lunedì 24 settembre 2012

COME UN PRIMO APPUNTAMENTO

Sin da ragazzo ho cercato di far diventare realtà un sogno e, dopo aver chiesto qua e là per Roma, ci sono riuscito. Ho avuto fortuna, non posso negarlo.
Sono le 12:20 e mi sto avviando con passo veloce all'agenzia di crociere di una famosa Società di navigazione che le organizza per il Mediterraneo con partenze anche da Civitavecchia in provincia di Roma. Quindici giorni da trascorrere sull'Autostrada del Mare e a bordo di una nave bellissima munita di tutti i comfort. Una coppia di coniugi, miei conoscenti con i quali mi sono confidato mi ha "raccomandato" alla loro unica figlia dipendente di quella Società di navigazione. Mi sono informato a dovere presso l'agenzia ed anzi la gentilissima nonché affascinante figlia della coppia dei miei conoscenti - Milena, questo il suo nome – proprio stamane mi ha telefonato e mi ha messo al corrente di qualcosa di meraviglioso. Lei, quale dipendente della Società, ha diritto ogni anno ad un premio di produzione che consiste in una crociera al costo ridotto del 50%, senza alcun altro esborso. Per l'intera durata della crociera - quindici giorni – usufruisce gratuitamente di tutte le comodità e i servizi offerti. C'è un piccolo problema però, quello cioè che la cabina di prima classe messa a sua disposizione è per due persone che devono occuparla. Milena, quando mi ha telefonato questa mattina, mi ha messo al corrente di un suo piano riguardo questo viaggio e me ne ha riferito tutti i particolari. Entrambi i suoi genitori sono partiti per altri lidi e lei avrebbe dovuto occuparsi della nonna materna durante la loro assenza. La nonna, che ha sempre desiderato fare un viaggio in mare, è una vedova perfettamente autosufficiente ed in buona salute, per carità, ma ha comunque una certa età e Milena e i suoi genitori non vogliono lasciarla sola. Milena inoltre ha tutto un altro programma di vacanze da trascorrere con il suo ragazzo in giro per l'Europa. Quindi come si fa a rinunciare ad una tale occasione? Allora mi ha fatto una proposta. Me la sarei sentita di fare quel viaggio da me tanto sognato facendo compagnia a sua nonna al costo del prezzo vantaggiosissimo e cioè metà di quello reale complessivo? Dopo alcuni chiarimenti chiesti a Milena e dalla stessa ottenuti ho detto sì. Mi ha fornito ulteriori dettagli e adesso sono in Agenzia a perfezionare la "scenetta" , già tra noi concordata, a voce alta, a beneficio dell'intero uditorio:
= buongiorno signorina, sono passato per sapere se ci sono novità per la crociera Mediterranea
= buongiorno anche a lei, aspetti che controllo perché forse c'è qualcosa che le può interessare (e inizia a spiegarmi tutti i dettagli della faccenda)
= benissimo, d'accordo su tutto. Dove posso accomodarmi per attendere l'altro passeggero?
= è una passeggera ed è già lì seduta su quel divano, se vuole andare a parlarle
= certo, con permesso allora... (mi dirigo verso il divano, lì giunto faccio un mezzo inchino e chiedo alla signora seduta che so essere la nonna di Milena) posso sedermi?
= er posto c'è
= grazie. (nel frattempo la osservo: è piuttosto in carne, capelli bianchissimi, neppure un filo di trucco, due occhi vispi di un colore incerto, senza occhiali, vestita molto sobriamente) Sento dall'accento che lei è romana
= da na marea de generazzioni
= anch'io sono nato a Roma ma da antenati siciliani. Mi chiamo Calogero, il nome del mio nonno materno
= io me chiamo Nanda e nun è er nome de nessuno de' li parenti
= grazioso nome. È il diminutivo di Fernanda vero?
= macché, me chiamo proprio Nanda
= sono un pensionato e...
= te credo che voleva ancora lavora'?
= no, certo. Lei invece lavora?
= all'età mia? No, no, sto in pensione, prima facevo la fruttarola, c'avevo er banco a Campo de' Fiori. Puro mi padre prima de me e mi nonno prima de lui, tutti fruttaroli armeno da cent'anni...
= a proposito di anni io ne ho settanta
= e io sessantacinque. In due famo quasi un secolo e mezzo pensa un po'
= cambiamo argomento...
= sì, si è mejo
= quella bellissima impiegata che vede lì a quel bancone...
= chi quella? È mi nipote, la fja de mi fja
= benissimo...
= mica tanto. Pensi che noi tre c'avemo tutte lo stesso carattere e nun riuscimo a anna' d'accordo. Però se volemo bene e sa perché? Mica perché vivemo nella stessa casa, ma pe' er fatto che io so' vedova da sette anni e mi' genero c'è e nun c'è, nu' lo vedi e nu' lo senti, quinni...
= quindi ecco spiegato perchè vi volete bene
= già. Senti un po', m'hai fatto parlà solo a me ma de te nun hai detto gnente
= ti ringrazio per essere passata ad un tono un po' più confidenziale, ma di me c'è poco da dire: sono vedovo anch'io, ho due figli, sposati, che hanno le loro famiglie però quest'anno ho deciso di  fare una crociera senza di loro
= e puro io. So' anni che me la sto a sogna'. Siccome mi nipote m'ha dato la cabbina sua che però è pe du' persone sto aspetta' che quarcheduno...ma dimme un po', ma che gnente gnente annammo su la stessa nave?
= non solo, anche nella stessa cabina così in due risparmiamo
= e vabbe' ho capito però famo a capisse pure noiartri due. Te rendi conto che dovemo da passa' quinnici giorni drento la stessa cabina?
= certo, soltanto la notte però
= e lo so però nun te mette gnente in testa che...
= non porto cappelli
= nun fa' la spiritoso, sai che voijo di'
= tranquilla so benissimo come comportarmi
= ecco bravo, comportate da ragazzo educato. Adesso annamo da mi nipote a sistemà l'urtime cose
= sì, vedrai che sarò un perfetto gentiluomo
= e sinnò 'na ciavattata su li denti nun te la leva nissuno
= grazie, ti ringrazio per la tua bontà.
Tre giorni dopo, di domenica, alle 9:00 a.m. in punto io e Nanda dalla nave salutiamo la cara Milena diretti verso la meta agognata, l'inizo della realizzazione del nostro sogno.Siamo sulla nave e guardando Nanda che saluta la nipote col fazzoletto in mano mi accorgo che le sta spuntando qualche lacrima e allora
= Nanda, che fai piangi?
= ma chi piagne, chi piagne me dev'esse' entrato quarche bruscolino nell'occhi...
= fammi vedere, te lo tolgo io...
= ma che te faccio vede, lassa perde. Piuttosto annamo a vede' sta cabbina.
Rimaniamo veramente estasiati nel visitare la cabina che ci è stata assegnata: ampia, arieggiata, ammobiliata ottimamente, un bagno-doccia completo di tutti gli accessori, due eleganti comodini e due ampi letti singoli.
= a Calo'... ammazza che robba...sembra de sta' ar grandhotel
= Nanda qui siamo in prima classe quindi...
= e vabbè però tutto sto gran lusso...
= non preoccuparti. Dimmi piuttosto quale letto preferisci tu, quello più vicino al bagno o l'altro
sotto l'oblò?
= er seconno che hai detto
= benissimo. Io suggerirei di sistemare le nostre cose nell'armadio e poi di andare a fare un giro,che ne pensi?
= sì, famo così.
Dopo una trentina di minuti usciamo dalla cabina e visitiamo gran parte della nave .Giunta l'ora di pranzo ci indirizzano verso un bel salone e ci accompagnano al tavolo che sarà riservato a noi per l'intera durata della crociera. Pensavo che ci avrebbero fatto accomodare in un tavolo con più persone ed invece il nostro è soltanto per noi due.Finito il pranzo facciamo una breve passeggiata in coperta parlando del più e del meno, poi ci sistemiano su due comode sedie a sdraio, ammiriamo il panorama marino e scambiamo qualche parola con i vicini.
= Calo', ho sentito di' che stasera dopo cena se balla
= se vuoi possiamo partecipare anche noi però ti avverto che non so muovere un piede
= sei de coccio allora...vabbe' te ne stai seduto su quarche cosa e te metti a chiacchierà co' quarche vecchietta. Hai visto quante ce ne so' in giro?
= Nanda scusa la domanda impertinente, ma tu sei forse una giovanetta?
= ma che vor di', io so' regazza drento. Sapessi quanno c'avevo diciotto-vent'anni come spirolavo e quanti spiroloni me ronzavano intorno. Poi un giorno, uno de questi - er mejo te l'assicuro - me comincio' a ronza' attorno più spesso dell'artri e così siccome due più due fa sempre quattro è annata a fini' che me lo so sposato
= e avete vissuto felici e contenti. Ne sono certo...
= questo è poco ma sicuro. Solo però fino a quanno quer brutto malaccio me l'ha portato via. Era un
pacioccone, 'n'omo bono, venneva er pesce accanto ar banco mio. Calo' adesso però piantamola e vestimose pe' anna' a cena' e poi se gettamo ner vortice de le danze...
Siamo così riusciti a creare tra di noi un'atmosfera cordiale e simpatica. La sera quando ci prepariamo per andare a dormire lascio a Nanda la precedenza per il bagno e quella per mettersi a letto. Quando a mia volta esco dal bagno vedo che già dorme e non sente nulla degli eventuali rumori che faccio. Anche perché sin dalla prima sera le ho detto che mentre dormo io russo e lei allora si è premunita tappandosi le orecchie con dell'ovatta.
Oggi è già il quinto giorno di navigazione e siamo andati a dormire subito dopo cena poiché abbiamo voluto partecipare a qualche attività dell'animatrice di bordo e così ci siamo stancati.
E' quasi mezzanotte ma ancora non riesco ad addomentarmi. Ad un certo punto, benché al buio, mi accorgo che Nanda accanto al mio letto sta sollevando la mia coperta
= scusame Calo', nun dormo e sento freddo. Me metto drento al letto co' te. Sta' tranquillo nun ammollo carci quanno che dormo
= anch'io non dormivo perciò non russavo e quindi non ti ho svegliata io
= lo so, lo so, nun è corpa tua, adesso dormi, conta le pecorelle
= è un metodo che non funziona
= Calo'...ehm...se io t'abbraccio tu che fai?
= educatamente ricambio il tuo abbraccio
= sai che c'è Calo'? Famo l'educati e strignemose forte.
A quel punto il "fatto" è finito come speravamo entrambi che finisse.
Il mattino successivo, quando mi sveglio, mi accorgo che Nanda, sdraiata accanto a me, mi sta guardando con uno strano sguardo, un incrocio tra il dolce e il tenero
= Calò, me vergogno pure, ma te devo da confessa' 'na cosa. Stanotte, quann'è successa quella cosa che m'ero scordata da un sacco de tempo, me so' "commossa"
= grazie a te Nanda anche per me è stato uguale. Non lo credevo proprio
= e allora chi ce impedisce de "commoverci" quarch'artra vorta? Armeno provamoce.
La nostra crociera è terminata, quindici giorni bellissimi trascorsi felicemente. Scendiamo dalla nave e Milena è lì che ci attende. Ci viene incontro, ci abbraccia e ci chiede com'é andata
= 'na favola, bella de nonna tua, se semo pure "commossi"
= cioé?
= cioé, cioé, quante cose voi sape'. Quanno cresci n'artro po' te lo spiego. Anzi, datte da fa' perché io e Calo' fra un par de mesi se sposamo, tanto er viaggio de nozze già l'avemo fatto. Annamo Calo'
Mi volto per guardare Milena che, attonita, ci fissa con gli occhi completamente spalancati.
NULLA DI QUESTA STORIA È REALMENTE ACCADUTO. IL SOGNO È RIMASTO TALE

lunedì 17 settembre 2012

LA ZIA CANDIDA

Non era un soprannome quello ma il suo vero nome come sono veri questi fatti. Ormai ne posso parlare perché lei non c'è più da oltre 40 anni e si è, come dire, trasferita al Verano. Questo è a Roma uno dei luoghi per il riposo. Lo dico più chiaro, quello eterno.Mi si dirà allora perché ne parlo dal momento che la protagonista ci ha lasciato. Per vari motivi e tra loro scelgo quelli più interessanti, certamente per me. In realtà lei non era una mia zia consaguinea ma acquisita in quanto ero marito di sua nipote figlia di un suo fratello. La Zia faceva parte di una famiglia che, tra fratelli e sorelle erano, credo, sette od otto, dei quali cinque femmine, tutti nati a Roma e residenti in un appartamento all'ultimo piano di un palazzo nella famosa Piazza Navona. Zia Candida era nubile e sempre lo era stata mentre le altre quattro sue sorelle erano addirittura monache di clausura ospiti di altrettanti conventi sparsi per Roma. La conobbi sin dai primi anni cinquanta alla quale venni presentato dalla mia attuale moglie, a quell'epoca fidanzata, figlia appunto di uno dei suoi fratelli. La Zia era impiegata presso un grosso Ente ed era socia di un'Associazione di impiegate che ospitava donne single o vedove anche in pensione, piuttosto benestanti. Ognuna delle socie aveva a sua disposizione una camera singola facente parte di un paio di grandissimi appartamenti di un fabbricato in Piazza Navona attualmente sede dell'Ambasciata del Brasile. Le ospiti avevano vitto e alloggio non gratuitamente ma dietro pagamento di una retta mensile. A quei tempi era rimasta sola in quanto, a parte tre delle quattro monache di clausura, gli altri fratelli e sorella erano tutti passati a miglior vita. Essendo molto religiosa faceva parte di una Congregazione laica. Lei era molto legata a mia moglie, anzi era l'unica dei nipoti che frequentava e con la quale andava molto d'accordo. Naturalmente io venni coinvolto in questa situazione di reciproco affetto tra loro due tanto che man mano anche la Zia si affezionò a me. Quando nel 1956 ci sposammo lei ci fece un piccolo dono in denaro e, scritta a mano, anche una pergamena dove ci faceva gli auguri e si complimentava con entrambi elogiandoci. Conservo ancora quella pergamena inserita in una cornice munita di vetro come un quadro che ho appeso alla parete del corridoio.Quando lei andò in pensione io e mia moglie le facevamo visita molto spesso e qualche volta, da solo, la invitavo in una trattoria vicino dove abitava. Col passare degli anni i suoi malanni aumentarono finché un giorno una sua vicina di stanza mi telefonò in ufficio per dirmi che avrebbero portato la Zia al Policlinico Gemelli, un ospedale di Roma in via della Pineta Sacchetti. Andai di corsa dove abitava e vidi che la stavano portando via in ambulanza. In macchina la seguii, attesi che la visitavano e la ricoveravano in una stanza singola. Presi accordi con una infermiera capo-sala, le diedi i miei numeri telefonici di casa e dell'ufficio e le tenni compagnia fin quando mi fu permesso. Uno dei primi giorni di ottobre del 1968, io avevo in casa oltre mia moglie e mio figlio di neppure 10 anni, anche mia suocera, anziana, vedova e piuttosto sofferente. Non ricordo esattamente il giorno ma verso le ventuno mi telefonarono dal Policlinico per dirmi che la Zia stava lasciando questa terra. Salutai i miei, presi la macchina in garage e arrivai all'ospedale più in fretta che potei. Lei mi riconobbe e vidi sul suo volto sereno un piccolo cenno di sorriso. Tre brevi note a margine di questo ricordo: 1) qualche tempo prima di lasciarci mi aveva confidato che quando arrivava la sua ora non voleva essere sepolta nella sua tomba di famiglia ma desiderava lasciare il posto agli eredi successivi in quanto lei aveva acquistato un sito in un settore del Verano di proprietà della Congregazione religiosa della quale aveva fatto parte quando era in vita; 2) era romana puro sangue ed amava molto le poesie romanesche dei grandi poeti romani Belli, Trilussa e Pascarella. Quando ci o m'incontrava ne declamava una sempre diversa dalle altre e senza doverla leggere; 3) la notte che scomparve io ero da solo in quell'ospedale e quando verso le due dopo mezzanotte feci ritorno a casa non riuscii ad entrare in quanto i miei avevano dimenticato di togliere il catenaccio cioè l'asta di ferro scorrevole dietro la porta. Quindi, malgrado varie suonate di campanello e colpi con le mani nessuno mi aprì. Rassegnatomi mi recai nello studio professionale dove lavoravo del quale possedevo le chiavi e dormii, per modo di dire, in un divano del salotto d'attesa.






domenica 9 settembre 2012

LA CAREZZA

Ormai era giunto alle soglie della quinta età però da una ventina d'anni si stava struggendo per la mancanza di una carezza.

Non di chissà cosa, gli bastava solo la carezza di una mano femminile.

Aveva soltanto il ricordo di molto tempo prima quando un lieve tocco di una mano di donna lo aveva risvegliato da un sonno artificiale.

Sentiva proprio la necessità di un gesto così affettuoso, dolce, tenero.

Però aveva il timore di chiederlo a chi lo conosceva e a chi lo frequentava, poteva apparire una richiesta poco rispettosa verso di loro perché forse potevano pure pensare che lui nascondesse qualche altro strano desiderio.

Lui invece cercava di prestare molta attenzione ai propri comportamenti durante gli incontri e i dialoghi con amiche e amici e si sforzava nel tentativo di mostrare il suo vero essere: naturale e spontaneo il più possibile ma controllato.

Stranamente nei pochi sogni che faceva non appariva il quadro di "donna che carezza un uomo sul volto".

Però gli piaceva spesso figurarsi la scena fantasticandoci sopra per un po' di tempo.

Ciò che lo meravigliava era il fatto che non aveva mai pensato o desiderato che quella carezza dovesse "arrivare" soltanto dalle mani di una donna giovane; era un dettaglio di poca importanza ma che fosse di mano femminile questo sì.

Considerava quel lieve tocco di mano femminile, quella carezza, come un cenno che gli dava la certezza di essere ancora vivo.

D'altra parte anche un cane, un gatto desiderano spesso essere carezzati.

mercoledì 5 settembre 2012

I NONNI

Molti film, libri, racconti sia scritti che a voce, iniziano con le parole "mia nonna – oppure mio nonno – mi diceva che, mi raccontava che...".

Invece io a voce o in qualsiasi tipo di cosa che scribacchio, vero, verosimile o di fantasia, non ho usato mai un tale inizio non perché non volessi farlo, ma soltanto perchè non ho conosciuto nonni materni o paterni salvo una nonna paterna il giorno prima che morisse. Evidentemente aveva fretta di raggiungere i suoi tre mariti che aveva seppellito nel corso della sua vita.

Però poteva almeno aspettare qualche altro giorno per narrarmi qualcosa.

Mi sarebbe piaciuto poter ascoltare a suo tempo i loro racconti, i loro ricordi, le loro esperienze ed anche, perché no, qualche loro marachella giovanile come esempio da non seguire.

Per quello che ricordo non mi sembra che i miei genitori mi abbiano raccontato qualcosa riguardo i loro nonni, ma forse mi sbaglio in quanto la mia memoria va limitandosi ogni giorno di più.

Oggi l'età della "esistenza-resistenza" in vita delle persone va aumentando e quindi di nonni se ne vedono in giro sempre di più.

Io ho avuto la fortuna e la gioia di diventare nonno la prima volta a 58 anni e la seconda a 66 e non mi sono sottratto al mio dovere di fare il "nonno-sitter" per entrambe le mie due nipoti.

E confermo "sitter" perché l'ho fatto includendovi ogni mansione: cambio dei pannolini, prima colazione e pranzo, lunghe camminate con passeggini, ninne-nanne tra le mie braccia, entrata e uscita dall'asilo nido fino alle medie e via dicendo.

Non ricordo se ne ho già parlato ma quando la prima nipote frequentava la scuola materna, per due anni di seguito le maestre, d'accordo con i genitori degli altri bambini, mi chiesero di fare il "babbo natale" procurandomi per l'occasione costume e barba bianca. Fu per me un gran divertimento anche perchè i bambini erano alquanto timorosi quando li chiamavo uno per uno e dicevo loro qualcosa. Prelevavo dal sacco che portavo sulle spalle i regali preparati dalle loro famiglie e glieli consegnavo.

Qualche anno dopo la nipote mi disse che mi aveva riconosciuto dalla voce soltanto la seconda volta.

Chissà se qualche volta anche le mie nipoti parlando ai propri figli diranno loro "mio nonno mi raccontava che...".

sabato 1 settembre 2012

SUSPENSE

Da un bel po' di tempo qui sul mio pc-Pasqualegrazie ad una dritta di mia nipote – riesco a collegarmi con un sito tramite il quale posso vedere un discreto numero di film d'ogni genere, basta che scelgo. Appassionato di gialli, come ho già scritto in precedenza, nonché di polizieschi, thriller e legal thriller vedo almeno uno di questi film ogni giorno. Fantascienza ed horror li ho esclusi. Due giorni fa, di pomeriggio, ho visto, scaricandolo in download (finalmente qualcosa ho iniziato ad imparare), un film giallo anzi thriller che prometteva, dal titolo, una notevole dose appunto di suspense, di attesa spasmodica, di ansia e via dicendo. Ma - e mi ripeto - gli americani sono molto bravi nel campo cinematografico, siamo d'accordo, però sbagliano anche loro o esagerano e non poche volte sono anche ripetitivi e un po' ingenui.Il film che ho visto me ne ha dato la conferma. Ometto di dire sia il titolo del film che i nomi dei protagonisti per una specie di riguardo verso le persone che vi hanno preso parte.

L'inizio della pellicola che fa scorrere il titolo, i nomi dei componenti il cast, quelli dei vari direttori, dei produttori e dei tecnici è accompagnato da una colonna sonora che dovrebbe dare i brividi. Poi ecco la prima scena: è piena notte, una bella ragazza cammina per strada e sembra che sia di ritorno da una festa per un suo compleanno poiché porta tra le mani tre o quattro pacchi incartati e infiocchettati con carta e nastri da regalo.La strada è bagnata , evidentemente a causa di una recente pioggia ma la ragazza non ha ombrelli con se, e naturalmente la strada è anche semibuia e deserta. Sorride – la ragazza non la strada – e cammina normalmente, senza fretta, come passeggiando; si sta avvicinando a casa, poi la macchina da presa inquadra le scarpe – da ginnastica, da tennis, da corsa o da calcetto, non si capisce bene – ai piedi di qualcuno nascosto dietro un muro e coperto dal buio del quale si intravedono appunto solo scarpe, piedi e metà degli arti inferiori. Si comprende chiaramente che sta seguendo la ragazza e chiunque capisce benissimo che non lo fa per chiederle di poter accendere una sigaretta o per sapere dov'è una qualsiasi strada nei paraggi. Le sequenze successive fanno vedere che la ragazza, dopo aver aperto con una chiave, entra dentro casa quasi al buio, procede verso l'interno senza chiudere la porta che è di quelle con ritorno automatico al loro posto. E chi è che ferma la porta senza farla chiudere? Il postino? La vicina di casa che vuole chiedere del sale o dello zucchero in prestito? Mi sembra molto facile capirlo: è "scarpe da tennis", l'aspirante killer che fa fuori la ragazza tagliandole la gola con un coltello che più affilato non si può. Poi la sequenza dell'arrivo dei detective – chi li ha avvisati non si sa, si viene a sapere sempre dopo – ed ecco che iniziano le investigazioni. Combinazione, il killer che non è aspirante ma un serial-killer con precedenti simili che non è stato mai catturato invece in quel film, guarda un po', si lascia catturare piuttosto banalmente.

La frase ricorrente del detective protagonista principale è sempre la stessa "...prima o poi il killer farà un passo falso e allora...".

Una mia considerazione forse un po' sciocca: ma possibile che in quel tipo di film un killer non riesce mai a farla franca?