Ricordo una particolare villeggiatura che facemmo io e la mia famiglia nel 1977. La sorella di una mia collega di lavoro con la sua famiglia, desiderava tanto fare un viaggio in un camper girando per mezza Europa. Abitavano in un centro residenziale sulla via Flaminia, a circa trenta chilometri da Roma. Era loro intenzione viaggiare per poco meno di un mese, ma per molte ragioni lasciare la loro residenza senza qualcuno in casa non lo potevano fare. La mia collega sapendo che ancora non avevo preso una decisione circa il luogo dove trascorrere le mie ferie mi girò la proposta che le aveva fatto la propria sorella. In poche parole ecco di cosa si trattava. La famiglia di sua sorella era composta oltre che da lei, dal marito e da tre figli ancora minorenni. Il giorno della loro partenza, di prima mattina, io e la mia famiglia, gatta Micia compresa, andammo da loro perché ci avrebbero dato le chiavi di casa e le indicazioni per il nostro soggiorno. Non volevano nulla per quanto riguardava l'affitto. A loro bastava che qualcuno abitasse in casa durante tutta la loro assenza. L'offerta era alquanto allettante perciò accettai. Quella mattina rimanemmo di stucco. Ci trovammo di fronte una grande villa e davanti il cancello, un lussuoso camper adatto almeno per una dozzina di persone. Ci fecero visitare la villa da cima a fondo. Era composta da un ampio locale al piano seminterrato adibito a garage e a locale magazzino con tanto di rampa d'accesso. C'era poi un piano a livello strada composto da ingresso, cucina, bagno, soggiorno e una scala interna che conduceva al piano superiore dove c'erano quattro camere delle quali tre da letto, due bagni e un'altra scala per accedere ad una grande mansarda. Nella villa, circondata da un giardino con piante e prato all'inglese, c'era una piscina all'aperto, un altro prato ed un piccolo appezzamento di terreno con un orto pieno di piante di pomodoro, piselli, zucchine, melanzane, insalata, odori vari, nonché un pollaio con una ventina tra galli e galline. Dimenticavo: passeggiava indisturbata nel prato anche una grossa tartaruga e bighellonavano in quell'Eden due cani, uno alto e grosso simile ad un lupo e l'altro, un cucciolo, entrambi frutto di vari incroci. Senza guinzagli e neppure museruole. I "camperisti", impazienti, appena terminata la visita della dimora e dopo averci segnalato la presenza di un congelatore grande come due maxi- frigoriferi, pieno fino all'orlo di verdure, ortaggi e altri cibi congelati; due armadi di cucina stracolmi l'uno di cibo per cani e mangime per il pollame e l'altro di pasta, olio, aceto, salumi vari, legumi, scatolette di tonno e altro, ci hanno fornito alcune indicazioni, ci hanno invitato a far uso di quello che più gradivamo e ci hanno salutato molto cordialmente. Ho fatto in tempo ad augurargli buon viaggio? Non me lo ricordo, ma nella fretta può darsi anche di no. Riuscii a riprendermi da quell'incontro abbastanza in fretta, chiamai le truppe a raccolta – mia moglie e mio figlio – e decidemmo di comune accordo i reciproci incarichi. La mia metà intendeva occuparsi soltanto del riordino della villa, mio figlio dopo un tuffo in piscina si mise subito in contatto con amici coetanei e cugini informandoli delle attrattive residenziali, a me rimase il resto: preparazione prima colazione, pranzo e cena per i cani e per noi; irrigazione verde e orto; raccolta ortaggi e verdure pronti per la tavola; visita al pollaio per fornire ai suoi occupanti il mangime necessario. Questa fu un'operazione direi a dir poco pericolosa poiché galli e galline percependo forse la mia antipatia per loro volevano prendermi a beccate ma feci in tempo a squagliarmi. Il mangime lo lanciavo loro dall'alto del recinto. Tutto andò per il meglio per quasi l'intera durata del nostro soggiorno fino a quattro giorni prima del previsto rientro dei "camperisti". Il tempo si era mantenuto splendido fino ad allora, poi venne giù il diluvio: i cani, ma anche noi, spaventatissmi e, dal pollaio, silenzio assoluto. Verso le diciotto sentimmo arrivare il camper e, sotto la pioggia, scesero sette od otto persone che ci salutarono con entusiasmo infilandosi di corsa in casa.
Malgrado il loro invito a rimanere ancora ed i loro sinceri ringraziamenti noi raccogliemmo le nostre cose, Micia compresa, la quale durante il nostro soggiorno era dovuta stare rinchiusa nella mansarda causa la non perfetta identità di vedute con i due cani peraltro buoni e affettuosi, quasi umani. Ci siamo salutati cordialmente e quindi abbiamo intrapreso il nostro ritorno a casa . Per mia moglie e mio figlio mestamente mentre io invece mi son sentito molto più rinfrancato.