sabato 5 settembre 2009

IL SAGGIO DI FINE ANNO A SCUOLA

L’episodio, del tutto vero, apparirà fin troppo minuzioso ma è stata avvertita l’esigenza di farlo.
*******
A maggio del 1981, circa due mesi prima della fine dell’anno scolastico, mia cognata – moglie del terzo di noi quattro fratelli, insegnante elementare – mi telefonò chiedendomi se potevo andare alla scuola privata dove lei insegnava a dare una mano ai ragazzi della quinta elementare la cui insegnante, oltre che essere sua collega, era anche sua amica. L’intera classe desiderava presentare, come saggio di fine anno, un piccolo spettacolo teatrale.
Naturalmente mia cognata sapeva che tanto in gioventù quanto in seguito, fino ad almeno dieci anni dopo il 1981, io avevo fatto teatro - benintéso a livello amatoriale – e quindi avrei potuto aiutare quei ragazzi. Mi precisò che potevo farlo nelle ore pomeridiane, in quanto tutti loro si trattenevano a scuola fino alle 16.30, e quindi anche per me non c’erano problemi, dato che in quel periodo lavoravo part time. Accettai di buon grado e assicurai che l’indomani mi sarei recato in questa sua scuola. Così, alle 14.00 del giorno successivo, avvenne il primo incontro con gli aspiranti attori. L’insegnante, una giovane graziosa signora, mi accolse molto cordialmente e mi presentò uno ad uno tutti i suoi alunni, ventidue tra maschi e femmine. M’informò che i ragazzi, per il saggio di fine anno, avevano già iniziato a preparare qualcosa e mi chiese, quando mi fu precisato quello che volevano rappresentare, quale fosse la mia opinione. Li chiamai a raccolta intorno a me per farmi raccontare qualche dettaglio in più. Tutti si precipitarono a dirmi qualcosa, ma notai che uno se ne stava tutto solo e taciturno seduto in un angolo dell’aula. Gli domandai perché se ne stava seduto in disparte, lui alzò le spalle e mormorò qualcosa che non compresi. L’insegnante mi informò che era un tipo un po’ scontroso e timido e che preferiva non partecipare a questa iniziativa. Quello che avevano cominciato ad abbozzare era una specie di favola con tanto di re, principessa, principe azzurro ed altri personaggi ma che si limitava - come numero di partecipanti - a dodici o tredici interpreti. E gli altri, chiesi loro? Mah, c’era chi voleva fare una parte e chi un’altra, chi preferiva stare a guardare e chi invece avrebbe preferito fare qualsiasi altra cosa. Intanto l’insegnante, seduta accanto a me, mi esponeva sottovoce quali erano i tratti caratteriali di ciascuno di loro e, facendoci reciprocamente un cenno d’intesa, con il suo permesso, concessomi quasi con entusiasmo, presi in mano la situazione. Consigliai a tutti di cercare qualche altra storia da rappresentare giacché quella favola poteva andare bene per i bambini dell’asilo o della prima elementare e non per dei ragazzi ormai grandi come loro. Tentavo in questo modo di spronarli a pensare a qualcosa di più attuale e il più realistico possibile, anche perché mi stava frullando in testa un’idea e volevo pian piano portarli alla mia stessa conclusione. Furono fatte delle proposte troppo vaghe e neppure tanto semplici da realizzare, che furono subito accantonate anche da loro stessi. Pian piano, gettando nella discussione in atto qualche frase che potesse avvicinarli a quello che m’era venuto in mente, all’unanimità fu deciso di “mettere in scena” un processo come quelli visti al cinema o in TV, italianizzando il modello americano. Sembrava quasi si fosse scatenato in loro chissà cosa perché piovvero idee, proposte e suggerimenti d’ogni genere. Io, e l’insegnante con me, li lasciammo sbizzarrire nel loro crescente interesse per lo spettacolo che si stava delineando, proponendo anche noi qualche piccolo consiglio. Dopo più di due ore buttammo giù, tutti insieme, l’intera trama e la suddivisione dei personaggi. C’era un Vostro Onore, un cancelliere, un assistente che annunciava l’ingresso della Corte, la giuria composta di dodici membri, un avvocato difensore e uno della pubblica accusa, tre testimoni, l’imputato e la vittima. Si doveva quindi passare a chi poteva interpretare l’uno o l’altro dei vari personaggi. Nel frattempo avevo notato che anche il ragazzo taciturno, timido e scontroso s’era unito al gruppo e mostrava interesse anche lui per quello che si stava preparando. Nonostante l’avvicinarsi dell’ora d’uscita dalla scuola, nessuno dei ragazzi voleva smettere. L’insegnante ed io dicemmo loro che era opportuno fare una pausa di riflessione, tanto ci saremmo rivisti il giorno dopo e tutti i giorni a venire fino a quello ultimo del loro anno scolastico.
Il pomeriggio dell’indomani, quando entrai nella classe dei futuri “attori” sembrava fosse scoppiato il finimondo. Tutti che volevano interpretare chi un personaggio chi un altro. Oltre che commediografi si erano auto proclamati anche registi. Imponemmo un po’ di calma e di silenzio e ci accingemmo a quel difficile compito. Feci una premessa dicendo loro che ero io a dover decidere chi poteva interpretare uno qualunque dei personaggi, che le prove che dovevamo fare servivano anche a questo: accertare chi poteva essere il tale o il talaltro e che loro dovevano limitarsi soltanto a suggerire eventuali battute da inserire nel testo che stavamo scrivendo insieme. Qualcuno assicurò che, pur non svelando la trama, ne avevano parlato con i genitori e addirittura ottenuto, da chi era figlio di avvocato o di magistrato, il prestito delle loro toghe. Insomma man mano che passavano i giorni, il lavoro si faceva sempre più intenso e tutti parevano elettrizzati. Per la verità anche l’insegnante ed io ci stavamo facendo trascinare dall’entusiasmo di quei ragazzi. Lo spettacolo si sarebbe svolto nel cortile della scuola, all’aperto, considerato l’avvicinarsi del caldo estivo. Per questo motivo parlai con un mio amico dirigente del centro per anziani da me frequentato e mi feci prestare, sia per la prova generale sia per il giorno fatidico, quattro microfoni, altrettante potenti casse acustiche e l’apparecchiatura necessaria per l’amplificazione delle voci. Usammo le cattedre di tre classi della scuola per il Vostro Onore e per gli avvocati d’accusa e difesa. I banchi scolastici furono usati per la giuria, la sedia dell’insegnante per l’imputato, più altre sedie per i testimoni. Per la scenografia non avevamo bisogno d’altro. Non c’erano strumenti musicali nonostante fosse stato deciso d’alternare le battute con alcuni ritornelli di canzoni in voga cantati dai soli giurati, come se facessero parte di un coro greco, ma non importava, ci pensava la giuria a cantare a squarciagola. In sintesi la trama consisteva nel processo ad una moglie che era stata accusata di aver fatto sparire il marito con l’aiuto di qualcuno per riscuotere un sostanzioso premio assicurativo. C’era soltanto una cosa che mi preoccupava ed era che l’interprete che avevo scelto per il personaggio di Vostro Onore aveva il perfetto fisico del ruolo, ma, purtroppo, continuava sempre a dirmi che non se la sentiva di fare in pubblico quello che faceva durante le prove. Si vergognava e aveva paura d’impappinarsi e di rovinare tutto. Un paio di giorni prima del debutto, sentendo il parere degli attori e dell’insegnante, li informai che avrei interpretato io il Vostro Onore, mentre al ragazzo che avrebbe dovuto farlo lo nominai Giudice a latere. La prova generale non andò troppo bene, i ragazzi erano troppo nervosi. Il giorno del debutto notammo che la platea, chiamiamola così, era stracolma di genitori, parenti, amici, alunni e insegnanti della scuola. Dissi ai ragazzi qualche parola d’incitamento e loro mi dissero, quasi in coro, che io sarei stato molto d’aiuto stando sul proscenio insieme con loro: avevano una guida. Nei fui molto contento. Lo spettacolo andò abbastanza bene, la gente in “sala” applaudiva spesso e noi nel finale ringraziammo il pubblico cantando un motivetto del quale ricordo ancora le parole, una parodia di una canzone di molti anni prima “Maria de Bahia”:
Carissime signore gentili spettatori
Or la buonasera a voi porgono gli attori
La rivista terminiam ed a casa ce ne andiam ora noi vi salutiam
Un saluto è questo arrivederci presto
Esci a cuor contento e non essere più mesto
Ciao ciao spettator ti salutano gli attor viva ognora il varietà
(ripetuta una seconda volta sottovoce) e, per finire
Il… va…rie…(bum!)…tàaaa ( quasi urlando).
Gli applausi scrosciarono. Noi tutti, ragazzi, l’insegnante e io ci abbracciammo commossi, più volte. Loro sapevano che avrebbero lasciato quella scuola e la loro insegnante per proseguire gli studi presso altre scuole. Fui persino avvicinato da uno del pubblico, parente non so di chi, il quale con una telecamera sulle spalle mi disse di aver ripreso tutto lo spettacolo e voleva sapere se poteva mandare in onda quella cassetta in una TV locale di cui lui era uno dei dirigenti. Lo dissuasi e lo pregai di non farlo per vari motivi. Al momento dei saluti i ragazzi, con l’insegnante in testa mi fecero commuovere ancora di più per la loro gratitudine. Chissà se ci saremmo rivisti e quando. Dimenticavo: il processo terminò con l’assoluzione dell’imputata in quanto al momento della sentenza riapparve la vittima, vale a dire il marito, il quale soffrendo di sonnambulismo si era perso per le vie, i vicoli e le piazze della sua città ed era stato ritrovato addirittura in un’altra.
Ventotto anni dopo partecipavo ad un matrimonio di una nipote, figlia di mia cognata, l’insegnante che mi chiese di aiutare la sua collega ed i ragazzi-attori della quinta elementare. Ero seduto ad un tavolo con altri due miei nipoti e ad un’altra maestra sempre, di quella stessa scuola. C’eravamo conosciuti nell’occasione del saggio e ci siamo ritrovati dopo tanto tempo in occasione di quel matrimonio. Un’ora dopo il pranzo, sempre lì seduti a parlottare, si avvicinarono al nostro tavolo due signori molto alti, di circa quaranta anni. Abbracciarono la maestra chiamandola mamma e mi dissero “Aldo come stai, non ci riconosci?”. Erano due di quegli alunni-attori di ventotto anni prima! Ci abbracciammo felici.

28 commenti:

zefirina ha detto...

ecco mi sono commossa, a parte un mio professore di latino e greco (un prete) io non ho dei ricordi così belli e intensi dei miei professori

Gianna ha detto...

Caro Aldo, hai potuto assaporare la gioia e la commozione di stare con i ragazzi.
Sei stato grande a coinvolgere tutti, lasciando a loro la parola.
Saresti stato un ottimo insegnante.

Su facebok ho incontrato miei ex allievi, ora adulti che mi dicono: ciao maestra, anche tu qui?

Antonella Riviello ha detto...

Questi ricordi sono molto toccanti e per un momento sono tornata indietro nel tempo anche se non ho vissuto momenti così!
Dal momento che il tuo blog mi piace molto, ti segnalo che c'è ancora un premio per te "IL PREMIO SIMPATIA" da ritirare nel mio blog http://stradedilatta.blogspot.com
Con affetto e simpatia,
Antonella

Francy274 ha detto...

Questa un tempo nelle scuole si chiamava libera creatività culturale da parte di insegnanti ed alunni. Non credo che i ragazzi d'oggi possano vivere simili esperienze.
Ricordi che lasciano il segno in chi li vive, qualunque sia il ruolo svolto, magari grazie a quella commedia-studentesca qualcuno è diventato magistrato o avvocato...spero mai imputato :)

Angelo azzurro ha detto...

Che bello leggere di questi ricordi! Grazie per renderci parte di quel tuo prezioso vissuto: è come sentirsi parte di una grande famiglia!
E peccato che non c'è un video da visionare...mi sarebbe piaciuto vederti fra i ragazzi!

Annarita ha detto...

Che bel rcconto toccante, Aldo. La tua umanità traspare dalla narrazione di questi ricordi, che non perdono il loro fulgore attraverso lo scorrere del tempo.

Un bacione
annarita:)

Pupottina ha detto...

che bella esperienza il teatro insegnato ai bambini!
ha ragione zefirina. alla fine il tuo racconto ha commosso anche me...

^_____________^

Chiara ha detto...

Ammazza Monticià, via della Polveriera.............mi fai andare indietro a quando ero più giovane.
In quelle zone ho vissuto cose bellissime e anche una tragedia. Erano gli anni della sezione del PCI, delle contestazioni, dei primi amori. Non avevo sentito più nominare quella via......da tanto tempo.
Grazie
Chiara

Gianna ha detto...

Caro Aldo mi ero fatta l'idea che tu non accettassi premi...
Ora ti assegno il mio personale.
Lo trovi nella mia barra laterale, in alto.
Te l'offro col cuore.
Avvertimi quando lo prelevi, così lo elimino.

aleph ha detto...

Ciao Bardo! Questo racconto dimostra , se mai ci fosse stato ancora un dubbio, la tua poliedricità. Un piccolo Re Mida.
Quasi quasi prendo spunto...

il monticiano ha detto...

@zefirina: Domandina indiscreta:ma che andavi all'Angelo Mai? Io no: le elementari alla Vittorino da Feltre e le medie alla Leonardo da Vinci.
Nemmeno io ho ricordi belli sia di maestre sia di professori.

@stella 1°) e 2°): Ammetto di essermi trovato bene sia con quei ragazzi sia con la loro insegnante.
Quando ne ho rivisti due di loro, adulti, sono stato felicissimo.
Riguardo al premio da te ricevuto e per il quale ti ringrazio forse non ti eri ancora accorta che sono
vanitoso!?!?

@Antonella: Ti ringrazio per il lusinghiero commento e per il premio che ho molto gradito.
Simpaticamente e affettuosamente ti saluto.

@Francy274: Spero anch'io che tutti quei ragazzi abbiano conseguito nella vita gli ottimi risultati che sin da allora mostravano di meritare.

@Angelo azzurro: Cara Angelo, capita che ogni tanto ricordo qualcosa di piacevole e lo metto sul blog. Ti assicuro che quella volta è stato molto gradevole ed emozionante, per tutti.
Per il video occorreva ottenere il consenso dei genitori di tutti gli alunni-attori ed anche il mio.

@Annarita:Pure io ricordo con vero piacere quell'episodio e appena mi è tornato in mente l'ho postato sul blog.
Un affettuoso abbraccio.

@Pupottina: Sì, a volte ci si commuove nel ricordare certi momenti specialmente quando sono così felici.
L'entusiamo di quei ragazzi di "fare teatro" ha contagiato anche me.

@Chiara 1°) e 2°): Ho dimenticato di inserire nell'elenco delle chiese proprio quella vicino a Via della Polveriera dove sono nato nel 1930 e cioè la chiesa di San Pietro in Vincoli con la bellissima enorme statua del Mosè di Michelangelo.
Sono contento di averti fatto ricordare quegli anni e quelle zone del Rione Monti, il 1° di Roma. Io ci manco dal 1956 anno in cui mi sono sposato.
Allora devi essere una monticiana anche tu almeno d'adozione.

@aleph: Quando ricevo un simile elogio da una insegnante io mi pavoneggio. Spero solo che tra le mie diverse facce non ce ne sia nemmeno una di bronzo.

giorgio ha detto...

Ti propongo come ministro della Pubblica Istruzione al posto della Gelmini.
FANTASTICO!

marina ha detto...

sono ri.incontri che riscaldano il cuore
marina

Rosaria ha detto...

Aldo, che bello, le tue storie non le leggo, ma le succhio, poi le devo rileggere una seconda volta con calma.
Aldo, sei una persona che mi piaci molto,sei solare, sei ricco dentro sai trasferire tante emozioni a chi ti legge.
Credo che solo chi ha vissuto la vita amandola con passione,con sentimento ha potuto raccogliere tutte le sue emozioni, col tempo tutto questo diventa una ricca eredità di gemme che sanno splendere anche da lontano...tutto questo sei tu Aldo. Le tue storie sono sempre cosi garbate ed è bello vedere che spandi con amore e a piene mani la ricca eredità della tua vita.
Un bacione grande Aldo

PS. più tardi leggerò il post precedente.

Anonimo ha detto...

Caro Aldo, sei stato bravissimo a coinvolgere così bene i ragazzi, sopratutto quello che se ne stava in un angolino. Poi, la soddisfazione di essere riconosciuto dopo ventotto anni da due ex attori, penso sia stata veramente grossa. Io della scuola non ho nessun bel ricordo. Buona vita, Viviana

Pupottina ha detto...

eheheheheheh
com'è che ti piaceva essere l'imputato? nei legal thriller l'attenzione è quasi sempre sugli avvocati... anche me piacciono quel genere di film... in realtà forse sfuggo soltanto ai film drammatici, perché non mi piace soffrire quando cerco di svagarmi un po', già la vita ci dà tante occasioni per essere tristi... con la tv voglio divertirmi oppure stare attenta a capire chi è il cattivo prima degli altri ;-)
buon fine weekend
^_______________^

Annarita ha detto...

Ciao, Aldo. Ti auguro un buon inizio di settimana.
Un abbraccione e a pre!
annarita:)

Annarita ha detto...

Aldo, volevo dire "a presto"!;)

desaparecida ha detto...

devo recuperare un po' dei tuoi post!
(con immenso piacere)
intanto ti lascio un abbraccio :)

Elsa ha detto...

ancora ritorno indietro con gli anni... Ho frequentato una scuola sperimentale, scrivere un copione e poi recitarlo era la norma. Che emozioni bellissime... durò poco, solo i cinque anni delle elementari.
Ma porto dentro me ogni ricordo e grazie a Te adesso li ho rivissuti.
Con affeto.
Elsa

luly ha detto...

Che bello. So bene quanto sia faticoso organizzare saggi di fine anno, ma so pure quanta soddisfazione danno ai ragazzi e ai docenti:)
Posso tenerti presente per qualche recita a scuola?!?:)
Ti abbraccio, caro Aldo.

il monticiano ha detto...

@giorgio: Accetterei per andare al ministero soltanto il giorno della riscossione dello stipendio. Le porcate le lascio volentieri nella mani della ministrina.

@marina: A distanza di tanti anni poi sono ancora più graditi.

@rosy: Sono arrossito per il tuo gentilissimo e affettuoso commento. Scrivi frasi che colpiscono il cuore e che m'imbarazzano anche.
Pure da me un grande bacio.

@Viviana r: Anche io di quando andavo a scuola non ho un buon ricordo principalmente però per colpa mia.
Quel saggio di fine anno scolastico non lo dimenticherò mai, come penso non lo avranno dimenticato neppure quegli alunni e la loro insegnante.
Buona vita anche a te.

@Pupottina: Sarà masochismo? No, il fatto è che mi appassionano le arringhe dell'accusa e della difesa mentre io imputato sono spettatore della disputa.
Grazie per gli auguri del weekend.

@Annarita 1°) e 2°):Grazie, lo faccio anch'io per la tua settimana che sarà senz'altro brillante come merita una professoressa come te.
Per gli errori non preoccuparti, sapessi quanti ne faccio.

@desaparecida: Ti ringrazio per l'abbraccio.
Per i post c'è sempre tempo.
Nel frattempo gradisco il tuo di abbraccio.

@Elsa: Quei momenti rimangono veramente impressi nella mente.
Perché non hai seguitato?
Ti saluto con altrettanto affetto.

@luly:Spero tu abbia risolto favorevolmente la questione della scuola.
Sai per esperienza personale quanto siano faticosi i saggi di fine anno ma le soddisfazioni che si ricevono sono enormi per tutti i partecipanti.
Purtroppo sono diciotto anni che ho spemmo di occuparmi attivamente di teatro per motivi facilmente comprensibili. Non immagini che felicità sarebbe stata per me affrontare con i ragazzi della tua scuola una esperienza simile.
Vi abbraccio tutti di vero cuore.

NADIA ha detto...

holaaaaaaaaaaaaaaaaa
Sor Aldo bello....mi sono emozionata.....e si dopo un mesetto che non ti leggo, mi devo rimettere in paro, mi ero quasi dimenticata del tuo meraviglioso modo di raccontare le storie......
ti abbraccio forte!!!
mille besitos....
hasta siempre!!

il monticiano ha detto...

@NADIA: Hola e grazie per il tuo commento. Fa piacere trasmettere emozioni.
Ti abbraccio amch'io.
Besitos.
HASTA SIEMPRE!!!

serenella ha detto...

Bellissimo post. Visto come è bello rivedere bambini divenuti ormai uomini? A me capita ogni tanto e non li riconosco immediatamente.
Sai, anche io ho la passione per il teatro e ogni fine ciclo, propongo, con la mia collega storica una commedia. Siamo passati da Pinocchio a Gianburrasca. Grande entusiasmo e lacrime a non finire, perchè con lo spettacolo salutiamo gli alunni, che sono stati con noi per cinque anni.
Bravo Aldo....se fossimo stati vicini!

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

good start

Sandra M. ha detto...

Ciao Aldo. Sono venuta a leggere qui, come mi avevi consigliato. Ho gli occhi un po' lucidi: ho ritrovato tutte le atmosfere e tutte le emozioni da poco lasciate.
Tra le altre quella , sempre fortissima...forse la più grande, di incontrare l'ex alunno ormai adulto che ti riconosce...e ti abbraccia con il sorriso e non solo, e rivedere nei suoi occhi lo sguardo del bambino che tu ricordi. Difficile da rendere con le parole. Grazie Aldo.