giovedì 30 maggio 2013

AVVISO PER I BLOGGERS DELL'INCONTRO A ROMA

Per Sabato 1° giugno p.v. le previsioni meteo non sono buone, si prospettano pioggia e calo della temperatura. Poichè l'appuntamento era fissato alle ore 12.00 al centro del Parco di Piazza Vittorio Emanuele II che ovviamente non ha alcuna copertura, abbiamo pensato che, fermo restando come orario quello delle ore 12.00, ci si poteva incontrare al coperto e allora se piove o tira vento non bussate ad un convento poichè ci si vede direttamente al Ristorante Le Caveau di Via Conte Verde 6 il proprietario del quale, Mauro, da noi interpellato, ci ha detto che potevamo benissimo andare nel suo locale e che ci avrebbe accolti con piacere anche se il pranzo rimane fissato per l'ora successiva.
Informiano, per chi arriva in treno alla Stazione Centrale Termini che, fatti pochi passi, c'è una fermata del bus 649 che ne ha anche una proprio di fronte al Ristorante.
Un caro saluto a tutti e a prestissimo.
Gli organizzatori.

martedì 28 maggio 2013

L'UOMO CHE ANDAVA IN METRO

Per andare al lavoro qualche volta usavo l'auto, altre invece prendevo la Metro.
Questa soluzione era molto più semplice nel senso che evitavo il traffico delle ore di punta e non mi dovevo dannare per trovare un posto nel parcheggio vicino l'ufficio. Avevo la fortuna di avere una fermata vicino casa ed un'altra non molto distante da dove lavoravo. Quattro volte al giorno - esclusi i festivi - avanti e indietro con quel mezzo pubblico molto più veloce di quello privato. Mi ero abituato a salire sempre sul primo vagone poichè, stranamente, era meno affollato degli altri. Forse perché la fermata dove salivo era appena la seconda dopo il capolinea di partenza così come quella di arrivo. Dopo qualche
tempo, avevo iniziato ad accorgermi che quando salivo o scendevo dalla metro, sia all'andata che al ritorno e sempre al primo vagone, trovavo già seduto un uomo, snello, elegante, capelli e baffi grigi. Non leggeva mai nulla ma guardava sempre in giro con un sorriso appena accennato.
Questo fatto m'incuriosì molto e un giorno mi feci coraggio e mi avvicinai
sedendo accanto a lui. Il più educatamente possibile gli dissi:
= chiedo scusa se la disturbo ma mi sono chiesto varie volte vedendola qui seduto
sia dal capolinea di partenza sia da quello di arrivo e viceversa, se per caso abitiamo nella stessa zona e lavoriamo a poca distanza l'uno dall'altro poichè lei sale prima di me e scende dopo di me tutti i giorni feriali, per quello che io so...
= probabilmente abitiamo nella stessa zona ma riguardo il lavoro invece no in quanto sono un pensionato...
= e, se posso domandarglielo, come mai frequenta così puntualmente la metro?
= senta, penso che lei abbia come minimo vent'anni meno di me e sia molto impegnato tra lavoro e famiglia, mentre io invece ho molto tempo libero a mia disposizione. Non ho famiglia e neppure impegni extrafamiliari, però cerco di utilizzare questo tempo osservando la moltitudine di esseri eterogenei che affolla la metro
= per poi magari scrivere un libro?
= no, no, assolutamente, non è mia intenzione dato che non ho questa ambizione, solo mi piace quello che la gente fa e come lo fa, leggendo, parlando, scrivendo. Ho fatto un abbonamento annuale e quidi posso viaggiare tranquillo sia sulla metro A i giorni feriali, sia sulla metro B i giorni festivi, salvo scioperi...
= e ha trovato fatti e personaggi interessanti?
= sapesse quanti, anche perchè qui a Roma. secondo certi dati, siamo più di tre milioni ma, se aggiungiamo gli irregolari, siamo sicuramente molti di più...
= trova sempre qualcuno o qualcosa d'interessante?
= quasi sempre: coppie che amoreggiano e coppie che litigano per le cose più banali; donne belle o meno belle; studenti, operai, impiegati ed extracomunitari di ogni continente, un'umanità variopinta...
= ha mai dialogato con qualcuno così, tanto per far passare il tempo...
= no, perchè mi sono sempre fatto gli affari miei senza mai rompere le scatole a...
= ho capito, buon giorno (e da quel giorno cambiai vagone).

sabato 25 maggio 2013

SONO COSE CHE ACCADONO, D'ACCORDO, MA...

...qualche domandina però è opportuno che me la ponga e cioè: perche? Come? Ha qualche significato?
Io sono un abitudinario testardo a volte persino paranoico ma il motivo è che così agendo evito di dimenticare almeno le cose più indispensabili per non chiedere aiuto al prossimo.
Ed ecco soltanto tre piccoli esempi di cose che mi sono accadute di recente.
Vado per ordine:
1) il fazzoletto. Il mio abbigliamento casalingo consiste in un paio di calzoni leggeri o pesanti a seconda delle stagioni e da un sopra che a volte è una maglietta altre un tipo di giacchetta con tre o quattro bottoni, senza colletto. Il fatto dolente è che non ci sono tasche. La fabbrica di tali indumenti ha voluto risparmiare nella confezione oppure ha pensato che chi usa l'indumento non si raffredda mai e quindi non ha bisogno di un asciuganaso? Per porvi rimedio inserisco un fazzoletto nei pantaloni che per mia fortuna hanno un elastico invece che bottoni o laccetti e pertanto lui resta lì fermo. Quando mi spaparanzo la sera per vedermi qualcosa di decente e interessante in TV allora poggio l'asciuganaso alla mia destra, a portata di mano. Un paio di sere fa, spenta la TV, mi preparo per infilarmi nel letto, vado per prendere il fazzoletto e non lo trovo. Cerco a destra, a manca, sopra, sotto, davanti, dietro, nulla. Sparito. Lo cerco per buoni dieci minuti, niente. Sto per rassegnarmi quando all'improvviso vedo il ricercato sempre accanto dove ero seduto prima ma a sinistra invece che a destra. Naturalmente lo rimprovero ma tace, preferisce adottare la tattica del silenzio e avvalersi della facoltà di non rispondere.
2) gli occhiali. Quando me li tolgo la sera prima di spogliarmi per mettermi a dormire o la mattina per rivestirmi, li poggio sempre sul ripiano di una libreria.
Ieri mattina mi sono alzato, rivestito e pronto a mettermi gli occhiali ma dove sono? Scomparsi. Li cerco disperatamente per tutta casa, niente. Mi rassegno, prendo un paio di occhiali di riserva adatti solo per leggere quando mi accorgo che gli occhiali titolari sono lì dove li poggio sempre. Ehi dico, mascalzoncelli, dove siete andati? A fare un giretto? Silenzio di tomba.
3) il miele. La mia colazione mattutina consiste in una tazza di latte bianco con dentro un cucchiaino di miele millefiori e qualche fetta biscottata. Niente caffè e neppure zucchero. Il barattolo del miele è poggiato sul ripiano di un mobile da cucina e ciò da saecola e saeculorum tanto che anche a luci spente o ad occhi chiusi basta che allunghi la mano e lo faccio mio. Questa mattina però non è andata così in quanto il barattolo con il miele non era al solito posto. E dove sarà? Qualcuno gli ha cambiato posto? Mi metto alla sua ricerca nei pensili, nei sottopensili, per controllare meglio apro e chiudo quattordici sportelli complessivamente ma senza ottenere alcun risultato. Saranno venute le api con in testa l'ape regina a riprendersi il frutto del loro lavoro? Mi rassegno, siedo, metto il latte nella tazza e, dando un ultimo sguardo alla ricerca del miele perduto ed ecco che lui è là, dove sempre è stato e che, beffardamente, mi saluta.
Insomma: strane coincidenze? Illusioni ottiche? Rimbambimento, può darsi,ma
io continuo e continuerò a pormi le tre domande iniziali.

mercoledì 22 maggio 2013

SALA D'ATTESA

Ho appuntamento da un medico nel suo studio alle 11.00 ma io, come al solito, ho il difetto di arrivare con mezz'ora d'anticipo.
L'assistente come mi vede m'informa che ci sono ancora tre pazienti prima di me e che sono stato fortunato ad ottenere quell'appuntamento dato che per il medico è una giornata piuttosto affollata. Mi dice di accomodarmi in sala d'attesa dove trovo le altre persone. Dico buongiorno e guardo se c'è qualcosa da leggere ma vedo soltanto riviste non di mio gusto. Mi metto a curiosare in giro per la sala e noto alcune cose interessanti che osservo attentamente così, per ingannare il tempo d'attesa che si sta protraendo.
A titolo d'inventario noto:
- un antico lampadario di legno dorato a otto luci;
- trentacinque quadri appesi alle tre pareti della sala di cui quattro grandi, sette medi, ventiquattro piccoli;
- una cassapanca, un'angoliera, un mobile basso evidentemente restaurati perché d'antica foggia;
- un tavolo rotondo, anch'esso antico e restaurato, con tre gambe (forse pronto per sedute spiritiche) e con sopra un centrino rettangolare ricamato e un bel vassoio cesellato d'argento, brillantissimo.
- un piccolo rettangolo di metallo colore azzurro scuro, appeso ad una delle pareti, recante la scritta in similoro: "Si prega di non usare il telefono cellulare";
- undici poltroncine moderne con sedile e schienale di stoffa colore blu scuro, gambe e braccioli in sottile tubolare metallico (credo prodotto Ikea comunque, secondo me, fanno a cazzotti con l'arredamento precedente).
De gustibus non est disputandum.
Curiosando curiosando si son fatte le dodici e ancora attendo.
Chiedo all'assistente di poter usare il bagno: comodo, moderno e con uno specchio interno largo e alto incollato sul retro della porta proprio di fronte al water.
Chissà a cosa serve? Forse per specchiarsi quando si è seduti? Mistero.
Alle 12.30 il medico mi riceve.
Finita la visita prima di uscire guardo un attimo la sala d'attesa e la saluto.

venerdì 17 maggio 2013

KING KONG

Esco da casa che sono le 9.30 a.m. e inizio a fare il mio solito percorso quotidiano
camminando sul marciapiede che costeggia la scuola confinante il fabbricato dove abito. Da una ventina di giorni, proprio davanti l'entrata della scuola, è stato montato un ponteggio di tubi e giunti Innocenti in acciaio e ponti in legno, alto circa una quindicina di metri, per la ristrutturazione della grande palestra della scuola medesima. Poiché tale ponteggio copre per un tratto il marciapiedi dinanzi quella scuola nonchè parte della strada, è stato costruito dall'impresa una specie di corridoio coperto molto stretto per consentire il passaggio dei ragazzi, dei genitori, del personale della scuola ed anche dei passanti. Tutta la strada è deserta poiché data l'ora il movimento mattutino di ragazzi, insegnanti ecc è cessato ed i passanti sono rari. Inizio a percorrere il corridoio coperto e vedo che al suo termine c'è qualcuno fermo. Agisce così forse per farmi passare?Penso sia per questo. Seguitando a camminare mi avvicino e mi accorgo che in quanto a struttura fisica è imponente, una specie di armadio a due sportelli, testa completamente rasata, giovane, piuttosto villoso e vestito con una specie di tuta da operaio. Sarà un dipendente dell'impresa edile?
Giunto davanti all'armadio mi fermo e lui, guardandomi fisso negli occhi mi fa:
= in do' vai?
Mi volto all'indietro per capire se lo sta dicendo a me e lui
= te o sai come me chiamano a me?
Io ammutolito faccio un segno di diniego con la testa, guardo indietro ed anche avanti,noto che una coppia di giovani turisti con due trolley-valigia per ciascuno indugiano un po' e quindi si trasferiscono sul marciapiede opposto. Perchè ?Vengo interrotto dalle domande che mi sto facendo ed è lui che seguita
= me chiameno Kinghe Konghe...e mi tende la mano
Sperando che lo faccia per presentarsi gli tendo la mia, e lui
= ma che sei muto?
Finalmente riesco a riprendere fiato
= no...ma...è che non ho il piacere di...
E lui che a me sembra non abbia apprezzato la risposta
= er piacere de che?
Comincio ad avere un po' di timore
= volevo dire che non mi pare ci si conosca...
Lui rinfrancato
= Kinghe Konghe, me conoscono così, so' disoccupato e 'gni tanto faccio quarche lavoretto p'arimedia' un po' de grana tanto pe' nun pesà su le spalle de mi padre e de mi madre. Adesso devo d'anna' a Piazza Vittorio, c'ho un'appuntata co' 'na ditta de traslochi-trasporti che pe' un paro de giorni me fa lavorà siccome facchino...
Mi riprendo, mi sciolgo e gli dico
= bene, anch'io vado a Piazza Vittorio, al Parco, facciamo la strada insieme e magari ci prendiamo qualcosa al bar...
L'armadio mi fa
= t'aringrazzio ma sarà pe' n'artra vorta, addesso annamo assinnò faccio tardi
Mi avvio con lui e, riflettendo, mi dico che a volte le apparenze ingannano.
Però è anche vero che se si andava al bar gli avrei offerto una camomilla mica per qualcosa di...sai com'è...non si sa mai...

lunedì 13 maggio 2013

IL PASTO PRINCIPALE

...per me è il pranzo. Invece la cena deve essere molto leggera.
Ciò che pregusto e che mi gusta molto è il pesce, di ruscello,di fiume, di lago, di mare o di oceano, volendo anche di pozzanghera ed anche, perché no, i pesciolini tenuti nell'acquario di casa.
Che poi sia pescecane, pescegatto, pescetopo, pesceazzurro o di qualsiasi altro colore poco importa come non fa alcuna differenza se arrosto, bollito o fritto. Una volta, nel 1979, trovandomi in Sicilia, nella cittadina in provincia di Trapani dove sono nati i miei genitori, lo mangiai persino crudo. Si trattava di alici o sarde freschissime dato che venivano pescate a Selinunte, distante una dozzina di Km, e venivano portate da un pescatore locale a casa di uno degli zii dove temporaneamente alloggiavo.
La mia passione sono anche i crostacei e i frutti di mare però l'aragosta mi piace meno. Ancora meno baccalà e stoccafisso.
Dopo il 1975 e per almeno 15 anni, non potendo andare al mare, quasi ogni sabato od ogni domenica io con mia moglie ci recavamo ad Anguillara Sabazia, una cittadina sul Lago di Bracciano, ad una trentina di chilometri da Roma.
Con la vista sul lago c'erano, come penso ci siano ancora, vari ristoranti tra i quali quello a pochi passi dove servivano l'anguilla cotta come voleva il cliente,
a suo piacere. Ne ho fatto sempre una gran scorpacciata.
Parlando del cibo in generale io non mangio agnello, cacciagione bipede o quadrupede, cavallo, coniglio, polenta, ceci, fave fresche o secche, funghi, pollame, selvaggina di pelo o penne, interiora teste e cervelli di qualsiasi animale.
Mangio invece carne di maiale - la porchetta! - manzo, vitello e vitellone però il meno possibile.
Due dei miei primi piatti preferiti sono i ravioli o tortellini ricotta e spinaci e la pasta col pesto.
I dolci, ecco la nota dolente, a me piacciono molto. Soprattutto cassata e cannoli
siciliani, nonché crostate con marmellata di frutta d'ogni tipo e i gelati.
E poi, per dimostrare che non sono uno schifiltoso, m'ingozzo di nutella.
Ad ogni modo so di essere la disperazione di chi m'invita a pranzo.
Dico a nuora perché suocera intenda. Qualsiasi riferimento è puramente casuale.



giovedì 9 maggio 2013

SONO FIGLIO DI MIO FIGLIO

Può sembrare assurdo invece è proprio così che mi sento da un bel po' di tempo.
Tant'è vero che se io e lui andiamo in qualche posto e camminando per strada incontriamo qualcuno che conosce solo me glielo presento dicendo: "ti presento mio padre". Ovviamente la persona che incontro mi guarda con stupore ma io spiego il perché.
Salvo il giro mattutino del palazzo e a volte quello di un giro del parco vicino casa, io devo passeggiare entro confini ben precisi che non devono essere superati. Se io dovessi andare altrove per qualsiasi motivo mio figlio lo deve sapere dicendomi che viene lui e mi ci porta non in braccio ma in auto.
Ordine perentorio di mio figlio in quanto il tempo dedicato al cammino non deve superare l'ora. Praticamente e, per fare un esempio, come l'ora che viene concessa ai detenuti in carcere. Non che ne abbia conoscenza per averla frequentata personalmente ma così ho appreso da giornali, TV ecc.
Inoltre l'altro ordine impartito e da rispettare assolutamente è quello di portare sempre con me, magari pendente dal collo, anche un telefonino.
L'altra mattina è stato il colmo.
Dovevo fare le analisi del sangue e quindi, senza fare colazione e non più tardi delle 8.30, mi sarei dovuto recare alla ASL del mio Rione che per fortuna è molto vicina a dove abito. Alle 8.00 in punto si presenta mio figlio e mi dice che mi accompagna lui. Sono vane le mie proteste e pertanto lui viene con me. Quando arriva il mio turno entro nella stanza dei prelievi e una delle infermiere chiede chi è colui che mi segue ed io senza batter ciglio le dico "è mio padre". Inutile soffermarsi circa le reazioni dell'infermiera nonché delle sue colleghe e di altre tre persone presenti per i prelievi.
Per tacere poi di visite e controlli medici, lui parla e io faccio scena muta.
Ad onor del vero devo dire che mi capitano momenti in cui alcune cose non vanno per il verso giusto e, similmente come si legge in certe etichette, io mi agito prima e dopo l'uso. A mio figlio basta ascoltare la mia voce al telefono per fare in modo di tranquillizzarmi e per dirmi che ci penserà lui stesso a fare questo e quell'altro anche se ciò comporta serie difficoltà per la sua famiglia e per i suoi impegni di lavoro. Capisco benissimo che si deve essere soddisfatti di avere un figlio così ma c'è un limite e che diamine.
Sono un ingrato? Credo proprio di sì.
Comunque penso sia opportuno che domani io faccia una chiacchieratina con Telefono Azzurro o, se esiste, con l'E.N.P.I. Ente Nazionale Protezione Infanzia.


lunedì 6 maggio 2013

LA LUNGA FILA GRIGIA ALLA POSTA

E così, dopo mesi di lontananza, sono riuscito a fare il mio ritorno all'ufficio postale vicino casa. È solo un caso fortuito averlo potuto fare dopo i trascorsi mesi autunnali, invernali ed anche un po' di quelli primaverili. Le stranezze del tempo non m'hanno permesso di farlo prima. Appena entro noto che l'ufficio è strapieno di pensionati. E già, perchè i primi giorni di ogni mese si riscuotono le rate di pensione e, nello stesso tempo, si pagano le bollette eventualmente non pagate a tempo debito. Mi avvicino alla macchinetta, prendo il numeretto e, fatti i conti, ho qualcosa come quaranta persone prima di me. Che faccio?
Salvo quei dodici seduti, il resto dei presenti sono tutti in piedi tra i quali c'è un condomino del mio fabbricato che è anche un amico e ci conosciamo almeno da quarant'anni. È lo stesso amico con il quale in estate ci dividiamo il compito di badare al gatto dell'amministratore. Avrà, credo, dieci o dodici anni meno di me. Ci scambiamo quattro chiacchiere e lui, che ormai è quasi vicino al "traguardo",
va a fare un giretto di perlustrazione nelle due sale dell'ufficio.Ad un certo punto sento che a voce alta mi chiama e mi invita ad andare verso di lui perché c'è una poltroncina libera per me a lui concessa dall'unica testa non "grigia" tra
i presenti che gli ha ceduto il suo posto. Ringraziamo la giovin donna e, dopo qualche minuto, il mio amico fa la sua operazione allo sportello, saluta e se ne torna a casa. Quasi subito si libera una poltroncina vicino a quella dove sono seduto e la giovin donna fa segno di accomodarsi ad un'anziana signora con un bastone da passeggio in mano. Ha capelli bianchissimi, occhi coperti da occhiali
scuri, elegantissima e con un portamento molto regale. Ha in mano un bollettino di versamento su c/c, alcuni biglietti-euro e il numeretto per il turno. Appena vede il tabellone elettronico con lo scorrere dei numeretti,si toglie gli occhiali che coprono due occhi azzurri, m'interpella e mi dice che ha troppe persone prima di lei e non sa che decisione prendere, andarsene o attendere pazientemente il proprio turno? Confortata dal fatto che io le dò retta ha inizio la conversazione che non è tale ma è un suo monologo. Mi racconta molte cose: di dove abita; del suo rammarico perché aveva un altro ufficio postale molto vicino casa sua che è stato chiuso; del fatto che per pagare le bollette condominiali deve farlo tramite c/c postale per cui ogni due mesi è costretta a venire alla posta; che ha un ammiratore, un anziano professore in pensione molto gentile ed educato il quale tutte le mattine la chiama al citofono per salutarla e per dirle che ha messo nella cassetta della sua posta un quotidiano però lei non lo ha mai fatto salire in casa e, quando capita d'incontrarlo per strada il prof.non le ha mai offerto un caffé.
Aggiunge che non ama parlare dei propri guai fisici, riprende fiato e mi chiede
= Lei quanti anni ha?
= sono nato nel 1930, ci vuol poco a fare i conti...
= evviva,anch'io,siamo coetanei ma non dimostriamo gli anni che abbiamo vero?
Annuisco e a lei spunta un bel sorriso.
Arriva il mio turno, la saluto dicendole che mi chiamo Aldo lei ricambia e mi dice il suo nome che non capisco.
Terminata la mia operazione allo sportello, passo nuovamente dove è seduta la signora dagli occhi azzurri e le dico:
= se dovessimo incontrarci per strada offro il caffé...
= ci conto (e spunta un altro bel sorriso).

giovedì 2 maggio 2013

IL TRIO A.LU.CRI. ORGANIZZA UN INCONTRO BLOGGER A ROMA

Ieri di prima mattina, saranno state le 12-12.30, si è riunito attorno ad un tavolo dell'osteria di Nando er bujaccaro il Trio A- che sta per Aldo, Lu - che sta per Luz e Cri - che sta per Cri, per decidere di organizzare qui a Roma un secondo incontro tra blogger per sabato 1° giugno p.v. Data l'ora in cui si svolge questa riunione il Trio all'unanimità ha deciso di consumare un antipastino a base di rigatoni con la pajata e, a seguire, coda alla vaccinara.
Seguendo un preciso e dettagliato O.d.G. al primo punto occorre decidere il luogo e l'orario del primo approccio per coloro che parteciperanno e, a maggioranza, io mi sono astenuto, il Trio ha deciso lo stesso del primo incontro del 5 maggio dell'anno scorso e cioè al centro del Parco di Piazza Vittorio Emanuele II che ha quattro ingressi sud-ovest-nord-est, alle ore 12 a.m.
Come la volta precedente, dopo il pranzo fissato per le ore 13, ogni partecipante sarà libero di dedicare il resto della propria permanenza a Roma a tutto ciò che più gli aggrada.
Pranzo al RISTORANTE LE CAVEAU – VIA CONTE VERDE 6 – ROMA vicinissimo al parco www.ristorantelecaveau.com/. (lo stesso del primo incontro).
La partecipazione è aperta a single, coppie, terzetti, quartetti ecc.
E andiamo alle cose concrete:
1) il menù:
  • antipasto rustico
  • due mezzi primi: rigatoni alla matriciana e pappardelle al castrato
  • abbacchio al forno. (Per eventuali vegetariani) fritto all'italiana
  • insalata e patate
  • vino della casa e acqua minerale
  • caffé
  • ammazzacaffé
  • tiramisu della casa.
  1. il costo del pranzo: Euro 25 (venticinque) a testa
  2. la scadenza del termine entro il quale inviare le adesioni dei partecipanti è il 25 maggio 2013.

Mauro, il proprietario del Ristorante, ha aggiunto che qualsiasi variazione al menù può essere richiesta al momento del pranzo.

Ci sembra opportuno indicare, per chi desidera ulteriori particolari, due indirizzi email e dueURL:"aldo.accardo@tiscali.it"www.viadellapolveriera.blogspot.com