L’antefatto – La vicenda ebbe i suoi
inizi circa quindici giorni prima del giorno di Natale.
Si stava paventando, con mio sommo dispiacere, la
discesa in campo di tre eserciti in ordine sparso ed in diverse
direzioni quando, con mio sommo piacere, fu deciso
all’unanimità che il campo di battaglia doveva essere quello del
secondo dei tre eserciti, vale a dire il mio andando per ordine
d'età.
Per organizzare l’armamento ed il
vettovagliamento, sempre all’unanimità, fu conferito il comando
supremo a mia nuora la quale, con piglio deciso, prese in mano sia le
redini della situazione sia i marchingegni telefonici. Dopo di che le
truppe si misero in movimento.
Ognuno dei tre eserciti si era assunto un compito ben definito
perché nulla doveva essere lasciato alla ventura.
Poiché io mi trovavo già sul campo, mio compito era quello di compilare un preciso inventario di quanto in mio possesso ed eventualmente denunziarne la penuria nel più breve tempo possibile al centro di comando.
Cosa che feci immediatamente.
Il luogo – In ossequio alle
decisioni prese, il “campo” fu predisposto nella mia dimora
adatta all’opera.
I partecipanti – Quindici, dagli
oltre i 30 ai circa 80 (anni s’intende), più una prossima ai 20 ed
una vicina ai 12 (la somma io non la faccio), così suddivisi: il
primo esercito, quello del fratello maggiore, composto di sei membri;
il secondo, quello del secondo fratello, ugualmente di sei membri ed
il terzo, quello del terzo fratello, di cinque membri.
Un vero peccato l’assenza del quarto esercito guidato dal
quarto fratello in missione sul suolo germanico.
L’occasione - Era il pranzo
di Natale
Qualcosa però non deve aver funzionato troppo
bene perché nel momento della discesa in campo dei tre eserciti
abbiamo avuto tutti la netta sensazione, considerata l’enorme
quantità di armamenti e vettovaglie da
ciascun esercito apportata che, anziché una battaglia noi
stavamo per affrontare la guerra dei trent’anni.
Al termine dell’incruenta tenzone (ora d’inizio
14 circa – ora finale 17,30 circa) tutti abbastanza satolli e
moderatamente euforici abbiamo dato il là a canti e
cori d’esultanza per la vittoria da noi riportata su acciacchi,
guai, malinconie e tristezze d’ogni sorta.
Abbiamo sopperito alla mancanza di strumenti
musicali con l’impensabile potenza delle nostre corde vocali (e
della memoria).
Purtroppo per me, visto che la casa dove abito dal
1969 non aveva mai vissuto una tale felice
giornata, verso le 21 ha avuto inizio la ritirata dei due
eserciti in missione.
Quello mio, è rimasto in loco.
Nonostante le mie sollecitazioni le truppe in ritirata hanno lasciato sul “campo” vettovaglie in quantità tali da satollare tre persone come minimo per un paio di giorni.
Il fatto - La sera del giorno
seguente (26/12) e l’intero giorno successivo numerose telefonate
si sono rincorse nell’etere alla ricerca di un BATTILARDO
(secondo il nuovo dizionario Zingarelli: tagliere in
legno di piccole dimensioni su cui si battono carne, lardo, verdure e
ortaggi vari)
L’oggetto era scomparso. Apparteneva a mia nuora
(sebbene io ne avessi uno in casa lei ha preferito portarsi da casa
il suo). D’altra parte lei era al comando e io sono aduso
obbedir tacendo.
Due giorni sono durate le mie affannose ricerche
per tutto il “campo di battaglia” e, finalmente, la mattina dopo
trovo il “fetente” ben acquattato e celato sotto le
mentite spoglie di alcune buste del fornaio.
Con mio enorme sollievo ho subito provveduto a
tranquillizzare tutti telefonicamente.
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BUONE FESTE A TUTTI