venerdì 13 gennaio 2012

DAL BAULE DEI RICORDI - ER MONETA E ALTRI ANCORA

Avevo tra i 15 e i 16 anni – fine 1945 inizio 1946 – e facevo parte di una "banda" di ragazzetti tutti nati e cresciuti nell'Isola del zibibbo, così chiamavamo la zona dei palazzi in cui abitavamo nel Rione Monti, il primo di Roma, proprio in faccia al Colosseo. L'Isola era una specie di quadrilatero, tra via della Polveriera, il Largo omonimo, via delle Terme di Tito comprendente via del Monte Oppio e poi via Nicola Salvi e via del Fagutale. (*) La nostra attività vespertina, sempre dopo aver ottenuto la libera uscita da parte dei nostri rispettivi genitori, consisteva nel giro delle tre osterie e dell'unico bar esistenti nell'Isola per la solita partita a carte – senza soldi in ballo – e per la bevuta di gazzose. Quest'unico bar dell'Isola in angolo tra via delle Terme di Tito e via Nicola Salvi era frequentato da noi quasi tutti i giorni come pure da un "soggetto" particolare che arrivava sempre nel tardo pomeriggio e se ne andava verso le venti. Ci diceva quello che aveva combinato durante la giornata e di essere un attore ma non precisava se di cinema o di teatro e se era un protagonista, un generico o una comparsa. Abbastanza semplice la descrizione di questo personaggio: età tra i 45 e i 50 anni, altezza media, piuttosto magro, capelli e baffetti neri alla Clark Gable, abbigliato sempre con lo stesso elegante completo scuro un po' liso e con tanto di camicia e cravatta, scarpe nere. Così lo ricordo io. C'erà però qualcosa di particolare nel suo abbigliamento quotidiano: aveva sempre una camicia e una cravatta ogni giorno diverse da quelle del giorno prima. E sembravano "nuove di zecca ". La cosa non ci convinceva tanto poiché andava sempre alla ricerca di qualcuno che gli offrisse qualcosa a "sbafo". Forse era questo il motivo per cui lo chiamavamo "er moneta" in quanto, per quello che se ne sapeva, era sempre senza nemmeno una lira. Un giorno, però non ricordo chi tra di noi prese l'iniziativa, gli venne chiesto il come e il perché cambiasse camicia e cravatta tutti i giorni per di più fresche di negozio. "Er moneta", senza alcun imbarazzo si tolse la giacca e ci mostrò la camicia o quello che sembrava una camicia: colletto, polsini, una piccola parte di stoffa davanti e nessuna dietro, niente maniche, praticamente una camicia parziale, finta. Guardando quello "spettacolo" scoppiammo tutti a ridere ma lui imperterrito ci disse che non c'era alcuna ragione di farlo in quanto aveva adottato lo stesso criterio di un attore comico di fama mondiale del quale però non ci disse il nome. A partire dalla metà degli anni cinquanta non lo vedemmo più. Chi pensava che forse era emigrato in America o chissà dove, chi invece riteneva che avesse fatto fortuna e avesse fatto perdere le sue tracce, chi mormorava che forse era andato a fare la sua ultima "tourneè" su questa terra. Divenuti giovanotti, un giorno, ricordando "er moneta", ragionammo un pò sopra il mistero delle camicie e delle cravatte e allora non so chi disse che "lui" non era mai stato un attore ma lavorava in un magazzino di noleggio di costumi cinematografici e teatrali e quindi da quì la possibilità di poter cambiare ogni giorno. Però un dubbio è sempre rimasto. Perché, già che c'era, non cambiava anche il vestito e le scarpe?
L'abitudine di attribuirci rispettivamente dei soprannomi non cambiò mai. Un altro esempio. Nel fabbricato di fronte al mio,io stavo al numero civico 40 di via della Polveriera,ne esisteva e ne esiste tuttora un altro, molto più grande con l'ingresso per le abitazioni dai numeri civici 10, 14 e 17. Al numero 14 vi abitava una famiglia composta da genitori e da quattro figli maschi, proprio come noi quattro fratelli e, se non sbaglio, quasi nostri coetanei. Come me che ero stato soprannominato "er ficozza" a causa di un bozzo che mi era stato fatto sulla nuca da una "serciata" involontariamente tirata da un amico, anche ai quattro quasi nostri coetanei vennero affibbiati dei soprannomi. Al primo, il più grande, "er cammina" per la sua abitudine ad andarsene a spasso da solo fino a sera inoltrata. Quando usciva di casa, vestito elegantemente, scambiava appena un paio di parole con noi immersi nelle nostre "caciarate" poi si avviava per chi sa dove. Sembrava avesse chissà quale cosa per la testa, un libero pensatore probabilmente. Il secondo di quei quattro lo chiamavamo credo "er pinzetta" probabilmente perché lavorava in una officina elettromeccanica situata nella stessa nostra via; il terzo "er purcetta" e il quarto "garibaldi": Di loro due non ricordo il perché li chiamassimo così e neppure quando mi è capitato d'incontrarli gli ho chiesto il motivo circa i loro soprannomi i quali tuttora resistono. Stranamente non ricordo e non ho mai domandato loro se anche i miei tre fratelli erano stati "insigniti" da particolari soprannomi. Ci penserò sopra ed eventualmente ne inventerò qualcuno io.
(*)Zona divenuta recentemente più famosa per l'acquisto di appartamenti da parte di ministri

30 commenti:

paroleperaria ha detto...

"Zona divenuta famosa per l'acquisto da parte di ministri..." :)))
Che belle le tue storie... lo so, sono ripetitiva nei miei commenti! :)

Unknown ha detto...

Vedi Aldo quante cose hai da raccontare se ti ci metti di buzzo buono.
Questi racconti 'romani'sono degli interessanti balzi all'indietro, in un'Italia più autentica.
Buondì
Cristiana

Ambra ha detto...

Che bella questa dei soprannomi! Ma chissà se l'usanza si è perduta o se resiste ancora. Quella della camicia che in realtà poi era un pezzetto di stoffa me la ricordo. Sentivo mia madre che lo raccontava di qualcuno e ne ridevamo. Forse da piccola ho anche visto lo spettacolo. Ed eravamo a Milano e non a Roma, che vuol dire che "tutto il mondo è paese".

Adriano Maini ha detto...

Sai che 20 anni dopo i fatti da te narrati sentivo storie similari da un ragazzo romano che veniva d'estate dai cugini qui in Riviera?

la Volpe ha detto...

Sempre interessanti e vive le tue storie! Anche fra i miei amici all'università di Modena vigeva l'assegnazione di soprannomi, tanto che io stesso ne ho più d'uno (tra cui la volpe mi è rimasto appiccicato da ormai più di dieci anni). Il famoso "dottor chiavarello" è noto per avere avuto più di trenta soprannomi diversi.

Cri ha detto...

Che meraviglia starti ad ascoltare, Aldo, e figurarsi quel quadrilatero meraviglioso, uno dei posti più belli di Roma e dunque del mondo! Mi pare d'esser lì con voi, tornata ragazza anch'io ^^

Ernest ha detto...

ricordi davvero importanti che grazie alle tue parole diventano quadri!

chicchina ha detto...

Storie belle,di unìaltra Roma,di un'altra vita.Pensa te,oggi le case in quei dintorni ,se non sei un ministro mica te le puoi comperare.Invece ai tuoi tempi erano dei bei rioni pieni di vita e di giovani che sgomitavano per farsi avanti..
Ancora grazie per questi momenti di condivisione.Ciao Aldo.

L'angolo di raffaella ha detto...

Aldo è davvero un piacere leggere i tuoi post... ricordi imprtanti... pagine di un'Italia più genuina e semplice dove l'amicizia era un vero valore.
Belli i protagonisti dei tuoi ricordi... ben delineati tanto da immaginarli visivamente...
Complimenti!!!
Felicefine settimana

Unknown ha detto...

bellissimo il ricordo di "er moneta". E' poetica, a suo modo. Un personaggio così, davvero è difficile da dimenticare! Io ormai vivo a Roma da tanti anni, ma prima di trasferirmi qui, ho vissuto in un paese dove è più facile che si utilizzino dei soprannomi per identificare le persone. Forse la particolarità è nel fatto che da noi i soprannomi si ereditano (spesso) e quindi la memoria storica della genesi stessa del soprannome può andare perduta.

Paolo e Albero ha detto...

E tu come venivi soprannominato ?

la signora in rosso ha detto...

ogni soprannome un personaggio... sei grande!

Pupottina ha detto...

è così che ti volgio Aldo!
carico di ricordi da raccontare ... per farci emozionare, divertire, commuovere...
ti abbraccio forte

il cuoco ha detto...

Ciao Aldo Anche nel mio piccolo,paese c'era la moda dei soprannomi e ancopra oggi i vecchi ragazzi di quel paese vengono riconosciuti per il loro soprannome. Io ero alfi dei Cudin. Ciao

Sandra M. ha detto...

Resiste..resiste! Ho cari amici a Roma: er capitano, er direttò, er professò.... CHE MERAVIGLIA!!!
Anche qui a Modena si usava tantissimo dare soprannomi, soprattutto al tempo dei miei nonni, però...lei stessa era "al camèl" per le sue sorelle. Cioè il cammello, perchè era molto alta e magra e camminava in modo particolare...almeno da giovane.
:O)

Rosaria ha detto...

dal tuo "baule" escono fuori sempre storie belle e ricche.
Dovevi essere un raggazzo molto vispetto e mi ti immagino assieme ad altri girare per Roma.

I colli e polsi delle cravatte intercambiabili non era abitudine solo degli attori, ricordo che da piccola tanti uomini cambiavano aspetto alla loro camicia quasi nel modo da te descritto.

Io credo che "er moneta" che moneta non e aveva sarà partito in cerca di fortuna o avrà solo cambiato quartiere e abitudini?

Alduccio, il tuo "baule" conserva ricordi e nomi di un'epoca che molti hanno dimenticato o non ne sanno niente, aprilo più spesso ora come oggi abbiamo tutti bisogno di sostare un attimino e guardare indietro.

Un bacione al mio adorabile cantastorie.
Ciao.

Enrico Bo ha detto...

Che tempi eh! chi l'avrebbe detto che i ministri sarebbero venuti da quelle parti a farsi intestare case...

Unknown ha detto...

"er ficozza": sei sicuro che non sia per altro? non sò de Roma, ma...er fico è: er fico! :-)....e io che sopranome potrei avere? sono proprio contenta che sei tornato, leggerti è uno spasso. un abbraccio

@enio ha detto...

bei racconti, degli spaccati di vita passata e di abitudini che oggi non usano più... oggi tempo del consumismo e dell'usa e getta... l'unica cosa rimasta e quella dei "soprannomi"

Anna2 ha detto...

Ciao ciao...
Sei meraviglioso!!!
Vedi come sono mattiniera,per leggerTi?
Sei troppo importante per me...
Mi manchi se non passo a farTi una visita.
Hai un'umorismo che contagia.
Ti abbraccio forte forte ed un baciotto.

Anna2 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
upupa ha detto...

Come sempre un pezzo di storia...sai che l'abitudine di dare soprannomi mi piaceva molto...ora non si fa più...almeno qui da me...un abbraccio

Greis ha detto...

Queste due storie me le hai proprio raccontate, non le ho lette, ho proprio sentito la tua voce e visto i tuoi occhietti vispi :)
Tu seduto in poltrona, io accovacciata su un tappeto per terra con la schiena appoggiata al termosifone.
Oh..mica l'ho sognato, TE LO RICORDI? :P

riri ha detto...

La tua storia è bella, per come la racconti, per l'ironia, ma soprattutto per i soprannomi, un uso anche a Napoli, ma li mettevo io:-) Panz 'e vierm' ad un vicino che aveva una panza che quando giraval'angolo si vedeva per prima, poi c'era l'avvinazzat..quello era una specie di filosofo che dopo qualche bevuta parlava e faceva discorsi"intelligenti" ma difficili da capire, perchè erano un pò "mazzicati", poi c'era 'o mbruglion, un tipo che simpaticamente imbrogliava e prometteva senza mantenere, in compenso sfamava la numerosa famiglia..'o prestanome era quello che non aveva pendenze penali e firmava come garante..maròòò Alduccio, mi ha fatto venire in mente una arte di Napoli sepolta nel mio cuore e viva ancora..Grazie. Ti abbraccio

Nou ha detto...

Ciao Aldo, condivido tutte le osservazioni dei precedenti commenti. Mi hai fatto ricordare alcuni soprannomi che si usavano al mio paese: alcuni erano di famiglia e questi si tramandavano, altri erano personali, per burla.
Complimenti per come riesci a rendere accativante ogni tuo racconto.

Mi piacerebbe avere un soprannome..

Un abbraccio
Nou

Costantino ha detto...

Ironia,grande capacità di raccontare,un pizzico di mistero,
una passata di nostalgia.
Davvero un bellissimo racconto.

Tina ha detto...

AH...finalmente "il come eravamo" che adoro, vedi di non prendere altri "riposi sabbatici", mi sei mancato Aldo, leggendo i commenti mi accorgo che sono in buona compagnia, quindi Amico nostro, affila la tastiera e vai a cercare nei bauli dei tuoi ricordi altre storie che lo stile che usi rendono poster vocali, leggevo e vi vedevo, ti sentivo ;-))

Susanna ha detto...

Ma insomma, che fine ha fatto Er Moneta?
Il 30 dicembre sono venuta a Roma e, trovandomi in centro, sono venuta in via della Polveriera. Pensa che credevo ci abitassi ancora... Il mio compagno mi ha detto: "E se trovi il suo nome sul campanello, che fai, glie soni?" Io gli ho risposto che non mi permetterei mai, ma che mi piaceva farmi un'idea di dove vivevi... o eri visssuto....

Susanna ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Paola ha detto...

Ti racconti in un modo esemplare: te l'ho già detto, lo so, ma è la verità..a me piace tantissimo leggere simili racconti, o ascoltarli perché riesco a vedere quello di cui si parla. Chissà quanti ancora ne hai da dirci, oltre a quellli che per altro mi sono persa.. un giorno dovrò andare a ritroso nel tuo blog. Ora vado a leggere l'ultimo