Era l'estate del 1972 e capitò l'occasione buona per andare a vedere Parigi. Mai vista prima.Ecco come andarono i fatti. Il fratello di mia moglie, mio cognato, era anche lui cognato del fratello di sua moglie. Il cognato di mio cognato, nato in Italia, viveva in Francia da oltre vent'anni, insieme alla sua famiglia, faceva il floricoltore e aveva una bella casa nella campagna vicinissima a Parigi. Per capire meglio la differenza il "romano" è il mio di cognato e il "francese" è invece il suo di cognato. Il "francese" aveva invitato il "romano" a trascorrere una quindicina di giorni a casa sua appunto a Parigi estendendo l'invito anche a me in quanto eravamo quasi parenti (?). Io e il cognato romano tenemmo due o tre riunioni per pianificare il viaggio in tutti i minimi particolari. Poiché a partire eravamo in sei e cioè io, mia moglie e mio figlio di 13 anni e lui, il cognato romano, sua moglie e sua figlia di 11anni, decidemmo all'unanimità di andare con due autovetture: la mia 1100/R e la sua Renault. Consultando carte, cartine e mappe apprendemmo che la distanza da Roma a Parigi misurava 1500 chilometri circa e che, senza fermarsi mai – cosa sicuramente impossibile – ci avremmo impiegato non meno di 15 ore. L'unica soluzione era partire all'alba in maniera tale da arrivare a destinazione in un orario ragionevole. Il cognato romano abitava in un quartiere periferico mentre io invece in un rione del centro e allora pensammo di darci un appuntamento al primo distributore di benzina presente all'inizio della via consolare che ci avrebbe consentito di accedere in autostrada verso Torino. Nessuno di noi sapeva di quale società petrolifera fosse il distributore, ma doveva essere il primo, rigorosamente. Le cinque del mattino era l'ora fissata di comune accordo. L'indomani mattina, prima dell'alba, dopo aver regolato i nostri orologi, ci mettemmo in marcia verso il primo obiettivo: un distributore di benzina qualsiasi. Miracolo dei miracoli, alle cinque in punto avvenne il rendez-vous esattamente davanti il primo distributore che, se ricordo bene, era quello del canone a sei zampe. Verso le tredici – dopo otto ore di viaggio – ci fermammo per una brevissima sosta mangereccia e quindi proseguimmo a velocità sostenuta come se non si vedesse l'ora di arrivare alla meta. Quando arrivammo a Lione era già pomeriggio inoltrato. Dovevamo ancora percorrere 500 Km. circa per giungere a Parigi. Una breve sosta e di nuovo in marcia, ma ad un centinaio di chilometri da la Ville Lumiere decidemmo, sempre all'unanimità, di fermarci: eravamo stanchissimi. Cercammo un alberghetto per dormire ma l'unico che trovammo non era di gradimento delle nostre consorti. Parcheggiammo in un prato alberato quasi sul ciglio di un burrone in fondo al quale si vedevano dei binari ferroviari. Avevamo sonno e allora, desiderando "ritirarci nei nostri alloggi", predisponemmo le nostre due auto per cercare di farle diventare qualcosa che somigliasse ad un posto dove dormire. Il cognato romano aveva l'auto con i sedili anteriori adattabili e quindi lui e la moglie si misero discretamente comodi mentre la loro figlia si accomodava sul sedile posteriore. Nel frattempo mio figlio prendeva possesso del sedile posteriore della mia auto e si metteva a dormire con le gambe fuori dal finestrino. Io e mia moglie seduti sui due sedili anteriori. Naturalmente, meno i due ragazzi che, placidi dormirono , noi quattro non chiudemmo occhio anche perché su quei binari ferroviari transitarono molti treni, sia in una direzione che in quella opposta. Riprendemmo il nostro viaggio e, finalmente, verso le undici di mattina arrivammo a Parigi e quindi a casa del cognato francese. Io e i miei ci trattenemmo una settimana ma facemmo in tempo a visitare Champs Elysees, Notre Dame, Tour Eiffel, Tomba di Napoleone e altro ancora che non rammento. La sera prima di partire il figlio del francese c'invitò a noi maschietti a fare una capatina nella strada parigina dove si trovano le Folies Bergeres ed altro. Per noi, quell'altro fu una capatina ad un locale notturno il buttafuori del quale ci aveva magnificato lo spogliarello integrale al quale avremmo assistito. Non fu così, nulla era più casto di quello spettacolo. Meglio. Giusta punizione per dei turisti ingenui. L'indomani di buon'ora io e i miei ci mettemmo in viaggio per Montpellier vicino Marsiglia dove eravamo stati invitati da una mia cugina figlia di un fratello di mio padre. Rimanemmo lì circa sei giorni, facendo in tempo a fare alcuni bagni nel Mediterraneo e prendere atto che a quei tempi, anno 1972, topless e tanga andavano già di moda.