giovedì 27 ottobre 2011

PE' FATTE BREVE ER DISCORSO - scritto nel luglio del 2009

Tempo fa morì un mio caro amico. Benché non coetanei c’eravamo conosciuti più di venti anni prima e avevamo legato quasi subito. Aveva circa novanta anni, era vedovo, padre di tre figli e nonno di un’infinità di nipoti. Le doti che mi avevano colpito in lui erano la sua sincerità e generosità non disgiunte da una modestia ed umiltà senza pari. Mi aveva confidato, senza provare alcuna vergogna – e perché mai avrebbe dovuto? - di aver frequentato le scuole fino alla quinta elementare e di aver smesso di studiare per andare a lavorare col padre e i fratelli. Del fatto di avere solo la licenza elementare sembrava per lui come se si trattasse di una bandiera da sventolare, ne era persino orgoglioso. Fosse stato un tipo da biglietto da visita lo avrebbe scritto pure su quello, come un titolo accademico o nobiliare. Questo perché – così affermava convinto – l’interruzione degli studi gli aveva consentito di imparare molti mestieri. Aveva veramente quello che si dice “le mani d’oro”. Ne ho avuto varie volte la prova perché sapeva fare di tutto o quasi: falegname, idraulico, meccanico – non d’auto però – muratore, pittore. Gli mancava l’elettricista, non sapeva fare nulla in quel settore né voleva saperne. Se gli capitava di dover unire due fili elettrici chiedeva aiuto a qualcuno. Io ho approfittato delle sue capacità nel senso che capitava spesso a casa qualche cosa che non funzionava o aveva smesso di funzionare. Gli telefonavo, gli spiegavo di che si trattava e lui, appena qualche minuto dopo, veniva a casa munito d’ogni genere d’attrezzi - qualcuno ne avevo anch’io ma lui preferiva usare i suoi - e sistemava con perizia ogni tipo di cosa da riparare. Se gli dicevo di dirmi che somma dovevo pagare lui si offendeva. Quando se ne tornava a casa, mentre ci salutavamo sulla porta, sprizzava gioia da tutte le parti. Molte volte mi chiedeva “ma nun c’hai qualche lavoretto da famme fa’?” E io per farlo contento giravo per casa e qualche cosa gli trovavo sempre da fare.
Romano da quattro o cinque generazioni era un antifascista vecchio stampo così come lo erano stati suo padre e i suoi fratelli. Gli piaceva parlare di politica, di cinema e di teatro. Sin dai primi tempi in cui avvenne la nostra conoscenza ci mettemmo d’accordo per vederci ogni settimana, almeno un’oretta “pe’scambiacce du’ chiacchiere” così diceva lui. Una volta a casa mia ed un’altra alla sua giacché abitavamo piuttosto vicini. Così di anno in anno, acciacco dopo acciacco, ci si sedeva uno di fronte l’altro a parlare e a ricordare. Quando parlava di politica, alla luce di quello cui assisteva riguardo malcostume, malgoverno e malavita s’infervorava a tal punto che cercavo in tutti in modi di calmarlo, con scarsi risultati però. Gli spuntavano persino le lacrime agli occhi dal dispiacere che provava e mi diceva “scusame ma quanno vedo e sento certe cose me vie’ da piagne a pensà a le lotte che avemo dovuto da fa’ pe’ vive in un paese co la democrazia e la libertà”. Mi raccontava spesso del periodo buio trascorso sotto il fascismo e di quando, nella seconda guerra mondiale, fu richiamato, inviato in alta Italia e pronto per andare sul fronte russo, ma l’8 settembre del ’43 fu per lui una fortuna perché fuggì e se ne ritornò a casa. Mi disse “io nun c’ho mai creduto a sta guera, me sai di’ che so’ morti a fa’ tutti quelli che so stati mannati al fronte? E i civili morti sotto le macerie pe’ corpa de li bombardamenti?” Altro argomento da lui preferito era lo spettacolo: cinema e teatro. Sin da giovanetto faceva parte di un gruppo che in cambio di qualche lira e del biglietto gratis per assistere ad uno spettacolo di riviste, all’avanspettacolo, a commedie ed anche ad operette, si dava da fare come claque applaudendo a comando. Aveva una memoria di ferro. Si rammentava attori, cantanti, soubrette del mondo dello spettacolo sin da quelli degli anni trenta, quaranta ecc. E qualche volta capitò persino che lui intonasse una canzoncina di quell’epoca. Quando attaccava questi argomenti lui non si frenava mai ed era perfettamente inutile cercare di “scambiare” con lui le “du chiacchiere” cui aveva fatto cenno.. Il suo scopo era quello di dimostrare l’amore e l’attaccamento a quei ricordi e mi sciorinava episodi e fatti d’ogni tipo. Il problema era quando partiva con un suo discorso. Io ogni tanto cercavo d’inserimi con qualche mio commento o ricordo e, malgrado anch’io parlassi delle stesse cose, lui seguitava a raccontare come se stesse vivendo in un’altra dimensione. Molto spesso capitava di ripetersi raccontando ciò che aveva già raccontato qualche tempo prima, ma bisognava comprenderlo. Ogni tanto si fermava come se volesse riepilogare quello che stava raccontando e, con l’intenzione di smettere per un po’, mi diceva “Pe' fatte breve er discorso”. Intendeva dire che non voleva dilungarsi ma in realtà continuava in tutta tranquillità. Io parlavo di un argomento e lui, imperterrito, girava lo sguardo verso un‘altra direzione come concentrato nella ricerca dei ricordi che voleva raccontarmi e seguitava con il suo di argomento aggiungendo anche “nun vojio esse' ripetitivo”. Invece lo era.
Parlavamo ognuno per conto proprio.
Praticamente in quelle occasioni io c’ero e non c’ero.
Ciao amico mio e grazie di tutto anche se non mi hai fatto mai “ BREVE ER DISCORSO”.

23 commenti:

Unknown ha detto...

Purtroppo sono sempre meno le persone che sono state testimoni attivi di quel tragico periodo e possano raccontare fatti di vita vissuta. Probabilmente quello era un ricordo-chiodo-fisso per il tuo amico, una sorta di persecuzione.
Ciao carissimo
Cristiana

Lara ha detto...

Ciao Aldo, provo a mettere il link a questo tuo importante post su Google Plus.
Spero non ti dispiaccia.
Ciao,
Lara

Pupottina ha detto...

mi dispiace per il tuo amico che se ne è andato.... era comunque un amico anche se il discorso non lo faceva breve... anzi a volte si vuole proprio qualcuno che ci faccia trascorrere così il tempo... e poi era bravo nei lavoretti domestici e nelle piccole riparazioni...

Sandra M. ha detto...

Hai delineato il ritratto dei mio suocero Gilberto, detto Gino! E' proprio lui e ci manca tanto e da troppo tempo. Ora avrebbe 93 anni.
Sapeva fare tutto , come l'amico tuo. E correva con la sua "cassetta dei pettini" come chiamava lui gli attrezzi a soccorrerci per ogni riparazione...ELETTRICITA' esclusa!

Alice Lidden ha detto...

Mi capita di incontrare persone così, mi capita anche di parlare così. Non dico che farò breve il discorso però succede. penso che abbiamo tutti qualcosa da dire ma che siano rare le persone che vogliono ascoltare.
Quando lo si riesce a fare si impara sempre qualcosa. Bellissimo post Aldo, mi ha ricordato tanti discorsi brevi.

Alberto ha detto...

Non potevi ricordarlo meglio di così. Grazie.

Nou ha detto...

Le guerre servono solo ai ricchi e ai fabbricanti d'armi.
Che bella la frase: “scusame ma quanno vedo e sento certe cose me vie’ da piagne a pensà a le lotte che avemo dovuto da fa’ pe’ vive in un paese co la democrazia e la libertà”...
e di lottare per la democrazia non si finisce mai.
Un abbraccio
Nou

Angelo azzurro ha detto...

bello il ricordo del tuo amico! Sarà lassu' che si fa quattro risate nel leggerti :)

Adriano Maini ha detto...

Questa é una memorabile pagina di storia. E il tuo amico apparteneva ad una genia di uomini pieni di semplice dignità, sempre più rari a trovarsi.

Punzy ha detto...

un saluto al tuo caro amico, Aldo!

L'angolo di raffaella ha detto...

Ciao Aldo, è stato il miglior modo di ricordalo. Ne hai parlato con gran affetto e simpatia esaltando tutti i suoi pregi e rendendo piacevole le sue piccole manie.
Un caro saluto

Luz ha detto...

Certo un tipo così non cade nel "dimenticatoio"!!
Ti abbraccio.

Rosaria ha detto...

Ricordo molto bene questo post, mi colpì allora e anche adesso.
Ci sono persone indimenticabili e il tuo amico alduccio appartiene a questa categoria...parlo al presente perchè lui è ancora presente tra noi e tu hai saputo come al tuo solito rimandarci un immagine del tuo amico che non può non destare rispetto e ammirazione e anche per te che lo ricordi con tanto amore, rispetto e stima.

la quinta elementare... hai detto bene certe volte questo piccolissimo titolo lo si sbandiera con tanta gioia e piacere ma anche per dire al mondo che i titoli accademici sono da rispettare ma non sono tutto nella vita...anche io con orgoglio sbandiero la mia quinta elementare e non ho vergogna, grazie a lei ho sentito il bisogno, la necessità di continuare a formare la mia mente ma sopratutto il mio animo.

Un fiore alla memoria del tuo amico e un grazie speciale a te.

Buona giornata Alduccio.

Greis ha detto...

Allora è vero che esiste la vita oltre la morte.
Come che cavolo sto dicendo?
“Pe' fatte breve er discorso”,il tuo amico non c'è più, ma , GRAZIE A TE, io l'ho appena CONOSCIUTO :)
Baci, Aldissimo !

upupa ha detto...

mi dispiace per il tuo amico...un abbraccio

Carlo ha detto...

Ciao Aldo. Certo che se il tuo amico vivesse ancora oggi, a veder quello che accade... altro che lacrime agli occhi!!

Comunque, è un ricordo molto bello quello che hai riproposto oggi. Mi ritengo fortunato ad averne conosciute anche io, in passato, di persone così. Cultura scolastica minima ma un'infinita sapienza nelle mani e, poi, quella strana soddisfazione che gli leggevi negli occhi quando "aggiustavano" qualcosa. Persone anziane e con un vissuto, spesso, di sofferenza e dolore, come la guerra.

Persone che, oggi, non ci sono più e che è sempre più difficile incontrare, purtroppo. Credo che neanche 1000 libri possano trasmettere le sensazioni e l'esperienza di una vita raccontata da una persona, come il tuo amico.

Ciao Aldo, ti auguro un sereno fine settimana.

Susanna ha detto...

E' bello avere amici così. Non tutti hanno questa fortuna, anche se magari talvolta era un po' noioso...

nonno enio ha detto...

persone buone a fare un pò di tutto sono sempre meno... oggi si tende a specializzarsi in tutto, anche i politici, a fotte il prossimo suo

Paolo Falconi ha detto...

“nun vojio esse' ripetitivo”...ma

Mi associo al bel commento di Grace: ricordandolo con simpatia ed affetto, lo hai fatto rivivere, conoscere ed apprezzare anche a noi...e soprattutto ci hai fatto riflettere.

Un saluto

paroleperaria ha detto...

Che bel ricordo... il tuo amico ne sarebbe contento.
E, se già gli venivano le lacrime agli occhi un paio di anni fa per la situazione in Italia, chissà ora che farebbe!! :)

riri ha detto...

Il tuo amico è un pò come me, quando comincio e chi mi ferma!!Questi ricordi, le lacrime di commozione per una guerra che nessuno voleva, il disgusto per la politica attuale fanno emergere il ritratto di una persona Vera ed un Amico come pochi, anche se non sapeva riassumere:-) Ma come lo capisco..pensa che a mio figlio dico sempre: sarò breve e lui mi guarda e sorride..a volte ci riesco, ma è più forte di me, come l'amicizia nata qui sul web che fa di noi confidenti e confessori:-) Un abbraccio Alduccio, sei sempre un mito e grazie;-)

chicchina ha detto...

Un bel modo per ricordare un'amico,caro Aldo.Persone che quando raccontano trasmettono pezzi di storia,e non importa se non è quella che troviamo sui libri,è la storia della vita reale.
Continua a raccontare,Aldo,per il piacere di tutti noi di poterti leggere.Ciao

Nicole ha detto...

E' bello dare un senso alla vita partendo da certe conoscenze che lasciano tracce indelebili nella nostra vita.Vi siete arricchiti a vicenda ed è grazie a voi se ci arricchiamo anche noi:)