e dieci belle lampade…solo troppo grosso …ci ho pensato un bel po’ come trasportarlo e poi…(sospirando)…ci ho dovuto rinunciare…
=(come se prendesse parte allo sconforto)…Be’ certo che…
=Mi sono detto…va be’…sarà per un’altra volta… Ho trovato qualche altra cosetta…un paio d’orologi…poi vedremo se valgono o no…una parte di un bel servizio di argenteria…insomma tutto quello che ho potuto far entrare in questa vostra valigia… (seguitando nel racconto delle sue gesta mentre il commissario sembra caduto in trance)…Poi sono uscito da casa vostra…ho chiuso bene bene la porta…me ne sono assicurato…eh! sì…ci mancherebbe pure che qualche intruso entrasse senza il vostro permesso… ho chiamato l’ascensore...cioè non è che l’ho chiamato perchè quello mica parla e sente...ho spinto il bottone...ci sono entrato e...quì so’ uscite fuori le complicazioni...tutto è andato a farsi fott...scusate dottò’...In primis quel corn…d’ascensore s’è bloccato a metà tra primo piano e pianterreno…in secundis ho spinto tutti i bottoni di ‘sto spaccimme di coso ascensoriale e lui fermo immobile… cadavere è diventato…in terzis ho dovuto gridare aiuto a forza…in quartis s’è fatto vivo il guardaporta…che antipatico che è …ha cominciato a fare ‘na mappata di domande “voi chi siete, che volete, dove andate, da dove venite” e che sarebbe…”Pigliateve nu respiro” gli ho detto io…sentite a me dotto’…quello, chissà che mestiere faceva da giovane, è meglio licenziarlo dal condominio…vi mando io un amico mio che fa proprio al caso vostro…in quintis mi è venuta l’idea e così gli ho detto che dovevo consegnare all’interno undici questa valigia…si, sì proprio questa la vostra, ma che non ebbi trovato nessuno e allora lui…bello bello…mi ha detto che ve la potevo portare qui al vostro commissariato dato che voi eravate propriamente il signor commissario tal dei tali…ecco perché vi conosco. Sono dovuto venire quì perché il guardaporta è diventato testimone oculare nel senso che m’ha visto in faccia di persona!…Adesso però non m’interrompete per favore…Ecco le complicazioni…Mi spiego…Tutte queste cose storte da dove sono nate?…ve lo dico io…in primis dal fatto che quando io sono entrato nel portone di casa vostra il guardaporta era assente ingiustificato…Io la prima causa la farei a lui perché vedendomi mi avrebbe dovuto domandare, questa volta giustamente, “voi chi siete, che volete, dove andate ecc” perché allora io mi sarei fermato e me ne sarei tornato per i fatti miei…in secundis la serratura di casa vostra come ho già fatto presente è una schifezza quindi se avete un’assicurazione io farei la seconda causa alla ditta…in terzis l’ascensore s’è guastato e allora farei una terza causa a chi ci ha la manutenzione…se lo volete cambiare l’addetto io tengo un amico mio che queste faccende sa come sistemarle…in quartis…l’amministratore del condominio che ci sta a fare?…se lo dovete cambiare ricordatevi sempre che caso mai io tengo…bè adesso lo sapete…quindi una quarta causa a lui…in quintis…io vi ho portato la valigia ma ho avuto danni materiali e morali perché non m’è andato dritto niente…debbo fare a voi una causa…se ci mettiamo d’accordo… come v’aggio detto prima voi in tribunale chiedete il rito abbreviato e così chiudiamo la faccenda amichevolmente con tanti ringraziamenti ambo le parti…che ne dite dotto’?…
=(completamente fuori di sé, con gli occhi fuori dalle orbite, urla) Di Falcooo…Persichiniii… (ai due agenti che entrano)… portatevi via questo…questo…(non riesce a trovare la parola adatta)… buttatelo in un lago, nel fiume, nel mare, nell’oceano…basta che non me lo fate più rivedere ma…state attenti…questo si intrufola anche nella vostra mente…è un intruso malefico…meglio mettergli una pietra al collo…
=(mentre viene portato via dai due agenti)…Dotto’…la valigia ve la lascio?…

mercoledì 1 aprile 2009

L'INTRUSO - (prima parte)

I due personaggi:
-Il commissario di P.S. (un’uomo di bell’aspetto, intorno ai 45, bruno, capello folto,fisico asciutto).
-Vincenzo Lo Zippo (un anziano di oltre 60 anni, piccolo di statura, pochi capelli bianchi, magro, leggermente claudicante; reca con sé una grossa valigia munita di due rotelle…bussa alla porta e contemporaneamente entra nell’ufficio del commissario)…
= Permesso?
=(senza togliere gli occhi dal monitor del computer)…Si?…
=(sempre tenendo la valigia con una mano, si siede davanti al comm.)…Grazie eccellenza… =(sbarrando gli occhi)…E lei chi è?…
= Vincenzo Lo Zippo per servirvi…
= Che?…per servire che?…
= Quello che voi volete eccellenza…
=Cominciamo col dire che qui non c’è nessuna eccellenza…
=(interrompendolo)…Allora…eminenza…vi va bene?…
=Ma che eminenza…
=Allora vostra grazia?…
=Senta, la vuole smettere?…e poi, chi l’ha fatta entrare?…
=A chi?…
=A lei…io sto parlando con lei…
=Ah!…lei sarei io?…scusatemi ecce…emi…ma come vi debbo chiamare?…
=Mi vuole prendere per fesso?…sulla porta che c’è scritto?… ….
=Io non leggo…
=Perché chi glielo vieta?…
=(imbarazzato)…No…e che…non ci vedo…
=Ah!non ci vede…(a voce alta, chiama)…Di Falco!…
=Non c’è…è uscito a prendersi un caffè qui al bar…
=E lei che ne sa?…
=Io sono entrato perché lui è uscito…
=Ah!, si?…e allora …Persichini!…
=Non cè nemmeno lei…sono andati insieme a prendersi il caffè…
=Senta... adesso mi sono stancato…lei mi fa il favore di uscire da quella porta e attendere …
=E no, non è possibile…
=Come sarebbe a dire?…
=Non è così che funziona…voi siete ancora giovane e certe cose ancora non le conoscete…io qui ci sono venuto, non mi ci hanno portato…
=Senti…adesso mi hai scocciato, capito?…Statte zitto e non aprire bocca finchè…
=No scusate…qui voi vi sbagliate… e sì…io sono entrato soltanto per la consegna di alcune cose…
=Appena loro se ne sono andati ti sei intrufolato nella mia stanza…potevi avere anche delle brutte intenzioni…
=Ma quando mai dottore… io mi sono presentato ufficialmente a occhio di falco e persichetta…ci siamo stretti la mano…tutto secondo la buona educazione…
=Si, si, va bene, poche chiacchiere… veniamo a noi due…tu chi sei?…
=Ve l’ho detto prima…mi chiamo Vincenzo Lo Zippo…fu e fu…non lo so perché non li ho mai conosciuti…
=Fammi vedere un tuo documento di riconoscimento…
=Non ne tengo…
=Non hai nessun documento?…
=No…veramente una volta lo tenevo ma poi …non so dirvi il perché…be’ insomma non ce l’ho più… attualmente sono sprovvisto…
=Ma ti rendi conto?…Io devo averle le tue generalità perchè prima mi dici chi sei e poi che cosa sei venuto a fare…avanti dimmi nome, cognome, dove sei nato e quando, dove abiti e via di seguito…io faccio controllare tutto…in pochi minuti ci sbrighiamo…
=Dotto’…e andiamo piano per favore…una cosa per volta…così ci facciamo venire l’ansia entrambi tutt’e due insieme…
=Non ho tempo da perdere…allora come ti chiami? …bisogna metterlo per iscritto…
=Vincenzo…
= E il cognome?…
=Chiamato Lo Zippo…
= Chiamato? e da chi?…ma non è il tuo cognome?…
=Su questo non ci posso giurare ma tutti quelli che mi conoscono mi chiamano così…sono più di 50 anni che…
= Va bene…andiamo avanti…Lo Zippo tutto attaccato o staccato?…
=Come volete voi…mi chiamano così per via dello zippo…
=Che sarebbe ‘sto zippo?…
=Vedete dotto’…io sono uno specializzato nel ramo…
= Specializzato in che senso? lavori in qualche fabbrica di questi cosi…di questi zippi…
=Ma quando mai…li zippi sono quei cosi che si aprono e chiudono subitaneamente, con uno strappo…sapete dotto’…stanno nei calzoni, nelle gonne, nei giubbetti, nei vestiti, nelle borse…sì specialmente nelle borse…
=Ah! stai parlando delle chiusure lampo, dello zip…
=E io che vi dicevo?…di quello parlavo…
=E tu sei specializzato nel fare cosa?…
=Le apro ma…be’… non le richiudo perché ci vuole tempo assai e poi fanno rumore…
=Ah! sì?…credo d’aver capito chi sei e che fai…(a voce alta)…Di Falco…Persichini…
=E no, dotto’… che fate?…
=Che faccio?…ti faccio sbattere in camera di sicurezza in attesa di accertamenti…
=No dottore carissimo no…non lo potete fare…
=Come dici ?… Perché non lo posso fare?…
=E’ una cosa un po’ complicata e riguarda solo voi…sarebbe molto meglio che…
=Quello che è meglio lo decido io…va bene sentiamo quest’altra balla…
=No dotto’ qui non ci sta nisciuno abballo…è una cosa che devo fare presente solo a voi…
=Lo Zippo…la pazienza ha un limite…per sapere qualcosa ci vuole tanto tempo?...
=Questo ancora non lo sappiamo…
=Io lo so…allora… siamo soli…che cosa mi devi dire…
=La porta è chiusa?…ci sente qualcuno?…
=Ahò! Lo Zippo!…e adesso basta…mi sono scocciato…vai avanti oppure chiudiamo qui e chi s’è visto s’è visto…
=Vabbuono…voi però mi dovete giurare che eventualmente, sottolineo eventualmente, se andiamo in tribunale…
=Sentimi bene “se andiamo” qui se c’è qualcuno che va in tribunale quello sei tu…
=Ancora non si può sapere…posso andare avanti con quello che devo dirvi?…
=Sì, sì…procedi pure ma alla svelta…
=Volevo dirvi che se si va in tribunale possiamo chiedere il rito abbreviato così risparmiamo…
=Ma di che stai parlando?…il rito abbreviato o quello allungato non lo decido io ci pensano i magistrati…
=Ah!...questo lo so…però se siamo d’accordo…
=Sentimi bene Zippo, Lo Zuppo, Lo Zeppo o come diavolo ti chiami…o ti decidi a dirmi quello che devi dire oppure te ne vai dritto dritto in una stanzetta qui sotto senza comfort…
=(sospirando)…E va bene…Dunque…Voi siete propriamente il commissario Sergio Montani?
(fine della prima parte)