martedì 5 giugno 2012

LO SPAZIO VUOTO

Quando imparai a farlo ricordo che il primo libro per ragazzi che lessi fu "Pinocchio" ma non era tanto il burattino-bambino che mi piaceva quanto invece suo padre Geppetto. Non so neppure io il perché ma ciò che mi attirava di più in lui era il mestiere che faceva: il falegname. Ed iniziò da lì, credo, il desiderio di emularlo. Se mi si chiedeva che cosa volevo fare da grande la prima risposta che davo era proprio "il falegname" seguito da altre aspirazioni molto variegate.
In Via della Polveriera dove ero nato, la nostra casa, dei miei genitori e di noi quattro fratelli aveva, tra l'altro, un corridoio lungo che iniziava subito dopo l'ingresso e arrivava fino in cucina. All'inizio di questo corridoio c'era uno spazio vuoto di circa 80 centimetri di profondità, un paio di metri di larghezza, sempre circa, e almeno tre metri di altezza.
Mia madre aveva espresso più volte a mio padre il desiderio di avere un armadio a due sportelli che doveva avere le stesse misure di quello spazio vuoto e che avrebbe funzionato da ripostiglio.
Anche se mio padre si dette da fare non riuscì a trovare, di seconda mano beninteso, l'oggetto desiderato.
Se ricordo bene, dovevo avere 19 anni ed ero disoccupato quando un giorno mi venne in testa l'idea di vedere se riuscivo io a fare qualcosa che potesse essere equiparato ad un armadio.
Ne parlai prima con mia madre, poi con mio padre i quali un po' dubbiosi mi dissero che potevo provarci e che avrebbero collaborato anche loro. Enunciai il mio "progetto" e tutti concordarono su
ciò che avevo in mente di fare. Mia madre fece addirittura una piccola bozza e mi chiese se era fattibile. Risposi di si.

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Uno scaffale semplice con quattro ripiani e un vano sottostante libero per potervi riporre oggetti più alti.
Io, mio padre e i miei tre fratelli ci occupammo del legname sia per i ripiani che per i fianchi del futuro scaffale da poggiare alle pareti laterali mentre mia madre con della stoffa di cotone a fiori confezionò una tenda con tanto di anelli che avremmo fatto scorrere su di una canna di metallo da fissare superiormente al primo ripiano.
Avevamo in casa gli utensili necessari e quindi potevamo procedere.
Venne acquistato il legname e fatto tagliare a misura in un magazzino poco distante da casa nostra
e demmo inizio all'opera.
In due giorni lo scaffale era pronto anche perché tutto il legname usato l'avevamo lasciato grezzo, senza dipingerlo ma soltanto lisciato un po' con la carta vetrata.
Non voglio dilungarmi oltre ma ci tengo a dire che lo scaffale campò per circa ventisei anni fino alla scomparsa dei nostri genitori per cui la casa era rimasta vuota dato che noi quattro fratelli eravamo sparsi qua e là con le rispettive famiglie.
Quando alla fine del 1976 mi recai nella nostra vecchia casa all'interno 11 di Via della Polveriera numero 40 per vedere se c'era della posta da ritirare, i nuovi inquilini la stavano ristrutturando.
Mi accorsi che all'inizio del lungo corridoio lo scaffale non c'era più e, al suo posto, lo spazio vuoto.

34 commenti:

Paolo Falconi ha detto...

Tutto cambia e passa ...Così è la vita!... ma la descrizione di quel particolare proggetto e la sua messa in opera, con la collaborazione armoniosa e lieta di tutta la famiglia, resta vivo nella sua memoria, e nell'immaginazione di chi ha letto il suo bellisimo post.

Buona giornata
Paolo

Anonimo ha detto...

oh che tristezza. imparare a fare qualcosa di manuale, il mio sogno. che poi tutti i lavori o quasi a casa li facevo io, nella mia vecchia vita, trapanare, dipingere pareti, attaccare mensole. Mi sono un po' impigrita e me la prendo comoda ma mi piacerebbe ricominciare. Il tuo post un po' mi ha fatto venire voglia :) Abbracci ;)

Zio Scriba ha detto...

Anche per me Pinocchio fu una delle prime letture. E naturalmente quello che volevo emulare era... Collodi. :D
(ma più ancora di lui Gianni Rodari)
Devo confessarti che con le cose manuali sono un disastro, ma per fortuna c'è mio fratello che è il contrario di me: sarei capace di chiamare lui anche per avvitare una lampadina... :-))

Cri ha detto...

La storia di Pinocchio mi ha sempre fatto tanta inquietudine e anche un poco di angoscia, fin da piccolina. Tutti insistevano per leggermela, regalarmela, propinarmela in tutte le salse, credendo che dovessi trovarci chi sa quali delizie, ma io coglievo le metafore e pensavo che non era, no, proprio non era una fiaba rassicurante per bambini.
Che meraviglia saper costruire le cose! Ho invidia e rispetto per chi ha le mani d'oro come le tue in questo tuo racconto di vita vissuta... Tra l'altro questi manufatti, ci hai fatto caso? Risultano molto più belli di quelli creati da artigiani professionisti. Che fierezza avrai provato contemplando la tua opera! E sì, che vertigine, che strana sensazione, tornare e trovare di nuovo "lo spazio vuoto", come se niente fosse stato...

Chumani ha detto...

Nostalgico post.
Mi hai fatto tornare in mente la mia vecchia casa in via Tiburtina, vicino agli stabilimenti cinematografici De Paolis, aveva un lungo corridoio con una rientranza:il mio papà costruì dei ripiani e mia madre una tenda a fiorellini azzurri. Ci sono tornata anni dopo e il ripostiglio non c'era più:i nuovi affittuari ci avevano fatto un open space. Che tristezza.
Ti abbraccio.

Rosaria ha detto...

Aldo pinocchio non mi ha attirato, come te ero affascinata da papà geppetto.
Dare vita a qualcosa con le proprie mani è straordinario.

Il tempo passa tutto si rinnova ma nella nostra mente e nel nostro cuore, nulla passa e come vedi oggi nel leggerti mi e parso di vedervi tutti e mi sono immaginata la gioia della tua mamma, che vede realizzato un suo desiderio.
Bel racconto Aldo, uno spezzone di vita che mai nessuno potrà demolire dal tuo cuore e ogni neppure dal nostro..l'eredità che lasciamo al mondo sono i ricordi che gireranno di bocca in bocca e saranno sempre vivi...

Un abbraccio ciao Mitico!

Unknown ha detto...

Aldo, confesso, il libro di Collodi non mi è mai piaciuto. Una barba!
Mi assolvi?
Com'è finita la tua ammirazione per i falegnami?
Hai cercato di emularli altre volte o
quello è stato l'unico lavoro da artigiano?
Ciao carissimo
Cristiana

robi ciprax ha detto...

Quanta poesia in quell'armadio... e quanta tristezza per quello spazio vuoto.

Ciao tenero falegname. robi

Ambra ha detto...

Sono cose di normale amministrazione, arriva un altro e non ha nessun interesse a quello che tu hai creato magari con fatica e con molto entusiasmo. Ma questa constatazione lascia sempre un po' di amaro in bocca, come accade quando le cose finiscono e sai che non torneranno più.

Ernest ha detto...

l'hanno scorso ho voluto rivedere Collodi... ho detto tutto
un saluto Aldo

Adriano Maini ha detto...

In un piccolo centro qui vicino a me sabato sera hanno raccontato e recitato in modo itinerante tra i vicoli anche Pinocchio: mi dicono con grande successo da parte dei bambini!

Luigina ha detto...

A mio parere il personaggio di Geppetto + una delle figure più positive e simpatiche della storia di Pinocchio. Bellissimo il tuo racconto sulle orme del bravo falegname, ma, anche se non l'hai espressa a parole, ho notato tutta la tua delusione nel non trovare più al posto che aveva occupato per 26 anni il tuo prezioso manufatto.

Sandra M. ha detto...

Anche a me piaceva Geppetto. E mi stava sulle scatole la fatina: una gran rompi....scatole, appunto!

Unknown ha detto...

sei sempre fonte di meraviglia: immagino tutti all'opera per la loro parte e alla fine la soddisfazione di avere realizzato lo scaffale. immagino anche la tristezza nel ri-vedere lo spazio vuoto, dove sarà finito il mobile? tutto passa e cambia, ma torna come prima...un abbraccio caro Aldarè!

@enio ha detto...

la dimostrazione è proprio questa, se ci si ingegna si riescono a fare delle cose utili e a risparmiare pure... Anch'io non avevo mai potato la siepe, ho comperato il forbicione e preso la scala è l'ho potato.Risultato, lavoro fatto a regola d'arte e risparmio di 100 euro.

chicchina ha detto...

Geppetto,il personaggio più importante e simpatico,per me.Un po geppetto falegname anche tu,però.
Bello creare qualcosa con le proprie mani,con il legno poi hai del materiale vivo,bello,duttile.
Brutto non ritrovare la tua opera,al solito posto,ma ..gente nuova,vita nuova.
Ciao Aldo

Adriana ha detto...

Anch'io ieri ho parlato di Pinocchio!

Alberto ha detto...

Tu che volevi emulare Geppetto e ci sei anche riuscito.

riri ha detto...

Fa effetto vedere uno spazio vuoto dopo anni in cui il posto era occupato da qualcosa fatto da te con le tue mani, ma bravo Alduccio, riesci sempre a sorprendermi, ogni volta, ma c'è qualcosa che non sai fare?:-) Un abbraccio forte, siamo tornati a Torino e già rimpiangiamo Napoli, i nostri incontri e la video conferenza con te!Buona giornata.

upupa ha detto...

COME SI CAMBIA...PINOCCHIO MI SONO SEMPRE RIFIUTATA DI LEGGERLO!!!!!!!
Che rivoluzionaria....

Sarah ha detto...

Il tempo cambia le cose, ma le storie e i ricordi, quelli non passano mai caro Aldo :)

Paola ha detto...

Pinocchio, un libro che ho letto più volte, ed ogni volta mi piaceva soffermarmi su certi eventi. Ma sai che anche a me affascinava moltissimo il fatto che Geppetto aveva potuto costruirsi quel bambino così particolare! E spesso ho pensato che , se fossi stata un uomo avrei cercato in tutti i modi di imparare il mestiere del falegname..... E nel mio piccolo, a suo tempo, feci anch'io un piccolo scaffale, con delle tavole tagliate su misura su cui passai il mordente per renderlo un mobiletto quasi '"vero"..... E vive ancora, nella casa di campagna.
Un abbraccio

zefirina ha detto...

Io Pinocchio lo detesto ma pasticciare in falegnameria mi piace, quano ero piccola andavo a bottega dagli zii e fabbricavo gli armadi per le bambole

Carlo ha detto...

Di Pinocchio mi affascinava la fatina che associavo, come immagine, ad un'amichetta dai capelli biondi e con gli occhi azzurri. Primi ingenui amorini!

Ciao Aldo. Credo che il "fai da te", molti anni fa, fosse particolarmente diffuso e notevolmente diverso da quello attuale, modello Ikea o Leroy Merlin che, piuttosto, definirei assemblaggio di un prodotto finito!

Tra i miei ricordi, rimane indelebile la "ritinteggiatura" di casa che, come nel tuo caso, coinvolgeva tutta la famiglia.

Il comune denominatore dei tanti lavori svolti in "autogestione" era, ovviamente, l'economia di risparmio!

Linasolopoesie ha detto...

Caro Aldo .
Di la verità! Quando eravamo a casa di Rosy , con Gabry . Riri, Nicola , zicin e il marito e ci hai sentito , avresti voluto essere con noi anche tu vero) .
Chi lo sa che un giorno possiamo incontrarci anche con te! Tra Roma e Caserta la lontananza non è tanta .
Ti lascio un saluto affettuoso Lina .

Blogaventura ha detto...

Gli oggetti che nascono dentro le mura domestiche, costruiti con le mani nostre e dei nostri cari son quelli a cui ci si affeziona maggiormente... ecco perchè si prova grande malinconia quando non li si ritrova. Un caro saluto, Fabio

Greis ha detto...

Pensa che quando da bambina mi chiedevano cosa avrei voluto fare da grande, rispodevo sempre: la pompinara.
Hahaha giuro..ma nel senso che avrei voluto aprire un distributore di benzina.
Quando i miei me lo racconto rido ancora come una matta.
Chissà cosa pensava la gente.
La bimba vuole fare la pompinara, azz! Hahahah!
Sparata la mia stupidaggine d'obbligo..bellissimo ricordo il tuo, Aldo. La realizzazione di quell'armadio con la collaborazione della famiglia è poesia.
Lo spazio vuoto è solo fisico, nel cuore non c'è ECO, questo conta :)))

Greis ha detto...

raccontano*

Gente Comune ha detto...

Credo che un pò di mastro Geppetto aleggi in tutti noi.
Almeno a detta dei miei figli.
Del resto anche i nostri ricordi sono come quello scaffale, stanno lì finché non li gettiamo via.
Meglio conservali.
Grazie della condivisione.

Pupottina ha detto...

peccato che i nuovi proprietari lo avessero spostato, ma il tuo scaffale aveva un valore affettivo per te che ne eri stato il creatore... era un po' il tuo pinocchio.... ti eri sentito come geppetto ed avevi avuto una grande soddisfazione nell'averlo creato

^___^

buon weekend

L'angolo di raffaella ha detto...

Ciao Aldo, è bellissimo fare qualcosa per la propria casa, fatto con le proprie mani... ha un valore particolare... peccato che lo abbiano tolto.
Felice fine settimana

riri ha detto...

Ciao Alduccio, un abbraccio e buon fine settimana, alla prossima video-conferenza;-)

NêZ ha detto...

Mio padre è falegname, capisco cosa sia l'affetto per un mobile. In casa ha fatto anche le scale e se dopo trent'anni tornassi e trovassi, ad esempio, uno scalino modificato mi si aprirebbe dentro una voragine.

Nicole ha detto...

A me piace la manualità e vorrei esser ancor più brava e mi piace anche ammirarla negli altri.
Te sei fantastico:)