Come ogni
anno trascorro le vacanze in Sicilia dove sono nati i miei ed ora mi
trovo qui alla stazione centrale di Palermo per prendere il treno
delle 12:05 che mi consentirà di arrivare a Torino Porta Nuova
domattina alle 10:45. Ho prenotato da venti giorni un posto in vagone
letto e quindi sono tranquillo per il viaggio. Infatti noto una gran
folla di viaggiatori vicini al treno in procinto di salire e trovare
un posto libero. Da dodici anni, ora ne ho trentasette, insegno in
una scuola elementare di Torino e, non essendo sposato, divido un
minuscolo appartamento poco fuori città con un mio collega anche lui
celibe. Malgrado le continue sollecitazioni dei miei, soprattutto di
mia madre,non ho ancora trovato, ma neppure tanto cercato per la
verità, la donna alla quale vada bene il mio carattere, il mio
aspetto, il mio lavoro o chissà che. Finora brevi relazioni anche
intense con qualche collega o con loro amiche, ma c'è stato sempre
qualcosa che ci ha indotto ad interrompere, serenamente e di comune
accordo, qualsiasi eventuale futuro panorama di vita. Ho già
depositato nel portabagagli del mio scompartimento la borsa da
viaggio e attendo che arrivi l'altro passeggero che dividerà con me
il letto a castello. Farò scegliere allo stesso quale dei due
preferisce, se quello di sopra oppure l'altro. Sento che il treno si
sta muovendo lentamente per uscire dalla stazione. Però non è
venuto nessun altro passeggero. Forse è meglio, così mi troverò
più a mio agio. Ho con me un libro e quindi leggo. Appena trascorso
un quarto d'ora si affaccia alla porta scorrevole dello
scompartimento l'addetto al vagone il quale:
=Scusi se
la disturbo signore, avrei da chiederle un favore...
=Prego,
se posso...
=Si
tratta di questo. Il passeggero che doveva occupare insieme a lei
questo scompartimento ci ha avvisato soltanto poco prima della
partenza che, per cause di forza maggiore, doveva rimandare il
viaggio e quindi non si sarebbe presentato...
=Infatti
ho notato che malgrado il gran numero di passeggeri che si sono
affannati per trovare un posto qui ce ne sta uno vuoto...
=Appunto,
signore, il treno è stracolmo, non c'è un posto libero, negli altri
vagoni stanno seduti persino nei corridoi, però...
=Però
cosa?
=Una
persona che ha prenotato un posto in questo vagone letto, benché
avvisata che non ce n'erano più liberi, per una serie di motivi
personali ci ha detto che non poteva prendere il treno successivo in
partenza troppe ore dopo. Ci ha chiesto quindi di salire ugualmente
perché si sarebbe seduta anche nel corridoio.
=Mi
dispiace ma non capisco quale è il favore che dovrei fare io. Qui il
posto libero c'è, se vuole può occupare questo...
=Ecco
signore, potrebbe esserci un problema ...
=Quale?
=È una
signora
=Ah!
=Le crea
qualche fastidio se la signora prende posto anche lei in questo
scompartimento?
=A me,
nessuno, forse alla signora...
=No, ha
detto che la cosa non la disturba...
=Allora
che venga pure...
Dopo
qualche minuto ritorna l'addetto che lascia il passo ad una
signora...E che signora!
=Buongiorno.
Mi dispiace disturbarla ma domani mattina devo essere assolutamente a
Torino per riprendere il lavoro, sa...
=Scusi se
la interrompo, abbiano tanto di quel tempo, possiamo parlarne dopo
non crede?
=Ha
ragione. Allora sistemo le mie cose e...grazie anche a lei per aver
convinto questo signore...
=Prego,
le auguro buon viaggio anzi lo auguro ad entrambi..
=Ah, sì,
grazie, buonasera
Mentre la
signora sistema il suo bagaglio di sottecchi la osservo ...ed è un
bell'osservare. Non molto alta, capelli castano scuri, lisci e una
deliziosa frangetta sulla fronte, volto rotondo, personale ben
tornito...il resto lo guarderò dopo con più attenzione. La prima
cosa che facciamo è quella di scambiarci i nostri nomi: lei Nora io
Mauro. Poi avvicinandosi l'ora di pranzo chiedo a Nora se si va
insieme al vagone ristorante e lei accetta ad una sola condizione: il
conto deve essere categoricamente diviso tra noi due. È inutile la
mia insistenza e quindi 'concludiamo l'accordo'. Durante il pasto,
non proprio eccellente per la verità, ci raccontiamo molte cose di
noi stessi. Lei ha trentadue anni, cinque meno dei miei, è
impiegata presso la sede Rai di Torino, vive in casa di una sorella
della propria madre, torinese d'adozione da molti anni, è single ed
ha un compagno, anche lui single e coetaneo che vive però a casa dei
propri genitori. Aggiunge anche, bontà sua, che si vede col suo
compagno in casa sua soltanto dal sabato alla domenica quando i
genitori di lui se ne vanno in giro per le vicine montagne. Anch'io
le racconto tutto di me finché arriva il momento in cui veniamo
avvisati che il vagone ristorante ormai sta chiudendo. Il tempo è
volato e noi non ce ne siamo accorti. Prenotiamo un leggero pasto per
la cena e torniamo nel nostro scompartimento dopo aver sorseggiato un
discreto caffè. Nessuno di noi due fuma. Trascorriamo l'intero
pomeriggio fino all'ora di cena un po' leggendo e per il resto
continuando a raccontarci alcune cose di noi e qualche aneddoto della
nostra vita passata. Consumata la cena torniamo al nostro
'alloggio"verso le 21. Dopo un'ora decidiamo entrambi che è
giunto il momento di andare a dormire, Nora sceglie il letto di
sotto, io mi reco al bagno per indossare il pigiama. Lei, al mio
rientro, si è già sdraiata nella sua cuccetta ed è in pantaloncini
corti e maglietta a V senza maniche. Salgo al mio posto e Nora lascia
a me la scelta di tenere accesa o spenta la luce. Lei non legge, io
qualche pagina, poi spengo. Neppure venti minuti dopo mi sento
chiamare
=Mauro
dormi?
=Non
ancora, perche?
=Ti va di
parlare un poco'?
=Certo,
aspetta che scendo.
Siamo
andati avanti per ore. Abbiamo visto l'alba e poi lo scorrere delle
ore, sempre parlandoci ma, come presi da una fretta inspiegabile
siamo andati veloci col nostro dialogare, abbiamo parlato in sintonia
con la velocità del treno. Come se temessimo di non riuscire a dirci
tutto prima del nostro arrivo a destinazione.
Torino Porta
Nuova è apparsa troppo presto, il treno è andato troppo veloce. Ci
siamo guardati negli occhi e,solo con lo sguardo,abbiamo capito di
avere lasciato qualcosa a metà.
Non ci
scambiamo numeri telefonici ma, commossi, ci abbracciamo a lungo,
affettuosamente, teneramente.