lunedì 2 febbraio 2015

SALUTAMI TUO PADRE

Il commissario Alberti stava indagando su un caso personale che lo angosciava. Il fatto era che riguardava qualcosa e soprattutto qualcuno che lui amava, la sua unica figlia diciottenne. Si trattava di quello che lei , Sabrina, aveva subito, uno stupro di una notevole gravità per il quale era tuttora ricoverata in ospedale già da tre giorni. Soltanto la sera del secondo giorno Sabrina aveva iniziato a raccontare al padre che la incalzava, alcuni particolari che lo avevano piuttosto convinto che c'erano almeno tre di questi particolari che l'avrebbero aiutato a scoprire il colpevole o i colpevoli di tale misfatto. Quando fu messo a conoscenza dalla propria moglie Rosa, la mamma di Sabrina, di quanto era avvenuto, aveva chiesto ai suoi superiori di volersi occupare personalmente delle indagini cosa che le venne negata in quanto lo ritenevano troppo coinvolto in questa vicenda così personale. Al che lui apparentemente non si scompose ma, testardamente prese una decisione: avrebbe condotto le indagini a modo suo con molta discrezione. Per prima cosa si mise d'accordo con un vice-commissario suo ottimo amico e che, esperto d'informatica, lo avrebbe aiutato in alcune ricerche che voleva fare per capire quali e quanti arresti aveva compiuto risalendo almeno ai cinque anni precedenti. Soprattuto se, i soggetti incriminati, si trovavano a scontare la loro pena o se messi in libertà. Tali informazioni erano per Alberti indispensabili in quanto sua figlia gli aveva raccontato, tra i singhiozzi, che lo stupratore non agì da solo ma insieme a due altri soggetti i quali, dopo l'aggressione compiuta in un vialetto del parco che stava percorrendo - erano soltanto le venti di sera - l'avevano immobilizzata a terra e imbavagliata. A quel punto l'altro soggetto poté compiere lo stupro. Il commissario nel racconto che gli fece sua figlia mise a fuoco i particolari che lo avevano colpito. Sabrina percorreva quel tratto di strada che la divideva dalla propria abitazione a quella di una sua cara amica, diversamente abile, quasi tutti i giorni feriali e nello stesso orario almeno da due anni. Quella sera Sabrina, nel far ritorno a casa si accorse che in un punto del viale due lampioni erano spenti e iniziò a procedere più velocemente ma, fatti pochi passi, tre individui mascherati l'avevano malmenata e poi tutto il resto. Soltanto uno di essi, che poteva essere una sorta di capo in quanto gli altri probabilmente più giovani si erano limitati a sogghignare, aveva compiuto ferocemente la violenza carnale. Ma, prima di andarsene , lo stupratore con voce contraffatta le sussurrò in un orechio soltanto tre parole: "salutami tuo padre". Il commissario comprese che doveva trattarsi di un soggetto che voleva vendicarsi di qualcosa che lui aveva compiuto nell'esercizio dei suoi doveri. Si fece una domanda chiedendosi come mai il delinquente sapeva che Sabrina era sua figlia? Gli tornò in mente a quel punto che lei gli racconto di aver ricevuto un paio di settimane prima una telefonata e una persona, voce femminile, le aveva detto di chiamarsi Rosalba e di volerla salutare dichiarando di essere sua amica. Sabrina rispose che non conosceva alcuna Rosalba. Allora quest'ultima le chiese se si chiamasse Anna figlia dell'ispettore Martelli ma lei rispose di chiamarsi Sabrina e di essere figlia del commissario Alberti. Tutto ciò aveva rafforzato i sospetti del commissario. Ci volle del tempo prima di raggiungere quelle certezze indispensabili per essere sicuro di colui che aveva compiuto quel misfatto. Una sera, era quasi mezzanotte, si appostò nei pressi dell'abitazione dell'individuo che aveva ormai accertato essere il colpevole, lo vide scendere da un'auto in quella viuzza piuttosto buia si avvicinò, lo chiamò apostrofandolo "ciao stronzo sono venuto a ricambiare il saluto" affrontandolo a viso aperto. Il delinquente appena lo vide con estrema velocità impugnò una pistola ma nello stesso momento una raffica di proiettili lo colpì in pieno petto. Uno di quei proiettili purtroppo colpì nella nuca il commissario che stramazzò a terra. I poliziotti che avevano seguito le stesse tracce, nell'intento di cercare di salvare il loro collega dai colpi del criminale, sparando, non avevano colpito soltanto il colpevole ma anche l'Alberti che era disarmato e che morì quasi istantaneamente.

13 commenti:

cristiana marzocchi ha detto...

Un po' ingenuo il commissario!
Benritrovato, amico Aldo.
Cristià

Tomaso ha detto...

Un racconto che fa capire molte cose, e che per un po di ingenuità le è costato la vita.
Come sempre caro Aldo i tuoi racconti veri oppure immaginari, sono sempre interessanti.
Ciao e sempre in gamba caro amico.
Tomaso

chicchina ha detto...

Ciao,Aldo,mi fa piacere leggerti,tutte le volte ce ti affacci da queste parti.Bel racconto,molto verosimile,purtroppo,ma spero sia di fantasia.una serena settimana.

Blogaventura ha detto...

Credo che sia l'amore per i figli, oltre che la rabbia che a volte può condurre a compiere certe ingenuità. In queste cose si rischia davvero di esser troppo coinvolti emotivamente e allora aveva proprio ragione chi diceva che era meglio indagassero altri agenti. Un salutone, Fabio

Pia ha detto...

Ciao Aldo.
Sembra un racconto reale, può succedere e forse è successo tutto quel che hai minuziosamente raccontato.
Non ti nascondo di aver provato rabbia, purtroppo c'è anche di peggio.
Baci mio caro amico.

Ernest ha detto...

bel racconto Aldo
un saluto

Nou ha detto...

Mi dispiace che il commissario non abbia potuto sistemare lo stupratore di persona.
Bel racconto Aldo!
Ciao:-)
Nou

upupa ha detto...

Ciao carissimo,troppo ingenuo l'amico!!!!!!!!!!!!???????

nico ha detto...

Mamma mia Aldo, un racconto che, indipendentemente dall'ingenuità, fa riflettere sul fatto che si piò morire per qualsiasi cazzata e che la vita è un fulmine, oggi ci siamo e domani non si sa! Sono ansioso di leggere ancora i tuoi racconti grande Aldo, un abbraccio

Erika ha detto...

Bel racconto. Un abbraccio da Bari a Roma.

robi ciprax ha detto...

Mi consola sapere che il commissario Alberti si sia reso conto, anche solo per un attimo prima di morire, che quel pezzo di merda di stupratore era imbottito di proiettili.
Purtroppo la tua fantasia non è molto lontana dalla realtà di questi brutti tempi.

Ciao caro Aldo, buon pomeriggio. robi

paroleperaria ha detto...

Bello! Ma che dispiacere per il commissario!!!

Ambra ha detto...

Una vicenda tristissima che sia vera o frutto di fantasia.