lunedì 2 marzo 2009

LA PRIMAVERA DEL 1944 A ROMA

Dovevo ancora compiere 14 anni ed ora, a distanza di oltre sei decenni, torno a dirmi che quella, nonostante la spensieratezza dovuta all’età non fu per me una bella primavera.
Ma non soltanto per me.
Tre episodi di cui ho ancora memoria sono parte di quel periodo:
- Via Rasella e dintorni
- Stazione Ostiense
- Colosseo
In ordine cronologico,dal 23 marzo al 4 giugno del ’44 (liberazione di Roma da parte degli alleati), vissi quei 74 giorni in modo particolare.
Secondo di 4 fratelli, tutti maschi, sono stato sicuramente il più discolo e la disperazione dei miei genitori purtroppo, fino al compimento del 18mo anno d’età. Poi, per fortuna, avvenne in me un radicale cambiamento; ma questa è un’altra storia e quindi torniamo a quei giorni.
Nel marzo del ’44, durante la seconda guerra mondiale (10 giugno 1940-25 aprile 1945), dopo l’armistizio chiesto agli anglo-americani nel settembre del ’43, Roma, dichiarata “città aperta”, insieme a gran parte dell’Italia, si trovava sotto l’occupazione dei tedeschi con i quali collaboravano attivamente i fascisti repubblichini di Salò.
Quasi ogni giorno, inventando chissà quali scuse, riuscivo a sfuggire alla sorveglianza di nostra madre, ad uscire da casa e a bighellonare in giro per la città. A quei tempi io e i miei fratelli abitavamo sin dalla nascita, insieme ai nostri genitori, a meno di cento metri dal Colosseo, vicinissimo alla Domus Aurea e a tre dei sette colli di Roma: Celio, Esquilino e Palatino. Questa posizione centrale mi consentiva pertanto di girare per Roma, soprattutto verso il centro storico della città, senza alcuna necessità di dover usare mezzi pubblici, anche perché ne circolavano pochissimi e io neppure avevo soldi per poterne usufruire (alcune volte in realtà presi qualche filobus ma soltanto perché mi attaccavo pericolosamente ai due avvolgifili in metallo posti dietro i filobus stessi).
Per pura combinazione il 23 marzo del ’44 (giorno dell’attacco dei partigiani del GAP, in cui morirono 33 militari delle SS – altoatesini volontari – e due civili italiani in via Rasella), intorno alle 17 gironzolavo nei pressi della centralissima Piazza Colonna e stavo percorrendo Via del Tritone per girare poi in Via del Traforo e fare ritorno a casa. Ma, appena arrivato al Largo del Tritone vicino il palazzo del quotidiano romano “Il Messaggero”, trovai la strada bloccata da un cordone di militari italiani e tedeschi. Gli italiani, guardie di finanza e i tedeschi, SS, stretti l’uno all’altro, avevano formato una barriera invalicabile circondando tutta l’intera zona intorno a via Rasella - Via del Tritone, Piazza Barberini, Via Quattro Fontane, Via del Traforo. Dovevo necessariamente passare di là, percorrere tutto il traforo (o tunnel) che collegava e collega tuttora Via del Tritone con Via Nazionale e quindi procedere per Via dei Serpenti, Via degli Annibaldi e arrivare infine a casa. Sebbene per tutta la durata della guerra, ma anche oltre, il traforo fosse stato adattato a rifugio antiaereo, era ugualmente percorribile sistemato in modo opportuno con murature sia all’entrata che all’uscita e dotato di condotti per l’aerazione. Con l’ingenuità derivante dalla mia giovanissima età, non conoscendo i motivi di quello sbarramento dato che l’attacco alla compagnia di polizia delle SS era avvenuto oltre un’ora prima e io non ne sapevo niente, mi avvicinai tranquillamente al cordone di militari e chiesi di poter passare. Naturalmente mi ero rivolto al militare italiano ma lui rispose che era impossibile. Io insistetti dicendogli che se non fossi rientrato presto a casa le avrei sicuramente buscate dai miei. Lui mi squadrò da capo a piedi poi rivolse lo sguardo verso le due SS che gli stavano ai lati, entrambe gli fecero un segno d’approvazione e lo sbarramento si aprì lasciandomi passare.
Soltanto tempo dopo venni a sapere quello che era successo lì in Via Rasella e del successivo eccidio delle Fosse Ardeatine avvenuto il giorno seguente.
Molte vicende di quel tremendo periodo erano poco conosciute da me e dai miei fratelli, un po’ per l’età (nel 1940 il più piccolo di noi (quattro) aveva tre anni, il più grande dodici) e un po’ perché i nostri genitori preferivano tenerci nascoste le brutture della guerra. Ma soprattutto perché avevamo come primaria necessità quella di sopperire alla penuria di cibo. La fame era qualcosa che non sono riuscito ancora a dimenticare. A proposito di fame.
In una giornata di quel periodo io con un gruppo di miei coetanei abitanti nella mia stessa strada, eravamo venuti a sapere che alla stazione ferroviaria Ostiense, più volte bombardata dagli aerei americani – le famose fortezze volanti - c’erano dei treni semidistrutti stracolmi di ogni sorta di cibo. Non stemmo a pensarci due volte, tutti baldanzosi ci recammo, a piedi naturalmente, anche se il percorso non era breve, alla detta stazione che era ridotta in macerie e completamente deserta e vedemmo che c’erano veramente alcuni vagoni-merci delle ferrovie con i portelli scorrevoli spalancati. Come si usa dire, ci tuffammo a pesce ma, anziché generi alimentari trovammo, in quello che restava dei vagoni, soltanto materiale militare: giberne da soldato, munizioni per le armi, gavette e altre cose dello stesso genere. Arraffammo lo stesso quel che ritenevamo poterci ricavare qualcosa e ci accingemmo a riprendere la strada verso casa. quando, improvvisamente, dal recinto semidistrutto della stazione, lentamente e silenziosamente fece il suo ingresso un‘autovettura scoperta con dentro quattro militari tedeschi tra i quali un ufficiale. Fermatasi l’auto ad un centinaio di passi da noi, l’ufficiale tedesco, a voce alta e tono autoritario, ci fece capire che dovevamo avvicinarci a lui. Il tratto del percorso era tutto allo scoperto e noi eravamo totalmente in preda alla paura. Quasi tutti del gruppo riuscirono ad estrarre dalle tasche quanto prelevato dai vagoni-merci e a farlo cadere in terra man mano che ci si avvicinava ai militari tedeschi, io invece, che avevo avuto la bella idea di portarmi via una sciabola da carabiniere con l’elsa sull’impugnatura che sembrava d’oro, dovetti far finta di camminare zoppicando perché l’arma in questione ero riuscito a nasconderla sotto la maglietta e la gamba del pantalone, dalla parte sinistra.L’ufficiale, dai gesti che riuscimmo ad interpretare, ci fece una forte ramanzina e ci ordinò, a gesti, di uscire subito dalla stazione, cosa che ci affrettammo a fare e pure di corsa, eccetto me che seguitavo a zoppicare. Ci andò bene.
Tenni quell’arma per parecchi anni, ad imperitura memoria del mio scriteriato “gesto eroico”, però sempre ben tenuta nascosta da mia madre. Poi, dopo sposato e andato via da casa, ho perso le sue tracce. Chissà dov’è andata a finire.
Il 4 giugno del ’44 era una bella giornata di sole. Sentimmo sin dal mattino un rumore di autocarri, carri armati leggeri, moto che transitavano proprio vicino casa nostra. Incuriosito uscii abbastanza presto e vidi una lunga fiumana di uomini e mezzi tedeschi piuttosto male in arnese che si avviavano verso Via dei Fori, Piazza Venezia e da lì verso l’uscita della città.Era la ritirata delle truppe tedesche che andavano verso il Nord (dell’Italia) incalzati dagli alleati che ormai si trovavano alle porte di Roma. Verso metà della mattinata un discreto numero di soldati tedeschi, per concedersi un po’ di riposo, si accamparono intorno al Colosseo. Introdussero persino alcuni carri leggeri nelle piccole cavità ad arco poste alla base del grande anfiteatro, forse per ripararsi dal sole o da chissà che cosa. L’intera area circostante il grande monumento era gremita di soldati ma anche di gente delle case vicine e si fraternizzava volentieri. Fra loro c’ero anch’io che curiosavo qua e là. Guardandomi intorno vidi che in una di quelle cavità era stato fatto entrare un carro armato leggero ai piedi del quale, seduto in terra, senza elmetto, sudato e dal volto stanco, biondo, giovane, sostava uno di quei soldati che stava mangiando qualcosa. Mi avvicinai e, senza dire una parola, mi misi a guardarlo. Lui che evidentemente si era accorto di me, altrettanto silenziosamente mi porse una grossa fetta di pane bianchissimo ricoperto di burro o margarina, non ricordo bene. Non stetti lì a sottilizzare. Afferrai quello che mi veniva offerto e lo divorai. Feci appena in tempo perché sentii, io e tutti gli altri, il rumore di un aereo,forse un ricognitore, che si stava avvicinando e che, appena inquadrata la scena, cominciò a mitragliare in lungo e in largo. Fu un fuggi fuggi generale, ma non tutti se la cavarono. Tornai dopo più di un’ora per rendermi conto di quello che era successo e vidi che quel carro leggero al quale mi ero accostato in precedenza era andato completamente distrutto ed ancora bruciava, mentre non c’era nessuna traccia del soldato tedesco. Mi augurai si fosse salvato. Ancora oggi, quella piccola cavità lì al Colosseo reca i segni del carro che aveva preso fuoco.

41 commenti:

Kaishe ha detto...

Buongiorno Aldare'... ora leggo il post ma prima mi andava di dediarti il saluto e un sorriso di amicizia!

Lara ha detto...

Caro Aldo, sempre queste tue narrazioni mi lasciano col fiato sospeso, ma anche mi chiedo come potevi avere tanto coraggio.

Un abbraccio e buna giornata!
A presto,
Lara

Anonimo ha detto...

Questo modo di fare storia, raccontata in modo così avvincente dai diretti ptotagonisti, dovrebbe entrare nella scuola, insieme ai manuali, ovviamente

Biancamaria ha detto...

come sempre si legge in parte con un sorriso guardando con i tuoi occhi bambini e in parte con un peso sul cuore ...

Pierprandi ha detto...

Non finirò mai di ringraziarti per i tuoi racconti... Che servano a tutti per non dimenticare.. A presto

il monticiano ha detto...

@Kaishe: e io di dedico un sonoro ringraziamento: grazieeeeeeeeeee!!!

@Lara: più che coraggio secondo me era incosciènza. D'altra parte basta osservare la differenza che c'è tra i quattordicenni di oggi con quelli di allora.
Tutta un'altra cosa.

@emanuela: sono d'accordo con te. Mi pare di aver letto qualcosa al riguardo. In qualche scuola vengono invitati dei "nonni" che raccontano parte del loro passato.
Io lo faccio con le mie due nipoti.

@La Mente Persa: e tu come fai a sapere che io a 3 anni ero nelle braccia di Nanda Primavera(1895-1995)una nota bellissima soubrette dell'epoca poi attrice di cinema, teatro e TV?. Per una scenetta avevano bisogno di un "pupetto" e mio padre che lavorava come macchinista nel teatro dove si esibiva la compagnia Riccioli-Primavera mi fece "debuttare".

@Aglaia: proprio così perchè se ci si riflette sopra quei tempi furono veramente terribili specialmente per chi viveva in città: poco cibo e altre privazioni.

@pierprandi: soprattutto per non ripetere quei macroscòpici errori
tipo guerra, fame, dittatura.

Anonimo ha detto...

Aspettavo con ansia il proseguo della tua storia per rivivere insieme a te quei tristi ma, vista la tua giovane età, spensierati momenti. Grazie per farci vivere periodi storici non vissuti. Un saluto

Angelo azzurro ha detto...

Racconti sempre avvincenti da te: è un piacere leggerti...mi ripeterò forse. Sono comunque del tuo stesso parere che a quell'età non fosse il coraggio a spingerti a fare certe stupidaggini, ma l'incoscienza o meglio l'inconsapevolezza della gravità che certe azioni potevano avere come risvolto.
Per fotuna è andato tutto bene e sei qui a raccontarla!!!

Anna ha detto...

A volte si fa fatica a pensare che la guerra è stata anche una "nostra" realtà... eppure ecco qui uno spaccato di storia emozionante che dovrebbe farci riflettere. Grazie Aldo

Anonimo ha detto...

dovresti scrivere un libro di memorie. Davvero, non scherzo.

E se capito a Roma, cavolo, te lo dico così vengo a trovarci.

Ciao Aldo.

zefirina ha detto...

sembrava proprio di esserci lì con te

il monticiano ha detto...

@catone:ho spesso ripensato a quei momenti ed ecco perchè quando sento parlare di guerre mi sembra di rivivere quei giorni terribili.

@Angelo azzurro:purtroppo è stata una dura realtà vissuta da molti e poterla raccontare è sicuramente una fortuna ma io spero sempre che quei tempi non ritornino mai più, per nessuno.

@ANNA:dici bene quando affermi che la storia dovrebbe farci riflettere. Noi comuni mortali lo facciamo, ci pensiamo, ci preoccupiamo, ma i cosiddetti "potenti della terra"?.

@La Mente Persa: è quello è stato solo l'inizio.

@Le Favà: se capiti a Roma, ci dobbiammo vedere e te lo spiego io, cavolo, perchè non mi passa neppure per l'anticamera del cervello.

@zefirina: eh sì, hai ragione, però io dico a voi più giovani "meno male che non c'eravate"!

Kaishe ha detto...

Aldo... così sì che avrei studiato volentieri la storia...
Se tu avessi abitato nel mio paese, ti avrei dato il tormento con la continua richiesta di raccontare...
Se ci ripenso, mi rendo conto di quanto mi hanno voluto bene le persone di Fusea quando ero bimba.
Mi sono sentita "custodita" da tutti e ho voluto loro un bene sincero... e non li dimenticherò mai.
Tu mi risvegli ricordi dolci di persone che mi aprivano il loro cuore...

amatamari© ha detto...

Grazie...
Ti ho scritto qualche riga nel post precedente...

Damiano Aliprandi ha detto...

Grazie Aldo per questi racconti, ma veramente ancora c'è la cavità? Ci devo far caso!

Vincenzo Cucinotta ha detto...

Evviva...trovare nel mondo del blog qualcuno più anziano di me, che mi può insegnare dalla sua esperienza di vita. Raccontiamo ai nostri nipoti cosa siamo stati, com'era il mondo quando noi eravamo i bimbi che essi sono oggi, devono sapere che il mondo può essere tanto diverso da quello che è oggi.

Anonimo ha detto...

Mi associo, fa pure una sintesi degli altri commenti e ne esce il mio...aggiungo solo che è anche per me una bella sorpresa trovare un blog 'di memorie'così ben pensato e originale.
Posso due domande sceme? ( sono come i bambini, con cui lavoro, mi vengono le domande 'sceme') :
- ce l'hai ancora quella casa a 100 m dal colosseo??? ( sai che roba!!)
- ( giuro, questa è la più scema, concedimela) Come fai a ricordare i particolari di episodi così lontani, seppur storici,che io non ricordo nemmeno dove sono andata in vacanza tre anni fa?
Non sei tenuto a rispondere...meglio che continui a scrivere per tutti coloro che hanno la fortuna di capitarti qua, ciao!

Sabatino Di Giuliano ha detto...

non mi meraviglierei un giorno quando uscirà un fil su di te!
ciao aldo
con affetto
saba

Punzy ha detto...

che storia che hai alle spalle, aldo..contento stasera, eh?

il cuoco ha detto...

Bellisimo pezzo di storia... Speriamo non diventi piu storia recente.. ciao

il monticiano ha detto...

@l'incarcerato: tutte le cavità a livello strada sono amcora lì almeno dal 1930 d.c. e fino a qualche mese fa che sono passato proprio davanti quella di quel lontano giorno in alto e verso l'esterno si vedeva la parte affumicata.

@Aleph:Purtroppo la casa a 100 metri dal Colosseo che la nostra famiglia aveva in affitto almeno dal 1928, con la morte prima di mio
padre (1970) e poi di mia madre (1976), è occupata ora da altre persone. La risposta alla tua seconda domanda, che poi non è affatto scema è che più cerco di scovare nella mia memoria e più mi si affacciano ricordi dei tempi che furono. Anch'io, per esempio non ricordo magari quello che ho mangiato ieri ma il passato sì. Nei limiti del possibile cercherò ancora di scrivere qualcosa.Ciao.

@Sabatino Di Giuliano: mi potrò convincere soltanto se sarai tu a metterti dietro la macchina da presa e a dirigere regia e scenografia. Ciao, altrettanto affettuosamente,aldo.

il monticiano ha detto...

@Punzy: e meno male che c'è l'ho alle spalle e che ne sono venuto fuori alla meno peggio.
Ma il p.....o che fa? Festeggia a base di caviale e champagne oppure si deve ancora riprendere.Da parte mia me la sto godendo. Per il ritorno ce la vedremo.

@il cuoco: per non ripetere più quella storia dipende da noi, ma soprattutto da voi più giovani.

NADIA ha detto...

Holaaaaaaaaaaaaa!!! Ardaccio e alduccio!!!
Bello come al solito il tuo racconto, pezzi di storia da non dimenticare mai!!
besito!!!

upupa ha detto...

...è un peccato per me che tu viva a Roma...se fossi qui ti inviterei tutti i giorni nelle mie classi a raccontare la "vera storia"...e come sarebbero felici i miei ragazzi!! finalmente imparerebbero cos'è la storia...

Pellescura ha detto...

la storia siamo noi è vero. Ma tu di più.
Un saluto affettuoso

Gabryella Costa Fdd ha detto...

Mio caro Monty a te piace scherzare vero??eh,eh,eh, magari avessi anche un'unghia del cervello
di Bill Gates,ma sopratutto dell'azienda di di zio Bill,anzi ti diro' di piu ,di lui invidio solo la sua casa
ovviamente pewrchè supertecnologica li anche i "muri parlano" porka pupattola...hi.hi.hi.
Ti lascio un regalino clicca qui

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treni a vapore
Fiorella Mannoia
Io la sera mi addormento
e qualche volta sogno perché voglio sognare
e nel sogno stringo i pugni
tengo fermo il respiro e sto ad ascoltare.
Qualche volta sono gli alberi d'Africa a chiamare
altre notti sono vele piegate a navigare.
Sono uomini e donne piroscafi e bandiere
viaggiatori viaggianti da salvare.
Delle città importanti mi ricordo Milano
livida e sprofondata per sua stessa mano.
E se l'amore che avevo non sa più il mio nome.
E se l'amore che avevo non sa più il mio nome.
Come i treni a vapore come i treni a vapore
di stazione in stazione di porta in porta
e di pioggia in pioggia
di dolore in dolore
il dolore passerà.
Come i treni a vapore
come i treni a vapore
il dolore passerà.
Io la sera mi addormento
e qualche volta sogno perché so sognare
e mi sogno i tamburi della banda che passa
o che dovrà passare.
Mi sogno la pioggia fredda e dritta sulle mani
i ragazzi della scuola che partono
già domani.
Mi sogno i sognatori che aspettano la primavera
o qualche altra primavera da aspettare ancora
fra un bicchiere di neve
e un caffè come si deve
quest'inverno passerà.
E se l'amore che avevo non sa più il mio nome.
E se l'amore che avevo non sa più il mio nome.
Come i treni a vapore come i treni a vapore
di stazione in stazione e di porta in porta
e di pioggia in pioggia
di dolore in dolore
il dolore passerà.

P.S.Sono tornata al vecchio avatar,che vuoi la nostalgia,"la suoudje "spesso ci riporta alle vecchie care cose che ci appartengono perchè ci rappresentano,eh,eh,:-)



Gabrybabelle۶(๏̯͡๏)۶.
Vado a rivedremi Sex and the City..ciaooo,besitos mas Granda!Mon Capitan!:-)

Gabryella Costa Fdd ha detto...

approposito Monty,chissa' com'è che condivido il pensiero di "upupa" hummmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm(^..^)٩(-̮̮̃•̃)۶

il monticiano ha detto...

@NADIA: Hola. Ben tornata già te l'ho detto.
Ad ardaccio e alduccio ci manca "aldare'"come mi chiama mio fratello più grande detto "il capo".
Io difatti quella parte di storia di cui scrivo ed altro ancora non sono riuscito ancora a dimenticarlo.
Besito grande!

@upupa: quella per me sarebbe una grande soddisfazione perchè i ragazzi capiscono benissimo se quello che racconti è storia vera o favola. E ti starebbero a sentire. Non ti stancare mai di farlo.

@Pietro: e ti saluto anch'io con affetto specialmente per quella frase "Ma tu di più" che m'infonde coraggio.

@gabrybabelle: stavo andando a dormire ma prima di farlo ho voluto dare uno sguardo al mio blog. Ed ho fatto bene perchè ho trovato la sorpresa dei tuoi commenti e quel video con De Gregori, Daniele, Ron e la grande Fiorella Mannoia. Come sapevi che sono un suo ammiratore? Scommetto puro intuito da quella furbacchiona che sei.
Ti sono grato per essere tornata al vecchio avatar e per la tua condivisione con il pensiero di upupa.

Kaishe ha detto...

Buogiorno Aldare'... oggi il mio è imbiancato da nuova NEVE!!!

NADIA ha detto...

hola Sor Ardo, a me me piace chiamatte così, per primo ti abbraccio forte e ti mando un baciotto!!!
Per secondo ti auguro una buona giornata, anche se piove, ma volendo il sole ce lo abbiamo dentro....
Per terzo ammazza che Lazio Sor Ardo ma nun è che volete vice la coppa Italia?? :) beh certo è sempre mejo della coppa rica :) ahahah!!!
un besito mas grande !!!

Veneris ha detto...

Complimenti. Un racconto bellissimo l'ho letto con il fiato sospeso. Ciao

Linasolopoesie ha detto...

CARO MONTICIANO

Ho letto il tuo commento .
vedo che non puoi pensarci dell'errore non tuo .
ma pensandoci Che importa se la data era il 4 mentre nel commento risultava il 3 ?

l'importante e che alla mia festa ci sei venuto ....E mi hai fatto felice.
Eravate in tanti... ma se mancavi tu che festa era? hahahah!!

BUON POERIGGIO..LINA

il monticiano ha detto...

@Kaishe: Aldare' ti saluta e ti ringrazia. Le tue visite mi fanno sempre piacere. Mi dispiace per la neve ma si dice che serve per avere acqua. Io qui a Roma non la vedo dal 1956, se non ricordo male.

@NADIA: Hola mia cara. Chiamame come te pare abbasta che me chiami. Ahò, quanno so' 'ste giornate de pioggia me vie' un rompimento de rotelle che manco te l'immagini.
Me spiegate 'na cosa? Quando la coppa Italia la vincete voi è festa nazionale, se putacaso(famme fa gli scongiuri) la vincemo noi allora nun vale gnente.
Ma che vor dì?

@Veneris: Benvenuto, naturalmente.
Purtroppo è storia vera. L'importante è che la posso raccontare. A rileggerci. Ciao.

@solopoesie: Sinceramente mi sarebbe dispiaciuto se tu non avessi notato la mia presenza VIRTUALE per il tuo compleanno e sono contento perchè la festa è riuscita benissimo. Buona serata.

utilizerapagain ha detto...

Mi domando sempre perche' i libri di storia trascurino di senire chi ha vissuto quei momenti riportati nei testi.
La storia, come si capisce bene leggendo Monticiano, e' anche fatta di piccole cose, non solo delle motivazioni politiche ed economiche che sottendono ai fatti raccontati.
Concordo con Emanuela. Quanto sarebbero piu' interessanti le lezioni di storia con le testimonianze dirette degli ''anonimi'' protagfonisti. Ritengo che queste storie dovrebbero essere riportate anche nei testi.
Complimenti.
Vale

serenella ha detto...

Coraggio, incoscienza, dettata dalla giovanissima età? Non saprei dire. Certo, e te lo scrivo sempre, storia, storia vera, pura.

il monticiano ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

Spero tu stia 'progettando' altri racconti...mo ti vengo a controllare tutti i giorni. Ciao!

il monticiano ha detto...

@Pier Luigi Zanata: benvenuto. Credo che gli autori dei libri di storia temano che gli vengano raccontate storie campate in aria, inventate o travisate. Ci sono però persone come me che, anche se giovanissime, hanno avuto nel corso degli anni la possibilità di raccontarsi e raccontare ad altri quegli avvenimenti, senza alcuna necessità di doverli alterare. Io non credo di aver voluto raccontare le "guerre puniche" ma solo alcune piccole cose personali vissute. Anche negative.

@serenella: proprio così. Su quello ci puoi mettere la mano sul fuoco: pura storia vera vissuta.

Silvia... ha detto...

...sono passata per curiosità.Che bello leggerti, è un regalo generoso, grazie!

il monticiano ha detto...

@Silvia: Benvenuta, grazie per i tuoi generosi apprezzamenti e per essere passata in questo blog anche se per curiosità. Io invece sono passato nel tuo blog di proposito e sono rimasto colpito nel legere i tuoi scritti. I miei sono racconti di cose vere e reali che certamente interessano ma tu scrivi vera "poesia".

Gennaro ha detto...

Bellisimo racconto , bel Blog l'ho scoperto oggi complimenti!
Se ti va possiamo scambiarci i link per un'amicizia di blog.
Un saluto da Gennaro