Per due o tre giorni non accadde nulla. Mi sentivo frastornata e nello stesso tempo euforica per quella lettera indirizzata a me. Mostravamo entrambi indifferenza, ma dentro di noi ci ponevamo molti interrogativi. Una settimana dopo Riccardo iniziò anche lui a non lasciare l’ufficio all’ora di pranzo e quindi rimanevamo noi due soli per tutta la durata della pausa-pranzo. Lentamente e con tenerezza cominciammo a sentirci sempre più vicini l’una all’altro. Ci sembrava quasi di essere trascinati in qualcosa che temevamo ma che ci affascinava, E così, seduti in un divano, cominciammo ad abbracciarci e a baciarsi dolcemente, come volessimo assaporare quei momenti lentamente. Non andammo mai oltre, ci bastava così. Solo una volta mi capitò di abbracciarlo e baciarlo con tale voluttà che andai su di giri ed esplosi in un grido quasi strozzato al sopraggiungere della massima eccitazione. Poi, come una bambina, piansi. Per quale ragione? Quali erano i motivi o forse perché erano troppi? Riccardo cercò di consolarmi riuscendovi con molta fatica. La sera tornando a casa chiesi a mio marito che desideravo un altro figlio e facemmo l’amore. Da parte mia con molto impegno, quasi con violenza, sentivo il bisogno di sfogarmi. Ma anche in quei momenti la mia mente era occupata da Riccardo.
Quella particolare relazione tra me e lui durò per parecchio tempo. Una volta era andato in una clinica vicino a Roma per seguire una terapia per l’artrosi della durata di circa un mese. Dopo sette od otto giorni che non lo vedevo chiesi ad un collega, quel suo amico, di accompagnarmi in macchina da Riccardo. Non gli spiegai il perché, ma il collega lo aveva capito benissimo Con molto tatto non mi fece nessuna domanda. Ci vollero una trentina di chilometri per arrivare in quel luogo, ci fermammo, scesi di corsa e andai a cercare Riccardo. Lo trovai nell’ampio giardino che circondava la clinica e, appena mi vide, ci gettammo l’uno nelle braccia dell’altro incuranti della presenza del collega che, per discrezione, si era allontanato. Terminato quel periodo riprendemmo i nostri incontri segreti. Capitò più di una volta che dovevo fare degli straordinari in ufficio e allora Riccardo mi accompagnava lui con la sua macchina a casa ma lo pregavo di fermarsi un po’ più lontano da dove abitavo. Erano momenti stupendi eppure ci limitavamo ad abbracciarci e a baciarci.
Entrambi senza nemmeno dircelo come per un tacito accordo, non intendevamo superare quella soglia, almeno per il momento. Un giorno, avvicinandosi le 16, stavo preparandomi per rientrare a casa quando vidi Riccardo uscire precipitosamente dalla sua stanza e andarsene dall’ufficio. Non potevo corrergli dietro per chiedergli spiegazioni e allora domandai a Silvana, la segretaria particolare del capo, che cosa era accaduto. Lei fu molto sincera e mi affermò che aveva fatto un’osservazione inopportuna verso Riccardo che lui - mi confessò - non meritava in maniera
assoluta. Era pentita sinceramente e anzi era preoccupata giacché, vista la giusta reazione di lui non sapeva cosa dire al capo. Io non sapevo che dirle, imbarazzata la salutai e andai a prendere l’autobus per tornare a casa. Alla prima fermata, subito dopo di quella in cui ero salita, attraverso un finestrino, vidi Riccardo che passeggiava nervosamente sul marciapiede. Scesi di corsa, gli andai vicino e lo abbracciai. Non volle dirmi nulla sull’episodio di poco prima e mi disse se potevo andare un po’ con lui da qualche parte. Telefonai a casa ai miei per avvisarli che tardavo e ci recammo insieme in un quartiere un po’ fuori mano, nei pressi di una giostra. Mi chiese se mi andava di salire con lui in una di quelle ruote giganti che tanto piacciono. Data l’ora e la stagione praticamente eravamo solo noi due ma l’addetto ci disse ugualmente di sederci e fece partire la ruota. Ci abbracciammo felici e dopo due giri la ruota fu fermata proprio sulla sommità. Riccardo guardò verso il basso e vide l’addetto che con un ampio sorriso lo salutò. Prendeva parte alla nostra felicità regalandoci quei momenti quasi tra le nuvole basse.
Poi accadde qualcosa che frantumò l’incantesimo. A seguito di alcuni accertamenti sanitari venni a sapere con certezza che ero incinta. Quella sera che dissi a mio marito che volevo un figlio e facemmo l’amore così intensamente ottenni quello che volevo quasi con disperazione. La notizia mi risuonò nelle orecchie più volte e funzionò come un elettroshock. In breve mi resi conto che avevo fatto un grosso errore a comportarmi in quel modo instaurando con Riccardo qualcosa di non definito. Dovevo porvi rimedio subito. La sera del giorno successivo a quello in cui avevo appreso la notizia della nascita di un figlio, chiesi a Riccardo se mi poteva accompagnare verso casa, ma lui mi disse che la sua macchina l’aveva dovuta portare dal meccanico per una riparazione urgente. Prendemmo l’autobus insieme e senza alcun indugio gli dissi che aspettavo un bambino e che per questo amavo ancora mio marito. Lui non batté ciglio, si comportò con molta cortesia, mi assicurò che comprendeva benissimo la situazione che s’era venuta a creare e mi ringraziò freddamente per avergli concesso la mia amicizia. Un paio di fermate dopo mi salutò e scese dall’autobus. Dopo appena una settimana diede le dimissioni dal lavoro che furono accettate dal capo con molto rammarico. Tre giorni dopo la nascita del mio secondo maschietto, ricevetti una telefonata. Era Riccardo che aveva saputo del nuovo arrivato e mi fece gli auguri. Lo ringraziai e gli confidai che l’avevo registrato chiamandolo con il suo nome: Riccardo. Un lungo silenzio, poi sentii un lieve clic e compresi che aveva attaccato il telefono. Senza dire una parola.
Avevo fatto un altro grossissimo errore.
22 commenti:
di inchieste su storie "fedifraghe" se ne leggono tante,quel che è certo è la grossa precentuale del posto in cui si intrecciano
-In maggiornaza sul post di lavoro- quando ho letto
[[ A distanza di tanto tempo devo convenire con me stessa che quello fu il giorno del mio primo passo verso l’errore.]]
Ho capito subito come sarebbe andata- Mi sconcerta il secondo errore(se fosse vera questa storia,ma di simili se non uguali ce ne sono a migliaia nella realta')
Mi sconcerta perchè m'aspettavo che rimaesse incinta ,ma di lui dell'amante lavorativo,non mi meraviggia la conclusione,ma sono di quelle che pensa,se l'è voluta-In fondo si parla sempre di precauzioni e di tanti figli è certa la madre ,non cosi altrettanto il padre.
Forse io sono strana ma visto che storie simili accadono,io sono contraria,finchè è possibile i figli devono stare con i genitori naturali e non con chi concepisce incoscentemente,comunque,
ogni scarraffone è bell'a mamma
sua!!
bello questo racconto, letto prima di ainiziare a lavorare :)direi che la giornata inizia meglio..
hola Sor Aldo bello,
bello e intenso, di questi errori a volte se ne fanno, forse per tornare adolescente e godersi qull'amore platonico che fa tanto piacere a donne e uomini, certo che il 2 errore è peggio chiamare il bimbo con quel nome...beh non è stato una bella cosa.....
un beso!!!
Bello, ben scritto e reale.
Ancora una volta è un piacere leggere i tuoi scritti.
Ho visto che sei pieno di premi (tutti meritati, ovvio)... Ce n'è uno anche sul mio blog per te.
Quando vuoi ... è lì per esprimere tutto l'affetto e tutta l'ammirazione per te.
Ciao Aldo,
Lara
Adesso sarebbe Lei ad essere allontanata dal posto di lavoro...tenuto anche conto che Lui è il suo capo. E che lei in fondo è stata quella più furbetta in questo specifico caso ( ma con tanti sensi di colpa eh? )Ciao Bardo!
Aldare'... molto particolare 'sto racconto.
Concordo con Nadia che rimango basita davanti alal scelta di imporre al piccolino il nome di un altro uomo troppo importante per la protagonista.
Ma ci avrà pensato, no?
Ciao carissimo Aldare'...
Bravo, letto cosi in fretta, volevo capire se questo amore, avesse una svolta...niente!
Che amore hi saputo inventare.
Che amore che sei.
Ciao.
@gabrybabelle: Il racconto è di fantasia anche se tratto in minima parte da un episodio vero.
Ho cercato di scriverlo come lo avrebbe scritto una donna ma non sono certo di esserci riuscito.
@Punzy: Buon per te, ma attenta alle insidie dell'Urbe.
@NADIA: E che cavolo, avrà pensato Riccardo, non è il nostro, mi allontani e gli dai pure il mio nome?
Un beso anche a te.
@Lara: Molto grato per i tuoi generosi apprezzamenti e, per il premio, missione compiuta. Grazie ancora.
Ciao Lara.
@aleph: Eh le donne, le donne!!! Ne sanno mille più degli uomini.
T'ha fatto pena Riccardo, vero?
Ciao Aleph.
@Kaishe: Ho l'impressione che l'abbia fatto di proposito, forse per vendicarsi di Riccardo che le aveva fatto perdere la testa.
Ciao carissima Kaishe.
@rosy: Quelli infatti sono gli amori più difficili e faticosi da affrontare.
Ciao rosy cara.
@upupa: quel "forse" mi fa pensare che sotto sotto anche tu hai avuto un'esperienza simile o quasi.
Buona sera.. gradevole lettura, anche se speravo una svolta diversa, ma come hai detto, cercavi di ragionare al femminile, ma poi vinto il tuo lato, maschile, e meglio cosi, noi donne siamo meno buoni in certi casi ad esprimerci :-)
Vado via a punta di piedi x non disturbarti.. ma primo, ti abbraccio e ti faccio tanti auguri, buona vita, serenità, BUON compleanno caro Aldo :-) io non bevo, ma ora brindo alla tua salute con un bicchiere di vino Tokay, (ungherese naturalmente) :-)
e faccio un augurio anche a me :-) che ti possa ancora leggere per tanto tempo. un affettuoso abbraccio, buona serata, Lisa
Quanti errori si commettono nella vita...
Ciao Aldo e auguroni per domani.
Un bacio
Io, se fossi stata nei panni di Riccardo, mi sarei sentita tradita da quella donna che sembra aver giocato con i suoi sentimenti senza pensare alle conseguenze.
Cose che succedono anche nella vita reale, certo, e per questo è una storia che mi lascia dell'amaro in bocca.
Cari saluti
Caro Aldo, tu hai scritto un racconto con la fantasia ma credimi che e realtà. Due errori molto dolorosi che non dovevano assolutamente essere fatti. Buona vita, Viviana
@Poeslandia: grazie di tutto e cin cin con il vero Tokai ungherese.
Anche da me un abbraccio e buona notte.
@stella: Troppi. Dopo arrivano inevitabilmente i ricordi e i rimorsi.
Ciao e grazie anche a te.
@Angelo azzurro: Così è la vita purtroppo. Non poteva finire diversamente ma Riccardo non doveva essere trattato così.
Se lo dico io...
Ciao Angelo.
@Viviana r: E non hai tutti i torti.
Lei doveva pensarci bene prima di commettere quegli errori.
Buona vita anche a te.
che storia d'amore che non poteva essere vissuta!
noi donne siamo esattamente così.... hai descritto alla perfezione i casini in cui riusciamo a ficcarci quando siamo assalite da queste ondate di romanticismo estremo...
per fortuna che, se vogliamo, riusciamo anche a mantenerci lucide....
Riccardo ha preso la decisione giusta! i sogni romantici ci danno alla testa...
E' una storia bella, raccontata con uno stile scorrevole dinamico. Può accadere nel matrimonio di "scivolare" verso una storia che non ha futuro. L'importante è accorgersene in tempo e dare priorià alla famiglia, ai figli.
holaaaaaaaaaaaaa sor aldo bello
com'è andato il compleanno???
buona giornata...visto che sò ritornata.....
a proposito mia nipote si è calmata forse aspetterà ancora un pochino prima di nascere.....
un besito..
hasta siempre!!!
Ben raccontata, non emetto mai giudizi su storie di vita, false o vere che siano, perchè se non le si vive in prima persona si finisce solo con il fare supposizioni...
Non amo le supposizioni.
Di certo è che la vita ci pone sempre a fare delle scelte e nel momento in cui le facciamo non abbiamo altra strada da seguire, anche se magari con l'andare del tempo sorgono rimpianti.
Ciao Aldo,
mi sembra ieri che Hai fatto il Tuo
compleanno!!!!!anche se involontariamente,l'ho intravisto dai commenti.
Comunque,Ti invio tanti AUGURONI,
e tanti tanti anni di serenità,
(senza rimpianti e brutti ricordi).
Quello che è fatto è fatto,non puoi tornare indietro...
Vivi la Tua vita al meglio...
e Fai quello che Ti piace.
Sai che Ti dico,pensavo,che questa bellissima storia,potrebbe anche essere vera(sarà mai la Tua????)
perchè di fatti simili sono nell'ordine del giorno.E l'Hai
descritta molto bene al femminile,
ci Sei riuscito...e mi ha commossa.
Ti seguirò sempre...e poi qual'cosina(si scrive cosi')scusami,Ti svelerò di mè.
Un caro saluto,ed un abbraccio
da Anna2.
@Pupottina: I casini purtroppo nascono anche se uno si sforza per nascondere i propri sentimenti.
La prima a prendere quella decisione è stata lei e lui non poteva fare nient'altro se non "abbozzare".
@serenella:In quel caso infatti lei ha anteposto ad ogni altra cosa la propria famiglia e i figli.
@NADIA: hola! Il compleanno poteva andare anche meglio ma contentiamoci. Tua nipote è intelligente come te, ha capito che deve arrivare il momento giusto per venire a trovarti.
un besito e HASTA SIEMPRE!!!
@Francy274: No, no niente supposizioni. Nella vita certe situazioni possono pure accadere poi ognuno prende la decisione che ritiene più giusta ed è umano che poi possano sorgere dei rimpianti.
@Anna2: Ti ringrazio per gli auguri molto graditi e altrettanto per i complimenti.
Sarebbe, credo, più opportuno che tu svelassi qualcosina di te e, se hai qualche remora per scriverlo nei commenti puoi farlo benissimo scrivendomi una e-mail. L'indirizzo della mia casella di posta lo trovi in questo blog.
Un abbraccio anche a te.
Almeno poteva fare a meno di chiamare Riccardo il bambino! Una beffa doppia per Riccardo...
Un racconto che coinvolge e si fa leggere tutto d'un fiato.
Complimenti, Aldo:)
Bacione.
annarita
@Annarita: La beffa finale ha fatto saltare i nervi a Riccardo perché lui era veramente innamorato.
Grazie e ricambio il bacione.
bellissimo racconto di fantasia, ma che è anche molto reale...è un piacere leggere ciò che scrivi (tutto di un fiato)...complimenti
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