martedì 18 giugno 2013

SALUTAMI TUO PADRE

Il commissario Alberti stava indagando su un caso personale che lo angosciava. Il punto era che riguardava qualcosa e soprattutto qualcuno che lui amava, la sua unica figlia diciottenne. Si trattava di quello che lei , Sabrina, aveva subito, uno stupro di una notevole gravità per il quale era tuttora ricoverata in ospedale già da tre giorni. Soltanto la sera del secondo giorno Sabrina aveva iniziato a raccontare al padre che la incalzava, alcuni particolari che lo avevano piuttosto convinto che c'erano almeno tre di questi particolari che l'avrebbero aiutato a scoprire il colpevole o i colpevoli di tale misfatto. Quando fu messo a conoscenza dalla propria moglie Rosa, la mamma di Sabrina, di quanto era avvenuto, aveva chiesto ai suoi superiori di volersi occupare personalmente delle indagini cosa che le venne negata in quanto lo ritenevano troppo coinvolto in questa vicenda così personale. Al che lui apparentemente non si scompose ma, testardamente prese una decisione: avrebbe condotto le indagini a modo suo con molta discrezione. Per prima cosa si mise d'accordo con un vice-commissario suo ottimo amico e che, esperto d'informatica, lo avrebbe aiutato in alcune ricerche che voleva fare per capire quali e quanti arresti aveva compiuto risalendo almeno ai cinque anni precedenti. Soprattuto se, i soggetti incriminati, si trovavano a scontare la loro pena o se messi in libertà. Tali informazioni erano per Alberti indispensabili in quanto sua figlia gli aveva raccontato, tra i singhiozzi, che lo stupratore non agì da solo ma insieme a due altri soggetti i quali, dopo l'aggressione compiuta in un vialetto del parco che stava percorrendo - erano soltanto le venti di sera - l'avevano immobilizzata a terra e imbavagliata. A quel punto l'altro soggetto poté compiere lo stupro. Il commissario nel racconto che gli fece sua figlia mise a fuoco i particolari che lo avevano colpito. Sabrina percorreva quel tratto di strada che la divideva dalla propria abitazione a quella di una sua cara amica, diversamente abile, quasi tutti i giorni feriali e nello stesso orario almeno da due anni. Quella sera Sabrina, nel far ritorno a casa si accorse che in un punto del viale due lampioni erano spenti e iniziò a procedere più velocemente ma, fatti pochi passi, tre individui mascherati l'avevano malmenata e poi tutto il resto. Soltanto uno di essi, che poteva essere una sorta di capo in quanto gli altri probabilmente più giovani si erano limitati a sogghignare, aveva compiuto ferocemente la violenza carnale. Ma, prima di andarsene , lo stupratore con voce contraffatta le sussurrò in un orechio soltanto tre parole: 'salutami tuo padre'. Il commissario comprese che doveva trattarsi di un soggetto che voleva vendicarsi di qualcosa che lui aveva compiuto nell'esercizio dei suoi doveri. Si fece una domanda chiedendosi come mai il delinquente sapeva che Sabrina era sua figlia? Gli tornò in mente a quel punto che lei gli racconto di aver ricevuto un paio di settimane prima una telefonata e una persona, voce femminile, le aveva detto di chiamarsi Rosalba e di volerla salutare dichiarando di essere sua amica. Sabrina rispose che non conosceva alcuna Rosalba. Allora quest'ultima le chiese se si chiamasse Anna figlia dell'ispettore Martelli ma lei rispose di chiamarsi Sabrina e di essere figlia del commissario Alberti. Tutto ciò aveva rafforzato i sospetti del commissario. Ci volle del tempo prima di raggiungere quelle certezze indispensabili per essere sicuro di colui che aveva compiuto quel misfatto. Una sera, era quasi mezzanotte, si appostò nei pressi dell'abitazione dell'individuo che aveva ormai accertato essere il colpevole, lo vide scendere da un'auto in quella viuzza piuttosto buia si avvicinò, lo chiamò apostrofandolo 'ciao stronzo sono venuto a ricambiare il saluto' affrontandolo a viso aperto. Il delinquente appena lo vide con estrema velocità impugnò una pistola ma nello stesso momento una raffica di proiettili lo colpì in pieno petto. Uno di quei proiettili purtroppo colpì nella nuca il commissario che stramazzò a terra. I poliziotti che avevano seguito le stesse tracce, nell'intento di cercare di salvare il loro collega dai colpi del criminale, sparando, non avevano colpito soltanto il colpevole ma anche l'Alberti che era disarmato e che morì quasi sull'istante.

27 commenti:

Mìgola ha detto...

È un tuo racconto o un fatto di Cronaca? Triste...
Buona giornata, Aldo.

Antonio ha detto...

n'è mica un buongiorno questo eh! Dimmi che è stato un brutto sogno o un frammento di romanzo che hai in testa. Un saluto

paroleperaria ha detto...

se è un racconto, è carino... se è vero, una tragedia... in ogni caso, che fine triste!!
ciao Aldo, un abbraccio :)

Tomaso ha detto...

Caro Aldo! Per piacere dimmi che è un racconto inventato da un scrittore
e che non ha nulla con la realtà!
Sarebbe duo volte tragico.
Tomaso

Unknown ha detto...

Caro Aldo, hai mai letto Giorgio Scerbanenco ?
Questo racconto me lo ha ricordato, nel genere e nello stile di scrittura.
Ottimo!
Cristia'

Adriano Maini ha detto...

Un tuo grande ritorno al noir!

Mariella ha detto...

Duro e amaro come la vita.
Bravo Aldo.

Sandra M. ha detto...

Sì, con il "nero" sei proprio un grande.

il monticiano ha detto...

@Migola
@Antonio
@Fra
@Tomaso
@Cristiana2011
@Adriano Maini
@Mariella
@Sandra M.


Credo opportuno precisare che non si tratta di un fatto vero ma è soltanto frutto della mia folle fantasia quando l'altra mattina mi sono svegliato alle quattro.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.

Nou ha detto...

La fantasia è forte. Il sonno debole. Faceva troppo caldo, immagino.

Bel racconto, bel ritmo, si legge d'un fiato!

Un abbraccio
Nou

Enly ha detto...

Mio padre e morto da poco, rimarrà nel mio cuore sempre.

upupa ha detto...

...oddio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ma è vero o inventato?

Susanna ha detto...

O Madonna, che storia triste. Ma è un frutto della tua fantasia oppure è ispirata ad un fatto vero?

Ambra ha detto...

Ma un noir deve necessariamente finire con la morte del "buono"? Non potevi far morire solo lo schifoso stupratore?

Unknown ha detto...

letto tutto di un fiato, che fine, però! perchè hai fatto morire pure il buono? un abbraccio

il monticiano ha detto...

@Nou
@Enly
@Upupa
@Ibadeth Hysa
@Ambra
@Alessandra Lace

Il guaio è che quando la fantasia corre a velocità supersonica dentro la mia capoccia, non sempre riesco a frenarla o almeno a farla rallentare.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.

chicchina ha detto...

Brutti scherzi dell'insonnia,verrebbe da dire,ma hai scritto un bel racconto di nera,molto incalzante e realistico.Bravo come sempre.
Ciao Aldo.

robi ciprax ha detto...

l'importante è che il commissario Alberti, un attimo prima di morire, si sia reso conto di aver mandato all'inferno quel "pezzo di merda". Sei riuscito a farmi diventare violento anche se si tratta solo di un racconto, ma che ha purtroppo tante imitazioni nella schifosa realtà in cui viviamo.

Un caro saluto. robi

Rosaria ha detto...

Alduccio, visto che è un racconto, ci potevi salvare il commissario,insomma, hai ffatto una strage.
Cose che nella vita reale succedono almeno nei racconti salviamo i buoni.
Complimenti
Bacione ciao

Cri ha detto...

Non mi piace. Né la storia dello stupro, né il commissario che si fa giustizia da solo. Farlo morire alla fine mi pare quasi l'unico modo per rimettere le cose a posto, perché quando si perde la bussola e ci si fa trascinare sullo stesso piano dei delinquenti si sa come si parte ma non si sa come si arriva. Poi quest'implicazione perversa e direi incestuosa per cui due uomini si fanno la guerra sul corpo di una donna, purtroppo troppo spesso ancora aleggiante su parecchi fatti di cronaca, la trovo intollerabile. Non sono femminista, ma certi racconti mi spingono a diventarlo: viva la faccia, allora, della madre giustiziera de La camera di sangue, la fantastica rielaborazione della fiaba di Barbablù ad opera di Angela Carter, illustre scrittrice femminista americana! Homo homini lupus, e vabbé, ma il ritorno all'età della pietra io lo respingo con tutte le forze.

nucci massimo ha detto...

a me mi, piaci di più quando racconti storie vere
cose straordinari di quotidiana realtà.

m4ry ha detto...

Aldo..sei un grande..mi piace il tuo modo di scrivere..
Ti abbraccio :)

il monticiano ha detto...

@Chicchina
@cipralex1
@Rosy
@Cri
@Nucci Massimo
@m4ry

La bellezza di un blog e del contenuto del post che viene scritto sta nel fatto che chi legge e vuole commentare esprime liberamente la propria opinione che va rispettata.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo.

nina ha detto...

Ciao Aldo, trovo che sia un tema che smuove sentimenti profondi e inquietudine, anche perché la cronaca, purtroppo quasi giornalmente, ce ne dà riscontro reale.
Nei tuoi racconti frequenti ambienti e situazioni diverse che descrivi in maniera competente e attendibile
Un caro saluto

riri ha detto...

Triste racconto..purtroppo la cronaca nella realtà offende in modo grave noi donne...

Enly ha detto...

Un indice allarmante: IN ITALIA SONO IN AUMENTO I SUICIDI MOLTISSIMI PERDONO IL LAVORO E SI AMMAZZANO.

il monticiano ha detto...

In effetti ci sono alcune storie completamente inventate che sfiorano la realtà.
Stateve bene e un caro saluto a tutti,
aldo