giovedì 31 marzo 2011

COMICHE SITUAZIONI A VOLTE FASTIDIOSE

I marciapiedi delle strade del mio Rione, quelli perlomeno che percorro tutti i giorni al mattino, tempo permettendo, mi regalano lo stimolo di scriverne e, volendo, anche di sorriderci sopra. Sempre che mi sia alzato dell'umore adatto.
Alcuni esempi:
1)uscito dal portone di casa mi avvio verso un negozio distante non più di duecento metri quando, camminando sul marciapiede a sinistra ed a passo normale, anche un po' lento se vogliamo, vedo un gruppo di cinque signore credo tra i cinquanta e i sessanta, piuttosto chiare di capelli e di carnagione – sicuramente non italiane – ben vestite, che mi vengono incontro a passo svelto. Sono uscite sicuramente dal vicino Istituto religioso-residence gestito da suore. Non appena c'incrociamo loro si aprono a ventaglio e, vistomi circondato, alzo le braccia in segno di resa e dico ad alta voce "sono innocente". Le signore passano oltre ridendosela;
2)effettuo la mia passeggiata mattutina camminando sempre sui marciapiedi benché pieni di buche che la blogger Punzy di Cronache cittadine definisce giustamente "buche a decomposizione". Questa mattina però è accaduto qualcosa che, a mia memoria non ricordo di aver visto mai. Tutti i marciapiedi suddetti al loro incrocio con quelli delle strade traverse li trovo occupati da camion, camioncini, furgoni e simili con i loro autisti intenti a caricare e scaricare merci, materiali edili sia di risulta da restauri sia nuovi per il loro impiego ed altro ancora. Per tale motivo mi vedo costretto a camminare quasi al centro delle strade che devo percorrere. Trattandosi di strade strette, non di viali, con auto parcheggiate su entrambi i lati e con cassonetti per l'immondizia di ogni tipo e colore, stracolmi e traboccanti di cose e generi di varia natura, corro un certo rischio. Quindi, in poche parole, adesso so cosa vuol dire essere uno slalomista. Prenderò sicuramente parte alle prossime olimpiadi invernali;
3) sto percorrendo l'ultima pista sciistica – pardon – l'ultimo tratto di strada per rientrare a
casa, più precisamente il tratto di Via Ferruccio che da Via Merulana arriva a Piazza Dante - quella della pizzeria della pizza pazza – quando, ferma, quasi immobile davanti ad un grande negozio di strumenti musicali compresi pianoforti a coda e non, con annessa scuola di musica, vedo una signora piuttosto anziana, piccolina ma di robusta costituzione fisica, capelli più bianchi che grigi, con indosso un lungo soprabito color verde pisello e con nella mano destra un bicchiere di plastica anch'esso verde. Faccio pochi passi ma la curiosità è più forte di me. Allora mi fermo e, cercando di non dare nell'occhio, mi volto e assisto ad una strana scenetta. La signora in questione mentre sta per accingersi a bere accostando il bicchiare alla bocca alza il braccio verso l'alto e lo agita un pochino come si fa solitamente quando si brinda. Appena bevuto si avvicina ad una fontanella, tipo quella che qui a Roma usiamo chiamare "nasone" , riempie di nuovo il bicchiere e di nuovo brinda. La cosa va avanti per almeno quattro o cinque volte per il che mi torna in mente una delle strofe di una vecchia canzone napoletana di Bovio "Signorinella" che recita "Bei tempi di baldoria dolce felicità fatta di niente, brindisi coi bicchieri colmi d'acqua al nostro amore povero e innocente". Fischiettando questo motivo rientro a casa;
4) per recarsi al mercato coperto di Piazza Vittorio dalla Piazza omonima si percorre un tratto di Via La Marmora, strada a senso unico, auto parcheggiate su entrambi i lati "a spina di pesce", molto trafficata. Questa mattina era complettamente bloccata: a) da una grossa auto, targa italiana, nera, vuota, chiusa e parcheggiata quasi al centro della strada, non a spina, ma parallela ad uno dei marciapiedi vietando così la possibilità di parcheggiare ad almeno altre tre auto,nessuna traccia del proprietario; b) da un carro attrezzi e due addetti al prelevamento; c) da quattro vigili urbani disposti agli ingressi della strada.
Il caos completo. Per circa tre quarti d'ora uno spettacolo che ha dato fastidio a molti.
Mentre gli addetti stanno ultimando le operazioni di prelevamento-sgombero chi arriva lemme lemme? Il proprietario dell'auto incriminata il quale, notando la scena urla "Che è successo? Che state facendo?" Prevedendo il litigio e il successivo linciaggio da parte dei numerosi presenti me la batto piuttosto velocemente cedendo il mio posto in prima fila.

domenica 27 marzo 2011

MACARONI'

Nel mio precedente scritto del 20 marzo c.a. "AD ONOR DEL VERO" dove raccontavo di tre episodi che mi erano accaduti in alcuni supermercati avevo dimenticato di parlare di un quarto episodio che oggi m'è tornato in mente.
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Devo pagare l'importo per l'acquisto di latte, mozzarella e fagioli borlotti è d'uopo quindi che mi accinga a pagarne l'importo alla cassa del supermercato.
Mi metto in fila disciplinatamente dopo due signore di non più di cinquant'anni quando una di loro, sorridendo e facendomi segno con la mano mi fa
= "apres" - cioé, traducendo, "dopo di lei"
= "merci beacoup" - "grazie tanto" dico io in francese e aggiungo
= "si vous voulez" – "se volete" sempre in francese e loro
= "s'il vous plait" – "prego".
Passo avanti, arriva il mio turno, pago e poi rivolgendomi verso le due signore, saluto
= "bonjour" – "buongiorno" e, volendo precisare meglio, dico
= "au revoir" – "arrivederci" ancora in francese.
Le signore rispondono con una frase che non capisco assolutamente.
La cassiera mi guarda e mi dice, in francese,
= "qui a dit?"= - "che hanno detto?"
= e che ne so
= ma non sei francese?
= neanche per sogno. Ciaooo.
Cassiera perplessa ma che comunque sorride e mi fa l'occhiolino.
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Le parole in francese che sono state dette e quelle che io ho pronunziato maccheronicamente – conosco solo quelle – per poterle scrivere qui e per sapere la loro traduzione in italiano mi sono avvalso dell'aiuto di Google traduttore.
È meglio precisare.

giovedì 24 marzo 2011

ED ORA NON SO SE PARTIRE O COMPRARMI UN COMO'

La frase usata per il titolo di questo scritto è apparentemente priva di senso e l'ho prelevata di netto da una delle canzoncine che il noto attore comico e cantautore Renato Rascel portava in scena durante i suoi spettacoli teatrali. Mi è tornata in mente a seguito di quanto mi è capitato.

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Ho partecipato ad un gioco televisivo ed ho vinto un premio che consiste in una vacanza di sette giorni, albergo e viaggio in aereo compresi. Non so come ma ci sono riuscito.
In me però, venuto in possesso del consistente premio, è sorto un amletico dilemma: che ne faccio? Sì perchè il mio problema – e non è il solo – è dovuto al fatto che ho avuto ed ho ancora una paura folle dell'aereo. Per non parlare del dovermi nutrire, a pranzo e a cena, in un menù colmo di cibo a base carnivora.
Informazioni queste che ho ricevuto quando mi è stato consegnato il premio unitamente ad un depliant con tutte le indicazioni e le istruzioni circa località, giorni di partenza andata e ritorno, albergo, sistemazione etc etc.
Però il luogo della vacanza mi attirava non poco: le Isole Barbados!
Mentre mi torturavo riflettendo se andare o meno sognavo quelle Barbados ogni minuto e sospiravo.
Mi venne una splendida idea e telefonai. Mi rispose un responsabile dell'organizzazione di quel premio e gli chiesi – facendo il finto tonto - se c'era un'alternativa nel senso di modificare il viaggio in aereo con un viaggio in mare. Al che mi rispose di avere dei dubbi circa la possibilità di poter fare un viaggio così lungo in nave perché la durata del viaggio stesso probabilmente sarebbe stata come minimo il doppio di quella dell'intera vacanza. Grazie, questo lo sapevo anch'io. Elencando una serie di banali scusa chiesi allora se potevo dare il premio ad un'altra persona. Mi rispose che non ci sarebbero stati problemi e quindi mi informai su chi aveva partecipato a quel gioco televisivo e se era possibile contattarlo. Ottenuta l'informazione venni a sapere che si trattava di un vedovo, sessantenne, appassionato di viaggi esotici. Riuscii a contattarlo e tanto feci e tanto dissi da riuscire convincerlo di vederci il giorno tale, all'ora tale, in un caffé del centro storico. Quando avvenne l'incontro, dopo aver sorbito una bevanda e scambiato quattro chiacchiere gli feci – rifacendomi a "Il Padrino, parte prima" – una proposta che non poteva rifiutare. Per non farla troppo lunga lui accettò – non so se di buon grado o meno – di prendere il mio posto in quel viaggio vacanza alle Barbados in cambio di una cifra a parer mio modesta a quello suo no. In fondo – ma molto in fondo – entrambi raggiungemmo il nostro rispettivo obiettivo: lui le esotiche Barbados io la somma necessaria per comprarmi un comò e quindi veder risolto il dilemma iniziale.
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A questo punto mi sono svegliato e mi sono ricordato del sogno fatto. Il desiderio di avere acquistato – magari anche da un robivecchi - un comò uguale a quello che i miei genitori avevano in casa fino alla loro scomparsa.

domenica 20 marzo 2011

AD ONOR DEL VERO

Devo ammettere che da un po' di tempo faccio caso ad un atteggiamento nei miei confronti di alcune persone mai viste e conosciute dalle quali ricevo gesti di cortesia veramente graditi.
Allora cerco di trovare una spiegazione logica però non riesco a trovarla.
Appaio ai loro occhi un tipo che attira l'attenzione? Se sì perché dato che non l'ho attirata neppure da giovane? E poi in senso negativo o positivo?
Sarà perché mi vedono vecchio e cadente? Non credo di esserlo proprio del tutto almeno per ora.
L'altra idea che mi frulla per la testa è quella che, visto il freddo che fa, vedendomi abbigliato come un eschimese groenlandese temporaneamente uscito dal suo igloo, reputano opportuno far sì che io rientri nel mio rifugio piuttosto in fretta nel timore di vedermi andar per le terre.
Il particolare curioso è che mi capita maggiormente nei supermercati. E non solo da appartenenti al gentil sesso ma anche da uomini non sempre più giovani di me.
Ci sarà pure un motivo del perché in quei luoghi.
A testimonianza di ciò mi limito a citare soltanto gli ultimi tre episodi.
Tutti i giorni o quasi mi reco ad uno dei supermercati che si trovano nei pressi della mia abitazione
e non sempre lo stesso.
In casa manca sempre qualcosa ed io quando si tratta di roba leggera, durante la mia quotidiana passeggiata, faccio una sosta in questi luoghi di alleggerimento del portafoglio.
N.1 – Mi trovo in fila ad una delle casse per pagare il costo di due bottiglie di vino da 750 ml ciascuna – una di bianco l'altra di rosso – e attendo il mio turno quando la signora che si trova davanti a me, con quattro o cinque pacchetti in mano, si volta e mi fa "prego giovanotto, passi pure prima di me dato che ha soltanto due bottiglie". Io sorrido e così anche la cassiera e ne ha ben donde in quanto la signora avrà più o meno la mia stessa età. Le rispondo "la ringrazio molto ma io, da solo, di giovanotti ventenni ne sommo almeno quattro" e giù qualche altra risatina.
N.2 – Pagato il dovuto alla cassa mi avvicino alla zona ascensori per salire al piano strada quando
l'unico ascensore disponibile mi sta partendo sotto il naso ma un signore che sta dentro fa in tempo ad inserire tra le due porte scorrevoli automatiche che si stanno chiudendo un bastone che tiene in mano e mi dice "prego, venga pure". Per prima cosa cortesemente lo ringrazio e poi l'osservo con la coda dell'occhio. Sicuramente ha più anni di me e quel bastone gli serve perché claudicante. Giunti al piano le porte si aprono e inizia il solito balletto "prego si accomodi" "no, no, prima lei" finché riusciamo ad uscire dall'ascensore entrambi soddisfatti.
Non è dato sapere di cosa ma va bene lo stesso.
N.3 – La solita fila alla cassa. Ho in mano soltanto un pacco di pasta da 500 grammi. Mi metto in coda, questa volta abbastanza lunga. Una signora che mi precede ha il carrello pieno zeppo fino all'orlo. Dopo un paio di minuti si volta e mi dice "passi avanti, prego". A me viene da sorridere, la guardo, avrà poco più di cinquanta anni, occhiali da vista alla moda, occhi celesti e capelli biondi, lunghi, arricciati e sistemati sul capo con una acconciatura che somiglia ad un piccolo mantello.
La ringrazio, le sorrido ancora, lei ricambia mentre la cassiera ci scruta sorridendo anche lei.
Mi piacerebbe conoscere il suo pensiero al riguardo.

giovedì 17 marzo 2011

QUESTA o QUELLA PER ME PARI SONO ovvero L'INDECISO

- Allora? E’ più di un’ora che ci troviamo qui, si può sapere che aspetti?
- Devo pensarci bene
- Camillo dammi retta tu pensi troppo
- Perché tu no?
- Ma che c’entra la mia situazione è diversa dalla tua
- In che senso scusa
- Nel senso che io sono ancora giovane e te invece … insomma…
- Ma che ne sai
- Lo so, lo so. Ad un’età come la tua si pensa ad altre cose…
- No caro mio, se permetti io penso ancora a queste di cose
- D’accordo, come dici tu. Però ce la vogliamo dare una mossa?
- Si, si. Ecco vedi quella?
- Quale?
- Quella piccolina che cammina tutta impettita
- Ah si, non è male...
- Si da’ troppe arie però
- Se lo può permettere non credi?
- Questo è vero. Giovanni, sai che c’è? Io vado e ci provo
- Vai vai, io aspetto qui…
- Volo…
*******
- Bè, com’è andata?
- Giova’ fiasco completo
- E perché?
- Non sono il suo tipo
- Così stanno le cose?
- Già
- Su non t’avvilire
- Parli bene te che hai solo l’imbarazzo della scelta
- Ma quale imbarazzo, ne conosco due o tre ma ancora non ho deciso con quale…
- L’altro giorno mi hai fatto conoscere quella con il baschetto di capelli neri…
- Marinella, sì fa la cassiera al supermercato
- Si vede che è una brava ragazza e anche molto carina
- Vero, ma vedi, sono combattuto fra lei e Assuntina
- Quale? Quella biondina con quegli occhi grandi, celesti, le ciglia lunghe e…
- Cami’ ma l’hai guardata con la lente d’ingrandimento?
- Mi si è messa seduta vicino e allora l’ho scrutata bene
- Cami’ tu invece devi scrutare quella…guarda quanto è carina…
- È vero! Ci vediamo dopo Giova’, io vado…
*******
- Cami’ che t’è successo?
- M’è successo che è arrivata un’amica sua e io…
- E tu?
- Prima ho guardato bene una, poi mi sono messo a guardare l’altra e non sapevo quale…
- Ma quanto tempo ti serve per decidere…
- Il fatto è che l’una valeva l’altra e allora…
- Mica stai al mercato. Quando hai messo gli occhi su una devi guardare quella e basta…
- Pure loro però non mi degnavano di uno sguardo, anzi, pareva volessero evitarmi
- Ti credo. Tu dimentichi sempre che grande e grosso come sei non puoi innamorarti di una…
- Piccolina, sì. Che ci posso fare se a me piacciono quelle…
- E quelle si mettono paura solo a vederti da lontano
- Eppure t’assicuro che mi comporterei molto delicatamente
- Ne sono certo, ma quelle non lo sanno. Ci vuole tempo perché ti conoscano tu invece corri sempre
- Corro sì. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che…
- Nemmeno un mese…
- Ti pare niente a te?
- Mica stanno a tua disposizione. Ci vuole pazienza, tempo e gentilezza…
- Lo so e io ce la metto tutta …
- Cami’ s’è fatto tardi, dobbiamo ritornare a casa. Mi raccomando senza fare baccano
- Hai ragione Giova' c’è quel tale a pianterreno che scoccia. Per la miseria quanto scoccia
- Domattina veniamo presto. Può darsi che incontriamo quella tua amica del mese scorso. Mi sembra di aver capito che ha degli orari un po’ strani. Cami’ vieni qua, cammina accanto a me. Però aspetta è meglio che prima ti metto la museruola e il guinzaglio.

domenica 13 marzo 2011

LA DONNA COL FIOCCO ROSA IN TESTA E...NON SOLO

Finalmente ierlaltro, profittando di un pallido sole ancora invernale – a proposito chissà se il 21 marzo p.v. la primavera si farà sentire? - stavo beatamente a riscaldarmi mentre attendevo il bus alla vicina fermata.
Come al solito tardava a venire e io allora mi misi a passeggiare facendo avanti e indietro tra la fermata e l'incrocio con i quattro semafori.
Ad un tratto, dall'altra parte della strada, in attesa che scattase il verde per il passaggio dei pedoni, ferma sul ciglio del marciapiede, vidi una donna, giovane, slanciata, che voltava il capo sia a sinistra sia a destra come per vedere l'arrivo di qualcosa o di qualcuno.
Quello che m'aveva indotto a fermarmi ed osservare era un particolare abbigliamento della gentile donzella.
Procediamo con ordine: sulla testa, capelli biondi a parte, non un cappello ma un grosso fiocco rosa piuttosto appariscente; sulle spalle una giacchetta molto leggera, bianca, che copriva un vestito leggero, chiaro, quasi trasparente, stoffa come seta con sopra stampate delle foglie rosa, svolazzante dal punto vita a poco sopra le ginocchia; collant bianchi e stivaletti bassi con tacchi di almeno dieci centimetri.
Ho avuto la possibilità di osservare in maniera così dettagliata l'abbigliamento della giovane signora grazie al fatto della sosta pre-scatto-verde di uno dei semafori e al lento incedere della signora medesima mentre traversava la strada piuttosto ampia.
Dava come l'impressione di cercare di attirare gli sguardi dei passanti e, io tra questi, non le facevo mancare il mio anche se mi ero defilato un poco.
Naturalmente ho avuto tutto il tempo di osservarle i lineamenti del viso ed anche il resto rendendomi conto che era molto attraente.
Secondo me era un'attrice, magari generica, chissà se italiana oppure no, che aveva preso parte ad una ripresa cine-televisiva e si era recata, durante una pausa, al vicino bar per un caffé o qualunque altra cosa.
In realtà avevo fatto anche un'altra ipotesi quella cioé che indossasse un costume carnevalesco, subito scartata poiché il periodo del carnevale era già finito da quattro o cinque giorni.
Certo non ne sono sicuro ma credo sia poco probabile che fosse il suo vestire abituale.
L'arrivo del bus che dovevo prendere m'impedì di osservarla ancora.
Cosa che avrei fatto volentieri.
Però mi secca un po' fare il "terzo grado" – con gli occhi – a chi incontro per la via.

giovedì 10 marzo 2011

IL VIALETTO DENTRO CASA

Parlo del corridoio. Chiamasi così l’ambiente di forma allungata che permette l’accesso indipendente alle varie camere e credo sia una definizione esatta pur non avendo soltanto quella funzione. Nella casa dove attualmente abito - non di mia proprietà purtroppo - ne esiste uno che, unito all’ingresso, forma una “L” capovolta e misura circa 15 metri di lunghezza . Ha una sua storia e vive di una vita interessante. Lo percorro ormai da oltre 42 anni ed ha avuto dei momenti quasi “storici”. Quando nel 1969 noi entrammo in questa casa mio figlio, di circa dieci anni, decise che quello poteva benissimo fungere da “pista” per le sue corse con i pattini a rotelle. A parte il fatto che con il rumore che faceva teneva sveglio l’intero palazzo specialmente se si “allenava” nelle ore meno opportune - approfittando della mia assenza quando io ero fuori per lavoro - sono certo che ha contribuito notevolmente ad accelerare la “dipartita” di un noto uomo di spettacolo degli anni’30-’40-’50 abitante al piano sottostante il nostro appartamento. L’interno uno del nostro fabbricato era, all’epoca, affittato appunto a Bixio Ribechi – attore comico di varietà, autore, anche musicista credo – ed alla sua consorte (?) – una volta bellissima subrettina e attrice giovane. Il Bixio era sì abbastanza in là con gli anni ma se il “bravo figliolo” avesse smesso prima le sue scorrerie, il “bravo comico” poteva stare ancora un po’ di più fra noi. Il suo funerale, al quale assistemmo dalle nostre finestre, fu molto bello e affollato da numerosa gente dell’ambiente teatrale ed anche da qualche giornalista. La sua consorte si dedicò per qualche anno all’attività di noleggio di costumi carnevaleschi, fino a che le fu possibile.
Negli anni successivi il corridoio-vialetto visse alcuni momenti di notorietà:
- fine estate 1971, mentre si stavano effettuando i lavori per la Metro A si verificarono alcune notevoli crepe nel muro e nel tetto sia nel corridoio del nostro appartamento sia di quelli posti nella stessa ala del palazzo. Intervennero tecnici, vigili urbani, vigili del fuoco, agenti di PS ed altri funzionari…In poche parole ci dissero che prima di sera dovevamo trasferirci in un altro alloggio più sicuro - e dove? - o in albergo a spese dell’amministrazione comunale. Vennero effettuati vari accertamenti ma dopo qualche conciliabolo ci dissero che potevamo rimanere nelle nostre case, sia a noi sia agli altri inquilini. Tirammo un sospiro di sollievo anche se non eravamo molto tranquilli ma le crepe non si allargarono. Qualche tempo dopo la Società della Metro inviò degli operai per i lavori di riparazione e di tinteggiatura con spese, in parte, a suo carico. Trascorsi un paio d’anni…“tremate le crepe son tornate” e tuttora sono lì…però il fabbricato sta ancora in piedi. Durante il periodo di quei lavori io ne approfittai per andarmene in vacanza al mare.
- Periodo giugno 1975-ottobre 2010 il mio corridoio ha potuto godere del transito, per circa sei o sette volte, dei bravissimi operatori del 118 che con i loro attrezzati veicoli bianchi con strisce rosse
son dovuti venire di corsa a prelevarmi per i capricci del muscolo più importante del mio corpo –
tic tac…tic tac...tic tac.
- Per una quindicina di anni il corridoio si è reso utile a MICIA, la gatta di casa nostra, la quale si era specializzata in numerosi “salti in alto” balzando a velocità supersonica da un muro all’altro del suddetto gratificandolo altresì di un elevato numero di “graffiti felini” tuttora esistenti, lei non più.
- Successivamente, per oltre tredici anni, il corridoio era diventato la meta prediletta di BIRILLA, la gatta di mia nuora, di mio figlio e delle mie due nipoti. Sì perché quando la famigliola, dopo aver lavorato e studiato tanto, si prendeva e si godeva giustamente le sue meritate vacanze, “ella”, cioè Birilla, veniva a farsi la sua villeggiatura a casa mia. Inizialmente se ne stava un po’ malinconica ma poi, col passare non dico dei giorni ma delle ore, cominciava a sentirsi a suo agio e placidamente se la dormiva soprattutto dopo che la ricoprivo di “coccole” per ordini perentori ricevuti dall’intera famigliola in vacanza. A fine settembre del 2007 anche lei ci ha lasciato.
Attualmente il corridoio funziona anche da “ viale della salute” in quanto io e mia moglie lo percorriamo anche più volte per il post-pasto e non solo. Quando BIRILLA stava da noi ci seguiva così come faceva anche MICIA forse pensando ad una “regola della casa” da osservare scrupolosamente tutti i giorni. Curiosamente LILLO, ultimo entrato a far parte della tribù di mio figlio, quelle volte che è ospite da me si comporta come MICIA e BIRILLA e passeggia pure lui.
A volte mi è venuta la fantasia di metterci un paio di panchine e quattro o cinque piante abbastanza grandi, per far sembrare il tutto un vero e proprio viale di un parco anziché un corridoio.

domenica 6 marzo 2011

INCONTRI

Poco più di una settimana fa malgrado il freddo siberiano sono stato costretto ad uscire di casa per recarmi in un ufficio, fortunatamente non troppo lontano, per il disbrigo di una pratica personale.
Poiché temo e odio il freddo mi sono premunito ben bene acconciandomi così: scarpe, calzettoni di pile, slip e calzoni pesanti, maglia di lana a pelle, camicia, due maglioni tipo marchionne, cappotto tirato fin sul collo, sciarpa di lana pesante e lunga tanto da fargli fare due o tre giri fino a metà del viso, naso e parte degli occhi compresi, coppola in testa calata sulla fronte.
Apro una piccola parentesi: i calzettoni me li regalò mio figlio per Natale. Quando quel giorno aprii la confezione natalizia che li conteneva, vidi che erano fasciati da una striscia di carta con su la scritta "pile". Io li presi e mi misi a scrutarli da ogni lato. Mio figlio mi fece "papà quelli tengono molto caldo" , "lo so" risposi io, allora lui "mi dici che stai cercando?" ed io, serio, pensando di fare lo spiritoso "dove sono le pile, le batterie insomma, quelle che servono per riscaldare?". Venni preso in giro da tutti i parenti per l'intera giornata, ma io avevo scherzato. Chiusa parentesi.
Per andare nell'ufficio in questione il percorso che faccio non è molto lungo; passo davanti la vicina stazione dei carabinieri, il vicino commissariato PS di zona e attraverso la piazza della pizzeria di pizza pazza poi scomparsa, di cui parlai tempo fa. Ero preoccupato però a causa del mio abbigliamento. Già perchè passare davanti le sedi delle forze dell'ordine conciato in quel modo e cioé con quella specie di burqa afghano non è molto prudente.. Pare che si violino non so quante e quali disposizioni di legge coprirsi il volto in quella maniera. Per fortuna non ho fatto un burqa completo quello cioè con la piccola rete dinanzi gli occhi.
Circa un'ora dopo, terminato parzialmente il disbrigo della mia pratica – purtroppo dopo tre giorni dovevo ritornare nello stesso ufficio – rifaccio lo stesso percorso dell'andata per ritornare a casa quando davanti a una tintoria sita in quella piazza un rosso abbagliante di capelli quasi mi acceca gli occhi. Uno spicchio di sole anche se timido li fa brillare ancora di più.
Impossibile mi dissi, e tirai dritto. Avevo avuto una visione a causa del freddo? Giunto a casa ci pensai sopra un bel po'. Stentavo a credere di avere nuovamente incontrato la giovane ragazza dai capelli rosso fiamma di qualche tempo prima. Forse avrei dovuto fermarmi e saperne di più, ma ormai...
Quando tre giorni dopo dovetti ripassare da quella piazza, sulla via del ritorno vidi la "rossa"!
Incuriosito, stavo per avvicinarmi ma riuscii a fermarmi in tempo. Non era la giovane della fermata del bus.
Questa persona aveva sì i capelli lunghi però sistemati a coda di cavallo e tinti non proprio tanto bene. Me ne accorsi avvicinandomi a lei. Era una donna che mostrava non meno di sessant'anni.
Sostava fuori dalla tintoria per fumarsi una sigaretta. Probabilmente una delle attuali proprietare di quell'attività.
Peccato, non mi sarebbe dispiaciuto un incontro diverso.

martedì 1 marzo 2011

MORBI E' TORNATO A TROVARMI

E non per un solo giorno ma per due consecutivi sempre attaccato al suo affezionatissimo amico, mio nipote, che lo ha accolto a casa propria.
Questa volta, a differenza di quello che ho scritto il 3 gennaio c.a., a scassarsi è stato soltanto il televisore nel soggiorno il quale mentre allora aveva sullo schermo una sola riga ballerina, in questa occasione ha pensato bene di far esibire un intero corpo di ballo in un spettacolo simile a quello che viene offerto dal balletto del Bolshoi.
Come in precedenza telefono al tecnico riparatore – sempre mio nipote – il quale saputo del guasto
non dice né a né b e dopo circa tre ore si presenta in casa con Morbi.
Non mostra alcun timore, non si guarda intorno, non va ad annusare a destra e a manca ma sembra
che si sia ricordato di essere già venuto qui da me e si comporta in modo nettamente diverso dalla volta precedente.
Infatti si strofina vicino le mie gambe, mi guarda con quegli occhi speranzosi e allora lo carezzo sulla testa e lui non si muove. Ogni tanto alza il muso come per dirmi di non smettere di carezzarlo e io lo accontento. Dopo un po' va vicino a mio nipote, si strofina un poco, osserva cosa fa e segue ogni sua mossa. Chissà forse controlla se il " tecnico" fa bene il suo lavoro.
Sembra che il guasto che si è verificato non sia grave e infatti dopo circa un'ora tutto torna normale. Mio nipote mi spiega che si è trattato di un mancato contatto di una presa scart della Tv
attaccata al decoder e mi indica come fare se dovesse ripetersi l'inconveniente.
Manco a farlo apposta l'indomani mattina il "balletto" replica. Cerco di seguire le istruzioni che mi ha suggerito il nipote ma non c'è nulla da fare.
Nuova telefonata, nuovo arrivo sempre con Morbi appresso e questa volta l'operazione è più complicata di quella di ieri.
Mi consolo, anzi ci consoliamo con Morbi il quale appare sempre più a suo agio. Una volta viene da me poggiando le sue morbide zampe sulle mie gambe, mi guarda e mi chiede, con lo sguardo, le carezze da lui molto gradite, poi va dagli altri sempre a farsi coccolare.
Siamo in tre seduti su due poltrone e sul divano e lui non trascura nessuno di noi passando da uno all'altro reclamando carezze e grattatine sul collo. Sempre più raramente si fa vivo nei pressi di mio nipote forse perchè comprende che non può mostrargli molta attenzione essendo in tutt'altre faccende affaccendato.
Noi sembriamo affascinati da quest'esserino meraviglioso.
Penso che prima di essere accolto in casa da mio nipote deve aver passato bruttissimi momenti.
Quando ci lascia per tornarsene al suo focolare col suo amico prediletto mi si stringe il cuore.
Sul mio innamoramento verso Morbi ormai non ci sono più dubbi.