lunedì 28 maggio 2012

E POI DICONO CHE UNO...

...dovrebbe avere altro cui pensare.
Ma come si fa in certi casi?
Il punto è che arrivato alla mia età evidentemente si fanno voli pindarici con la fantasia e quindi che faccio evito?
In effetti dovrei evitare però non ci riesco.
Allora continuo.
Così come continuano certe "incrociate".
Sto passeggiando molto lentamente per gustarmi il primo tiepido sole quando vedo avanzare nella direzione opposta alla mia una giovane signora - credo di capire che abbia superato da poco la cinquantina - molto ben messa d'aspetto, capelli scuri corti che incorniciano un volto tondo. Curve al loro posto, non molto alta, posso ritenerla forse uguale a me anche perché non arrivo a m. 1.65. Ma è quello che indossa che mi salta agli occhi: scarpe con tacchi alti e abito intero talmente corto che, se per caso le cade qualcosa e lei s'inchina per raccoglierla si riuscirebbe a capire se ha oppure no la gola infiammata. Non so se mi spiego. E fin qui nulla di cui meravigliarsi. Il fatto è che appena m'incrocia, abbassa lo sguardo spavaldo che aveva prima, volta su una traversa alla sua destra e pudicanente, di certo conscia che "qualcuno" la stia osservando nel suo incedere, cerca con forza e senza voltarsi, di abbassare il suo mini-vestito nel fallito tentativo di calare il sipario sul suo Lato B.
Un paio di giorni dopo altra incrociata. Questa volta con tanto di fermata. Una giovanissima ragazza, credo intorno ai vent'anni, in uno stentato italiano, mi chiede un'informazione turistica sul percorso che deve affrontare per recarsi a visitare uno dei lughi più suggestivi di Roma: Fontana di
Trevi. E' molto carina, veramente prosperosa, e quindi lei, per cercare di oscurare la sua abbondante scollatura che lascia intravedere un seno da urlo, mentre mi parla, mette il suo braccio quasi sotto il suo mento per poter parzialmente coprire il suo belvedere. Noto che i suoi occhi – chiari, scuri o di quale colore non so – stanno cercando i miei i quali hanno altro da fare. Terminate le indicazioni la saluto porgendole la mano e lei ricambia porgendoni prontamente quella sinistra dal momento che la destra è impegnata in un altro compito.
Nel raccontare questi due piccoli episodi voglio però precisare che la mia non è un'ossessione alla "berlufolle" legata alla mia vecchiaia, al contrario, la mia è un'ammirazione per le donne in generale e che è cresciuta con me sin dalla più tenera età. Non soltanto per il loro aspetto esteriore ma per la loro intelligenza. Che è, senza alcun dubbio, superiore alla mia.
E quindi ricordando Lucio Battisti mi dico "tu chiamale se vuoi emozioni".
D'altra parte parliamoci chiaro quando cammino e incrocio qualcuno per la strada non è che posso volgere lo sguardo verso il cielo come per vedere se piove oppure no.

venerdì 25 maggio 2012

SVELATI I DIFETTI DEL MONTICIANO

C'è quarcheduno che se crede che er monticiano - alias aldo - nun c'ha difetti e invece no,hai vojia si ce l'ha e pure tanti.
Er fatto è che l'elenco sarebbe troppo lungo e allora ne ricconto solo quarcuno co' la speranza che nun venga a sape' che so' stato io a dilli 'sti difetti perché poi se incavolerebbe co' me.
De l'aspetto fisico nun ne parlamo pe' gnente artrimenti dovrei da scrive 'na specie d'elenco der telefono, mejio che passamo ad artro.
Cominciamo dar fatto che nun c'ha avuto vojia de studia' quann'era er momento che lo doveva da fa' ma ai tempi sua c'aveva artro pe' la capoccia e proprio da 'sto fatto che so' nati li probremi c'ha dato a su' madre e su padre. Ner senso che armeno fino a diciott'anni jia fatto vede li sorci verdi. Poi s'è carmato certo senno' chissà indove annava a fini'.
Margrado er fatto che nun avesse più studiato se permise de scrive quarche cosa, dapprima così quanno ji'annava da fallo poi, dar dicembre der 2008, quanno n'amica blogger che già conosceva jie impiantò un blogghe - dar momento che lui nun sapeva manco de che se trattava - jie venne la mania de fallo più spesso. Co' quale risurtato? Quello de scrive 'na massa de cose che manco lui sa come jie vengono drento la capoccia. Siccome l'artri blogger lo sopportano, ahò intendiamoci mica tutti, lui co' quella faccia tosta che s'aritrova va avanti a testa bassa come 'n caprone.
Proseguimo co' li difetti.
Ha spippettato sempre da quann'era giovanottello: sigarette, sigari e pipa e jie dava sotto de brutto co' li caffè speciarmente quanno che lavorava. Era arivato a sessanta sigarette e tredici caffè ar giorno, è loggico che poi ha fatto er botto.
Se innamorava de tutte le regazze ma riusciva solo a prenne carci in faccia, lui però nun se dava pe' vinto, insisteva e ce sbatteva er grugno.
Quanno arivò la regazza definitiva diventò geloso ma pe' fortuna jie durò poco 'sto stato cretino da fregnone.
Pe' magna' è stato sempre 'n probrema: nun jie so' piaciuti mai li ceci, li volatili de quarsiasi tipo, er pollame, li conigli, er cinghiale, la lepre, l'abbacchio, er cavallo, er fegato, la pajiata, li facioli co' le cotiche, la carne - meno quanno je fanno le porpette. Na vorta, quann'era più ggiovane, a casa sua se ne magno' trentasei solo a ppranzo. Nun so com'è che nu ne parlarono li giornali. Però jie piace er pesce, se lo magnerebbe pure 'n testa a 'n tignoso.
Quanno c'è quarche fatto che jie va storto –po' capità certo– allora se ingrugnisce e s'ammutolisce.
Certe vorte quanno che nun riesce a trova' quarcosa indove crede d'avercela messa lui, strarompe e chiede a ddestra e a manca e quanno s'aritrova e quarcuno jie dice "guarda che lì ce l'hai messa te" lui sta zitto e nun'arisponne. Ingoia er rospo e fa er muto. E fa così pure si jie se fa capi' che quello che aveva detto o fatto era sbajiato. Incassa sempre er rimprovero e ppe' fortuna dà raggione a chi jielo fa nota'.
Insomma adesso nun m'aricordo l'artri difetti se non quello che sempre, tutti li giorni, pensa de nun vole' lascia' 'sta tera eppure s'ha da mette in testa che toccherà pure a lui. Mejio che se metta l'animo in pace.

lunedì 21 maggio 2012

BREVE STORIA DEL MIO NUMERO TELEFONICO

Nel 1969 quando venni ad abitare nella mia attuale dimora il numero del mio telefono di casa era di sei cifre. Nel 1995, a parte il prefisso, è cambiato e me ne hanno dato uno nuovo di sette cifre.Dal gennaio del 1998, sempre a parte il prefisso, è stato cambiato nuovamente, è passato ad otto cifre ed è, almeno fino ad oggi, sempre quello.Va be' e allora?
Ecco, il punto è questo. Perchè io tengo ancora le ricevute delle bollette telefoniche regolarmente pagate non lo so neppure io, ma è mia abitudine, forse paranoica, di conservare le "prove" di tanti pagamenti e documenti anche di più di mezzo secolo fa. Mi devo decidere a fare un po' di piazza pulita. Vedremo. Però questa mia, chiamiamola pure mania, mi è stata utile.
Qualche anno fa, forse cinque o forse sei, suonano alla porta, chiedo chi è e mi sento dire
= vuole aprire, le devo parlare...
= ma lei chi è?
= sono un appuntato dei carabinieri...
Per precauzione metto una catenella, socchiudo la porta e intravedo un CC in divisa senza cappello
e mi viene un piccolo dubbio. Gli dico
= scusi, mi fa vedere un documento?
= non ne porto appresso...
= e allora lei in casa mia non entra
= le devo chiedere solo di venire quì alla vicina stazione dei CC
= a che fare?
= se mi fa entrare glielo spiego.
Benchè titubante apro, lo faccio entrare in camera mia, lo faccio sedere davanti a me e lo fisso
= sono tutt'orecchi. Scusa un momento però caro figliolo. Mi permetto di parlarti così perché posso essere tuo nonno, ma tu quando devi presentarti a casa di qualcuno per qualsiasi incombenza devi farlo con tanto di documento in tasca. Sai con i tempi che stiamo vivendo cè da stare con gli occhi aperti e la gente non può fidarsi più di nessuno. E adesso dopo questa predicozza procediamo...
= ecco. Domani mattina alle nove lei deve venire a parlare con il maresciallo di servizio quì alla vicina stazione...
= per quale motivo
= non mi è stato detto
= va bene, ci vediamo domani mattina, arrivederci.
Lo accompagno alla porta. Telefono a mio figlio, gli spiego l'accaduto e lui mi dice che verrà con me. Meglio così, dice che si sente più tranquillo. Penso a tutto il mio passato e mi sembra, a mia memoria di ricordare che non ho mai commesso alcun reato.
L'indomani mattina, puntualmente, andiamo dal maresciallo dei CC, ci fa entrare e mi chiede il mio numero di telefono, glielo dico, lui domanda se ne ho avuti altri in precedenza ed io rispondo di sì ma gli confesso di non ricordare quando mi sono stati cambiati gli altri. Spiego a mio figlio dove trovare le ricevute delle bollette pagate, lui va a casa, le prende e me le porta in dieci minuti. Gliele faccio vedere al maresciallo. Le controlla rapidamente, me le riconsegna e mi tende la mano per salutarmi, lo saluto anch'io poi gli chiedo il perchè di quella strana convocazione e lui
= il primo numero telefonico che lei ha avuto nel 1969 risulta intestato ad una persona che stiamo cercando da qualche anno per alcuni reati da lui commessi.
Me ne ritorno a casa leggermente seccato però poi ci ripenso e dico che non dovrei esserlo in quanto i CC in fondo fanno il loro dovere. Dico pure a mio figlio ed anche a me che grazie alla mia "mania" è filato tutto liscio.
Mi sono persino congratulato con me stesso.

giovedì 17 maggio 2012

domenica 13 maggio 2012

COME INTERPRETARE UN FATTO...

...accaduto sotto casa mia, sotto i miei occhi, sotto le finestre della scuola elementare accanto il fabbricato dove abito?
È sabato e sono esattamente le 9.15. Esco dal mio portone e noto che sulla strada si trovano parcheggiate numerose auto, più del solito tanto che ce ne sono addirittura sui marciapiedi. Ma non
dovrebbero essere riservati ai pedoni? Eppure la scuola è chiusa e quindi come si spiega tutto questo
ambaradan? Vedo i cancelli aperti e quindi presumo che sia stata organizzata qualche festa per i bambini che frequentano questa scuola. alla quale fanno partecipare anche i loro genitori.
Ed infatti così è in quanto assisto al "fatto che non so come interpretare" appena cinque o sei passi dopo essere uscito dal mio portone.
Sul tratto di marciapiede che devo pedonare per procedere oltre si trova parcheggiato un SUV o station wagon o fuoristrada come si preferisce definirlo, talmente enorme da incutere timore, alto come una villetta a due piani.
La giovane signora che ha appena parcheggiato, bionda, alta, fisico da modella, occhiali scuri così grossi da nascondere il volto, scende dal "bestione", apre lo sportellone posteriore e si accinge a caricarsi di numerose buste di carta e plastica stracolme di cibo e bevande certamente per portarle alla probabile festa scolastica.
Nel frattempo si avvicina un bambino biondo, credo di sette od otto anni, si ferma dinanzi al portellone proprio mentre la giovane signora sta richiudendo il portellone medesimo il quale inesorabilmente va a colpire la nuca del bambino.
E quì succede il "fatto" o la scena che di seguito cerco di descrivere:
= (urlando) tesoro mio che t'è successo? Come ti senti? Dillo a mamma...
= (piangendo, tremebondo e a voce alta) no mamma, sta' tranquilla, non mi fa male...
= (piangendo e urlando) ma che dici bambino mio? Dimmi, dimmi come ti senti...
= (piangendo) bene bene stai tranquilla mammina, non mi fa tanto male...
= ma com'è possibile, ho sentito un botto...
= (sempre piangendo e aggrappandosi alla madre) niente niente te lo giuro mammina...
= fammi vedere...ecco guarda è uscito del sangue e...
Arrivato a questo punto ho chiesto se potevo fare qualcosa ma la "mammina" non ha fatto neppure un cenno di risposta presa com'era dal controllare la nuca del suo bambino. Giustissimo.
Ho seguitato a pedonare verso la meta che dovevo raggiungere ed intanto fra me e me mi ponevo
alcune domande.
Perché quando si accompagna il proprio figlio a scuola ci si va con un bestione del genere?
Perché quella mamma quando si è avvicinato il figlio non gli ha detto di spostarsi un po' più in la?
Perché il bambino piangendo, con voce supplichevole e molto agitato tranquillizzava lui la madre come se volesse evitare una qualsiasi reazione materna?
Spero di sbagliarmi ma,almeno apparentemente, il terrorizzato era il bambino,la madre molto meno. Perché?

mercoledì 9 maggio 2012

NON E' FARINA DEL MIO SACCO...

...però in questi giorni sto soffrendo di narcisismo acuto (sarà colpa della sventolona in rosso?) e allora riporto quello che segue scritto da un blogger amico:
VERSI ROMANESCHI DI BRUNO (cavaliereerrante)
Venni a sapè – un tempo nun lontano -
che in quarche posto de ‘sta Roma bbella,
ce vive, fra li scoji, ‘n monticjano
chiamato @Ardo, co’ la “memorja a stella” !
Essì, sora @Gertrù, mica me sbaijo …
l’ ho visto solo adesso ‘n trasmissijone
‘sto piccoletto : è acuto eccome ll’ aijo,
ma si lo senti, t’ acchijappa l’ emozzijone .
Lui …. nun ripete e logora la storia
o la rivive eccome ‘n pappagallo …
lui la sussura, acchitta la memorija,
e te conduce come a ‘n granne bballo !
Dice : “Ma Io nun c’ ero, e mica è vvero
che bbasta riccontà quer ch’ è passato,
pe’ ffà senti, puro a chi ‘n’ era nato,
quant’ era bbello e verdeggijant’ er pero” !
Eppuro, quanno @Ardo parla o scrive,
quanno racconta e onesto te ricorda
certi momenti appesi a la sua corda
d’ un fijume se fà ponte infr’ a due rive !!!
Tu jè prenni la mano …. e jè vai dijetro,
e ccome ggnjente dar Pantheon a S, Pijetro
te trovi a camminà mentre lo senti
e scordi tutt’ a ‘n tratto li tui stenti ….
Come ‘na stella, come ‘n faro a nnotte
mentre te schijoppa ‘na tempesta ar mare,
s’ accenne er @Monticjano, e ne la bbotte
ritrovi ‘r vino e vvai a ricomincijare …
Perchè ‘sto “romanetto” onesto e bbono,
‘sto gentiluomo de ‘n’ antica schjatta …
t’ acchijappa, te ricconta … e da cjavatta
la vita te rijappare come ‘n dono !!!
@Bruno …

sabato 5 maggio 2012

BLOGGER - BREVE CRONACA DI UN INCONTRO

Oggi sabato 5 maggio 2012 è una giornata speciale e per questo alle 6.30 a.m. sono già in piedi.
Speciale perché alle 12.00 c'è l'incontro tra blogger di cui al mio post del 2 aprile "TUTTE LE STRADE PORTANO A ROMA".
Alle 11.30 mi reco al luogo dell'appuntamento – Parco di Piazza Vittorio Emanuele II – ed iniziano ad arrivare man mano tutti i blogger che, a suo tempo, hanno confermato la loro partecipazione a questo "evento". Quì di seguito l'elenco della loro "apparizione" secondo l'ora di arrivo:
= Aldo il monticiano – io – blog: viadellapolveriera.blogspot.com e il figlio Massimo;
= Cristina, Cri, blog: solocri.blogspot.com, follower dal 17/11/2011 e Alfredo;
= SandraM, blog: sandramaccaferri.blogspot.it, follower dal 13/5/2010 e Franco;
= Zefirina-Patrizia, blog: zefirina.blogspot.it, follower dal 30/1/2009 e il suo cagnolino Laki;
= Carlo, blog: carlo58.myblog.it, zoneindefinite.myblog.it, follower: dal 14-23/6/2010;
= AlessandraLace, blog: ilmiracolodeifili.blogspot.it, follower dal 25/9/2009 e Mario;
= Ambra, blog: senecamilano.blogspot.it, follower dal 22/6/2010 e sua sorella Isa;
= Vania, blog: iaiaodg.blogspot.it, follower dall'11/4/2012 e la sua amica Eva.
L'arrivo ha subito qualche variazione nel senso che non vedendo arrivare Ambra e la sorella, sono state rintracciate in seguito da Sandra ad uno dei cancelli del Parco. AlessandraLace e Marco, i quali fino alla sera prima avevano detto che non sarebbero venuti. invece ci hanno fatto una gradita sorpresa ed infine Vania e la sua amica si sono presentate direttamente nei pressi del ristorante dopo che avevamo pensato che non sarebbero venute, mentre Zefirina-Patrizia per un impegno con il suo nipotino che festeggiava il suo compleanno, ha dovuto rinunciare a venire al ristorante.
Tutto secondo il programma? Diciamo di sì, anche se l'amministrazione comunale di Roma ha deliberato la vendita ad un privato dell'azienda fornitrice dell'acqua potabile e quindi alle 15.00 corteo di protesta e manifestazione proprio da Piazza Vittorio. Dal mattino una festa "per una città a misura di bambini" organizzata dalla scuola materna, asilo-nido, elementare multietnica, statale, che si trova accanto casa mia e allora, per questi motivi, traffico bloccato tutt'intorno la zona del nostro incontro. Conseguenza: posto per parcheggiare niente. E poi, ciliegina sulla torta, da oggi aumento del costo del biglietto del trasporto urbano da 1 a 1 euro e 50.
Il "pranzo" iniziato alle 13.00 è terminato alle 16.00 tra battute, risate e sfottò. Sembravamo quasi dei ragazzi in vacanza-premio. Ci siamo accorti però che eravamo in tredici a tavola – ohibò – ma Franco ci ha tranquillizzato dicendo che lui dev'essere conteggiato per due e quindi...
Inoltre, tanto per gradire, ci ha servito a tavola una cameriera (???), stangona, sventola, valchiria – a scelta – direi notevole sia per l'altezza che per il resto, nonchè per il vestito rosso fuoco, piuttosto corto, che la fasciava in modo direi...vabbè a noi non è dispiaciuta affatto. Capelli nerissimi, volto ovale, occhi a mandorla, forse "cinesona", non siamo riusciti però ad averne la certezza dato che parlava molto bene l'italiano. Durante il pranzo ho trasmesso a tutti un saluto per conto degli altri blogger assenti che avevano invitato a farlo nei loro commenti ai post.
Dopo il dolce, il caffé - Ambra voleva un hag ma stava per rinunciarci dato che è arrivato in ritardo rispetto agli altri – e poi una breve ma vivace discussione politica, con la partecipazione del proprietario, tra chi la pensa come grillo, chi è contrario e chi si è astenuto.
Tutto finito bene tra abbracci, baci e promesse di "arrivederci".
Dimenticavo: ci siamo abbracciati anche con la "cinesona".

Ps: tornando a casa mio figlio mi ha detto che è stato contentissimo di aver preso parte a questo incontro dove ha conosciuto "persone splendide".
Stessa opinione mia e degli altri anche se, almeno per alcuni, ci si è visti di persona per la prima volta.

mercoledì 2 maggio 2012

I TRAM DELLA SPERANZA

Sono due e sono quelli che effettuano la fermata dove, insieme ad altre persone, mi trovo spesso in attesa. Salgo su quei tram quasi tutte le mattine per un paio di motivi il primo dei quali è di poco conto e non mi pare sia qui il caso di starne a parlare.
Ma del secondo motivo vale la pena parlarne, almeno a parer mio.
Per la verità lì si ferma anche un bus della speranza, di quelli articolati come pure lo sono i due tram, e provengono tutti dalle estreme periferie di questa metropoli che è Roma.
Sempre sovraffollati, raramente da turisti e da pochissimi italiani ma soprattutto da una marea di
persone di quattro continenti: Africa, America del Sud, Asia, Europa dell'Est e chissà di quali altri luoghi di questo nostro mondo.
Qualche volta è capitato che tre o quattro di loro, senza che io sia riuscito a capire di quale continente fossero, al mio passaggio su uno di quei mezzi mi abbiano fatto il gesto di cedermi il posto che io, ringraziando, ho rifiutato perché scendo sempre dopo due fermate.
Esseri umani che si guardano intorno speranzosi ma anche con la paura negli occhi in quanto, io credo, non sanno che cosa può riservare loro la giornata. Qualcuno di loro porta con se una grande tavola quadrata e una voluminosa busta di plastica stracolma di chissà quali oggetti da vendere agli angoli delle strade. Vestiti dimessamente ma dignitosamente, molti di loro operano anche in alcune attività nei mercati, nei punti internet, in piccoli negozi, mentre altri esercitano mestieri che qui da noi nessuno intende fare.
Mi viene in mente un episodio. Alcuni giorni fa dovevo fotocopiare un certo numero di documenti e allora, poichè avevo notato vicino casa un locale che oltre a internet e punto telefonico per fare chiamate ovunque faceva anche fotocopie, vi entrai e subito un giovane, forse indiano o pakistano, prese i miei documenti da fotocopiare – fronte e retro come mi occorrevano – e in pochi minuti terminò la propria opera. Chiesi quale importo dovevo pagare - rispose 1 euro e 20 centesimi – glieli porsi e nel darmi lo scontrino mi disse in un apprezzabile italiano "guardi che mi ha dato 50 centesimi in più" e me li restituì. Non sapendo che dire lo ringraziai. Era il minimo che dovevo fare. Ho ragionato tra me e me e mi son detto che non tanti avrebbero agito così correttamente. Ho evitato di fare paragoni.
La maggior parte di queste persone scende alla prima fermata dopo quella in cui salgo io, Piazza Vittorio Emanuele II dove ne esiste una della Metro A, un'altra parte scende alla successiva nei pressi della Basilica di Santa Maria Maggiore, mentre il rimanente continua fino alla Stazione Centrale-Termini dove si trova il capolinea di quei tram e bus.
Se dessi retta alla mia curiosità chiederei loro dove vanno, cosa fanno per sopravvivere, dove sono le loro famiglie, ma preferisco non farlo.
Non riesco ad immaginare quale esistenza possano vivere, forse m'illudo e dimentico che alcuni possono essere coinvolti anche in attività criminose. Certo, però penso che sia una minoranza quella che arriva a comportarsi così.
Mi tornano in mente i nostri emigranti, le loro sacche e le loro valigie di cartone incluse.