Vorrei spiegare il
perché se ci riesco.
Ho letto da qualche
parte, non ricordo dove, che lui è il dio dell’acqua, del fiume,
del mare e della pioggia dalla quale derivano appunto il suo nome
Giove e il suo cognome Pluvio. Il mio disaccordo con lui nasce dal
fatto che non rispetta mai le previsioni meteo dei mass-media che
sono fatte sia sulla carta stampata sia in TV, ed anche sul pc.
Questo significa mancare di rispetto a chi si prodiga per fornire
notizie “certe” ai cittadini. E che diamine, un po’ di serietà
perbacco. Quando è previsto bel tempo così ha da essere. Anche per
il contrario certo. Io abito a Roma, vicino le coste tirreniche –
circa 25-30 km – e quando desidero conoscere cosa prevede il tempo
per l’odierna giornata o per l’indomani m’informo leggendo le
previsioni. Più di una volta mi è capitato di sapere che per il
giorno successivo, nell’Italia centrale, quindi comprese le coste
tirreniche, il tempo previsto variava dal parzialmente al molto
nuvoloso, da leggera pioggia a temporale, dal maremoto allo tsunami
per arrivare al diluvio universale. Unica assente giustificata la
nebbia in Val Padana.
Lo
ribadisco, la colpa non è dei meteorologi. Affermo convinto che
Giove Pluvio ce l’ha con me, giacché qui non si tratta della
nuvoletta fantozziana, c’è ben altro.Per quello che ricordo fin
dalla mia tenera età lui è stato molto dispettoso. A riprova di
ciò basta citare soltanto alcuni esempi. Quando piove a dirotto, io
non esco da casa. Naturalmente lo posso fare dato che lo “stipendio”
mi arriva dall’INPS il quale mi restituisce i contributi da me
versati durante la mia vita lavorativa. Con la pioggerellina provo ad
uscire, lo faccio portandomi regolarmente l’ombrello, ma fatti
pochi passi Giove Pluvio decide di allontanarsi portandosi appresso
la nuvolaglia. Continuo a camminare con l’inutile ombrello che mi
penzola dalle braccia. Non sto qui a contare le numerosissime volte
che questo è accaduto.A Roma e non solo, circola una specie di
motto: “cielo a pecorelle, acqua a catinelle”. Allora guardo il
cielo, lo vedo a pecorelle e mi aspetto il seguito, ma sembra che nel
Rione dove io circolo le pecorelle si siano allontanate forse per
andare a cercare qualche presépe in altri rioni o quartieri di
questa città. Succede infatti che mentre dalle mie parti non piove,
a pochissimi chilometri di distanza le catinelle decidono di
liberarsi dell’acqua in esse contenuta e la scaricano giù in
terra. Qualche mese fa son dovuto uscire per un impegno
improrogabile. Le previsioni della sera prima avvisavano pioggia in
arrivo e bassa temperatura. Alle 11.00 di pioggia neppure l’ombra e
assenza della stessa giacché mi trovavo all’aperto in una zona
senza alcun riparo di qualsiasi genere e con un sole bollente da
fare invidia all’estate. Naturalmente più trascorreva il tempo e
più mi toglievo indumenti di dosso. Ma quello che mi è capitato un
giorno ha dell’incredibile. Dalla sera prima un furioso temporale
aveva allagato tutti i rioni e i quartieri dell’intera città
incluso il circondario agricolo. Vento fortissimo, trombe d’aria,
lampi, saette, tuoni come cannonate, caduta d’alberi, insomma Giove
Pluvio stava proprio incavolato nero. Fatti suoi, ma purtroppo anche
nostri. Tutto ciò fino alle 9.00 del giorno dopo. Pian pianino
l’infuriare si stava placando ed era rimasta soltanto una
pioggerellina tipo quelle d’aprile. Aspetto ancora un po’, mentre
guardo dalla finestra mi viene in mente una canzoncina del secolo
scorso “le gocce cadono ma che fa se ci bagniamo un po’” per
quanto le medesime sono piccole e quindi decido di uscire con tanto
d’ombrello per sicurezza. Scendo i pochi gradini di casa, sorpasso
l’androne, apro l’ombrello ed esco dal portone e…neanche una
microscopica goccia d’acqua cade più! Avanti e indietro camminano
passanti, ombrelli debitamente chiusi io, invece, con l’ombrello
che non intende richiudersi – si tratta di uno di quelli corti a
scatto e sfido chiunque a riuscirci – m’incammino verso non
ricordo più dove, giacché ad ogni passo alzo gli occhi e impreco
contro Giove Pluvio e la sua combriccola di guastatempo.
11 commenti:
Molto simpatico il racconto!
Bello e interessante il video!
Buona giornata da Beatris
Sai caro Aldo che ogni tuo racconto mi da molto interesse e senza accorgermi mi strappa un sorriso.
Ciao e buona settimana sorridendo, amico.
Tomaso
È davvero imbarazzante avere l'ombrello aperto quando non serve. A me è capitato spesso, per distrazione, quando ero più giovane d'età, presa da pensieri introversi e fantasticherie giovanili che catturavano tutta la mia attenzione, di essere richiamata da qualche passante con:"guardi che ha smesso di piovere!"...Altri tempi! Dove abito ora c'è una stradina stretta che è meglio non avventurarsi né con,né senza ombrello.
È comunque risaputo che Giove ama giocare con gli umani, che sia che ti ha preso di mira!!!
:-D
Racconto brioso, complimenti!
Ciao Aldo! Un abbraccio!
Ciao Aldo!
Il tuo è un meraviglioso post sulla pazienza umana.
Tu sicuramente ne hai da vendere.
Baci, mi sono molto divertita, grazie.
Giove Pluvio è un mattacchione :)
Che scontro ;D
Qui a Milano, mi sono abituata d'inverno a non uscire mai di casa senza ombrello.
In borsa piccolo, non da fastidio.
Per sicurezza ne ho uno anche nel cassetto della scrivania in ufficio.
Per cui non mi frega a me GIOVE PLUVIO.
Ti abbraccio Aldo.
io quegli ombrelli che si richiudono diventando tascabili li ho eliminati, preferisco il mio bel "ombrellone" e sto attendo a non lasciarlo mai in giro
Ah ah ah. Mi hai fatto rotolare int erra dal ridere!
Però guarda che la nebbia in Val Padana non esiste più da tempo. Al nord non c'è nebbia, non c'è neve, non c'è pioggia. C'è sempre sole.
Se proprio devo uscire, in caso di pioggia leggera e dopo l'ennesimo ferimento alle dita con gli ombrelli tascabili, mi traccio l'itinerario con più portici possibili che a Torino di certo non mancano...
In caso di forte pioggia, guardo dalla finestra ....
Bellissimo racconto, bravo Aldo, ciao.
Per fortuna che ci sei tu Aldo che pensi a farci sorridere di questi tempi. Un forte abbraccio da Bari dove adesso sta piovendo....
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