venerdì 1 gennaio 2016

L'OROLOGIO

Se ricordo bene, e penso proprio di sì, portai un orologio da polso al braccio destro quando avevo 25 anni fino ai 40. Poi iniziai ad usare una specie di padellino, un orologio da gilet o gilé, insomma da panciotto, dato che per un lungo periodo andavo al lavoro o altrove, anche con tale indumento sotto la giacca. Chissà chi me lo avrà regalato il padellino. Potrei averlo ricevuto in eredità, ma non credo. Rammento invece quando smisi di portare orologi, da polso o da tasca. Almeno 20 anni fa. Non percepivo più la necessità di averli. Però ne ho addirittura sei nella mia stanza. Meglio essere più precisi. Intendo dire che ove volessi sapere che ore sono in qualsiasi momento del giorno e della notte, basta che volgo lo sguardo in giro e osservo le lancette: 1) di una sveglia azzurrina, 2) di una sveglietta verdina, 3) di un orologio della squadra del cuore, 4), 5), 6) delle ore scandite sul cordless del telefono fisso, sul telefonino e sul pc-Pasquale. Ma a che mi servono? Gli orari del lavoro li ho sepolti da un bel pezzo, quelli di pranzo e cena non sono di mia competenza, appuntamenti non ne ho in agenda, pertanto lascio in pace orologi e quant'altro. Dimenticavo. In casa esistono altri tre orologi: uno piccolo in cucina e, in due stanze, altri 2 orologi grandi come padelle per frittate con patate o con zucchine, a scelta. Sarà forse una mania la mia? Quando ogni anno cambia l'ora da legale a solare e viceversa, è una faticata.
A mezzanotte di ieri, 31 dicembre 2015, nessuno dei 9 orologi ha segnato l'ora esatta, qualcuno uno o due minuti in più, qualcuno l'opposto. Va a capire.