lunedì 11 maggio 2015

IO SALUTO

Buongiorno, buonasera, buonanotte che sono usati normalmente come saluti augurali o di commiato, a volte possono anche non essere tali. Oppure essere male interpretati sia da chi li rivolge sia da chi li riceve. Allora come ci si deve comportare? Non lo so,posso soltanto cercare di capirne gli intendimenti. Io personalmente saluto, per esempio, amici, conoscenti, negozianti, commessi, commesse e cassiere dei supermercati e dei negozi dove abitualmente mi reco, gli operatori ecologici che cercano di mantenere pulite le strade, gli abitanti del fabbricato in cui risiedo anche se li vedo raramente. Gli incontri quasi quotidiani sono quelli che faccio casualmente da circa 45 anni nelle strade intorno alla zona dove risiedo con la mia famiglia. Il fabbricato che comprende la mia abitazione, suddiviso in quattro scale, è composto di circa 92 unità immobiliari - abitazioni, magazzini, negozi ed uffici - ed i proprietari si riuniscono ogni due o tre mesi nelle rituali assemblee condominiali alle quali partecipano però soltanto quella minima parte necessaria per arrivare alla maggioranza dei millesimi di proprietà. Io, pur non essendo un condomino ho partecipato, quale delegato del proprietario dell’abitazione che occupo, a numerose di queste assemblee in occasione delle quali ho avuto la possibilità di conoscere alcuni di questi condomini. Tra loro un tale, sempre taciturno, di cui non ricordo né il nome né il cognome, che partecipa sempre alle assemblee e che incontro spesso per strada. C’incrociamo, mi guarda, lo saluto e lui non risponde neppure con un cenno. Sarà muto? Sordo? No, perché una mattina l’ho visto che chiacchierava animatamente con un mio amico che conosco da oltre quindici anni, della stessa mia età e delle mie stesse idee politiche. Sono passato proprio vicino a loro, ho salutato: il mio amico ha risposto molto cordialmente, lui zitto, un pesce! Mi sono detto: vuoi vedere che lui, benché non so come ne sia a conoscenza, ha idee politiche completamente opposte alle mie? Neanche per sogno perché un giorno ha acquistato dallo stesso mio edicolante un quotidiano che va ancora più in là di come la penso io. Da me interpellato il medesimo edicolante mi ha informato che il “silente” acquista da anni sempre quello stesso giornale. E allora? Mah! Gli devo stare molto sulle cosiddette e non ne conosco il motivo. A volte percorro una strada dove affacciano numerosi fabbricati: uno solo di questi ha sempre il portone aperto davanti al quale sostano due settantenni, o giù di lì, i quali sono frequentemente immersi in animate ma pacifiche conversazioni. Quando sto per superarli uno dei due, il meno alto, il più rotondo, capello e pizzetto brizzolati, con gli occhi che brillano e con un ampio sorriso mi saluta cordialmente. Io nell’allontanarmi ricambio il saluto e mi chiedo: ma chi è? Non riesco a ricordarmi chi sia Eppure ogni volta che c’incontriamo, accade spesso perché anche lui dovrebbe abitare in zona, mi saluta ed io faccio altrettanto senza, però, riuscire a capire di chi si tratta. Perfino due giorni addietro nel salutarmi al “buongiorno” ha aggiunto “caro dottore”! Chissà per chi mi scambia. Io, posso quasi giurarlo, non lo conosco. Sarà qualcuno che si vuole divertire? Sempre durante il percorso di quelle strade vicino la mia abitazione incontro un altro amico, credo abbia più di 80 anni, il quale, unitamente alla moglie, viene spesso da queste parti per fare la spesa. Non appena mi vede, anche se è lontano, almeno la vista deve averla ottima, mentre per il resto è meglio tacere, si ferma, blocca la moglie accanto a sé, con fare autoritario mi fa cenno con la mano di avvicinarmi e appena mi trovo a portata di orecchie mi “ammolla” un monologo impetuoso cianciando tra i più svariati argomenti: dove ha lavorato, le opere che ha compiuto, la politica, il suo punto di vista opposto al mio, le sue altissime e molteplici conoscenze in ogni campo. Insomma un pozzo senza fine di scienza e conoscenza. Ho provato sempre ad interromperlo, ma non ci sono mai riuscito: le mie opinioni, il mio parere non gli interessano minimamente. Anche la moglie, che evidentemente lo conosce bene, cerca di fermarlo ma lui, dopo averle lanciato un’occhiata “fulminante”, la “stoppa” perentoriamente e prosegue nel suo soliloquio. Ad un certo punto, evidentemente per mancanza di fiato, si ferma e, con un filo di voce mi dice che: “ proseguiremo in un successivo incontro il nostro dialogo”. Ma se non mi ha mai fatto aprire bocca, io vorrei sapere: quando abbiamo “dialogato”? Adesso però, quando esco da casa e quindi dal portone, mi guardo bene intorno, mi munisco di un binocolo per poterlo scorgere anche a chilometri di distanza e, appena ne intravedo la sagoma, mi dirigo nella direzione opposta. Ecco quindi i motivi per cui: A) al “silente” non gli rivolgo il saluto; B) al “buontempone” glielo ricambio e al “logorroico”, poiché lo evito, glielo tolgo.

lunedì 4 maggio 2015

LA RAGAZZA CON I CAPELLI ROSSO FIAMMA

Ebbene sì, lo confesso, sono uno che s'incuriosisce specialmente quando fatti, persone e situazioni fanno aumentare il livello della mia innata curiosità. Faccio un esempio raccontando un ricordo di circa 4 anni fa.Una mattina, uscito di casa per recarmi alla vicinissima fermata del bus che dovevo prendere, il medesimo mi sfuggì proprio sotto il naso. Sapevo bene che il bus successivo sarebbe passato non prima di 15 minuti, almeno, ma pazienza .Mi guardai intorno e notai che ero solo. Dopo qualche minuto, vidi avvicinarsi una figura femminile che, forse a causa del sole,sembrava emanare bagliori di fuoco. Camminava lentamente parlando attraverso un telefonino poggiato sull'orecchio destro. Notai alcuni particolari della sua silhouette perché venne a fermarsi proprio davanti a me. Evidentemente anche lei aspettava il bus.Era una figurina magra, indossava una giacchetta blu di velluto rasato che non arrivava a coprirle il bacino. Le gambe snelle erano inguainate in jeans attillatissimi che terminavano in un paio di stivali neri alti fin sotto le ginocchia. Le mani erano piccole con le dita affusolate e le unghie smaltate di un colore scuro, quasi nero. Una delle mani stringeva il telefonino tramite il quale parlava sottovoce. I lineamenti del volto aggraziati e dolci erano circondati da una massa di capelli rossi, lisci e lunghi che le arrivavano oltre le spalle. Sulla fronte una frangetta.Notai il colore rosso vivo dei suoi capelli e, appena interruppe la conversazione telefonica, non riuscii a trattenermi e le dissi: = Mi scusi, non pensi che voglia infastidirla però vorrei chiederle se quei capelli sono suoi o se è una parrucca. Sa, il motivo per cui glielo chiedo è... = il colore vistoso, vero? = ecco, appunto...chiedo scusa ma... = stia tranquillo, non è la prima persona che me lo chiede... = lo credo bene, incuriosiscono molto = certo, ma questi sono veramente i miei capelli, tinti è ovvio. Mi piace che si notino... = mi scusi, ambisce forse a qualche ruolo in TV, al teatro o al cinema? = nemmeno per sogno, io faccio la parrucchiera ed è un mestiere che mi piace e che faccio bene... = peccato, ha tutti i requisiti adatti, mi permetta di dirglielo. È molto graziosa ed è giovane... = ho trentacinque anni e la gioventù ormai...Ma non mi lamento, sto bene così = le faccio i miei complimenti, sinceramente, mi creda, pensavo invece... = che fossi più giovane, la ringrazio...Ecco l'autobus, buon giorno...= Non feci in tempo a dire una sola parola che la "rossa" si avviò alla porta posteriore e salì. Io, stupito (o stupido?) salii da quella anteriore e dopo quattro fermate scesi. Malgrado mi fossi voltato più volte sbirciando tra i passeggeri del bus non riuscii a vederla. Circa un mese dopo, al termine della mia solita passeggiata, anziché iniziare il giro dalla via che imboccavo quando uscivo da casa e che facevo sempre, mi incamminai verso la via parallela arrivando quindi alla fermata del bus che comunque non dovevo prendere. E chi ti vidi alla fermata? La stessa giovane donna dai capelli rosso fiamma che avevo ammirato 30 giorni prima. Abbigliata come la volta precedente, lo stesso atteggiamento, il telefonino tenuto fermo all'orecchio destro con la mano dalle dita affusolate, gli stessi capelli di un bagliore accecante e il sole che sembrava illuminarglieli ancora di più. Mentre camminavo rasentando il ciglio del marciapiede la rossa si voltò leggermente e abbozzò un sorriso verso di me, sempre parlando al telefonino. Un po' sorpreso mi fermai e le feci un cenno con la testa a mo' di saluto, lei mi fece un cenno con la mano sinistra, piccola e affusolata come l'altra, facendomi intendere di aspettare un momento. Mi voltai per vedere se tutto ciò era rivolto a qualcun altro, ma c'ero soltanto io. Terminata la telefonata mi disse: = salve come va? = si ricorda di me? = certo l'altra volta abbiamo scambiato qualche parola e allora... = ti...ehm...posso usare il tu? = sì, tanto lo faccio anch'io = benissimo e...abiti da queste parti? = sì, non molto lontano da questa fermata = capito...vai al lavoro? = come sempre, almeno i giorni feriali = vorrei farti una domanda personale se me lo permetti... = sei un tipo curioso vero? = sì, lo ammetto = spara = al tuo lui, se lo hai, gli piacciono i tuoi capelli? = non sto con un lui ma con una lei = ah! = ti scandalizza? = a me? E perché? Ognuno è libero di stare con chi gli pare... = credevo di sì, i capelli bianchi che hai mi hanno... = oltre quelli ho anche un cervello che ancora funziona, poco ma quel poco mi basta = ad ogni modo ce l'ho avuto un uomo ma sarebbe stato meglio non averlo conosciuto. Adesso mi trovo benissimo con la mia ragazza. È più giovane di me ma siamo veramente innamorate l'una dell'altra. Viviamo insieme nella stessa casa = credo sia questo ciò che maggiormente conta = ci puoi giurare. Sta arrivando il bus. Devi salire anche te? = no abito qui a due passi e allora... = allora ciao, ci vediamo... = ciao...io mi chiamo Aldo e tu? = è importante per te? = beh, insomma... = te lo dirò quando c'incontreremo la prossima volta, ciao.= La guardai salire, restai fermo per un po' e mi chiesi: cosa avrà voluto dire con l'ultima frase?