sabato 16 marzo 2013

IL SAGGIO DI FINE ANNO

A maggio del 1981, circa due mesi prima della fine dell’anno scolastico, mia cognata – moglie del terzo di noi quattro fratelli, insegnante elementare – mi telefonò chiedendomi se potevo andare alla scuola privata dove lei insegnava a dare una mano ai ragazzi della quinta elementare la cui insegnante, oltre che essere sua collega, era anche sua amica. L’intera classe desiderava presentare, come saggio di fine anno, un piccolo spettacolo teatrale.
Naturalmente mia cognata sapeva che tanto in gioventù quanto in seguito io avevo fatto teatro - benintéso a livello amatoriale – e quindi, secondo lei, avrei potuto aiutare quei ragazzi. Mi precisò che potevo farlo nelle ore pomeridiane, in quanto tutti loro si trattenevano a scuola fino alle 16.30, e pertanto anche per me non c’erano problemi, dato che in quel periodo lavoravo part time. Accettai di buon grado e assicurai che l’indomani mi sarei recato in questa sua scuola. Così, alle 14.00 del giorno successivo, avvenne il primo incontro con gli aspiranti attori. L’insegnante, una giovane graziosa signora, mi accolse molto cordialmente e mi presentò uno ad uno tutti i suoi alunni, ventidue tra maschi e femmine. M’informò che i ragazzi, per il saggio di fine anno, avevano già iniziato a preparare qualcosa e mi chiese, quando mi fu precisato quello che volevano rappresentare, quale fosse la mia opinione. Li chiamai a raccolta intorno a me per farmi raccontare qualche dettaglio in più. Tutti si precipitarono a dirmi qualcosa, ma notai che uno se ne stava tutto solo e taciturno seduto in un angolo dell’aula. Gli domandai perché se ne stava seduto in disparte, lui alzò le spalle e mormorò qualcosa che non compresi. L’insegnante mi informò che era un tipo un po’ scontroso e timido e che preferiva non partecipare a questa iniziativa. Quello che avevano cominciato ad abbozzare era una specie di favola con tanto di re, principessa, principe azzurro ed altri personaggi ma che si limitava - come numero di partecipanti - a dodici o tredici interpreti. E gli altri, chiesi loro? Mah! C’era chi voleva fare un personaggio e chi un altro, chi preferiva stare a guardare e chi invece avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa. Intanto l’insegnante, seduta accanto a me, mi esponeva sottovoce quali erano i tratti caratteriali di ciascuno di loro e, facendoci reciprocamente un cenno d’intesa, con il suo permesso, concessomi quasi con entusiasmo, presi in mano la situazione. Consigliai a tutti di cercare qualche altra storia da rappresentare giacché quella favola poteva andare bene per i bambini dell’asilo o della prima elementare e non per dei ragazzi ormai grandi come loro. Tentavo in questo modo di spronarli a pensare a qualcosa di più attuale e il più realistico possibile, anche perché mi stava frullando in testa un’idea e volevo pian piano portarli alla mia stessa conclusione. Furono fatte delle proposte troppo vaghe e neppure tanto semplici da realizzare che furono subito accantonate anche da loro stessi. Pian piano, gettando nella discussione in atto qualche frase che potesse avvicinarli a quello che m’era venuto in mente, all’unanimità fu deciso di “mettere in scena” un processo come quelli visti al cinema o in TV, italianizzando il modello americano. Sembrava quasi si fosse scatenato in loro chissà cosa perché piovvero idee, proposte e suggerimenti d’ogni genere. Io, e l’insegnante con me, li lasciammo sbizzarrire nel loro crescente interesse per lo spettacolo che si stava delineando, proponendo anche noi qualche piccolo consiglio. Dopo più di due ore buttammo giù, tutti insieme, l’intera trama e la suddivisione dei personaggi. C’era un Vostro Onore, un cancelliere, un assistente che annunciava l’ingresso della Corte, la giuria composta di dodici membri, un avvocato difensore e uno della pubblica accusa, tre testimoni, l’imputato e la vittima. Si doveva quindi passare a chi poteva interpretare l’uno o l’altro dei vari personaggi. Nel frattempo avevo notato che anche il ragazzo taciturno, timido e scontroso s’era unito al gruppo e mostrava interesse anche lui per quello che si stava preparando. Nonostante l’avvicinarsi dell’ora d’uscita dalla scuola, nessuno dei ragazzi voleva smettere. L’insegnante ed io dicemmo loro che era opportuno fare una pausa di riflessione, tanto ci saremmo rivisti il giorno dopo e tutti i giorni a venire fino a quello ultimo del loro anno scolastico.
Il pomeriggio dell’indomani, quando entrai nella classe dei futuri “attori” sembrava fosse scoppiato il finimondo. Tutti che volevano interpretare chi un personaggio chi un altro. Oltre che commediografi si erano auto proclamati anche registi. Imponemmo un po’ di calma e di silenzio e ci accingemmo a quel difficile compito. Feci una premessa dicendo loro che ero io a dover decidere chi poteva interpretare uno qualunque dei personaggi, che le prove che dovevamo fare servivano anche a questo: accertare chi poteva essere il tale o il talaltro e che loro dovevano limitarsi soltanto a suggerire eventuali battute da inserire nel testo che stavamo scrivendo insieme. Qualcuno assicurò che, pur non svelando la trama, ne avevano parlato con i genitori e addirittura ottenuto, da chi era figlio di avvocato o di magistrato, il prestito delle loro toghe. Insomma man mano che passavano i giorni, il lavoro si faceva sempre più intenso e tutti parevano elettrizzati. Per la verità anche l’insegnante ed io ci stavamo facendo trascinare dall’entusiasmo di quei ragazzi. Lo spettacolo si sarebbe svolto nel cortile della scuola, all’aperto, considerato l’avvicinarsi del caldo estivo. Per questo motivo parlai con un mio amico dirigente del centro per anziani da me frequentato e mi feci prestare, sia per la prova generale sia per il giorno fatidico, quattro microfoni, altrettante potenti casse acustiche e l’apparecchiatura necessaria per l’amplificazione delle voci. Usammo le cattedre di tre classi della scuola per il Vostro Onore e per gli avvocati d’accusa e difesa. I banchi scolastici furono usati per la giuria, la sedia dell’insegnante per l’imputato, più altre sedie per i testimoni. Per la scenografia non avevamo bisogno d’altro. Non c’erano strumenti musicali nonostante fosse stato deciso d’alternare le battute con alcuni ritornelli di canzoni in voga cantati dai soli giurati, come se facessero parte di un coro greco, ma non importava, ci pensava la giuria a cantare a squarciagola. In sintesi la trama consisteva nel processo ad una moglie che era stata accusata di aver fatto sparire il marito con l’aiuto di qualcuno per riscuotere un sostanzioso premio assicurativo. C’era soltanto una cosa che mi preoccupava ed era che l’interprete che avevo scelto per il personaggio di Vostro Onore aveva il perfetto fisico del ruolo ma, purtroppo, continuava sempre a dirmi che non se la sentiva di fare in pubblico quello che faceva durante le prove. Si vergognava e aveva paura d’impappinarsi e di rovinare tutto. Un paio di giorni prima del debutto, sentendo il parere degli attori e dell’insegnante, li informai che avrei interpretato io il Vostro Onore, mentre il ragazzo che avrebbe dovuto farlo lo nominai Giudice a latere. La prova generale non andò troppo bene, i ragazzi erano troppo agitati. Il giorno del debutto notammo che la platea, chiamiamola così, era stracolma di genitori, parenti, amici, alunni e insegnanti della scuola. Dissi ai ragazzi qualche parola d’incitamento e loro mi dissero, quasi in coro, che io sarei stato molto d’aiuto stando sul proscenio insieme con loro: avevano una guida. Nei fui molto contento. Lo spettacolo andò abbastanza bene, la gente in “sala” applaudì spesso e noi alla fine ringraziammo il pubblico cantando un motivetto del quale ricordo ancora le parole, la parodia di una canzone del 1948-49"Ahi ahi Maria de Bahia” che era stata usata come finale in uno spettacolo di varietà al quale avevo partecipato anni prima:
Carissime signore gentili spettatori
Or la buonasera a voi porgono gli attori
La rivista terminiam ed a casa ce ne andiam ora noi vi salutiam
Un saluto è questo arrivederci presto
Esci a cuor contento e non essere più mesto
Ciao ciao spettator ti salutano gli attor viva ognora il varietà (ripetuta una seconda volta sottovoce) e, per finire
Il… va…rie…(bum!)…tàaaa ( quasi urlando).
Gli applausi scrosciarono. Noi tutti, ragazzi, l’insegnante e io ci abbracciammo commossi, più volte. Loro sapevano che avrebbero lasciato quella scuola e la loro insegnante per proseguire gli studi presso altre scuole. Fui persino avvicinato da uno del pubblico, parente non so di chi, il quale con una telecamera sulle spalle mi disse di aver ripreso tutto lo spettacolo e voleva sapere se poteva mandare in onda quella cassetta in una TV locale di cui lui era uno dei dirigenti. Lo dissuasi e lo pregai di non farlo per vari motivi. Al momento dei saluti i ragazzi, con l’insegnante in testa mi fecero commuovere ancora di più per la loro gratitudine. Chissà se ci saremmo rivisti e quando. Dimenticavo: il processo terminò con l’assoluzione dell’imputata in quanto al momento della sentenza riapparve la vittima, vale a dire il marito il quale, soffrendo di sonnambulismo, si era perso per le vie, i vicoli e le piazze della sua città ed era stato ritrovato addirittura in un’altra città.

22 commenti:

riri ha detto...

E' piacevole come racconti le storie, le fai vivere, rivivere, questa è la sensazione che ne traggo e ne sono felice.Riuscisti ad impegnare dei ragazzini con il tuo entusiasmo. !!Un abbraccio Aldo e buon fine settimana.

Unknown ha detto...

Cosa aspettavi a raccontare una storia così bella e simpatica?
Penso che ovunque tu vada, riesca a portare una ventata d'entusiasmo e mi piacerebbe tanto vedere quel filmato.
Una buona giornata, caro Aldo.
Cristiana

Tomaso ha detto...

Caro Aldo non è tanto tempo che frequento il tuo blog. Vedo che è molto interessante, questi racconti di un tempo mi piacciono tanto, tanto è che il mio blog si chiama! Passato e presente.
Ripasserò sempre con piacere a leggere i tuoi racconti sempre molto interessanti. Buon fine settimana.
Tomaso

Tomaso ha detto...

Sono ancora io caro Aldo!!! mi sono accorto che non ero ancora inscritto nei tuoi lettori, lo ho fatto ora. ciao

Bastian Cuntrari ha detto...

Grande come sempre, Monty, e... ora ti mando una mail.

m4ry ha detto...

Mia mamma era insegnante di scuola elementare, e un po' di anni fa, mi ha dato l'incarico di preparare la sua quinta per il saggio di fine anno..conservo bellissimi ricordi..
Oggi scopro che ti dilettavi con la recitazione...che bella cosa..
Bravo Aldo..i tuoi racconti di vita sono sempre assolutamente coinvolgenti..Ti abbraccio. Buon fine settimana

nina ha detto...

Sicuramente una bella esperienza e ti ammiro anche per il coraggio di esserti buttato in quest'avventura.
Abbiamo tante cose in comune, caro Aldo, anch'io ho organizzato corsi di teatro e cinema e tante volte ho lavorato con i ragazzi. Partecipando ma non conducendoli in prima persona.
Bravissimo!

Sciarada ha detto...

Ciao Aldo, hai gestito la situazione con grande intelligenza, capacità e perspicacia ed hai saputo creare l'entusiasmo per un ottimo lavoro di squadra, bello e simpatico anche l'argomento scelto per lo spettacolo!
Buon fine settimana!

Cri ha detto...

Catalizzare l'attenzione e l'entusiasmo dei ragazzi è una faccenda delicata: difficilissima e semplicissima al tempo stesso. Se sai proporti a loro come adulto, punto di riferimento, e al contempo come "fanciullo" in sintonia con le loro anime vive e ricche. E' un dono grande e prezioso, che dà frutti bellissimi per tutti quelli che ne sono toccati, in primis per colui che lo offre, come hai fatto tu. Che esperienza meravigliosa, che bel racconto, che commozione :)

paroleperaria ha detto...

che bella esperienza! :)

Tiziano ha detto...

Ciao Aldo i tuo racconti e sempre un piacere leggerli
buona domenica.

Adriano Maini ha detto...

Hai confermato anzitutto la tua grande capacità a intrecciare fascinose e intriganti storie. E poi il tuo grande calore umano e la tua saggezza: il primo nel coinvolgere a fondo quei ragazzi, la seconda nel rifiuto alla trasmissione della registrazione dello spettacolo, rifiuto fatto, penso, in nome della privacy degli studenti.

Enly ha detto...

Complimenti per le tue tantissime storie, stampale e mettile in un raccoglitore, Scrivi davvero bene.

robi ciprax ha detto...

caro Aldo,
mi hai fatto sentire in casa, in quanto i saggi di fine anno sono ancora, per mia moglie Lina, croce e delizia di ogni anno scolastico.
Ho riconosciuto nel tuo racconto tutti gli atteggiamenti (per niente cambiati dal 1981...) dei ragazzi di oggi, ma con qualche sapientone in più da gestire rispetto ai tuoi.

La tua capacità in campo teatrale traspare in ogni tuo racconto sia come fantasia che come interpretazione.

Ciao Aldissimo. Buona domenica. robi

Susanna ha detto...

Però: perché mai non hai consentito che la commedia passasse in televisione?

Zio Scriba ha detto...

Che bello essere Guida di quei ragazzi, sentire il loro entusiasmo e la loro gratitudine. Sono felice che tu abbia vissuto quei bei momenti, mio Saggio Amico... :)

Costantino ha detto...

Bravissimo Aldo, è un piacere leggerti, sentirti raccontare di ieri e di oggi...

Tina ha detto...

Insomma, non ti sei tirato indietro mai...in questa pagina descrivi quello che vorrei accadesse più spesso, ovvero, gli adulti che si girano verso i piccoli coinvolgendoli anche nella stesura di un progetto.

Bravo Aldo, buon resto di domenica.

@enio ha detto...

tutte è bene quel che finisce bene... anche l'attore hai fatto: non ci siamo fatti mancare niente! bravo

Nou ha detto...

Mi sarebbe tanto piaciuto assistere alla rappresentazione. Che bella esperienza hai fatto Aldo, te lo dico spesso che sei un GRANDE e rimango sempre più dell'idea.
Un abbraccio
Nou

Unknown ha detto...

che bella esperienza. e che soddisfazione! li hai rivisti poi? un abbraccio

THE HAPPY LIFE OF MY PETS ha detto...

il tuo racconto mi ha emozionato e scaldato il cuore. Per un istante, mi è sembrato di conoscere Micia e di aver condiviso la sua vita con voi.