giovedì 22 marzo 2012

PREGO...ENTRA ENTRA

A volte mi chiedo se c'è qualcosa in me – non riesco però a definire cosa – che mi fa stringere amicizia con alcuni caratteristici personaggi.

Potrà sembrare persino inventato ma lunedi scorso è venuto a trovarmi un amico poco più grande di me che sembra essere il fratello gemello dell'altro mio amico, quello di "pe' fatte breve er discorso" del quale ho scritto un po' di tempo fa. Intendiamoci non per i tratti somatici o per l'aspetto fisico, ma per il modo di dialogare. Lo stesso, identico modo. Sarà forse perché ci siamo frequentati tutti abbastanza a lungo e abbiamo quindi assimilato l'uno qualcosa dell'altro? Sta di fatto che quando c'incontriamo, io e questo quasi-gemello del precedente amico, ci ritroviamo a parlare delle stesse cose, come se le avessimo imparate a memoria e ormai stampate nella nostra capoccia. Sembriamo dei replicanti e penso che dobbiamo tutto ciò al nostro progressivo rimbambimento derivante dall'essere giunti alle soglie della quinta età.

Nei primi venti-trenta minuti dei nostri incontri ci mettiamo a parlare di questo, di quello e di quell'altro ancora. Poi passiamo inevitabilmente alla conta dei superstiti ancora in vita con frasi del tipo "ahò, lo sai chi è che è morto?" - "no" – "coso, come se chiama? Me sfugge er nome adesso" – "vabbe' me lo dichi quanno te lo ricordi" – "eppure ce l'avevo su la punta della lingua. Lo conosci pure te, coso, me sembra Albe', Umbe'...quarche cosa der genere" - "nun fa gnente, ne parlamo la prossima vorta".Così ogni volta che ci vediamo mi parla anche di questo, tanto c'è sempre un "coso" che ci lascia. Quindi arriva il momento di parlare degli acciacchi nostri e delle nostre rispettive consorti: un elenco lungo quanto mezza enciclopedia medica. Infine passiamo al suo argomento preferito. A dire la verità è anche il mio ma per lui è come un'ossessione. Non può fare a meno di tirare fuori dal suo armadio dei ricordi tutto quello che riguarda gli spettacoli teatrali.

Lui è nato a Roma come me però cinque o sei anni prima e ha quindi potuto frequentare con un certo anticipo i teatri di questa nostra città. Afferma convinto di averli visti tutti e io ci credo poichè in molti ci sono entrato anch'io, ma lui riesce a precisare le loro ubicazioni, i loro nomi e le successive trasformazioni prima in sale cinematografiche poi, purtroppo, in centri commerciali o destinati a tutt'altro uso. Quindi attacca con le compagnie teatrali iniziando da quelle di sessanta anni prima ed elenca di ciascuna di esse nome e cognome del comico, della spalla, della soubrette, del cantante, del presentatore, etc. Soltanto però del cosiddetto teatro leggero: avanspettacolo, commedie musicali, riviste. Ne parla estasiato ed io, ricordando il precedente amico, ascolto in silenzio tanto è perfettamente inutile che dica qualcosa. Sono certo che in quei momenti non sta parlando con me, ma forse si rivede nei palcoscenici e nelle platee di quei teatri e gli brillano anche gli occhi. Ciò che mi meraviglia, ma col passare del tempo non me ne sono meravigliato più poichè si dice che sia abbastanza normale, è che lui si rammenti perfettamente di quei tempi trascorsi in teatro, ma se gli chiedo cosa ha mangiato a pranzo seraficamente mi risponde che non se lo ricorda. Uguale a me, preciso. Poichè ho assistito anch'io a non pochi spettacoli teatrali di quell'epoca i nomi di coloro che partecipavano tornano in mente anche a me e pertanto cerco di dirgli questo o quel nominativo, ma lui non si accorge neppure che io sia lì e che siamo seduti in quella stanza l'uno accanto all'altro.

A volte cerco di approfittare dei momenti in cui deve tirare un po' il fiato per dire anch'io qualcosa sullo stesso tema di cui si sta dialogando, per modo di dire poiché è soltanto un suo monologo, ma lui mi blocca subito con queste parole: "aspetta, aspetta se no me ne scordo" e riattacca imperterrito.

Dice sempre "nun vorrei esse ripetitivo" e invece lo è, al 100x100. È molto curioso che tutto ciò non m'infastidisca per niente, anzi mentre lui continua il suo monologo o soliloquio io torno a riflettere sui fatti miei.

Una coppia di amici un poco strana la nostra.





24 commenti:

Susanna ha detto...

No, vi completate a vicenda. E credo che la vostra amicizia sia molto riposante per entrambi. Per citare la frase della mia autrice preferita, Ruth Rendell, "è come se stessi parlando con te stesso, mentre l'altro te stesso ascolta".

L'angolo di raffaella ha detto...

Caro Aldo, mi piace molto il raccontare e soprattutto l'angolatura psicologica che emerge.
Mentre leggevo vi immaginavo e spettatrice assistevo divertta dalla situazione particolare... fantastico.
Sei un perfetto conoscitore l'animo umano... complimenti!!!
Buona giornata

Zio Scriba ha detto...

A proposito di amici: come sta il tuo fido Pasquale?

Cri ha detto...

Eh, l'amicizia è un concetto quantomai sfuggente... Diciamo che vi fate compagnia. Che già è tanto, tra due amici, farsi compagnia in questo passaggio che è la vita :)

Galatea ha detto...

Anni fa ho letto una citazione sull'amicizia che mi è rimasta impressa "Un amico è uno che sa tutto di te e gli piaci lo stesso" di
E. Hobbard

Enrico Bo ha detto...

Sono i punti di debolezza di noi anziani caro il mio Aldo, ehehhehe

Enrico Bo ha detto...

e vedo che Pasqualino è ancora vivo e vegeto!

Punzy ha detto...

Aldone, io e te abbiamo in comune l'urbe e i suoi personaggi ;)

Tiziano ha detto...

Ciao Aldo che perli sempre lui o che parli poco e bello avere un amico a fianco,
buona giornata

Ernest ha detto...

a me sembra un'ottima coppia!
un saluto Aldo

Luigina ha detto...

Rientra tutto nella norma della vostra età Aldo, ma se ti può consolare il rinc....soprattutto per la memoria breve comincia molto prima, pare addirittura dopo i 40 anni, ma tu nel descrivere il tuo amico sembri molto più...giovane tanto che mi sembra di vedervi ed ascoltarvi nella vostra conversazione a senso unico.

Unknown ha detto...

io ho meno anni di te e insieme ad un mio amico ci raccontiamo sempre le stesse cose successe vent'anni fa e ridiamo come fosse la prima volta, chi vive con noi da qualche decennio ci guarda con pietà e si vede la nuvoletta dei fumetti mentre pensano "anvedi sti due rimbambiti che non si ricordano di aver detto la stessa cosa due giorni fa!"

Unknown ha detto...

bellissimo questo post, vorrei partecipare ai vostri racconti. buona serata

luly ha detto...

Aldo caro, certi personaggi accorrono...perché sei troppo forte!:)

Ambra ha detto...

Sei veramente incredibile, Aldo! Comunque i tuoi racconti hanno un ritmo così avvincente che sembra di leggere un giallo!

riri ha detto...

Ahahah Alduccio, questo accade anche a noi, che siamo della quarta età
:-)Si ricorda molto bene il passato remoto, ma soprattutto quello che ci ha colpito negli anni, come lo spettacolo, per il tuo amico, ma mi vien da ridere, perchè quando descrivi la scena: lui parla, parla tu viaggi per i fatti tuoi, tanto non ti ascolta, mi viene in mente il mio con-sorte:-)))Ma la scena è al contrario, solo che se me ne accorgo mi incavolo come una belva e gli tengo il muso..poi mi passa quasi subito..Baci, buon fine settimana ed un saluto da parte mia al tuo amico :-)

Unknown ha detto...

Sarà anche dovuto all'età che avanza, ma penso che sia MOLTO meglio ricordare il passato che hai vissuto con gioia, piuttosto che ciò che hai mangiato la sera prima.
Aldo, per favore, dai on'occhiata al mio blog: alcuni mi dicono che è laborioso entrarvi.
Cristiana

Sandra M. ha detto...

Che ricchezza le vostre vite, Aldo mio!

Rosaria ha detto...

Non siete strani.
C'è un'eta che la vita va vissuta, c'è un'età per ricordare quello che abbiamo vissuto..Il racconto della nostra vita e solo noi lo possiamo raccontare.
Buon fine di settimana alduccio ciao

Blogaventura ha detto...

Trovo che siano simpatici gli amici un po' chiacchieroni. Poi è sempre bello ricordar le cose che ci hanno regalato qualche attimo di felicità e ... forse è proprio per questa ragione che, a volte, capita d'esser un po' ripetitivi. Un caro saluto, Fabio

@enio ha detto...

io ho un amico che ogni mattina passa dal "club dei vecchietti", il centro sociale anziani e controlla le pagine dei necrologi sul giornale cittadino per vedere dalle fotografie se è morto in città qualcuno di sua conoscenza... se si vienne a sedere al mio tavolo io mi devo dare una "toccatina"... non sono superstizioso ma non fa mai male.

Adriano Maini ha detto...

Una grande bella conferma, la tua, di una profonda, semplice verità su cui poco tempi fa mi fece riflettere un ex-compagno di scuola: una sincera confidenza, acquisita da giovani, rimane imperitura!
P.S.
E tu sei sempre un grande narratore di aneddoti.

Greis ha detto...

IO godo quando riporti i dialoghi, perchè li trascrivi in romanesco.
Quel "vabbe' me lo dichi quanno te lo ricordi" mi ha fatto vivere dal ridere :P
Vite ricche di esperienze da raccontare le vostre, bellissime.
Bacione

paroleperaria ha detto...

Mi piace un sacco quando racconti dei tuoi amici... :)) (e anche di tutto il resto...)