Sandro non aveva con sé
un ombrello ma per fortuna la fermata della metro che doveva
portarlo al capolinea della metro A di Roma si trovava proprio sotto
l'ufficio. Giunto a destinazione, dove aveva parcheggiata la macchina
per rientrare a casa a Rocca Priora, la pioggia non aveva smesso anzi
era diventata quasi una tempesta con tanto di grandine. Vicino
l'uscita della metro Sandro, che era venuto a trovarsi tra gli ultimi
passeggeri, notò una giovane donna che tentava di aprire uno di
quegli ombrelli che si allungano premendo un tasto, che saranno anche
comodi a portarli con sé ma capita molto spesso che si rompano.
Niente da fare malgrado i numerosi tentativi. Le si avvicinò,
chiese il permesso e ci provò anche lui ma fallì, si scusò, le
disse che aveva la macchina nel vicino parcheggio e aggiunse che le
avrebbe volentieri dato un passaggio. Lei lo ringraziò e l'informò
che non abitava vicino ma a Monte Porzio Catone, un altro dei
Castelli Romani. Sandro, sorridendo, le precisò che anche lui doveva
andare da quelle parti cioè appena quattro o cinque chilometri dopo
quel paese, quindi non gli costava nulla darle un passaggio. La vide
titubare per qualche istante poi con un lieve sorriso gli tese la
mano e si presentò. Si chiamava Diana. Appena entrati in macchina
lui mise in moto e iniziarono a scambiarsi quattro chiacchiere. Senza
che glielo chiedesse, Diana gli disse la sua età, trentadue anni e
lui le precisò la sua, trentasei. Aggiunse di aver accettato
l'invito a salire in macchina ma volle precisare che era stata
indotta a farlo soltanto per le cattive condizioni del tempo e perché
la fermata del bus che doveva prendere era troppo lontana. Il
traffico intenso consentì loro di parlare molto ma Sandro non
perdeva l'occasione di osservarla minuziosamente anche se con
discrezione. Non si poteva proprio definire una gran bella donna ma
aveva lineamenti regolari, capelli ed occhi castani, pochissimo
truccata. Inoltre aveva un bellissimo sorriso con tanto di fossette
sulle guance. Quando arrivarono dove viveva Diana, scesero e, nel
salutarsi, decisero di comune accordo di rivedersi il giorno dopo,
alla stessa ora, nello stesso luogo. Iniziò per entrambi un periodo
d'amicizia piuttosto sereno e tranquillo ma non si andava oltre anche
se Sandro aveva fatto più volte dei tentativi per un approccio più
concreto. Solo che Diana non era d'accordo. Ad eccezione della
domenica, si incontravano tutti i giorni e man mano che il tempo
passava aumentava la reciproca conoscenza. Entrambi occupati, Sandro
contabile presso un'azienda, Diana quale infermiera professionale
presso un ospedale, erano altresì single e vivevano da soli in
minuscole case di loro proprietà. Gli altri loro parenti vivevano a
Roma ai quali entrambi dedicavano le giornate festive. Ogni tanto
cenavano a casa ora dell'uno ora dell'altro a seconda delle
rispettive disponibilità. Praticamente si trattavano molto
affettuosamente da amici nulla di più. In alcuni casi sia Diana sia
Sandro mostravano segnali inequivocabili di voler modificare il loro
rapporto e tramutarlo in qualcosa che entrambi desideravano ma quel
passo in avanti tardava ad arrivare. Trascorsero quasi due mesi da
quel primo incontro al capolinea della metro A ed un giorno, era un
sabato, fermi in macchina dinanzi casa di Diana lei raccontò a
Sandro che a 22 anni era stata fidanzata con un suo coetaneo collega
di lavoro con il quale ebbe una relazione durata circa quattro anni
ma, un giorno, per una troppo accentuata diversità di caratteri
decisero entrambi di smettere e di lasciarsi. Da quella volta Diana
non volle più avere rapporti di alcun genere con altri uomini.
Col trascorrere del
tempo, con Sandro le cose stavano andando diversamente. Infatti il
loro rapporto cambiò notevolmente. Diana si trasferì a casa di
Sandro e la loro convivenza iniziò a dare i suoi frutti. Uno dopo
l'altro nacquero tre figli maschi e quando il primo stava per
compiere sette anni decisero di sposarsi in Comune esattamente il
giorno del suo compleanno. Fu una gran bella festa alla quale
parteciparono amici, conoscenti e parenti comuni. Quando l'Assessore
preposto a celebrare le nozze vide i loro tre figli schierati accanto
ai genitori, chiese chi erano quei tre "signorini" Sandro
rispose che erano i loro veri testimoni rispettivamente di 5, 6 e 7
anni. La sera, rientrati casa, stanchi ma felici, si misero a letto
guardandosi negli occhi e, sorridendo, Sandro eloquentemente chiese a
Diana =che ne dici, siamo ancora capaci di mettere al mondo un altro
bambino?=. Lei, con un sorriso malizioso, parafrasando il titolo di
un vecchio film,rispose =sì, ma SPERIAMO CHE SIA FEMMINA=.
11 commenti:
Ciao Aldo.
Che splendida favola moderna!
Vorrei tanto aver fiducia di un estraneo che ti offre un passaggio, ma al giorno d'oggi è tanto difficile.
Però ce l'hai raccontata con tanta delicatezza da credere per un'attimo che fosse vera.
Mi è piaciuta moltissimo, bellissima.
Buona giornata amico mio.
Spero tanto che sia una storia vera,Aldo.Abbiamo bisogno di avere fiducia nei nostri simili,perchè di questi tempi si ha paura anche di un semplice "ciao".
E comunque sai raccontare molto bene.Ciao e giorni sereni,maltempo permettendo.
Caro Aldo, che piacere è leggere i tuoi racconti!!!
Poi che siano reali oppure fantasia, non ha alcuna importanza, posso solo dire bellissimi sempre.
Caio e buona giornata caro amico.
Tomaso
Una storia tenera e 'costruttiva', narrata con il tuo stile raro e inconfondibile.
Cristià.
Io ho bisogno di credere che questa storia sia vera, soprattutto per il passaggio in macchina, quindi la fiducia per l'altro di cui si sente tanto il bisogno.
Bello leggerti sempre!
Ub abbraccio
Nou
Forse in questa storia c'è un misto di verità e di fantasia, ma il risultato è delizioso.
Sì una bella fiaba, scritta con la lievità e la discrezione che ti contraddistingue.
E' proprio vero. Il caso incide fortemente sulle vite degli esseri umani. Una bella storia. Mi chiedo poi come sia andata la storia della figlia femmina perchè ho consciuto una famiglia che aveva il problema opposto e, alla fine, ebbe sei figlie e solo per ultimo un maschio. Un caro saluto, Fabio
E chissà se poi se si trasferirono in una casa più grande.
bella fiaba Aldo, ogni volta riesci a commuovermi... e dire che ormai a 66 anni dovrei essere un rude ex sognatore
Caro Aldo è bellissima si legge tutta d'un fiato. E poi per me c'è stato anche un altro bel particolare... abitando a Torvaianica da quasi 10 anni ormai, devo dire che tutti i paesi di cui parli li ho visti spesso e mi piacciono molto. Sei davvero forte! Un abbraccio
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