martedì 25 giugno 2013

ANTICHI LUOGHI E LONTANI RICORDI

Inutilmente da due o tre ore mi giro e rigiro nel letto ma un’irrefrenabile ridda di pensieri e ricordi mi mulinano nella mente tanto che sono costretto ad alzarmi malgrado sia appena spuntata l’alba. Come mai, dopo così tanto tempo, mi è venuta la voglia di rivedere il cortile del fabbricato in cui sono nato qualcosa come oltre 82 anni or sono? Strano…Eppure lì nei pressi ci sono già andato altre volte. Fortunatamente, essendo presto, esco di casa e c'è un bel freschetto. Pur non essendo lontano per andare in Via della Polveriera, prendo un bus alla fermata vicina e scendo a quella di fronte al Colosseo. Lì ci si inerpica sulla ripida scalinata che dai piedi del Colosseo arriva in Via Nicola Salvi attraversata la quale si percorre Via del Fagutale (diventata famosa per la casa acquistata da un ex ministro e pagata in buona parte con denaro versatogli a sua insaputa) e quindi si arriva nella via dove si trova la mia vecchia casa. Mentre faccio questo ragionamento mi assale il primo ricordo: quella ripida scalinata che raggiunge l’isola del zibibbo (così chiamavamo il gruppo di edifici che componevano la nostra parte del Rione Monti) ritaglia una fetta di folta vegetazione che ricopre la piccola collinetta (da noi battezzata la giungla dell'Africa) e che divide la zona del Colosseo da quella del Colle Oppio dove si trova l'omonimo parco che sovrasta la Domus Aurea – la casa di Nerone - e poi il viale del Monte Oppio. Passando oltre c'è il Largo della Polveriera, si rasenta la Trattoria Nerone (ex osteria un tempo nostra sala-giochi di briscola e tressette), un moderno bar (anche qui ex negozio di generi alimentari con annessa osteria, all’epoca altra sala-giochi) e si svolta in Via della Polveriera. Ecco il numero civico 40 l’edificio del quale faceva parte la nostra casa-interno 11, il 41 locale a livello strada adibito oggi a non so cosa (un tempo abitazione di una famiglia di amici), il 42 ingresso del cortile comune al quale si accede tramite una specie di tunnel. Detto cortile consiste in un’ampia area libera scoperta interna ed è circondato dal retro degli edifici confinanti. Mi era stato detto che attualmente l’accesso era impedito da una saracinesca verso l’esterno e da un cancello metallico all’interno. Dopo il tunnel ho trovato invece tutto spalancato: gli allegri fantasmi del passato mi stavano forse aspettando? Appena entro nel tunnel vedo sulla destra le tre piccole porte d'una volta chiuse: la prima è di un microscopico locale un tempo occupato dal nostro calzolaio di fiducia, er sor Silvano tipo curioso sempre vestito elegantemente con un vistosissimo fiocco nero a guisa di cravatta (si mormorava trattarsi di anarchico o comunque di accanito repubblicano vecchio stampo). Dietro le altre due porte due piccoli magazzini. Percorso il “tunnel” eccomi nel cortile: sulla destra sette saracinesche abbassate chiuse su altrettanti box-auto (?). Ai tempi in cui lo frequentavo non ricordo di avervi visto mai una macchina ma piuttosto roba usata. Sulla sinistra invece un muro non troppo alto con un piccolo cancelletto centrale, chiuso, che una volta consentiva l’accesso ad un corridoio a cielo aperto sul quale si affacciavano le porte di due o tre abitazioni, compresa quella della portiera e del locale fontane. Nel mentre costeggio quel muro improvvisamente si apre una porta metallica e ne esce una piccola signora molto anziana, piuttosto in carne, con un paio di grossi occhiali da vista e una folta chioma di capelli neri vistosamente tinti di recente. Appena mi vede mi saluta e mi rivolge una specie di bentornato come se mi avesse riconosciuto. Io un po’ sbalordito cerco di rispondere il più educatamente possibile. Dopo che lei si è allontanata ritorno sui miei passi, vado a verificare sul citofono accanto al portone numero 40 e leggo il nome della famiglia che abita all’interno in questione dal quale è apparsa la signora di prima: è la stessa di quando io abitavo lì. Altro ricordo: il loro capo-famiglia, un antifascista di razza che insieme all’altro capo-famiglia, suo compagno, abitante al numero 41, il 25 luglio del ’43, giorno della caduta del fascismo, ingaggiarono una piccola battaglia a colpi d’arma da fuoco appostati all’angolo tra via della Polveriera e via Eudossiana dove, dalle finestre della Facoltà d’Ingegneria alcuni fascisti sparavano a più non posso. Faccio un breve giro nel cortile e ricordo che all’epoca io e la banda di miei coetanei non lo frequentavamo spesso, preferivamo giocare fuori per la strada o nel vicino parco del Colle Oppio. Può darsi pure che ci fosse stato vietato di frequentarlo a seguito delle proteste di qualcuno. Credo proprio di sì perché noi c’eravamo accorti che mentre ci trastullavamo nel cortile venivamo osservati dalle sorelle di un nostro coetaneo (noi dovevamo avere al massimo dodici o tredici anni) il quale faceva parte di una famiglia abitante nel nostro fabbricato, all’interno 7, composta, detta famiglia, da padre, madre, da un nostro coetaneo, da un suo fratellino e dalle tre sorelle tutte più grandi di noi ed anche belle figliole. Loro, le tre sorelle, si erano abituate a starsene sulla loggetta che circondava la loro abitazione e che aveva la vista sul cortile e commentavano, sghignazzando, le nostre gesta. Noi avevamo capito che sollevando“castamente” gli sguardi verso il cielo molto “casualmente” s’incrociavano le gambe delle tre sorelle…a quell’epoca ancora non andavano di moda i famosi blue-jeans. Ecco quindi spiegato, credo, il successivo “vietato l’accesso”. Torno sui miei passi. esco su via della Polveriera e, nel palazzone di fronte, il mio sguardo va verso il civico numero 8. Ai tempi della mia infanzia, della mia gioventù e della mia adolescenza era una abitazione a livello strada occupata da una famiglia, madre, padre cieco e due figlie femmine una delle quali piuttosto “sbarazzina”. La madre fabbricava in casa i caramellotti (zucchero filato solidificato non si sa bene con quale procedura) i quali, avvolti in carta sgargiante, venivano venduti, da lei che camminava sempre con il marito sottobraccio, in giro qua e là per il rione ma soprattutto davanti le vicine scuole Vittorino da Feltre. Per tornarmene a casa mi avvio verso la fermata del bus davanti al Colosseo e per farlo oltrepasso via degli Annibaldi su quella orrenda passerella (non si può neppure definire ponticello) più adatta in una“selvaggia foresta equatoriale”, costruita qualche anno fa. Incrocio tra i cento e i duecento turisti giapponesi debitamente muniti di tre o quattrocento macchinette fotografiche di ogni forma e dimensione i quali sorridono estasiati.
Sorrido anch’io fra di me, soddisfatto di aver rivisto i miei vecchi luoghi soprattutto quel cortile con i ricordi e le illusioni della nostra giovanissima età.


31 commenti:

Tomaso ha detto...

Caro Aldo, vedo che ci assomigliamo un po in tutto!
Capita pure a me, quando l'insonnia arriva, mi rigiro nel letto con dei brevi sonni, che mi sembrano lunghi,
e mi passa tutti e momenti della mia vita col le difficoltà di sopravvivere. Alla fine sorrido e penso è solo un sogno.
Buona giornata amico.
Tomaso

Cri ha detto...

Mamma mia, che post fiume, quanta vivacità, quanta felicità di scrittura. Scritto talmente bene che mi sembra di aver percorso a volo d'uccello tutto ciò che descrivi sulle tue parole che con minuzia, delicatezza e intenso, infinito affetto trasfigurano e colorano ogni cosa.
Una delle cose più belle che abbia mai letto da te.
Bravissimo, bellissimo, grazie!
Mi hai deliziato e raddrizzato una mattinata storta.

luly ha detto...

Che piacevole lettura, un abbraccio, Aldo caro:)

Susanna ha detto...

Un post veramente avvincente e nostalgico.
Me lo sono goduto anche perché anni, fa, in una gita a Roma con il mio compagno Tarquinius, ci siamo venuti apposta a vedere se ancora abitavi lì (essendo una ramarra svanita, non avevo inteso che abitavi dalle parti di Piazza Vittorio) e ci siamo messi a guardare sui campanelli se c'era il tuo nome. Tarquinius mi diceva: "Se vedi il nome che fai, gli suoni?", e io gli ho risposto che non mi sarei mai permessa...

m4ry ha detto...

Mi sono sentita risucchiata dal tu racconto bellissimo e nostalgico..conosco quelle sensazioni..il desiderio di risentire vicini luoghi che ci sono appartenuti.
A me a volte manca un pezzo della mia vita..proprio quella legata alla mia infanzia e adolescenza. Momenti che ho vissuto a Milano. Luoghi e persone perse per sempre..a volte ho come la sensazione che la mia vita sia divisa in due parti nettamente distinte e separate.
Grazie caro Aldo.
Ti abbraccio

Enrico Bo ha detto...

avevano poco da ridere e ancor meno da fotografare i giapponesi, tanto il colosseo è chiuso per sciopero.

Tiziano ha detto...

Ciao Aldo sono bellissimi questi tuoi racconti tra sogni e realtà, racconti che ci aiutano a tirar campà
buona serata

Tiziano.

Enly ha detto...

Vivi in una città davvero magnifica tu: ROMA!!! Che ricordi quando avevo quindici anni.

robi ciprax ha detto...

caro Aldo,
mi hai scatenato una nostalgica voglia di pensare a quel lontano cortile della mia infanzia-gioventù dove ho seminato i ricordi più sereni e gioiosi della mia vita.
Grazie Aldo, un abbraccio. robi

Carlo ha detto...

Caro Aldo, questo non è solo un viaggio nei tuoi ricordi ma anche un rivivere, con l'immaginazione, la vecchia Roma quasi del tutto sparita. Ho sempre immaginato che tanti angoli di questa nostra fantastica città avessero storie da raccontare e questo tuo ripercorrere il passato mi ha procurato talmente tante emozioni da lasciarmi senza fiato. Se trovo il tempo, e devo trovarlo, passerò in quei luoghi da te citati... per immaginare!

Ti auguro una buona serata e ti lascio un saluto! Ciao.

il monticiano ha detto...

@Tomaso
@Cri
@Luly
@Ibadeth Hysa
@M4ry
@Enrico Bo
@Tiziano
@Enly
@Cipralex1
@Carlo

Quando i ricordi sono di questo tipo fa piacere condividerli con
il prossimo.
Stateve bene un caro saluto a tutti.
aldo.

paroleperaria ha detto...

che bella lettura e quanto mi piacciono i tuoi racconti... un po' quello che ho fatto io, una volta, ma, essendo i luoghi della mia infanzia a 1500 km, l'ho fatto con street view... :)
un abbraccio

chicchina ha detto...

Una descrizione così minuziosa e colorita dei luoghi mi fa pensare alla preparazione della tela per una stampa,antica e pur viva,proprio per i dettagli,e quasi sento le voci di voi, ragazzi,appresso ad un pallone e qualche mamma a chiamarvi,dalla finestra.
Sono belli i ricordi,mettono anche addosso un po di magone,per fortuna le giapponesine riportano subito alla realtà confusa e chiassosa di oggi.
Ciao,Aldo.

Ambra ha detto...

Bello Aldo, questo tuo percorso reale e irreale al tempo stesso in un luogo concreto che hai saputo ravvivare di immagini così precise da diventare da irreali in reali.

nina ha detto...

Non c'è niente che mi emozioni di più dei luoghi perduti dell'infanzia.
Quando torno al mio paese passo sempre dalle parti della mitica vecchia casa di via Tripepi. Ma non ho la tua stessa fortuna: quella casa così com'era non c'è più, è stata risistemata e cambiata e faccio fatica a individuare la nostra porta che dava sulla strada e la finestra sulla quale mi arrampicavo. Ma in ogni caso ritrovo qualcosa di familiare che mi provoca un tuffo al cuore.
Grazie Aldo, hai fatto un racconto in presa diretta con i sentimenti che mi ha veramente commosso.
Ciao!

Erika ha detto...

Che bello ricordare il passsato, caro Aldo. Un racconto lungo pieno di tenerezza e nostalgia. Un abbraccio.
erika

Mariella ha detto...

Caro Aldo, vorrei rivedere con la stessa passione e malinconia, i luoghi in cui ho passato le più belle estati della mia infanzia.
Potere calpestare quelle strade fatte di ciottoli, e salire fino alla cima del paese dove gli anziani del luogo avevano creato un magnifico giardino, in cui coltivavano rose meravigliose. Dove alberi bellissimi fornivano l'ombra necessaria a proteggere dalla calura estiva.
Con campi da bocce perfetti per passare in allegria i pomeriggi e le sere dolci.
Al centro la cisterna di acqua che riforniva tutto il luogo.
Una regina con la sua corona, quella terra.
E invece, dal 23 novembre del 1980 non mi è più possibile. Ecco alle volte il potere delle parole.
La tua passeggiata è stata bella e nostalgica.
La stessa che da tanto tempo sogno di fare io.
Grazie.
Ti abbraccio.


il monticiano ha detto...

@Fra
@Chicchina
@Ambra
@Nina
@Erika Napoletano
@Mariella

Ancora adesso, malgrado l'età avanzata, cerco di tornare indietro nel corso della mia vita per tutti quei ricordi che a me fanno piacere che tornino in mente.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.

@enio ha detto...

grazie Aldo, ho rivissuto insieme a te quel periodo della tua vita come se ci fossi stato anch'io... bravo!

zefirina ha detto...

ogni volta che passo per via della polveriera ti penso..e ci passo spesso

riri ha detto...

Che meraviglia Aldo!! Rivedere la vecchia casa della tua infanzia, incontrare qualcuno che ti riconosce dopo una vita..ti capisco e ti ringrazio di condividere con noi che siamo il tuo presente:-) Un abbraccio

Nou ha detto...

Caro Aldo, ultimamente l'insonnia mi ha trafitta per due notti di seguito...non si può quindi definirla tale e penso ai poveretti che ce l'hanno in forma cronica. Ho visto quindi i primi albori da dietro le prealpi e poi l'aurora nel suo meraviglioso colore rosato. Ho fatto una pennichella dopo pranzo per riprendermi. Che bei ricordi romaneschi che ci racconti! Pare proprio di vederti ragazzo e uomo maturo ( non oso dire anziano, dopo una così precisa e dettagliata descrizione del tempo passato e presente), come in un film.
Un abbraccio
Nou

Caterina ha detto...

Quanta nostalgia c'é dietro il tuo racconto.É bello leggerti! Noi abbiamo venduto la casa paterna dopo la morte della mamma e da allora spesso sento la voglia di rivederla o almeno il giardino. Perció su facebook tante volte quardo le foto dei nuovi proprietari nella speranza di poter vedere almeno un piccolissimo parte del scenario della nostra vita dei tempi vecchi:).
Un caro saluto e baci

Luz ha detto...

E bravo Aldo!

il monticiano ha detto...

@Enio
@Zefirina
@Riri
@Nou
@Caterina
@Luz

Come se avessi ricaricato chissà quale meccanismo i ricordi si riaffacciano.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.

Rosaria ha detto...

Alduccio, ci hai preso per mano a tutti e ci hai accompagnati tra i fantasmi del tuo passato.
Hai descritto tutto molto bene, a pare di conoscere sia via della Polveriera e la vita che l'animava un tempo, questo grazie a te.
Un abbraccione forte

Costantino ha detto...

Un ritorno sui propri passi,raccontato con garbo e con un pizzico di nostalgia.
Per un attimo eravamo tutti quanti, tra amici, in Via della Polveriera.

Enly ha detto...

Stendhal elogiava la Brianza :) e Napoli come città: "Napoli è la città più bella del mondo" :) .

il monticiano ha detto...

@Rosy
@Costantino
@Enly

Tendiamo, credo tutti, a ricordare soprattutto cose piacevoli, quello meno le accantoniamo.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.

Adriano Maini ha detto...

Ed io che vorrei tanto seguire il tuo esempio, almeno per dei fatti, non certo per copiarti la scrittura brillante! E che ci riesco poco!

Unknown ha detto...

i tuoi racconti mi trasportano nella fantastica Roma, eppure sono a casa! Grazie, Aldarè! sempre gajardo, eheheh, già da ragazzetto!!! tanti baci