mercoledì 27 agosto 2014

SE POTESSI AVERE...

Una banconota da 1.000 lire che io, tredicenne, vidi per la prima volta nel 1943 era così grande che, forse esagero un po', mi pareva un lenzuolo magari da culla per neonati. Naturalmente io la vedevo, come si usa dire, "da lontano" nel senso che non l'avevo nelle mie mani ma era custodita gelosamente nel primo cassetto del comò nella camera da letto dei miei genitori. Quando venimmo "liberati"dagli angloamericani circolavano invece le AMLIRE. Un biglietto da 100 era rettangolare, se non ricordo male valeva quanto un dollaro americano e aveva le stesse misure.
In quei primi anni quaranta era molto in voga una canzonetta il cui ritornello diceva pressappoco"Se potessi avere mille lire al mese senza esagerare, sarei certo di trovare tutta la felicità...". Già perché con quella cifra ognuno poteva considerarsi veramente felice e contento.
Cerco di fare un paragone con quello che ha dichiarato al riguardo un politico il quale ha affermato che "con 8.000 (ottomila) euro al mese" lui non riesce a campare cercando di giusticarsi per sostenere quanto andava dicendo.
Certamente a distanza di settanta anni il costo della vita è aumentato ma non fino a questo punto, vero politico incontentabile?
Ho provato a sognare di avere io 8.000 euro ogni mese e mi sono accorto che sono tanti e che non riuscirei mai a spenderli tutti. E' vero potrei cambiare la vecchia lavatrice che sta esalando gli ultimi respiri, come pure la vecchia macchina del gas e altri ruderi che ho in casa ma si tratterebbe di spese una tantum e quindi?
Vedi caro (?) politico, perché non provi a campare con un ottavo di quello che percepisci come riesco a farlo a stento io? Sai benissimo che ce sono altri che percepiscono anche meno di 1.000 euro al mese e quindi sarebbe meglio che te lo chiedessi tu come fanno a campare così come altrettanto faccio io.
I tempi sono cambiati e allora canticchio anch'io aggiornando la canzonetta di cui sopra "Se potessi avere ottomila euro al mese..." oltre trovare la serenità farei felice me ed anche altri che conosco.

lunedì 18 agosto 2014

REMINISCENZE

(Adamo ed Eva (1528) - olio su legno di Lucas Cranach detto il Vecchio - Galleria degli Uffizi - FI)

PREMESSA: sono nato a Roma nel 1930 e poi, sempre a Roma, battezzato nel Battistero (ottagonale) del Laterano - Basilica di San Giovanni; cresimato e comunicato presso la Chiesa parrocchiale di Madonna dei Monti; prestato servizio come chierichetto presso la Basilica di San Pietro in Vincoli; convolato a nozze nella Basilica di Santa Maria Maggiore (intervento di mia madre e delle 5 sorelle paterne di mia moglie delle quali 4 suore di clausura ed una suora laica).
Tanto premesso penso di avere tutte le carte in regola per poter disquisire su un certo argomento.
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L'Essere Superiore creò l'uomo (a sua immagine e somiglianza come si può notare osservando il dipinto) raccogliendo e impastando con le proprie mani un pugno di polvere. Dopo averlo creato gli dette il nome Adamo ma gli tolse una costola per creare una donna che chiamò Eva. Quasi subito intervenne qualcuno che colse una mela da un albero e la mise in mano alla donna. Quando Adamo la vide disse ad Eva: "me-la dai?" Lei, Eva, molto più intelligente di Adamo, finse di non capire e non gli dette la mela ma gli fece una proposta che lui non rifiutò anche se, come si nota bene nel dipinto di Lucas Cranach detto il Vecchio, Adamo, per comprendere meglio la situazione, si dette una grattatina nei capelli come spesso si suole fare.
Dalla coppia nacquero molti figli tra i quali Caino e Abele. Vabbé non tutte le ciambelle riescono bene.
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LA CONTEMPLAZIONE DI QUEL MAGNIFICO DIPINTO MI HA FATTO BALENARE IN MENTE LA FOLLE IDEA DI SCRIBACCHIARE LA MIA SUPERIORE VERSIONE DEI FATTI

domenica 10 agosto 2014

COMICHE DISAVVENTURE?...non direi proprio.

Certo che quando ti assalgono i ricordi tornano in mente episodi a volte piacevoli e altre volte no.Qualcuno potrà dire: ma tutte a te capitano? Che ci posso fare se così vanno certe cose. Il 25 aprile è festa nazionale perché, come tutti sanno, è l'Anniversario della Liberazione d'Italia dall'occupazione nazifascista. Il 25 aprile del 1953, io ero libero, come gli altri, dal lavoro di quel periodo e, sin dal mattino, mi trovavo dalla mia ragazza nella casa dove abitava a Centocelle, un quartiere periferico della zona est di Roma. La casa in realtà era in affitto a suo fratello più grande che vi risiedeva insieme a un figlio di tre anni, alla moglie, mia cognata la quale era incinta già da parecchio tempo, alla mia ragazza, a una gallina che starnazzava nel bagno in attesa di essere messa in pentola e ad un cucciolo, incrocio di tre razze di cani diverse, che circolava per casa. Per la Festa del 1953 ero stato invitato a pranzo e, mentre la mia ragazza si trovava in cucina, io andai in bagno ma non appena aprii la porta la gallina si mise a starnazzare ancora più forte e a cercare di beccarmi. Io che di pollame non ne voglio neppure sentir parlare chiamai il mio futuro nipotino di tre anni il quale la prese, se la mise tra le braccia e, carezzandola la portò non so dove. Bastava che mi stesse lontano. Però non capii una cosa: come mai a lui non lo beccava mentre a me voleva farlo? Chissà, forse aveva capito che tra di noi non esisteva alcuna possibilità di diventare amici. Dopo pranzo, al quale non aveva partecipato il mio futuro cognato per impegni fuori casa, ognuno di noi, si occupò delle proprie faccende. Verso le quattro di pomeriggio sentimmo la mia futura cognata urlare a più non posso "aiuto, aiuto, chiamate la sora Nanda, me se so' rotte l'acque, aiutateme, sbrigateve...". Ci prese a tutti il panico. La mia ragazza si andò a nascondere in cucina insieme al nipotino e alla gallina, il cane correva di qua e di là abbaiando spaventato, io, in preda al terrore e completamente all'oscuro di quello che si doveva fare, cercai di placare mia cognata, andai dalla sora Nanda la quale, al corrente della situazione, corse subito da noi, chiuse la porta e cominciò la sua opera. Poco dopo le urla cessarono, la sora Nanda tutta soddisfatta riaprì la porta e ci chiamò "venite, venite a vede' che ber pupo...". Infatti era proprio un bel neonato, cicciottello, che già stava facendo merenda al seno della madre. Dentro la camera da letto c'era un bel po' di confusione e un secchio da una parte quasi pieno di qualcosa. Non capii che roba fosse. La disavventura successiva guarda caso, mi capitò proprio quello stesso giorno. Erano passate da poco le 20, quando la mia ragazza mi chiese se potevo portare a spasso per un po' il cucciolo, forse ne aveva bisogno. Le risposi che l'avrei fatto volentieri e allora scesi in strada col cucciolo al guinzaglio.Fatti un centinaio di metri passai davanti ad un gruppo di signore che stavano parlottando accanto ad un basso muretto dal quale, con uno scatto improvviso saltò un gatto tigrato per aggredire il cucciolo ma lui, più rapido, si staccò con tutto il guinzaglio dalla mia mano e corse via all'impazzata guaendo come un diperato. Il gatto tigrato, sbagliando la traiettoria, aveva nel frattempo aggredito la mia gamba destra con tanto di unghie ben acuminate. Oltre a lacerarmi i pantaloni mi aveva graffiato la gamba sotto il ginocchio. Una di quelle signore accortasi dell'accaduto urlò il nome del gatto-tigre e lo chiamò a se.Mentre stavo rientrando subito a casa per disinfettarmi mi accorsi che sul marciapiede opposto il cucciolo, al piccolo trotto e con molta calma, stava pure lui rientrando.
QUEL 25 APRILE DI OLTRE 61 ANNI FA ME LO RICORDO ANCORA OGGI E, PER ME, NON FU AFFATTO FESTA

venerdì 1 agosto 2014

LA FANTASIA E' VOLATA VIA

Inseguita a passi veloci dalla memoria che se ne sta andando ed anche il tempo non è da meno. Non che me ne sia accorto improvvisamente ma col procedere inesorabilmente dei giorni, dei mesi e quindi degli anni è ovvio che le cose possono soltanto peggiorare. La prova è che quando mi accingo a scrivere qualcosa perché la cassaforte dei ricordi sembra si stia aprendo non faccio in tempo a catturarne uno che già lo sportello si richiude. E allora tento, tento ancora di aprirla ma pare che tutte le combinazioni di cui mi è rimasta traccia non funzionino più. Per la verità m'infastidisce il non rammentare più ricordi se non per una fortuita coincidenza con qualche avvenimento del tempo attuale. Però il "volo" della fantasia mi secca ancora di più. Mi sono reso conto che la mia fantasia dipende – sembrerà strano – da chi e che cosa incontro durante la giornata poiché anche un piccolissimo accadimento – a me è capitato spesso – può dare alla stessa fantasia la capacità di fantasticare. Ma proprio questo è il mio problema. Per quanto mi sforzi è un po' di tempo che si è bloccata. Ne ho preso atto e mi sono rassegnato. D'altra parte arrivato a quest'età non poso pretendere di più dalla mia mente e, ovviamente dal mio fisico in generale.
Belli però i giorni della giovane età. Mi consolo con il fatto che ogni giorno è un giorno in più che resto QUI in contatto col medico di famiglia, con il cardiologo. con il gastroenterologo, con il reumatologo.
CON LO PSICOLOGO ANCORA NO, ALMENO FINO AD OGGI.