lunedì 17 maggio 2010

E PENSARE CHE L'AVEVO DIMENTICATO

Poco più che quarantenne mi si presentarono per la prima volta alcuni dolorini alle ossa e, dietro consiglio di un ortopedico che mi aveva visitato accuratamente, mi decisi a seguire il suo consiglio e predispormi ad affrontare una cura termale a base di fanghi e massaggi.
Il luogo più idoneo che mi era stato indicato era Abano Terme in provincia di Padova e quindi mi diedi da fare per trovare uno stabilimento termale ed annesso albergo alla mia portata. Allora non c'era internet e quindi effettuai una ricerca tramite qualche agenzia e la consultazione di alcune pubblicazioni ad hoc.
Non mi riuscì difficile trovare ciò che cercavo e, dopo alcuni contatti telefonici seguiti dalla lettura di un depliant che lo stabilimento termale da me scelto mi aveva fatto avere, prenotai per il mese di maggio un ciclo di cure.
Quando venne il giorno della partenza chiesi a Celestina, la mia Fiat 1100/R, se se la sentiva di affrontare questo viaggio e soprattuto di informarmi preventivamente se c'era qualcosa che non andava. Non ottenendo alcuna risposta la controllatina gliela feci dare ugualmente anche senza il suo parere.
Giunsi ad Abano verso il pomeriggio inoltrato dopo un viaggio abbastanza tranquillo. Rimasi sorpreso sia dall'eleganza dell'albergo, moderno e circondato da un bel giardino, sia dall'accoglienza ricevuta. Tutti molto cortesi: receptionista, direttore e altro personale. Venni accompagnato nella mia camera, una singola con bagno annesso, e venni informato che il mattino dopo sarebbe venuto un medico per una visita di routine. Mi dissero anche qual'era il programma che avrei dovuto seguire a partire dall'indomani. Era ormai l'ora di cena e quindi potevo accomodarmi scendendo al piano terreno.
Il salone da pranzo era enorme, luminoso e stracolmo di tavoli e sedie di pregevole fattura. Non appena vi misi piede mi vidi venire incontro una giovanissima ragazza che indossava un candido grembiule con pettorina e una specie di cuffietta sui biondi capelli corti. Mi salutò in un delizioso accento veneto e mi accompagnò all'unico tavolo rimasto libero situato molto vicino alla porta d'ingresso e apparecchiato per una persona sola. Diedi una rapida occhiata in giro e notai che tutti gli altri tavoli erano occupati da ospiti, perlopiù coppie e comitive di stranieri. Dalla lista del menù in bella mostra sul tavolo mi accorsi che potevo scegliere tra tre diversi piatti per ciascuna portata. Feci la mia scelta, lo dissi alla ragazza che non mi aveva mollato un istante e quando si fu allontanata mi accinsi a fare con lo sguardo un altro giro d'ispezione tanto per iniziare a rendermi conto di come stavano le cose. Si udiva un mormorio incessante di persone che parlottavano per la maggior parte in tedesco e austriaco, perlomeno era quello che riuscivo a capire io ma non perchè conoscessi quelle lingue. Accanto a me c'era un altro tavolo occupato da tre signore, mi sembrò di mezza età, impegnate in un'animata conversazione. Parlavano in italiano con un accento dialettale piuttosto marcato di cui comprendevo ben poco. Non che mi fossi messo ad origliare ma erano loro che tenevano un po' alto il tono della voce. Terminata la cena gli ospiti man mano uscirono dal salone chi per andare in giardino, chi per fare una passeggiata e chi per trattenersi nell'atrio dell'albergo piuttosto ampio dove erano disposti numerosi divani e poltrone. C'era anche una sala con la televisione accesa, ma senza telespettatori: evidentemente gli ospiti dell'albergo parlavano altre lingue. Secondo me non tutti. Quelle tre signore del tavolo accanto al mio erano sicuramente italiane. Le rividi sedute su di un divano che stavano certamente seguitando la conversazione di poco prima. Decisi di volerne sapere qualcosa di più su di loro. Mi avvicinai, feci un breve cenno di saluto, presi un settimanale illustrato che si trovata poggiato su un tavolino e sedetti su un divano di fronte il loro. Dopo qualche minuto, profittando di una pausa, con estrema gentilezza chiesi alle tre signore se erano italiane. Alla mia domanda, che in realtà era una scusa per attaccare bottone, scoppiarono in una sonora risata. Poi, come per tranquillizzarmi, non solo affermarono di esserlo ma vollero dirmi anche di quali località e addirittura il loro stato civile. Chissà perché? Dunque la più giovane, mora, credo poco sopra i quaranta anni, era di Rovigo, sposata senza figli; le altre due, intorno ai cinquanta erano di Bassano del Grappa, bionda, separata con due figli ancora minorenni l'una e di Venezia, biondo-cenere vedova e madre di tre figli maggiorenni l'altra. Io, come dire, presentai le mie "credenziali" e tutto diventò più semplice. Ci attardammo a "ciacolare" fino alle ventitre quando la Veneziana e la Bassanese decisero di ritirarsi nello loro camere. Io rimasi a far compagnia alla Rovigotta che non aveva ancora voglia di andare a dormire. M'informò che lei e le altre due avevano stretto amicizia sin dal primo dei quattro giorni da quando erano arrivate in quell'albergo e avevano iniziato le cure. Le chiesi qualche delucidazione in merito al programma di cure e lei mi fornì i punti essenziali di come si sarebbero svolte le cose. A mezzanotte decidemmo di andare a dormire anche noi, prendemmo l'ascensore – lei aveva la sua camera nello stesso mio piano - ci salutammo e ci augurammo la buonanotte.
Ancora oggi non riesco a dimenticare il mio primo giorno della "tortura". Alle sette del mattino venne il medico che mi visitò scrupolosamente; poi bussò alla porta una signora o signorina piuttosto robusta con tanto di camice bianco, mi diede un accappatoio anch'esso bianco, mi chiese d'indossarlo togliendo prima ogni mio indumento anche intimo e quindi mi chiese di seguirla. Con l'ascensore andammo nei locali dove si svolgevano le "operazioni"; mi fece entrare in una stanza, mi disse di togliermi l'accappatoio e di stendermi su una specie di letto o lettiga. Prelevò da alcuni recipieni del fango quasi bollente e mi ricoprì tutto come una mummia egizia. Non ricordo quanto tempo rimasi lì disteso ma ad un certo punto mi aiutò ad alzarmi, m'introdusse in un piccolo vano doccia, aprì un rubinetto e con un tubo da vigile del fuoco in mano e un getto d'acqua potente mi ripulì da tutto il fango. Terminata questa operazione cominciai a sentire freddo, m'infilai l'accappatoio ma mi accorsi che stavo vacillando. Mi sembrava di svenire; lei chiamò qualcuno e, insieme, sostenendomi, mi riportarono nella mia camera. Ricevetti tutte le assicurazioni del caso nel senso che il primo giorno era il più difficile. La "nazista" rimase per alcuni massaggi e dopo mezz'ora finalmente se ne andò dicendomi che, adesso, potevo fare colazione. Rimasi tutta la giornata a letto e solo a sera inoltrata mi decisi a scendere sperando di rivedere le "tre grazie". Puntualmente le trovai sedute nello stesso divano della sera precedente. Quando raccontai come avevo trascorso "quella giornata" si misero a ridere molto divertite. Io no.
Nei giorni successivi si seguiva sempre lo stesso tran-tran: fanghi, massaggi, colazione, nuotatine nella piscina coperta dello stesso albergo, pranzo, riposino, pomeriggio a passeggio per le strade di Abano e anche qualche puntatina in visita a Padova dove ci si andava con la mia auto. Io ero l'autista, accanto a me, con mio sommo piacere la Rovigotta e, nel sedile posteriore la Veneziana e la Bassanese. Proprio quest'ultima quando giunse per lei il giorno del ritorno a casa ci chiese se potevamo accompagnarla a Bassano, cosa che facemmo con molto entusiasmo. Venne poi il giorno della Rovigotta la quale c'informò che il mattino successivo di buon'ora sarebbe venuto il marito a prenderla. Anche quell'ultima sera, come al solito, io e lei ci trattenemmo fino a notte inoltrata, poi ritornammo nelle nostre camere e, davanti la porta della sua ci abbracciammo. Lei, fissandomi negli occhi mi disse: "...avrei voluto...". Si voltò, entrò e chiuse la porta. Aveva capito durante il corsodelle nostre conversazioni che tra noi due qualcosa stava succedendo e che io ero, da oltre due anni, "a digiuno di amicizia femminile".
Dopo un paio di giorni fu la volta della Veneziana a dover lasciare l'albergo. Mi disse che nessuno dei suoi tre figli sarebbe venuto a prenderla e mi chiese se mi andava di accompagnarla a Venezia.
Dissi subito di sì ed infatti in meno di un'ora percorremmo la Serenissima, giungemmo in quella meravigliosa città, parcheggiai l'auto al grande garage di Piazzale Roma e ci recammo a casa sua che non era molto distante da Piazza San Marco. Lì giunti, m'invitò ad entrare, mi disse che se volevo potevo restare a cena e io...restai.
Ritornai in albergo ad Abano un'ora dopo la mezzanotte.


31 commenti:

Biancamaria ha detto...

Te ga capìo el Sior Aldo????
Te ga ciacoà veneto eeehhhh!!!!
Un abrazzo:-DDD

jasna ha detto...

Buona giornata Aldino... ripasso a trovarti con calma!

Nou ha detto...

Dimenticato, ma non del tutto...
"Ciàcoeta, ciàcoeta, l'è nà roba benedeta...me par mì"
Ciao Aldo, buona giornata.
Un abbraccio, Nou.

Ellys...o meglio Martina ha detto...

Ma sei un latin lover!!! Grande Aldo!! tutte le donne cascano ai tuoi piedi! Che bei ricordi che hai, sono così vividi...e il modo in cui li racconti è entusiasmente, sembra di avere vissuto quelle avventure insieme a te!

Rosaria ha detto...

Hai capito niente che combinavi?
Bravo Alduccio, certo è che tu sei stato un vero conquistatore.

Con la tua affascinante parlantina secondo me le donne le ipnotizzavi.

Immaginiamo tutti com'è finita con la veneziana, la quale, ti fece dimenticare la rovigotta.

"E PENSARE CHE L'AVEVO DIMENTICATO"

Ma come si fanno a dimenticare queste cose?

Ciao mio bel Valentino.
Buona settimana

Angelo azzurro ha detto...

Quell' "...avrei voluto" non è cosa che si può scordare, caro Aldo! :)
Sarei curiosa di sapere cosa ti ha riportato alla mente quei bei ricordi... Il medico ti ha forse suggerito altri fanghi veneti? Fosse così, saresti il benvenuto! Mi piacerebbe proprio tanto conoscerti di persona!!
Un caro saluto

la signora in rosso ha detto...

Galleotto fu il passaggio fino a Venezia....d'altronde come darti torto...

Janas ha detto...

Noooooo, non potevi aver dimenticato: due su tre "colpite e affangate"!!! Conquistatore!
Un saluto!
ciaociao

Lu ha detto...

Sei troppo forte! Inizialmente, leggendo questo tuo bel ricordo, ti ho veduto nelle vesti di Aldo Poirot che mentre è in relax si imbatte in chissà quali misteri poi, dopo, in versione Aldo Latin-Lover.
Eheheheh ma quante ne sai?? ;-))
Aspetto ancora un tuo commento sui luoghi del Giro eh :-)
Un beso e buon lunedi!

zefirina ha detto...

ostregheta che racconto intrigante

Anonimo ha detto...

Secondo me si inventa tutto...ecchecavolo sempre ovunque andava trovava da scopare sto Bardo??? Se se se se...sogni!!!!!

monteamaro ha detto...

Mannaggia, ho scavato, scavato, ma ricordare Pescarese, Isernine, Teramane o Campobassane da accompagnare a casa in auto: Nemmancolombra!!
Caro Aldo, dalle mie parti si dice: A chi tanto... e a chi niente!!
Uomo fortunatooo!!

il monticiano ha detto...

@Aglaia: Ricambio con affetto il tuo abrazzo veneto.

@Jasna: Grazie, a voi buonanotte.

@Nounours: Ti confermo del tutto dimenticato. L'età fa questi scherzi.
Un abbraccio anche a te.

@Ellys...o meglio Martina: Grazie, ma non è andata così e le cose non sono così semplici.

@rosy: Al solito troppo generosa. Magari fosse così come tu dici.
Ciao e grazie.

@Angelo azzurro: Anche a me farebbe molto piacere, ma purtroppo col problemino del tic-tac i fanghi non li posso fare.
Un caro saluto a te ed anche ad Abano.

@la signora in rosso: Venezia è una città incantevole e che fa sognare.

@Janas: Gli affangati eravamo in quattro. Poi però ci siamo salutati e non ci siamo più rivisti.
Un caro saluto anche a te.

@Lu: Era meglio che facevo il Poirot in quella situazione?
Un abbraccione.

@zefirina: Episodi che a volte lasciano un po' d'amaro in bocca.

@ALEPH: I "sogni" si sono alternati per circa venti anni. Nei venti anni successivi il Bardo è andato in letargo perpetuo.

@monteamaro: Ma che mi dici? Uno come te che non coinvolge almeno una delle bellezze che vivono lì dalle tue parti mi pare proprio impossibile.

Antonella Riviello ha detto...

Queste cose non si dimenticano caro Aldo.... e credo che le ricordi sempre con un sorriso! Andremo tutti a farci le cure termali... Sei straordinario e unico, è sempre un piacere distendersi con i tuoi ricordi! Un abbraccio!

Armando ha detto...

Caro Monticiano che piacere rileggerti! Vedo con piacere che sono ancora nella tua lista " armando paris io sono colorato ".Purtroppo chiusi il blog per motivi personali ed ora sono tornato dopo un periodo di riflessione con un nuovo blog che stò ancora strutturando. Manco dal lontano gennaio 2009 e con immenso dispisacere vedo che molti che leggevo hanno chiuso i loro rispettivi blog. Sono contento di rileggerti e se ti farà piacere comincerò di nuovo a commentare i tuoi post.

un abbraccio

paoladany ha detto...

le tue storie sono sempre particolari! e si leggono in un baleno. un salutone Paola

Luigina ha detto...

Alla faccia del dimenticato!!!Ma è finita così o ha un seguito la storia? Anche a me piacerebbe sapere cosa ti ha fatto rievocare questa avventura

riri ha detto...

Complimenti Aldo!!! Col tuo fascino latino hai colpito anche al nord:-)
Bei ricordi..sai, ci devo fare un pensierino, per le terme, cosa avevi capito?:-)))però!!

Ernest ha detto...

Però Aldo direi che racconto più dettagliato non si poteva fare... queste tue parole mi hanno fatto venire in mente quante volte ci passano davanti nella vita persone che anche per pochi secondi ci danno l'impressione di vivere assieme momenti incredibili e poi tutto fugge. Direi che la vita è bella anche per questo, perchè rivivono in noi con le nostre parole e i nostri ricordi.
un saluto aldo

Luz ha detto...

Non perdi occasione per tirare fuori le tue doti amatorie o "amatoriali"?

il monticiano ha detto...

@Antonella: Grazie Antone', però capita anche di ricordarle comn un sorriso amaro.
Amche da me un abbraccio.

@Armando:Certo che mi fa piacere rileggerti da queste parti. Non ho mai pensato di cancellare il tuo blog
poicé ricordo benissimo che sei stato uno tra i primi miei blogger amici.
Un abbraccione anche ai tuoi.

@paoladany: Vorrei farle anche più brevi ma ci riesco poche volte.
Un salutone a voi.

@Luigina: No, la storia è finita così e mi è ritornata in mente perché mi sono tornati i dolori alle ossa.

@riri: In realtà si è trattato di fare un po' d'amicizia per non stare troppo da solo. Però mi sono trovato molto bene.

@Ernest: A volte ci sono ricordi che quando ci ritornano in mente ci fa molto piacere.
Un caro saluto anche a te.

@Luz: Entrambe direi.
Anche con qualche disillusione però. Ciao.

Sandra M. ha detto...

Ciao Aldo. Sei un narratore sopraffino! Ho letto il post che mi indicavi (e tanti altri), "Il saggio di fine anno", e ti ho lasciato un pensiero.
Buonanotte. :o)

Rosaria ha detto...

Aldo, ti lascio il mio buongiorno.
Ciao

fabio ha detto...

Nel film attualmente sugli schermi... Aldo Brignano a letto con Luisa Ranieri, dopo aver consumato, le dice: "Io ho capito perché sei venuta a letto con me. Perché prima ti ho accompagnato con l'auto in x andata e ritorno facendo 120 Km, poi ti ho portato a casa facendo altri 90 Km, ed è da presumere che ne devo fare altri 90 + 120 per tornare io a casa mia. Con 420 Km fatti da autista, tu avrai pensato che me la meritavo."

Susanna ha detto...

E dopo?

Susanna ha detto...

Almeno i fanghi ti hanno giovato? No, perché anch'io, pur essendo una ramarra e pertanto invertebrata, soffro di doloretti qua e là...

Nicolanondoc ha detto...

Caro Aldo, il racconto mi piace, come sai ti seguo sempre con interesse e devo dire che mi fai rivivere momenti andati con piacevole stupore. Una calorosa stretta di mano e buona serata.

Gianna ha detto...

Aldo, quante ne hai corteggiate e corteggi ancora nella tua vita?

il monticiano ha detto...

@Sandra: Grazie per questo e per l'altro commento che ho letto.
Buonanotte.

@rosy: E io ti auguro la buonanotte.
Alla prossima.

@fabio: Una battuta niente male quella del film che io però non ho visto. Tra l'altro l'attrice Ranieri l'ho vista in altri film e mi piace, il Brignamo invece no.

@Ibadeth 1°) e 2°): Sul dopo ciascuno è libero di scegliere quale finale aggiungere allo scritto.
I dolorini allora se ne andarono salvo tornare una ventina di anni dopo.

@Nicolanondoc: Sì, ti capisco, come credo tu capisca me.
Un abbraccio e buonanotte.

@stella: Al massimo sette, compresa mia moglie.
Questo fino a una ventina di anni fa, dopo di che è scesa la notte.

magicpolaroid ha detto...

caro aldo, il tuo narrare è sempre piacevole, questa storia poida Celestina in avanti si legge tutto d'un fiato... con il finale che immaginavo!
a presto, Luis

Nicole ha detto...

e io...restai. Ehm ehm cof cof...Hai fatto bene hai fatto! Una botta di vita in tutti in sensi!:)))


Un racconto avvincente, divertente...umano. C'è solo da imparare da te.