lunedì 29 aprile 2013

LA TATTICA

Sempre più frequentemente si leggono sui giornali o si vedono in TV episodi, anche gravi, di incidenti capitati a persone che, sulle strisce pedonali, vengono travolte o ferite con conseguenze serie.
Poiché sono un pedone almeno da una ventina di anni e a volte ho avuto serie difficoltà nell'attraversare le strade, da qualche tempo io ho adottato una certa tattica.
La seguente.
Quando attraverso una strada, dove soprattutto non ci sono semafori e il traffico funziona in entrambe le direzioni, io mi fermo sulla mezzeria della strada specialmente se tutto ciò che corre su ruote, due, quattro o anche di più, lo fa con una certa velocità. Perché quelli sono i momenti in cui mi sembra più opportuno fermarmi onde evitare incidenti di qualsiasi tipo.
Da quando il tempo ha cessato di fare i capricci ho ripreso a uscire di casa e ho
pensato di affinare questa tattica nel senso cioè di agire con cortesia.
Mi spiego meglio.
Per prima cosa guardo bene se posso attraversare, poi mi fermo come dicevo, sulla mezzeria della strada e, anche se i mezzi di locomozione di qualsiasi tipo sono abbastanza lontani, non mi muovo dal punto dove mi sono fermato e faccio ampi gesti con la mano invitando chi guida a passare ma, e qui sta il bello, la persona che mi vede pare che si senta in difficoltà e allora, sconcertato, fa lui ampi gesti con la mano, rallenta, si ferma e mi fa un sorriso, incurante tra l'altro del fatto che dietro di lui si vada formando un piccolo corteo.
Io allora riprendo l'attraversamento ricambiando il sorriso e, annuendo con la testa a mò di ringraziamento, proseguo.
Certo se ero giovane avrei attraversasto di corsa ma a quest'età...
Forte dell'esito positivo di quella tattica, ieri mi sono quasi divertito ad usare lo stesso sistema attraversando le numerose strade nei dintorni di casa, soprattutto di quelle dove non ci sono semafori.
Per curiosità le ho contate, sono esattamente dieci e, per lo stesso numero di volte, la tattica ha funzionato a meraviglia.
Magari se incontro qualcuno che mi conosce e mi vede fare quest'operazione si domanderà se sono diventato matto però a me non interessa, l'importante è tornare a casa non ferito ma soprattutto vivo.

venerdì 26 aprile 2013

TRACCE DI ROSSETTO

= Cornelio scusami ma vorrei pregarti di una cosa...
= dimmi Angelica...
= quando lunedì sera vai dalla tua amica Dorotea le dovresti chiedere un piccolo favore...
= perché no, dimmi pure...
= avrei potuto telefonarle ma ho pensato che forse non era il caso che...
= hai fatto bene a non farlo, dillo a me, ci penso io...
= le chiedi a nome mio se si vuol decidere a cambiare il rossetto che vale quattro centesimi e ne compri uno migliore? Ogni volta che ti lavo le camicie faccio una fatica a togliere quegli sbaffi...
= ma moglie mia cara mi credi che le ho chiesto di farlo già da un paio di mesi se non di più?
= io ti credo Corne' ma allora ti consiglio di fare una cosa, vai a Via Condotti, angolo Piazza di Spagna, c'è una profumeria dove mi conoscono bene e chiedi alla commessa il rossetto che prendo io e poi lo regali a Dorotea tanto giovedì ci ritorni vero?
= sì certo, ci vado sempre sia il lunedì che il giovedì...
= ecco, bravo, così una volta per tutte sistemiamo questa faccenda.
= d'accordo, domani appena esco dall'ufficio vado lì e compro due o tre rossetti
= hai sentito mai Benedetta lamentarsi per i colletti delle camicie di suo marito Cirillo?
= non mi sembra...
= perché io uso il rossetto giusto e quando il lunedì e il giovedì lui viene a trovarmi se ne torna a casa sua tutto contento perché gli sbaffi sono leggeri e facilmente lavabili. Così Benedetta non ha di che lamentarsi.


martedì 23 aprile 2013

L'IMBARAZZO PER UN GESTO CHE NON HO FATTO

Ricordo quest'episodio di qualche giorno fa. Non è granché ma mi ha dato modo di fare una riflessione.
Erano le dieci di mattina quando, assicuratomi che la temperatura fosse mite come da previsioni quasi sempre sballate, sono uscito e, con un romanzo di Camilleri in mano, me ne sono andato al Parco vicino casa mia e mi sono seduto su una panchina sulla quale non c'era nessuno.Mi trovavo proprio a fianco di un muro contro il quale un bambino di quattro o cinque anni si divertiva a scagliare pallonate da distanza ravvicinata. È un muro davanti al quale in estate viene sistemato un grande schermo per il cinema all'aperto. A me il divertimento del bambino non dava alcun fastidio ma ero incuriosito dal fatto che giocava da solo in quanto non c'erano altri bambini e questo era abbastanza logico essendo un giorno feriale e quindi tutti gli altri bambini dovevano essere a scuola, al nido, all'asilo.
Ad un certo punto il pallone dopo aver colpito il muro anziché andare verso il bambino rotolò vicino i miei piedi.
Il bambino si avvicinò e
- scusa per favore mi ridai il mio pallone?
- eccolo tieni ma come mai non stai a scuola?
- mia mamma che mi doveva accompagnare si è sentita male e allora...
- capito. E adesso mi dici quale è la tua mamma?
- eccola là, quella col pancione che sta leggendo il giornale...
- sì ho capito e...
- mamma mi ha detto che tra poco arriverà una sorellina...tu che leggi?
- un romanzo...
- mi leggi qualcosa come fa mio papà quando la sera torna a casa?
- questo non è un libro per bambini...
- vuoi giocare con me?
- lo farei volentieri ma vedi come sono vecchio?
- anche mio nonno è vecchio ma quando andiamo a casa sua lui ci gioca con me...
- beato lui...ma perché ogni tanto non vai a parlare con la tua mamma...
- eccola, vedi, sta arrivando qui...
...........................................................
- scusi signore ma mio figlio fa sempre così, attacca bottone con tutti...
- no signora mi creda lui non mi dava alcun fastidio...
- meno male, adesso noi dobbiamo tornare a casa, grazie e buongiorno, saluta il signore...
- ciao signore.
Mi veniva spontaneo fare un gesto carezzevole verso il bambino ma non l'ho fatto.
Fino a una quindicina di anni fa quando da nonno-sitter col passeggino portavo le mie due nipoti a fare un giro al parco, se incontravo qualche bambino, gli facevo un sorriso, una carezza o un qualsiasi altro gesto affettuoso, ma poi, per non essere frainteso ed essere preso per pedofilo, ho smesso di compiere qualsiasi gesto del genere ed evitare così un qualsiasi imbarazzo.
Si fa presto a pensar male di una persona e forse potrò sembrare troppo prudente, ma è meglio evitare.



giovedì 18 aprile 2013

DUE PERSONE GENTILI

Veso le 11 di ieri mattina rientravo a casa dal mio solito giro che cerco di fare quasi tutti i giorni quando, nei pressi dell'angolo della via dove abito, due gentili persone, distintamente vestiti, uno anziano l'altro molto più giovane, mi hanno chiesto di fermami
- scusi il disturbo signore, vorremmo consegnarle questo (e mi porgono una sorta di cartoncino piegato sul fronte del quale è scritto, pressappoco, IL DESTINO DELLA TUA VITA È NELLE TUE MANI)
- (a quello anziano che mi ha interpellato) no grazie, ho altro per la testa...
- guardi che è importante a volte Dio...
- quale?
- come quale?
- sì perché vedi fratello io ho chiesto tante volte alcune cose ma non mi ha mai dato retta nessuno...
- tipo?
- fra le tante quella di toglierci dalla scatole certi politicastri che da vent'anni...
- ho capito, sei di sinistra...
- di questa sinistra? No, ancora più a sinistra, quasi anarchico...
- (l'anziano apre un libro con la copertina rossa) sai che diceva Marx? Bene questa è la Bibbia e ti leggo alcune righe (legge molto lentamente)...hai sentito? Non è diverso da quello che diceva Gesù figlio di Dio...
- senti a me fratello, tu hai le tue opinioni e io le rispetto però rispondi ad una mia domanda per favore. Ti sembra giusto che tutte le prediche che fanno non servono a niente e che in giro ci sono enormi disuguaglianze? I poveri che non ce la fanno e i ricchi che se la scialano?
- non devi farti accecare dall'invidia...
- ma quale invidia, a me non me ne può fregare di meno di chi è ricco,sono affari suoi tanto quando anche lui morirà non si potrà portare appresso la ricchezza, però io non ne posso più di certe storture
- i parroci, i sacerdoti e tutti gli uomini di Chiesa cercano di sistemare le cose ma malgrado la loro fatica...
- sì fratello però sono rarissimi quelli ai quali credere e che meritano di essere ascoltati ad esempio Don Ciotti e Don Gallo. Scusami ma adesso io devo rientrare a casa e quindi molliamo qui, buona salute...
- grazie altrettanto
- sì, vabbè, lasciamo perdere.
So benissimo che di fronte a due persone così gentili io non lo sono stato ma ho detto quello che mi ribolle dentro da un pezzo.




lunedì 15 aprile 2013

DOVRO' PRENDERE A MAZZATE PASQUALE E PASQUALINI

Già perché quello che mi è successo lunedì della scorsa settimana è incredibile.
Fino alle 9.00 a.m. sono stato a cliccare su questo bene/male/detto marchingegno alias Pasquale e tutto funzionava a meraviglia. Dalla finestra ho visto che c'era il sole e che la temperatura era mite. Mi sono vestito, sono uscito e neppure un'ora dopo sono rientrato. Seduto dinanzi a Pasquale, ho visto il monitor buio. Ho cliccato qua e là, niente, il morto interrogato non rispose. Ho domandato se qualcuno avesse toccato qualcosa ma nessuno l'aveva fatto. Telefono al tecnico mio amico che mi conosce da anni, gli racconto tutto, mi dice di non essere in casa (abita fuori Roma) e quindi di non poter verificare attraverso un altro suo marchingegno personale quale sia la causa del guasto. Mi promette di venire dopo pranzo. Infatti verso le 14 arriva, si mette all'opera, traffica una buona mezz'ora ma poi mi dice che purtroppo il monitor è deceduto. Mi chiede se sono trascorsi oltre 24 mesi da quando mio figlio procedette all'acquisto per usufruire eventualmente della garanzia ma purtroppo ne sono trascorsi 32 e quindi nisba. Poi, avendo avuto in regalo sempre da mio figlio un televisore nuovo, di quelli giganteschi e piatti lui, il tecnico, mi dice che forse, se c'è, non so di quale attacco parli, riesce a sistemare la faccenda. Leva qui, taglia qua, metti lì e metti là, dopo mezz'ora mi ritrovo con un televisore e annesso schermo gigantesco sulla scrivania al posto di Pasquale che è stato delicatamente poggiato sul tavolino della TV in attesa del funerale. Dopo di che prove su prove e istruzioni a non finire che io fatico a comprendere ma poi finalmente ci riesco. Lui, Pasquale, risorge e io torno a cliccare. Pago il tecnico, per fortuna con una riduzione del 50%, lo saluto, mi dice arrivederci ma io spero tanto di no e la cosa appare risolta.
E INVECE NO
perchè dopo circa tre ore il topo-mouse mi dice addio. Non dà più segni di vita. Prego la signora che assiste mia moglie di andare in un negozio vicinissimo casa per acquistare una nuova bestiola. Detto e fatto ma non completamente perchè è un tipo nuovo ed io stento un bel po' a capire come funziona, Infatti non riesco a farlo funzionare bene. Allora riprendo in mano quello che usavo prima, ci parlo, lo prego, lo supplico e quindi il vecchio topo-mouse che fa? Esaudisce le mie preghiere e risorge anche lui. Conclusione: adesso mi ritrovo con un unico marchingegno, Pasquale che si è felicemente unito in matrimonio con il televisore dalle forme gigantesco-panoramiche, e con due topi-mouse entrambi funzionanti.
Io sono inesperto e caprone e questo è noto, però prendo un mazzuolo di legno, lo poggio sulla scrivania accanto a Pasquale e ai due Pasqualini, glielo mostro e li avverto: alla prima che mi fate v'assicuro so' mazzate.

giovedì 11 aprile 2013

SI CHIAMAVA REGINA...

...ma venimmo a sapere successivamente che era un soprannome affibbiatole dagli abitanti del quartiere dove risiedeva in quanto era l'unica abitante di una palazzina di tre piani quasi completamente distrutta dai bombardamenti alleati nel 1943 a Roma.
Occupava un monolocale al pianterreno che lei aveva reso abitabile con le sue mani e lì aveva creato il suo regno. Non c'era chi la disturbava anche perché non creava problemi a nessuno.
Quando noi ragazzotti di Via della Polveriera venimmo a sapere di questa Regina - mi è difficile ricordare chi ci aveva dato l'informazione - pensammo di volerla incontrare anche se lei esercitava, uso un eufemismo, la professione più antica del mondo.
Però avevamo dei dubbi ed i motivi erano principalmente la nostra giovane età, nessuno di noi superava i sedici anni e, soprattutto, la mancanza di soldi. Malgrado ciò prendemmo la decisione di procurarceli a qualsiasi costo nutrendo la speranza che quanto da ciascuno di noi racimolato bastasse per ottenere i favori della Regina. Ma ne dubitavamo molto.
Ad ogni modo decidemmo di tentare, ci riunimmo per il grande evento - eravamo tutti alla nostra prima esperienza - ci contammo e formammo un gruppo di sette novelli Casanova.
Dovevamo compiere la missione al mattino onde evitare incontri con persone più grandi che sicuramente ci avrebbero preso a calci.
Giunti a "palazzo reale" - saranno state le 10.00 a.m. - salimmo i tre o quattro gradini che ci separavano dall'unica porta di quel pianerottolo, bussammo e udimmo una voce femminile che disse di entrare.
Infilammo un piccolo e stretto corridoio e ci posizionammo davanti ad un vano porta, senza porta ma con una specie di tenda formata da lunghe file di tappi metallici di bottiglie di birra e gazzosa, completamente schiacciati.
La stanza, anzi una specie di stanzone, era arredato con lo stretto necessario. In un angolo la macchina del gas, una piccola credenza e un tavolino rotondo con due sedie. Poco più in là un lavello, una bacinella su un treppiedi metallico, un letto matrimoniale enorme e un armadio a due sportelli.
Lei era intenta a cuocere qualcosa, forse la colazione, quando si girò e appena ci vide disse:
= e voi bambolotti che volete?=
Nessuno rispose e allora lei seguitò:
= non abbiate paura, si capisce benissimo cosa volete=
Poteva avere non più di cinquant'anni, bruna, abbastanza carina ma molto magra in quanto doveva aver patito molte delle sofferenze inflitte alla gente negli anni bui della seconda guerra mondiale.
Ci domandò:
= soldi ne avete? Qui non si fa credito a nessuno...(e si fece una gran risata)=
Gli facemmo vedere quello che avevamo e lei
= va bene, facciamo uno sconto comitiva, però il divertimento è meglio farlo con uno alla volta, d'accordo? Chi è il primo?=
Ci mettemmo a discutere e poichè nessuno voleva esserlo decisi di andarci io. Li feci uscire dallo stanzone e.....cercai di fare del mio meglio aiutato dalla Regina.
La faccenda non andò molto bene anche perché i miei amici si erano appostati nel piccolo corridoio davanti a quella specie di tenda e s'erano messi a origliare e a sghignazzare. Ovviamente lo sghignazzamento continuò ogni volta anche per gli altri"sudditi" durante il loro turno.
Finimmo la cerimonia e nel ritornare a casa seguitammo a prenderci in giro
consci tra l'altro di aver fatto una figura inadeguata al cospetto di una Regina.


lunedì 8 aprile 2013

QUELLA VOLTA DEL CACIUCCO ALLA LIVORNESE

Alcuni giorni prima del 15 ottobre 1967, compleanno di mia moglie che compiva 39 anni, mi era venuto in mente di festeggiarlo andando a fare una gita fuori Roma, più precisamente a Livorno, in quanto per quella occasione oltre a far contento mio figlio di 8 anni dato che era domenica e lì si giocava una partita del campionato di calcio di Serie B tra la squadra locale e quella da noi seguita, potevamo soddisfare un nostro desiderio che era quello di gustare il famoso caciucco alla livornese. In definitiva quattro piccioni con una fava: festa, gita, partita, caciucco.
In quel periodo eravamo amici di un mio collega di lavoro, sardo, credo più grande di me almeno di una dozzina di anni, e di sua moglie, coetanea, molto affabile. Entrambi in effetti di ottima compagnia. Decisi di parlargliene e lui ne fu entusiasta tanto che propose di partire il sabato pomeriggio e fare il viaggio da Roma a Livorno con una sola auto, la sua, una Opel cabriolet spyder rossa. Al che io feci presente che la sua era un'auto a due posti ma lui mi disse che dietro i due sedili anteriori lo spazio era talmente ampio da poter essere occupato da noi tre, io, mia moglie e mio figlio. Non so se in un eventuale incontro con la polizia stradale saremmo incorsi in un divieto ma non ci preoccupammo più di tanto. Alle 16.30 p.m. di sabato 14 ottobre i nostri amici vennero a prelevarci a casa, allora abitavamo nei pressi di Piazza Re di Roma, e ci fecero accomodare nello loro auto, scoperta grazie alla temperatura ancora piacevole malgrado fosse autunno. Per dire la verità non si stava scomodi e comunque, abbastanza sereni per la gita, a parte mio figlio che era fuori di sé dalla contentezza, partimmo per quel viaggio di almeno quattro ore. Arrivammo a Livorno che erano quasi le 21 cercammo un albergo e lo trovammo al centro città. Dopo aver parcheggiato entrammo e ci rendemmo conto che li c'era alloggiata l'intera nostra squadra del cuore con tanto di giocatori, tecnici, dirigenti. Mio figlio non stava più nella pelle, quello era per lui un avvenimento che avrebbe sognato per giorni e mesi.
Erano rimaste due sole camere vuote: la prima a pianterreno, matrimoniale con bagno; la seconda al terzo piano, sempre matrimoniale ma senza bagno. Proposi di fare un sorteggio lanciando in aria una moneta da 500 lire - l'euro era di là da venire. Vinse il mio amico in quanto lui prese la camera con bagno e a me toccò quella al terzo piano. Le altre camere di quello stesso piano terzo erano occupate da coloro che componevano la squadra del cuore. Subito dopo cenato andammo a dormire ma non credo che mio figlio dormì molto. Quando ci svegliammo il mattino dopo ci accingemmo ad andare al bagno comune lì a quel piano e mentre cedevo il passo a mia moglie per accompagnarla lei invece di procedere si fermava, si voltava e voleva tornare indietro. Mi chiesi il perchè, mi affacciai dalla porta e vidi che il bagno proprio davanti la nostra camera, aveva la porta aperta ed era occupato da due dei calciatori completamente nudi che si stavano radendo la barba. Dopo un bel po' di tempo occupammo noi il bagno e scendemmo per la colazione. Col mio amico decidemmo di fare un breve giro turistico, andammo quindi a mangiare in una trattoria consigliataci dall'albergatore e finalmente degustammo il famoso caciucco alla livornese. Festeggiammo inoltre i 39 anni di mia moglie con tanto di candeline e torta. Terminato il pasto ci recammo molto presto allo stadio per assistere alla partita che, ultima beffa, la nostra squadra del cuore perse per uno a zero. Intraprendemmo mogi mogi il viaggio di ritorno a Roma rendendoci conto che nonostante tutto avevamo trascorso un fine settimana abbastanza discreto.
Ci siamo consolati un po' ripensando al caciucco.

giovedì 4 aprile 2013

ESATTAMENTE QUATTRO ANNI FA

Sabato 4 aprile 2009 manifestazione della CGIL a Roma, Circo Massimo. Sin da quando è stata annunciata mi sono detto: “questa volta devo partecipare”. Naturalmente, tempo e salute permettendo. Tempo nel senso metereologico è ovvio perché di tempo ne ho abbastanza almeno finchè dura. Detto questo mi metto alla caccia di qualcuno sul blog che ne sa più di me in fatto di indicazioni utili per la partecipazione e che ti becco? Due post del GAP e di LORIS. Perfetto, procediamo con le operazioni necessarie alla bisogna. Clicco sul blog di LORIS che mi rimanda per le indicazioni a quello del GAP. E vabbè, procediamo. Il GAP indica tutto: orario d’incontro tra le 11 e 12 a.m. (un “pizzico” d’elasticità non fa mai male); luogo d’incontro: monumento a Giuseppe Mazzini. Lì per lì non mi sono ricordato il luogo poi sbirciando qua e là ho centrato l’obiettivo. Ho perfino cercato di misurare il percorso da casa e, visitando un apposito sito, ho saputo che tra qui e lì ci sono tre chilometri. Dove qui sta per casa e lì sta per Circo Massimo. Il busillis qual è? E’ che io ho a piedi un’autonomia di circa 2 chilometri, quindi la differenza come la copro dato che non ho macchina e i mezzi pubblici o non ci sono o sono deviati chissà per quali strade? Mi viene un’idea! Telefono al mio unico figlio e con la voce più flautata possibile gli chiedo se per caso ha impegni per sabato mattina 4 aprile e lui mi risponde molto dispiaciuto che, purtroppo, con sua moglie e le sue due figlie devono andare al Circo Massimo. Senza che lui mi possa vedere inizio a fare la danza della vittoria (un rituale che ho imparato sognando l’Amazzonia). Con una faccia (e una voce) di bronzo come la mia gli dico allora che rimando il mio impegno (quale?) e che, va bene, accetto il suo invito (ariquale?) di andare con lui. Mi domanda quali sono il punto d’incontro e l’orario. Gli dico il tutto e, conoscendolo, lo prego di non fare come il suo sòlito e di non tardare oltre le ore 11. Tutto sembra filare a perfezione. La sera precedente, venerdì 3, ho persino guardato e ascoltato le previsioni meteo di una ventina di canali televisivi apprendendo, con un po’ di rammarico, che l’indomani il cielo sarebbe stato nuvoloso con possibilità di piogge sparse e temperature quasi autunnali: insomma assente soltanto la nebbia della Val Padana. Pazienza devo solo attrezzarmi a dovere. Sono appena le 9 a.m. di sabato quando sento suonare il citofono: è mio figlio che mi dice che dobbiamo andare subito perché stanno transennando tutte le strade di accesso al Circo Massimo. La sua preoccupazione è che non sa fin dove possiamo arrivare con la macchina e dove parcheggiarla, perciò bisogna sbrigarsi per avere il tempo necessario a trovare uno spazio. Io ubbidisco, mi vesto in tutta fretta abbigliato quasi come uno che deve andare a sciare al Terminillo e parto, con lui al volante ovviamente. Effettivamente le strade sono quasi tutte chiuse al traffico e lungo il percorso incontriamo anche due o tre cortei di manifestanti. Riusciamo comunque ad arrivare fino ad un certo punto al di là del quale non si può andare. Parcheggiamo, scendiamo e ci avviamo a piedi, il tutto con molta tranquillità perchè siamo in notevole anticipo. La distanza che manca al punto d’incontro corrisponde, ad occhio e croce, a circa quei miei cari 2 km.da percorrere ogni giorno: ne sento proprio la mancanza. Però, mentre camminiamo, rifletto sul fatto che dovrò farli anche al ritorno. Giunti vicino al monumento che si trova al centro del vialone, nei pressi del Circo Massimo troviamo il luogo già stracolmo di folla, di bandiere, di striscioni e di cartelli . Ci dividiamo perché lui deve andare alla ricerca dei suoi, mentre io penso a rintracciare i miei. Mi raccomanda di non muovermi di lì perché poi sarebbe ritornato. Tacendo obbedisco. Qualche attimo prima delle 11 mi avvicino ancora di più ai piedi di Mazzini e incrocio simpaticamente esultanti i primi bloggers: GAP, LORIS e LUZ. Ci riconosciamo abbastanza facilmente per via delle nostre rispettive “fotine segnaletiche” e ci abbracciamo molto cordialmente. Con il trascorrere del tempo arrivano altri blogger amici: stessa accoglienza e stesso scambio di saluti. Ad un certo punto, tra lazzi e frizzi, LUZ offre pizza bianca dei Castelli Romani, LORIS una bottiglia di bianco d.o.c d’annata (1959 rivoluzione cubana di Fidel e Che) con tanto di etichetta sempre del Che, bicchieri trasparenti di plastica e focaccia genovese, il GAP la sua maestrìa di fotografo e io il mio discreto appetito. Ognuno offre quello che ha. Si brinda e si chiacchiera a volontà fino all’inizio della manifestazione, terminata la quale ci salutiamo nuovamente con la reciproca promessa di rivederci, possibilmente anche con altri, il 25 aprile anniversario della Liberazione. Blogger presenti: ANTENOR - GAP - il monticiano detto ALDO - LORIS - LULY - LUZ - PIETRO PELLESCURA - PIERPRANDI. Praticamente abbiamo fatto anche quello che il brunetta così commentò: “una bella scampagnata” che però ha portato scarso profitto per l’economia locale in quanto abbiamo portato tutto da casa e non eravamo i soli.  È il tempo a Roma? Ha fatto i capricci. Eccoli qua elencati: il cielo completamente sgombro di nuvole, un sole splendente,un’abbronzatura marina, un caldo d’estate. Io?Una sudata pazzesca.