giovedì 13 novembre 2014

SONO POCHE RIGHE, IL TITOLO NON SERVE

Per quello che a volte mi succede mi sono fatto una domanda e mi sono dato questa risposta.
Parlo di quando una semplice piccola idea (pomposamente la chiamo ispirazione) si insinua nella mia mente. Prima inizia lentamente e poi vi si stabilisce definitivamente e non se ne va, quasi una persecuzione. Con i loro tempi le tesserine per comporre il mosaico di detta idea fanno breccia nella mia testa. Quello che mi sorprende è che arriva prima la tesserina del titolo del futuro scritto. Come se mi indicasse la via da seguire ma, trattandosi soltanto del titolo, man mano che altre tesserine si fanno strada capita che quel titolo non va bene e allora ne compongo uno che ritengo sia migliore, sempre che io ci azzecchi. In realtà dovrei prendere nota sulla carta di quelle tesserine come in una sorta di diario, ma non l'ho mai fatto e non lo faccio. Le deposito lì, nella mia mente, le lascio crescere, con la speranza che non cambino strada e spariscano. I luoghi e i tempi dove maggiormente si fanno vive sono nella mia stanza, a letto, quando mi accingo a riposare o a dormire e, strano a dirsi, nel bagno. Una volta riunitesi, loro, le tesserine, si radunano dove man mano le avevo depositate e, finalmente libere, scorrono abbastanza velocemente dalla mente alle dita delle mie mani che cliccano sulla tastiera del pc. Da quel momento non riesco più a fermarle. Neppure se, come mi è capitato recentemente, è l'ora di pranzo e mi dicono che è pronto a tavola. Dopo un paio d'ore metto il punto allo scritto e soltanto allora vado a mangiare. Tanto poi lo andrò a rileggere per la correzione di qualche refuso o per metterlo nel dimenticatoio.
QUANTO SOPRA DETTO SOLTANTO SE MI BALLA IN MENTE QUALCHE PICCOLA IDEA DI FANTASIA. PER FATTI REALI E RICORDI L'ITER È DIVERSO, DI MOLTO.


lunedì 10 novembre 2014

IL NOME

Nonno Tito viene dall’ospedale dove la sua unica figlia, soltanto due ore fa, ha dato alla luce una bambina.
  
Non è nulla di sensazionale considerato che di bambini ne nascono tutti i giorni anzi tutte le ore
, ma lo è invece per lui ed è una notizia che vuole far sapere subito ad amici e parenti e quindi si precipita a casa.
Non è stato il solo ad attendere questa nascita, però lui, camminando su e giù per il corridoio, si è sentito molto agitato, anche se non c’era di che preoccuparsi…ed anche eccitato…sarà perché è la prima volta che diventa…
nonno!.
E poi anche perché sua figlia, appena uscita dalla sala parto, gli fa “conoscere” la dolce creatura
e gli chiede una cosa…che deve pure sbrigarsi a fare. Lei, appunto sua figlia e lui, suo marito e quindi la mamma ed il papà, hanno deciso di comune accordo che è lui, suo nonno, a dover scegliere il nome da dare alla loro bambina.
Una bella responsabilità perché non è affatto una cosa semplice.
Quindi, appena giunto a casa, dopo aver fatto numerose telefonate per far sapere la lieta novella a tutti, si mette a pensare quale nome dare alla sua…nipotina…Già, adesso ha una nipotina! 

Riflette a lungo ma tutti i nomi che gli vengono in mente, per un motivo o per altro, non sono di suo gradimento e pensa che non lo sarebbero neppure per i novelli genitori.
Prende un calendario e lo scorre dal mese di gennaio a quello di dicembre:di nomi ve ne sono una infinità però… non lo soddisfano, con tutto il rispetto per chi si chiama Albina,Bibiana,Cunegonda, Ermenegilda o Genoveffa.
Si dice: “adesso elenco tanti nomi per ordine alfabetico, qualcuno lo troverò certamente”. Inizia con Alessandra…Barbara…Cristina…Donatella…Eleonora…Federica…niente da fare…Tutti bei
nomi per carità ma…non sa il perché…non gli sembrano appropriati.
Eppure soltanto due ore fa era così contento che quasi scoppiava per tanta felicità e tanta…un
momento!!!…eccolo trovato!…basta ricordare quello che ha provato…un’immensa GIOIA!…Ha
deciso!…questo è il nome che darà alla sua nipotina.
Se quando sarà grande vorrà sapere come mai porta quel nome vorrebbe essere lui a spiegarle perché.

giovedì 6 novembre 2014

PIOVEVA FORTE QUEL GIOVEDI' DI MARZO

Sandro non aveva con sé un ombrello ma per fortuna la fermata della metro che doveva portarlo al capolinea della metro A di Roma si trovava proprio sotto l'ufficio. Giunto a destinazione, dove aveva parcheggiata la macchina per rientrare a casa a Rocca Priora, la pioggia non aveva smesso anzi era diventata quasi una tempesta con tanto di grandine. Vicino l'uscita della metro Sandro, che era venuto a trovarsi tra gli ultimi passeggeri, notò una giovane donna che tentava di aprire uno di quegli ombrelli che si allungano premendo un tasto, che saranno anche comodi a portarli con sé ma capita molto spesso che si rompano. Niente da fare malgrado i numerosi tentativi. Le si avvicinò, chiese il permesso e ci provò anche lui ma fallì, si scusò, le disse che aveva la macchina nel vicino parcheggio e aggiunse che le avrebbe volentieri dato un passaggio. Lei lo ringraziò e l'informò che non abitava vicino ma a Monte Porzio Catone, un altro dei Castelli Romani. Sandro, sorridendo, le precisò che anche lui doveva andare da quelle parti cioè appena quattro o cinque chilometri dopo quel paese, quindi non gli costava nulla darle un passaggio. La vide titubare per qualche istante poi con un lieve sorriso gli tese la mano e si presentò. Si chiamava Diana. Appena entrati in macchina lui mise in moto e iniziarono a scambiarsi quattro chiacchiere. Senza che glielo chiedesse, Diana gli disse la sua età, trentadue anni e lui le precisò la sua, trentasei. Aggiunse di aver accettato l'invito a salire in macchina ma volle precisare che era stata indotta a farlo soltanto per le cattive condizioni del tempo e perché la fermata del bus che doveva prendere era troppo lontana. Il traffico intenso consentì loro di parlare molto ma Sandro non perdeva l'occasione di osservarla minuziosamente anche se con discrezione. Non si poteva proprio definire una gran bella donna ma aveva lineamenti regolari, capelli ed occhi castani, pochissimo truccata. Inoltre aveva un bellissimo sorriso con tanto di fossette sulle guance. Quando arrivarono dove viveva Diana, scesero e, nel salutarsi, decisero di comune accordo di rivedersi il giorno dopo, alla stessa ora, nello stesso luogo. Iniziò per entrambi un periodo d'amicizia piuttosto sereno e tranquillo ma non si andava oltre anche se Sandro aveva fatto più volte dei tentativi per un approccio più concreto. Solo che Diana non era d'accordo. Ad eccezione della domenica, si incontravano tutti i giorni e man mano che il tempo passava aumentava la reciproca conoscenza. Entrambi occupati, Sandro contabile presso un'azienda, Diana quale infermiera professionale presso un ospedale, erano altresì single e vivevano da soli in minuscole case di loro proprietà. Gli altri loro parenti vivevano a Roma ai quali entrambi dedicavano le giornate festive. Ogni tanto cenavano a casa ora dell'uno ora dell'altro a seconda delle rispettive disponibilità. Praticamente si trattavano molto affettuosamente da amici nulla di più. In alcuni casi sia Diana sia Sandro mostravano segnali inequivocabili di voler modificare il loro rapporto e tramutarlo in qualcosa che entrambi desideravano ma quel passo in avanti tardava ad arrivare. Trascorsero quasi due mesi da quel primo incontro al capolinea della metro A ed un giorno, era un sabato, fermi in macchina dinanzi casa di Diana lei raccontò a Sandro che a 22 anni era stata fidanzata con un suo coetaneo collega di lavoro con il quale ebbe una relazione durata circa quattro anni ma, un giorno, per una troppo accentuata diversità di caratteri decisero entrambi di smettere e di lasciarsi. Da quella volta Diana non volle più avere rapporti di alcun genere con altri uomini.
Col trascorrere del tempo, con Sandro le cose stavano andando diversamente. Infatti il loro rapporto cambiò notevolmente. Diana si trasferì a casa di Sandro e la loro convivenza iniziò a dare i suoi frutti. Uno dopo l'altro nacquero tre figli maschi e quando il primo stava per compiere sette anni decisero di sposarsi in Comune esattamente il giorno del suo compleanno. Fu una gran bella festa alla quale parteciparono amici, conoscenti e parenti comuni. Quando l'Assessore preposto a celebrare le nozze vide i loro tre figli schierati accanto ai genitori, chiese chi erano quei tre "signorini" Sandro rispose che erano i loro veri testimoni rispettivamente di 5, 6 e 7 anni. La sera, rientrati casa, stanchi ma felici, si misero a letto guardandosi negli occhi e, sorridendo, Sandro eloquentemente chiese a Diana =che ne dici, siamo ancora capaci di mettere al mondo un altro bambino?=. Lei, con un sorriso malizioso, parafrasando il titolo di un vecchio film,rispose =sì, ma SPERIAMO CHE SIA FEMMINA=.




lunedì 3 novembre 2014

SOGNO DI UN GIORNO DI MEZZO AUTUNNO

Per dare una "sistematina" ad uno dei miei "poblemini" fisici devo osservare una dieta molto particolare che definire crudele non rende appieno l'idea. La lista contiene dodici "consigliucci". Inizia dal pane e prosegue con le minestre, la carne, i salumi, il pesce, i formaggi e derivati, le uova, la verdura, la frutta, le bevande, i dolci e gli aromi. In ciascuno di essi ci sono le seguenti "avvertenze" CONSIGLIATO - SCONSIGLIATO. In due dei dodici METODO DI COTTURA e in altri due CONDIMENTO CONSIGLIATO. Quando è il momento di stabilire il menu del giorno nella mia mente non ci sono gioie ma dolori.
L'altro giorno però ho preso una decisione.Verso le dodici, di nascosto, sono sgaiattolato fuori di casa e sono andato al ristorante vicino gestito da un mio vecchio amico al quale ho chiesto di farmi leggere la lista del giorno. Poi ho ordinato e poscia divorato quanto segue
- spaghetti con le cozze
- sette tra gamberoni e mazzancolle al forno
- un piattino con due ostriche e sette vongole veraci
- due bicchieri di vino bianco
- un caffé.
Il tutto rigorosamente "SCONSIGLIATO" come specificato nella sopracitata lista della dieta.
Fino ad oggi ancora la racconto, poi si vedrà.