Un paio di
giorni fa m'è tornato in mente qualcosa che ebbi occasione di
leggere nel 1985 e cioè uno dei libri di Luciano De Crescenzo,
napoletano verace, ex ingegnere, scrittore, regista, attore e
conduttore televisivo. Ammetto di avere una particolare simpatia per
lui anche perchè sono innamorato di Napoli e della napoletanità,
quindi dei suoi libri e dei suoi film. In quel libro lui, De
Crescenzo, scrisse un 'fattariello', così definì uno dei suoi
racconti che adesso cercherò di riportare in questo post. La storia
è questa: il Cavaliere Sgueglia è una persona precisa, ha 46
anni,è scapolo e, unitamente alla sorella signora Rosa Sgueglia
sposata Gallucci, tiene un negozio di colori e ferramenta in Via
Torretta 282 a pochi passi dalla Stazione di Mergellina.Come dicevo
prima il Cavaliere Sgueglia è una persona precisa; da circa venti
anni, ovvero dalla morte del padre buonanima, esce tutte le mattine
alle 8.20 da casa, prende un caffè e una brioche al bar da Fontana e
alle 9 in punto alza la saracinesca del negozio di Via Torretta.
Donna Rosa, la sorella, arriva con comodo per via del fatto che la
mattina prima di uscire lei deve avviare un marito al Comune e tre
figli, tre scatenati, alla scuola professionale. Lei arriva e si
siede alla cassa, un occhio ai clienti e un altro ai guagliuni per
evitare che si fottano tutto il negozio. "Mio fratello è troppo
buono" dice "e non ha capito che oggi con i prezzi che sono
saliti alle stelle perdere una chiave inglese significa dare un
saluto a cinquemila lire". All'una il Cavaliere non esce,
abbassa solo la saracinesca quasi fino a terra, poi Donna Rosa gli
prepara un primo sul fornellino nel retrobottega e subito scappa a
casa per sfamare i suoi quattro morti di fame cioè i figli e il
marito mentre invece il Cavaliere, poverello, si fa una mezz'oretta
di sonno su una brandina in mezzo alle buatte di vernici,
rubinetteria e rotoli di rete metallica. La sera, alle otto precise
il Cavaliere chiude il negozio e si avvia nel traffico di Via
Posillipo dove, dopo una ventina di minuti, appena ha passato Piazza
San Luigi si ferma in una traversa scura, un vicolo cieco, parcheggia
la macchina, una 1100 Fiat bicolore con i sedili ribaltabili che da
quattro anni che la tiene si e no ci avrà fatto diecimila chilometri
e si ritira a casa.Una cena semplicissima quasi sempre la stessa e
che, ovviamente, si prepara da solo. Poi si mette a letto, padre,
figliolo e spirito santo e così sia. Naturalmente a questo punto si
potrà dire ma che storia è questa, che importa che il Cavalier
Sgueglia è così preciso. E no, e no dico io, la precisione del
Cavaliere è determinante per questa storia, già perché bisogna
sapere che questa giornata tipo del Cavalier Sgueglia è sempre stata
così senza alcuna variazione da quasi vent'anni. Mai una sera al
cinema, da un amico, da un parente, non visita e non riceve. Solo la
domenica, tutte le domeniche all'una va a pranzo dalla sorella, la
messa, le paste da Fontana, due babà, una zuppetta inglese, due
sfogliatelle; il giornale Il Mattino, tre scope mano a mano col
cognato mentre Donna Rosa prepara in cucina e poi di nuovo a casa.
Tutto il calcio minuto per minuto, il secondo tempo della partita,
carosello, la domenica sportiva e poi a nanna. Andiamo avanti.
Giovedì scorso verso l'una e mezzo di notte, quando stava ancora al
primo sonno, il Cavaliere viene svegliato dallo squillo continuo del
telefono "Ma chi sarà a quest'ora?"; si alza e va a
rispondere con la certezza della brutta notizia. E infatti, apprende
dal cognato che la sorella, cioè Donna Rosa, si era sentita male,
aveva avuto terribili dolori di pancia e il marito l'aveva portata
all'Ospedale Loreto da dove telefonava e dove, con ogni probabilità,
appena fosse venuto il professore sarebbe stata operata di
appendicite. Il Cavaliere dice solo "quanto mi vesto e vengo".
E sempre mezzo stonato dal sonno, si veste alla meglio, esce di casa,
scende nel vicolo dove ha lasciato la 1100 e non la trova. Anzi, per
essere precisi, proprio al posto dove ha lasciato la sua macchina
trova un'altra macchina coperta da un telone scuro. Il Cavaliere che
ancora non ha ripreso tutte le sue facoltà logiche, ci gira prima
intorno e poi, cautamente, alza un lembo del telone e lì, col
massimo stupore, si accorge che:"Gesù, ma stessi
sognando".Sotto al telone
c'era
proprio la macchina sua e che nella macchina dormiva tranquillamente
un uomo: "ma...?". Erano quasi tre anni che Gennaro
Esposito, disoccupato, tutte le sere alle undici e mezzo si ritirava
nella 1100 del Cavalier Sgueglia e,approfittando della regolarità e
precisione delle abitudini del Cavaliere, Gennaro non si limitava a
ribaltare i sedili e a riposarsi, no, ma, aperta una grande valigia,
che poi custodiva nel bagagliaio, tirava fuori tutto il necessario
per prepararsi il letto: cuscino, coperte, lenzuola e la sveglia sul
cruscotto. La sveglia veniva messa alle sei e mezza perchè a Gennaro
piaceva essere mattiniero; si alzava e iniziava la
messa a
punto degli interni della vettura. Aveva con se persino uno
scopettino per spazzolare eventuali tracce della sua presenza.
Diciamo la verità, qualcosa la
lasciava
nella macchina ed era il proprio odore personale ma ormai però, dopo
tanti
anni, il Cavaliere a quell'odore di Gennaro Esposito ci si era
abituato, anzi fin dall'inizio lui lo aveva preso per un odore Fiat.
Ma, torniamo però alla nostra famosa notte. Avevamo lasciato il
Cavaliere ammutolito dalla sorpresa in contemplazione di Gennaro
Esposito disoccupato e senza fissa dimora,veramente senza fissa
dimora si fa per dire perché in effetti Gennaro una fissa dimora ce
l'aveva ed era la 1100 Fiat del Cavalier Sgueglia. Comunque,
realizzato il fatto il Cavaliere al massimo dello stupore sveglia con
un urlo Gennaro che ancora più stupito di lui giustamente gli chiede
" ma Cavalie' e voi che fate a quest'ora in mezzo alla
strada"..." e ma quella è mia sorella, si è sentita male
e l'hanno portata all'Ospedale Loreto"..."ma chi," fa
Gennaro "Donna Rosa? E che si è sentita?" "ma voi chi
siete, ma che fate nella macchina mia, ma chi diavolo?"
"Cavalie', calma,e mo adesso non state a pensare voi chi sono
io, piuttosto ditemi che sto in pensiero, Donna Rosa come sta, ma
come si sente?"... "ma io non ho capito bene, pare che si
tratta di appendicite. Ma voi chi siete, chi vi ha dato il permesso
di...?""Cavaliere bello adesso non vi mettete a perdere
tempo qua per sapere poi soprattutto chi sono e chi non sono. Voi non
vi dovete preoccupare per me, io ho solo approfittato qualche volta
della vostra cortesia, piuttosto pensiamo a Donna Rosa che non si
sente bene. Dov'è che avete detto dove l'hanno portata?"
"All'Ospedale Loreto"..."Benissimo, mo vi accompagno"
"Ma come mi accompagnate, io non capisco" "Cavalie',
ma voi adesso vi sentite un poco confuso e io vi capisco; lo
sbattimento, vi hanno svegliato in mezzo al sonno e poi giustamente
state in pensiero lo capisco, ma mo non vi preoccupate che qua ci sta
Gennaro vostro che non vi lascia. Io, consentitemi, mi sento di
famiglia"... "Come di famiglia?"..."E sì
Cavaliere mio, io vi debbo accompagnare". Gennaro e il Cavaliere
passarono la notte insieme all'Ospedale Loreto. Gennaro fu di grande
conforto in realtà e il Cavaliere lo presentò come un coinquilino,
lì di Via Posillipo. Insieme attesero trepidanti la felice
conclusione dell'intervento. Salutandosi, poi, alla fine, il
Cavaliere si fece giurare sui fantomatici figli dichiarati da Gennaro
che mai più avrebbe utilizzato la sua macchina come camera da letto.
Finale
del 'fattariello'. Il Cavalier Sgueglia, ad ogni buon conto e
malgrado i solenni giuramenti, s'è venduto la macchina e si è
comprato il motorino.
18 commenti:
E alla fine il cambiamento l'ha fatto di brutto, comprandosi il motorino...
Sei sempre accattivante nei tuoi post.
Abbraccio, Aldo.
Che fattariello carino... anche io in quel periodo 1985/1986 leggevo i libri di De Crescenzo...
Ciao Aldo!
Grandissimo De Crescenzo, peccato che gli anni siano passati anche per lui!
Caro Aldo con i tempi che corrono, poter comperare un motorino è già tanto! Naturalmente dimenticando ciò che aveva prima.
Tomaso
al baby, sembra che tu ed io siamo eterni!!!!!
love davvero, mod
Ti (e vi) faccio una domanda e questa domanda e: Cosa ne pensate del Palio di Siena?
Cmq Complimenti al tuo blog e soprattutto ai tuoi racconti.
caro Aldo,
ti garantisco che di Gennaro Esposito, nei pressi della mia abitazione, ce ne sono parecchi, soprattutto in inverno. Molte volte, al mattino, trovo la mia auto (quasi d'epoca) aperta e con più disordine di quello che ho lasciato io la sera prima. La cosa, igienicamente, mi infastidisce, ma tutto sommato mi funziona da antifurto...
Buona serata. robi
Odore Fiat! questa è proprio una bella battuta :))
Baci Nou
E De Crescenzo non è solo uno scrittore, come tu lo hai definito, "verace" che racconta una Napoli indimenticabile ma anche un fotografo che quella città l'ha immortalata nei suoi aspetti più tipici in centinaia di scatti. Se non lo hai visto, ti consiglio "La Napoli di Bellavista" sottotitolo "Sono figlio di persone antiche". Un libro che è una raccolta fotografica degli scatti più autentici, particolari ed alcuni esilaranti di De Crescenzo che non mi stanco mai di guardare. Ecco perché ti ho detto se "non lo hai visto": perché va guardato, anzi ammirato.
Ciao Aldo, buona serata.
Con questo esilarante racconto mi hai ricordato che qui a Caserta in via Mazzini, c'era un negozietto che iniziò a vendere sveglie..il proprietario si chiamava Sgueglia. Solo che dopo poco tempo passò a vendere dai televisori ai frullatori e oggi i figli hanno un grande negozio e continuano a vendere dai televisori, frullatori, cellulari tutto.
Alduccio l'amore che hai per Napoli traspare da questo post e io ti dico..Grazie.
Questa storia che hai raccontato potrebbe anche essere vera, ci sono tutti i predisposti del comportamento campano e sopratutto napoletano.
Mi hai riportato alla memoria un anedoto che un po' somiglia alla tua storia, come fatto intrinseco del nostro comportamento.
Ho detto tante volte che la mia casa è stato un porto di mare..nel senso più buono della parola.
Una sera ritorna mio marito, le stanze erano occupate tutte dai ragazzi con i vari giochi..Angelo va in camera da letto per trovare pace ma apre la porta e sul letto c'era una ragazza che piangeva..mio marito sai cosa dice?
Scusatemi signorina e se ne va chiudendo la porta.
la ragazza piangeva perchè aveva litigato con il fidanzato..così la portai in camera da letto le feci una camomilla per calmarla dopo aver bevuta la bevanda la lasciai per andare in cucina.
Mio marito la trovò sul letto, mortificato chiese scusa.
Questa è la ricchezza di Napoli.
Grazie per la condivisione De Crescenzo, leggevo e ascoltavo la sua voce.
bacio e notte serena.
Da questo racconto così ben riportato da te, trassero un episodio di "Così parlò Bellavista" film di cui De Crescenzo era voce narrante e tratto dal suo omonimo romanzo.
Grazie per avermi fatto sentire quasi a casa.
Ti abbraccio Aldo.
Me lo ricordo bene questo episodio :)
Anche a me i fattarielli paradossali raccontati da De Crescenzo hanno deliziato parecchio. Lo spirito napoletano che ne vien fuori è una sorta di eroica opposizione, e insieme un formidabile talismano, alle avversità della vita ;)
:*
Ma questo Cavaliere, proprio cavaliere non era. Cosa sarà mai dare un po' di ospitalità a qualcuno che oltretutto è presente nel momento del bisogno?
Storia commovente ed ancora attuale, purtroppo!!!!
Un abbraccio, caro Aldo, e buon fine settimana.
Racconto delizioso e, non avendolo mai fatto, mi hai sfrugugliato la voglia di leggere DeCrescenzo.
Un abbraccio.
Cristia'
ricordo di avere letto qualcosa di De Crescenzo
un saluto Aldo
Grande De Crescenzo,e tu,caro Aldo sai sempre cogliere il meglio di tutto. Poichè anche a noi in famiglia piaceva,credo di avere tutti i suoi libri e mi hai fatto venire voglia di dare una sbirciatina..
Un buon fine settimana,anche se noi, tu,io non abbiamo più l'ansia di staccare dal lavoro..
Il bello addormentato nel bosco :D
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