Inutilmente
da due o tre ore mi giro e rigiro nel letto ma un’irrefrenabile
ridda di pensieri e ricordi mi mulinano nella mente tanto che sono
costretto ad alzarmi malgrado sia appena spuntata l’alba. Come mai,
dopo così tanto tempo, mi è venuta la voglia di rivedere il cortile
del fabbricato in cui sono nato qualcosa come oltre 82 anni or sono?
Strano…Eppure lì nei pressi ci sono già andato altre volte.
Fortunatamente, essendo presto, esco di casa e c'è un bel
freschetto. Pur non essendo lontano per andare in Via della
Polveriera, prendo un bus alla fermata vicina e scendo a quella di
fronte al Colosseo. Lì ci si inerpica sulla ripida scalinata che
dai piedi del Colosseo arriva in Via Nicola Salvi attraversata la
quale si percorre Via del Fagutale (diventata famosa per la casa
acquistata da un ex ministro e pagata in buona parte con denaro
versatogli a sua insaputa) e quindi si arriva nella via dove si
trova la mia vecchia casa. Mentre faccio questo ragionamento mi
assale il primo ricordo: quella ripida scalinata che raggiunge
l’isola del zibibbo (così chiamavamo il gruppo di edifici che
componevano la nostra parte del Rione Monti) ritaglia una fetta di
folta vegetazione che ricopre la piccola collinetta (da noi
battezzata la giungla dell'Africa) e che divide la zona del Colosseo
da quella del Colle Oppio dove si trova l'omonimo parco che sovrasta
la Domus Aurea – la casa di Nerone - e poi il viale del Monte
Oppio. Passando oltre c'è il Largo della Polveriera, si rasenta la
Trattoria Nerone (ex osteria un tempo nostra sala-giochi di briscola
e tressette), un moderno bar (anche qui ex negozio di generi
alimentari con annessa osteria, all’epoca altra sala-giochi) e si
svolta in Via della Polveriera. Ecco il numero civico 40 l’edificio
del quale faceva parte la nostra casa-interno 11, il 41 locale a
livello strada adibito oggi a non so cosa (un tempo abitazione di una
famiglia di amici), il 42 ingresso del cortile comune al quale si
accede tramite una specie di tunnel. Detto cortile consiste in
un’ampia area libera scoperta interna ed è circondato dal retro
degli edifici confinanti. Mi era stato detto che attualmente
l’accesso era impedito da una saracinesca verso l’esterno e da un
cancello metallico all’interno. Dopo il tunnel ho trovato invece
tutto spalancato: gli allegri fantasmi del passato mi stavano forse
aspettando? Appena entro nel tunnel vedo sulla destra le tre piccole
porte d'una volta chiuse: la prima è di un microscopico locale un
tempo occupato dal nostro calzolaio di fiducia, er sor Silvano tipo
curioso sempre vestito elegantemente con un vistosissimo fiocco nero
a guisa di cravatta (si mormorava trattarsi di anarchico o comunque
di accanito repubblicano vecchio stampo). Dietro le altre due porte
due piccoli magazzini. Percorso il “tunnel” eccomi nel cortile:
sulla destra sette saracinesche abbassate chiuse su altrettanti
box-auto (?). Ai tempi in cui lo frequentavo non ricordo di avervi
visto mai una macchina ma piuttosto roba usata. Sulla sinistra
invece un muro non troppo alto con un piccolo cancelletto centrale,
chiuso, che una volta consentiva l’accesso ad un corridoio a cielo
aperto sul quale si affacciavano le porte di due o tre abitazioni,
compresa quella della portiera e del locale fontane. Nel mentre
costeggio quel muro improvvisamente si apre una porta metallica e ne
esce una piccola signora molto anziana, piuttosto in carne, con un
paio di grossi occhiali da vista e una folta chioma di capelli neri
vistosamente tinti di recente. Appena mi vede mi saluta e mi rivolge
una specie di bentornato come se mi avesse riconosciuto. Io un po’
sbalordito cerco di rispondere il più educatamente possibile. Dopo
che lei si è allontanata ritorno sui miei passi, vado a verificare
sul citofono accanto al portone numero 40 e leggo il nome della
famiglia che abita all’interno in questione dal quale è apparsa la
signora di prima: è la stessa di quando io abitavo lì. Altro
ricordo: il loro capo-famiglia, un antifascista di razza che insieme
all’altro capo-famiglia, suo compagno, abitante al numero 41, il 25
luglio del ’43, giorno della caduta del fascismo, ingaggiarono una
piccola battaglia a colpi d’arma da fuoco appostati all’angolo
tra via della Polveriera e via Eudossiana dove, dalle finestre della
Facoltà d’Ingegneria alcuni fascisti sparavano a più non posso.
Faccio un breve giro nel cortile e ricordo che all’epoca io e la
banda di miei coetanei non lo frequentavamo spesso, preferivamo
giocare fuori per la strada o nel vicino parco del Colle Oppio. Può
darsi pure che ci fosse stato vietato di frequentarlo a seguito delle
proteste di qualcuno. Credo proprio di sì perché noi c’eravamo
accorti che mentre ci trastullavamo nel cortile venivamo osservati
dalle sorelle di un nostro coetaneo (noi dovevamo avere al massimo
dodici o tredici anni) il quale faceva parte di una famiglia abitante
nel nostro fabbricato, all’interno 7, composta, detta famiglia, da
padre, madre, da un nostro coetaneo, da un suo fratellino e dalle tre
sorelle tutte più grandi di noi ed anche belle figliole. Loro, le
tre sorelle, si erano abituate a starsene sulla loggetta che
circondava la loro abitazione e che aveva la vista sul cortile e
commentavano, sghignazzando, le nostre gesta. Noi avevamo capito che
sollevando“castamente” gli sguardi verso il cielo molto
“casualmente” s’incrociavano le gambe delle tre sorelle…a
quell’epoca ancora non andavano di moda i famosi blue-jeans. Ecco
quindi spiegato, credo, il successivo “vietato l’accesso”.
Torno sui miei passi. esco su via della Polveriera e, nel palazzone
di fronte, il mio sguardo va verso il civico numero 8. Ai tempi della
mia infanzia, della mia gioventù e della mia adolescenza era una
abitazione a livello strada occupata da una famiglia, madre, padre
cieco e due figlie femmine una delle quali piuttosto “sbarazzina”.
La madre fabbricava in casa i caramellotti (zucchero filato
solidificato non si sa bene con quale procedura) i quali, avvolti in
carta sgargiante, venivano venduti, da lei che camminava sempre con
il marito sottobraccio, in giro qua e là per il rione ma
soprattutto davanti le vicine scuole Vittorino da Feltre. Per
tornarmene a casa mi avvio verso la fermata del bus davanti al
Colosseo e per farlo oltrepasso via degli Annibaldi su quella orrenda
passerella (non si può neppure definire ponticello) più adatta in
una“selvaggia foresta equatoriale”, costruita qualche anno fa.
Incrocio tra i cento e i duecento turisti giapponesi debitamente
muniti di tre o quattrocento macchinette fotografiche di ogni forma e
dimensione i quali sorridono estasiati.
Sorrido
anch’io fra di me, soddisfatto di aver rivisto i miei vecchi luoghi
soprattutto quel cortile con i ricordi e le illusioni della nostra
giovanissima età.
31 commenti:
Caro Aldo, vedo che ci assomigliamo un po in tutto!
Capita pure a me, quando l'insonnia arriva, mi rigiro nel letto con dei brevi sonni, che mi sembrano lunghi,
e mi passa tutti e momenti della mia vita col le difficoltà di sopravvivere. Alla fine sorrido e penso è solo un sogno.
Buona giornata amico.
Tomaso
Mamma mia, che post fiume, quanta vivacità, quanta felicità di scrittura. Scritto talmente bene che mi sembra di aver percorso a volo d'uccello tutto ciò che descrivi sulle tue parole che con minuzia, delicatezza e intenso, infinito affetto trasfigurano e colorano ogni cosa.
Una delle cose più belle che abbia mai letto da te.
Bravissimo, bellissimo, grazie!
Mi hai deliziato e raddrizzato una mattinata storta.
Che piacevole lettura, un abbraccio, Aldo caro:)
Un post veramente avvincente e nostalgico.
Me lo sono goduto anche perché anni, fa, in una gita a Roma con il mio compagno Tarquinius, ci siamo venuti apposta a vedere se ancora abitavi lì (essendo una ramarra svanita, non avevo inteso che abitavi dalle parti di Piazza Vittorio) e ci siamo messi a guardare sui campanelli se c'era il tuo nome. Tarquinius mi diceva: "Se vedi il nome che fai, gli suoni?", e io gli ho risposto che non mi sarei mai permessa...
Mi sono sentita risucchiata dal tu racconto bellissimo e nostalgico..conosco quelle sensazioni..il desiderio di risentire vicini luoghi che ci sono appartenuti.
A me a volte manca un pezzo della mia vita..proprio quella legata alla mia infanzia e adolescenza. Momenti che ho vissuto a Milano. Luoghi e persone perse per sempre..a volte ho come la sensazione che la mia vita sia divisa in due parti nettamente distinte e separate.
Grazie caro Aldo.
Ti abbraccio
avevano poco da ridere e ancor meno da fotografare i giapponesi, tanto il colosseo è chiuso per sciopero.
Ciao Aldo sono bellissimi questi tuoi racconti tra sogni e realtà, racconti che ci aiutano a tirar campà
buona serata
Tiziano.
Vivi in una città davvero magnifica tu: ROMA!!! Che ricordi quando avevo quindici anni.
caro Aldo,
mi hai scatenato una nostalgica voglia di pensare a quel lontano cortile della mia infanzia-gioventù dove ho seminato i ricordi più sereni e gioiosi della mia vita.
Grazie Aldo, un abbraccio. robi
Caro Aldo, questo non è solo un viaggio nei tuoi ricordi ma anche un rivivere, con l'immaginazione, la vecchia Roma quasi del tutto sparita. Ho sempre immaginato che tanti angoli di questa nostra fantastica città avessero storie da raccontare e questo tuo ripercorrere il passato mi ha procurato talmente tante emozioni da lasciarmi senza fiato. Se trovo il tempo, e devo trovarlo, passerò in quei luoghi da te citati... per immaginare!
Ti auguro una buona serata e ti lascio un saluto! Ciao.
@Tomaso
@Cri
@Luly
@Ibadeth Hysa
@M4ry
@Enrico Bo
@Tiziano
@Enly
@Cipralex1
@Carlo
Quando i ricordi sono di questo tipo fa piacere condividerli con
il prossimo.
Stateve bene un caro saluto a tutti.
aldo.
che bella lettura e quanto mi piacciono i tuoi racconti... un po' quello che ho fatto io, una volta, ma, essendo i luoghi della mia infanzia a 1500 km, l'ho fatto con street view... :)
un abbraccio
Una descrizione così minuziosa e colorita dei luoghi mi fa pensare alla preparazione della tela per una stampa,antica e pur viva,proprio per i dettagli,e quasi sento le voci di voi, ragazzi,appresso ad un pallone e qualche mamma a chiamarvi,dalla finestra.
Sono belli i ricordi,mettono anche addosso un po di magone,per fortuna le giapponesine riportano subito alla realtà confusa e chiassosa di oggi.
Ciao,Aldo.
Bello Aldo, questo tuo percorso reale e irreale al tempo stesso in un luogo concreto che hai saputo ravvivare di immagini così precise da diventare da irreali in reali.
Non c'è niente che mi emozioni di più dei luoghi perduti dell'infanzia.
Quando torno al mio paese passo sempre dalle parti della mitica vecchia casa di via Tripepi. Ma non ho la tua stessa fortuna: quella casa così com'era non c'è più, è stata risistemata e cambiata e faccio fatica a individuare la nostra porta che dava sulla strada e la finestra sulla quale mi arrampicavo. Ma in ogni caso ritrovo qualcosa di familiare che mi provoca un tuffo al cuore.
Grazie Aldo, hai fatto un racconto in presa diretta con i sentimenti che mi ha veramente commosso.
Ciao!
Che bello ricordare il passsato, caro Aldo. Un racconto lungo pieno di tenerezza e nostalgia. Un abbraccio.
erika
Caro Aldo, vorrei rivedere con la stessa passione e malinconia, i luoghi in cui ho passato le più belle estati della mia infanzia.
Potere calpestare quelle strade fatte di ciottoli, e salire fino alla cima del paese dove gli anziani del luogo avevano creato un magnifico giardino, in cui coltivavano rose meravigliose. Dove alberi bellissimi fornivano l'ombra necessaria a proteggere dalla calura estiva.
Con campi da bocce perfetti per passare in allegria i pomeriggi e le sere dolci.
Al centro la cisterna di acqua che riforniva tutto il luogo.
Una regina con la sua corona, quella terra.
E invece, dal 23 novembre del 1980 non mi è più possibile. Ecco alle volte il potere delle parole.
La tua passeggiata è stata bella e nostalgica.
La stessa che da tanto tempo sogno di fare io.
Grazie.
Ti abbraccio.
@Fra
@Chicchina
@Ambra
@Nina
@Erika Napoletano
@Mariella
Ancora adesso, malgrado l'età avanzata, cerco di tornare indietro nel corso della mia vita per tutti quei ricordi che a me fanno piacere che tornino in mente.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.
grazie Aldo, ho rivissuto insieme a te quel periodo della tua vita come se ci fossi stato anch'io... bravo!
ogni volta che passo per via della polveriera ti penso..e ci passo spesso
Che meraviglia Aldo!! Rivedere la vecchia casa della tua infanzia, incontrare qualcuno che ti riconosce dopo una vita..ti capisco e ti ringrazio di condividere con noi che siamo il tuo presente:-) Un abbraccio
Caro Aldo, ultimamente l'insonnia mi ha trafitta per due notti di seguito...non si può quindi definirla tale e penso ai poveretti che ce l'hanno in forma cronica. Ho visto quindi i primi albori da dietro le prealpi e poi l'aurora nel suo meraviglioso colore rosato. Ho fatto una pennichella dopo pranzo per riprendermi. Che bei ricordi romaneschi che ci racconti! Pare proprio di vederti ragazzo e uomo maturo ( non oso dire anziano, dopo una così precisa e dettagliata descrizione del tempo passato e presente), come in un film.
Un abbraccio
Nou
Quanta nostalgia c'é dietro il tuo racconto.É bello leggerti! Noi abbiamo venduto la casa paterna dopo la morte della mamma e da allora spesso sento la voglia di rivederla o almeno il giardino. Perció su facebook tante volte quardo le foto dei nuovi proprietari nella speranza di poter vedere almeno un piccolissimo parte del scenario della nostra vita dei tempi vecchi:).
Un caro saluto e baci
E bravo Aldo!
@Enio
@Zefirina
@Riri
@Nou
@Caterina
@Luz
Come se avessi ricaricato chissà quale meccanismo i ricordi si riaffacciano.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.
Alduccio, ci hai preso per mano a tutti e ci hai accompagnati tra i fantasmi del tuo passato.
Hai descritto tutto molto bene, a pare di conoscere sia via della Polveriera e la vita che l'animava un tempo, questo grazie a te.
Un abbraccione forte
Un ritorno sui propri passi,raccontato con garbo e con un pizzico di nostalgia.
Per un attimo eravamo tutti quanti, tra amici, in Via della Polveriera.
Stendhal elogiava la Brianza :) e Napoli come città: "Napoli è la città più bella del mondo" :) .
@Rosy
@Costantino
@Enly
Tendiamo, credo tutti, a ricordare soprattutto cose piacevoli, quello meno le accantoniamo.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.
Ed io che vorrei tanto seguire il tuo esempio, almeno per dei fatti, non certo per copiarti la scrittura brillante! E che ci riesco poco!
i tuoi racconti mi trasportano nella fantastica Roma, eppure sono a casa! Grazie, Aldarè! sempre gajardo, eheheh, già da ragazzetto!!! tanti baci
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