domenica 14 novembre 2010

CORNELIA - UNA STORIA VERA

Verso la fine dell'ottocento e i primi del novecento migliaia e migliaia di persone – uomini, donne e bambini – lasciavano i loro affetti, le loro case, i loro luoghi per emigrare dovunque, in ogni parte del mondo, alla ricerca di una vita migliore di quella che conducevano nei propri paesi d'origine.
Navi e treni trasportavano la loro speranza insieme ai loro corpi e alle loro menti.
Col trascorrere degli anni questa tremenda questione dell'emigrazione andò scemando per riprendere negli anni cinquanta e nei primi del sessanta, quelli del boom economico, quando migliaia di persone e intere famiglie emigrarono dal sud al nord d'Italia e non solo. Rammento i treni stracolmi e quelle valigie legate con lo spago.
Negli ultimi tempi la questione dell'emigrazione è tornata a galla ed in forma ancora più tragica.
Stavolta si tratta per la maggior parte di persone che emigrano dalle terre d'Africa e dai paesi dell'Europa dell'Est. Le ragioni sono molteplici, quelle della sopravvivenza soprattutto.
Tutto quanto sopra mi è tornato in mente ascoltando dalla viva voce della protagonista la sua storia personale.
Cornelia – non è il suo vero nome – è una giovane signora rumena di circa quarantatre anni, amica della signora, anche lei rumena, che assiste mia moglie di 82 anni, 24 ore su 24. Incuriositomi della sua vicenda appena accennatami ho chiesto se Cornelia poteva avere qualcosa in contrario ove io fossi riuscito a metterla per iscritto. Nulla da obiettare mi è stato risposto e allora lei è venuta a casa a raccontarmela portando con sé tre album di fotografie sue e della sua famiglia.
Sposatasi giovanissima, nel 2001, con due figli una di 16 anni ed uno di 9, divorzia dal marito che aveva allacciato una relazione con una ragazza molto più giovane di lui e di lei. I due figli rimangono con Cornelia la quale, per poter mandare avanti la baracca partecipa ad un corso di formazione terminato il quale riesce ad essere assunta presso l'Università della sua città come operaia addetta agli impianti termo-idraulici. Nel 2004, dopo tre anni di duro lavoro, subisce un incidente che le impedisce di poter continuare a fare quel mestiere. Ottiene una misera pensione e si mette alla ricerca di qualche altra opportunità lavorativa. Non ne trova. Dopo essersi consultata con alcune amiche, chiede un prestito bancario e ottenutolo ne lascia una parte ai figli che restano in Romania ed emigra a Roma ottenendo il visto per una "visita turistica" che rinnoverà dopo tre mesi. Gli ostacoli che le si presentano sono principalmente due: nessuna conoscenza della lingua italiana e la ricerca spasmodica di un posto dove passare le notti. Vaga frastornata nelle vie di questa città e finalmente, dopo due notti, fa la conoscenza di una rumena come lei che la indirizza verso tre località marine, a nord-ovest di Roma, dove abitano molti cittadini e cittadine rumene che lavorano soprattutto negli ospedali. Inizialmente lavora come assistente familiare presso persone anziane spostandosi continuamente perché priva di permesso di soggiorno e quindi clandestina. Trattandosi appunto di persone molto anziane ed in condizioni di salute piuttosto precarie, difficilmente riescono ad interloquire con Cornelia, ma lei testardamente si fa capire a gesti così' come cerca di interpretare i loro di gesti. Per la notte trova una casa dove deve adattarsi a dormire in un letto che le hanno sistemato nella cucina pagando mensilmente 265 euro più le spese, tutto in nero. Nel 2007 la Romania entra a far parte della Comunità Europea e pertanto Cornelia diventa cittadina comunitaria. Si mette quindi alla ricerca di una occupazione più stabile e la trova in una maniera un po' particolare. Salita su un autobus della linea che collega la località dove alloggia temporaneamente ad una più vicina a Roma, giunta alla fermata scende e parlando pochissimo l'italiano si guarda attorno e scorge due donne sedute su una panchina. Si rivolge ad una di loro usando la lingua rumena credendola tale, ma l'interpellata è un'italiana e le dice di non capire. L'altra vicina però è rumena e quindi fa da interprete. Cornelia racconta una parte della sua storia e dice che è alla ricerca di un posto di lavoro. Quando la signora italiana apprende tutto ciò, sempre tramite l'interprete rumena, le fornisce il recapito telefonico e l'indirizzo di una persona che sta cercando appunto una come lei.
Trovato il lavoro ha cercato la gentile signora italiana per dimostrarle la sua gratitudine ma non è più riuscita a trovarla e neppure a sentirla.
Conclusione ecco come stanno le cose attualmente: Cornelia, la cui figlia oggi venticinquenne si è sposata, è diventata nonna del suo bambino di tre anni e sta facendo studiare l'altro figlio diciottenne in Romania. In quasi tutte le foto che ho visto ho notato lo sguardo triste del ragazzo e Cornelia mi ha detto, con le lacrime agli occhi, che è molto attaccato a lei, è un "mammone" e la sua tristezza è dovuta alla lontananza. Quando può lo fa venire a Roma ospitandolo in un monocale che ha preso in affitto.
Adesso Cornelia parla bene l'italiano anche se ciò le è costato molta fatica.
Si occupa di un "vecchiotto" che vive da solo è autosufficiene, sa e vuole cucinare lui. E lo fa benissimo.
Ha ottant'anni, si chiama Aldo ed ha una folta capigliatura bianca.
Vabbè anch'io ho ottant'anni e mi chiamo Aldo, ma sono pelato e soprattutto non so cucinare.

PER UN PERIODO DI TEMPO SOSPENDO LA PUBBLICAZIONE DI POST MA CONTINUERO' A PASSARE DAGLI ALTRI BLOG, LEGGERLI E LASCIARE UN COMMENTO OVE IO SIA CAPACE DI FARLO.
UN SALUTO MOLTO CORDIALE.