martedì 3 agosto 2010

LUNGI DA ME...

Nel 1956 avevo ventisei anni compiuti e a metà dicembre di quell'anno riuscii ad essere assunto come impiegato presso uno studio professionale. Ero sposato da un paio di mesi e quel lavoro, non precario, mi avrebbe fatto risolvere parecchi problemi. Il mio datore di lavoro, un omino poco più che sessantenne, elegantissimo, molto energico e strasicuro di sé mi scelse tra una ventina di persone – tutte giovani ragazze, io no – che avevano risposto all'offerta di lavoro pubblicata su un quotidiano. Il colloquio pre-assunzione era andato bene e quindi iniziai il giorno dopo a lavorare. Il personale era composto da quattro giovani impiegate e da un impiegato più grande di me di una dozzina d'anni. Una delle quattro era la segretaria "molto personale" del capo malgrado la notevole differenza d'età fra loro, ma a me tutto questo interessava poco e niente. Lo studio aveva un ampio ingresso che fungeva anche da sala d'attesa e tre stanze, una per il capo, una per noi che ci occupavamo del lavoro da sbrigare e una riservata alla segretaria personale. Lo studio faceva parte dell'abitazione del capo situata allo stesso livello e occupava l'intero primo piano. L'orario dello studio andava rispettato rigorosamente. Quello d'entrata però, mentre per quello d'uscita c'era molta più flessibilità nel senso che molte volte la mole di lavoro ci costringeva ad uscire più tardi. Avevo dei rapporti particolari con i colleghi di lavoro: le colleghe non mi vedevano di buon occhio, soprattutto la segretaria, mentre andavo perfettamente d'accordo con il collega. Lui stava in studio solamente dal tardo pomeriggio in poi dovendosi occupare delle mansioni esterne. Il motivo per il quale c'era molta freddezza nei rapporti con le colleghe credo dipendesse dal fatto che ero stato presentato loro dal capo come un persona già esperta di quel ramo della nostra attività e forse pensavano che ero stato assunto come un istruttore-sorvegliante. La prova la ebbi un giorno quando vidi che una di loro stava scrivendo qualcosa di sbagliato in un documento e allora le feci presente che sarebbe stato meglio agire in altro modo. S'infuriò dicendomi di farmi gli affari mei e andò dalla segretaria la quale, senza darlo a vedere, le suggerì di correggerlo così come le avevo detto io e tutto ritornò come prima dell'accaduto. Quando ritirai la mia prima busta paga il ragioniere che si occupava della contabilità mi chiese come mai esendo sposato con una moglie che non lavorava non mi venivano corrisposti gli assegni familiari per il coniuge. Gli risposi che al momento del colloquio per l'assunzione non ne avevo parlato avendolo dimenticato, ma mi ripromisi di farlo l'indomani parlandone al capo. Così feci il giorno seguente, ma appena iniziai questo discorso il capo s'infuriò come una belva accusandomi che l'avevo ingannato, che lo avevo preso in giro, che lo volevo imbrogliare. Mi venne d'istinto la voglia di urlargli in faccia chissà cosa invece mi calmai e inziai a tentare di spiegarmi con le prime parole di una frase che non so neppure io come mi vennero in mente:
= lungi da me l'dea di...
= ma che lungi, lungi e lungi (urlando, infuriandosi ancora di più).
Rimasi di stucco. Cosa avevo detto mai? Forse un'invettiva, un'offesa...insomma qualcosa di così tremendamente grave da farlo andare in bestia? Non ho mai capito il suo comportamento di fronte a parole che non avevano nulla di offensivo, ma che anzi tentavano di chiarire l'equivoco, se di equivoco si trattava anche perchè gli assegni familiari non li avrebbe sborsati lui ma erano a carico dell'Inps. Discutemmo brevemente, interrompemmo dopo qualche altro scambio di battute poi mi disse di riprendere a lavorare aggiungendo che ne avrebbe parlato col ragioniere. Tutto tacque fino alla seconda busta paga dove trovai quello che mi spettava.
Lo studio andava piuttosto bene, il lavoro s'incrementava ogni giorno di più anche perchè il capo era piuttosto bravo professionalmente. A dieci giorni dalla fine del terzo mese del mio impiego in quello studio, verso le dieci di mattina, sentimmo provenire dalla stanza della segretaria le voci piuttosto alterate di lei e del capo che se ne stavano dicendo di tutti i colori, anche con parole piuttosto pesanti. Dopo qualche minuto vedemmo le segretaria infuriatissima uscire dalla sua stanza sbattendo la porta che era stata chiusa in precedenza e andandosene dallo studio. Subito dopo il capo venne nella nostra stanza, quasi urlò il mio nome e mi disse di prendere il posto della sua ormai ex-segretaria. Io rimasi un po' perplesso dato che non ero preparato per svolgere una mansione piuttosto delicata ed importante, ma lui m'incoraggiò dicendomi che mi avrebbe reso il compito più facile fornendomi tutte le indicazioni e il supporto necessari. Non lo fece mai. Col tempo e con molta fatica divenni un suo prezioso collaboratore – così diceva a tutti i clienti dello studio. Lavorai con lui per circa diciotto anni con reciproci vantaggi, i miei piuttosto modesti in confronto ai suoi davvero sostanziosi. Tutto ciò fino a che il capo andò in pensione e cedette lo studio. Nel corso di quegli anni mi trattò come un figlio. Era sposato ma lui non ne aveva di figli. Nel 1966 venne a trovarmi in ospedale dove ero ricoverato per un intervento chirurgico piuttosto delicato e nel 1970 partecipò al funerale di mio padre. Un giorno mi disse candidamente che queste cose non le aveva mai fatte per nessuno. Mi tornò in mente l'episodio di tanti anni prima. Dov'era andato a finire quel "LUNGI DA ME" che tanto l'aveva fatto infuriare?

32 commenti:

riri ha detto...

Una persona notevole il capo!!Un bel caratterino, ma con il tempo si apprezzano le persone e con la tua serietà hai saputo avere un rapporto di lavoro "quasi" amichevole..Ci sono persone sempre adirate e quel "lungi" al di là del significato fu per lui la goccia che fece traboccare il suo personale vaso..a Napoli si direbbe è nu rinal, con tutto il rispetto:-)
Un abbraccio caro Aldo e stamattina ho fregato Armando, ma forse è in vacanza? ;-)

Sarah ha detto...

A volte "il caratteraccio" nasconde un cuore d'oro. Il tempo ce lo fa capire... ma ci vuole pazienza. la stessa che hai avuto tu non mandandolo a quel paese quel famoso giorno! ;)

Luigina ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Ellys...o meglio Martina ha detto...

Leggendo la parte iniziale del tuo post, il capo sembrava davvvero una persona poco corretta e anche un bel po’ presuntuosa ma continuando a leggere probabilmente non lo era…diciamo che ti sei trovato al posto giusto nel momento opportuno e questo unito alle tue capicità ha giovato notevolmente alla tua carriera!

Nou ha detto...

Ciao Aldo, ogni racconto aggiunge nuovi particolari della tua interessante vita. La razionalità che guida il tuo agire ti ha premiato nei rapporti sociali e spero anche in quelli privati.
Ciao, buona giornata!
Nou

ex-dani ha detto...

Il "lungi" forse era una parolina che usava spesso la segretaria particolare quando litigavano, chissà! In compenso poi si è dimostrato un capo ed un uomo all'altezza, così come meritavi, anche se è sacrosanto che in uno studio i vantaggi maggiori li hanno i capi e mai gli impiegati e questo a dispetto della ideologia comune che ci porta ad essere grati di avere il lavoro, mentre dovrebbe essere un dare-avere a doppio binario e soprattutto equilibrato... io ho lavorato per più di sedici anni in uno studio notarile e certamento questi meccanismi li conosco bene! Il mio capo comunque era un uomo di altri tempi, è stata una fortuna per me lavorare per lui, anche se io non mi sono arricchita e lui male non sta.
Un forte abbraccio Aldo e buona estate^^^

Susanna ha detto...

Beh, almeno il capo era una persona quasi corretta, da quello che dicevi all'inizio sembrava peggio.
Per un momento, quando ho letto che ti aveva chiamato nel suo studio per sostituire la segretaria sparita, ho temuto che volesse proporti di sostituirla anche in altre mansioni...
Chissà cosa gli è scattato nella zucca quando gli hai detto "lungi da me". Forse era una di quelle persone che non tollerano le parole poco consuete, perché magari pensano che l'interlocutore voglia sfoggiare la propria cultura. O forse ha pensato che fosse "l'ungi"...

Anonimo ha detto...

Forse aveva interpretato la parola come 'L'UNGI' e avendo la coda di paglia per via della segretaria, ti aveva interrotto malamente.Avendo poi capito il vero significato,ha dato del lungo alla segretaria e ti ha eletto suo uomo di fiducia.
Cristiana

zefirina ha detto...

lungi da me esprimere parole poco lusinghiere su questo bel racconto...
forse l'avevi spiazzato con delle parole forbite e inusuali

Riccardo Uccheddu ha detto...

La penso parecchio come Ibadeth.
Ci sono persone che considerano una certa "forbitezza" di linguaggio quasi un'attentato alla loro autorità ed al loro prestigio.
Retaggio, questo, di un'epoca in cui la cultura era usata come un'arma nei confronti delle persone comuni.
Chissà perchè, mi viene da pensare a certi che sfoggiano il loro latinorum da avvocati per aggirare la legge.
Ma naturalmente, non mi riferisco a te!
Ciao!

Il rospo dalla bocca larga ha detto...

Così su due piedi posso solo pensare che quel giorno gli rodesse il culo da morire e abbia sbroccato giusto con te... L'importante è che tutto sia poi finito per il verso giusto!

Lungi da me l'idea di impicciarmi, ma poi non ritornò davvero mai più su quell'argomento?

nonno enio ha detto...

anche i coglioni hanno in fondo in fondo una coscienza, spesso è solo volerla ascoltare che è u problema. Nel '56 avevo nove anni, ma allora sei un matusa ?

Luigina ha detto...

Buongiorno Aldo! Nel leggere la prima parte di questo racconto ho avuto l'impressione di averlo già letto, forse perché avevi già parlato delle persone che lavoravano in questo studio in un altro post, in particolare dell'impiegata che non amava essere "corretta" da te. Poi nel proseguire la lettura mi sono ricreduta. Certo che ne hai incontrati di bei tipi nella tua vita! Oppure sei tu molto abile nel cogliere nelle persone che incontri le caratteristiche che meritano di essere raccontate.Forse è anche per questo che hai saputo farti apprezzare da molti anche nella vita quotidiana, come da questo tuo capo scorbutico ed iroso che forse temeva che l'avresti messo nei guai, ma poi si è accorto di che pasta sei fatto e sei diventato il suo preferito. Certo che se pubblichi con questa frequenza i tuoi racconti ci impiegherò un po' a leggere tutti gli arretrati ;)
P.S. Ho cancellato l'altro post perché pieno di sviste e perché non mi arrivavano gli avvisi email dei commenti successivi al mio

upupa ha detto...

Che carattere il "capo"...lungi da me ...giudicarlo!!!!!!!!!!!!
un abbraccio

Rosaria ha detto...

Caro fratellone passo per un breve saluto, ma ti leggerò con calma.
Bcioni

Biancamaria ha detto...

chissà se fa parte dei cromosomi "capeschi" permettersi di urlare senza nemmeno capire le cose che si dicono?:))
hai una memoria che trattiene ricordi preziosi,belli o brutti regalano sempre qualcosa a chi li legge!
Grazie Aldo!

il monticiano ha detto...

@riri: Non so come mai non scattai di brutto in quel momento, ma è andata bene così.
Armando non so dove sia finito.
Un abbraccione anche a voi.

@Maraptica: Proprio quello che dicevo, mi sono frenato in tempo.

@Ellys...Martina:Credo infatti di essere riuscito a far comprendere al capo che non ero tanto scarso, sotto molti punti di vista.

@Nounours: E' quello che speravo e spero ancora.
Ciao Nou e buonanotte.

@Daniela: Ciao collega. Quindi sai che vuol dire lavorare in quel settore.
Io di anni me ne sono fatti trentacinque, non sempre dallo stesso.
Anche a te un abbraccione e buona estate.

@Ibadeth: Quello che ha pensato non l'ho mai capito. So soltanto che andò in bestia.

@Cristiana: Può anche darsi. Certo che non mi sarei mai aspettao una reazione così.

@zefirina: Credo proprio di sì e io non so neppure come mi è venuto in mente di usare quella parola.

@Riccardo Uccheddu: Purtroppo il mio latino è rimasto ad oltre sessantacinque anni fa, non c'è pericolo che lo sappia usare.
Ciao Ricca'.

@Il rospo dalla bocca larga: Credo proprio gli rodesse.
Di quell'argomento non se ne parlo più.

@nonno-enio: Altro che matusa, ne ho circa ottanta di anni.

@Luigina: Hai visto giusto carissima solo che questo post tratta sempre dello stesso studio ma circa quattro anni prima. L'altro episodio è avvenuto dopo.
Per i post precedenti vai tranquilla, c'è sempre tempo.

@upupa: Lo giudicai io abbastanza presto anche se col tempo le cose sono migliorate.
Un abbraccio anche a te.

@rosy: Ciao sorellina, fai con comodo.
Un abbracione.

@Aglaia: Grazie a te cara.
A volte capita di avere a che fare con comportamento che lì per lì non si riescono a comprendere.

Gabryella Costa Fdd ha detto...

certo che aveva un bel caratterino il tuo capo,comunque ho letto che negli anni tutto s'è aggiustato tanto da diventare "quasi intimi" . La partecipazione ad un funerale di famiglia è stata una cosa bella,e magari a te ha rivelato un aspetto insolito del capo,ciao Monty so che non posso augurarti buone ferie ma spero in un mese agostano tranquillo per te,un abbraccio Gabry

Lu ha detto...

Entrare nella mente delle persone è spesso praticamente impossibile. Forse nemmeno loro stessi capiscono il comportamento avuto, chi lo sa!
Caro Aldo, ti leggo sempre con estremo piacere. Ti mando un enorme abbraccio, un grossissimo bacio e forse un arrivederci.
Sei una carissima persona.
Prenditi cura di te :-)

il monticiano ha detto...

@gabrybabelle: Infatti non mi muovo da Roma e spero anch'io che possa trascorrere il mese d'agosto con un po' di fresco.
Grazie, un abbraccio anche a te.

@Lu: Le ultime tre frasi del tuo commento le giro completamente a te.
Ciao, ti abbraccio.

Rosaria ha detto...

Non leggere il tuo post, lungi da me una cosa del genere
Cosa dirti? Leggendo questo tuo racconto, l'unica cosa che mi viene spontaneo da dirti
Che tu fratellone sei una persona
notevole, di qualità e questo tuo angolo
lo dimostra.
Il tuo capo aveva capito che di te si poteva fidare e non ha sbagliato, questo lo abbiamo capito anche noi
Bravo il mio caro fratellone
un bacione e stammi bene
qui tira sempre vento...
ciao.

Sandra M. ha detto...

Mi s ache hai già narrato episodi legati a quel posto di lavoro: un ambientino niente male!
Il capo una personcina un po' insulsa...sembrava all'inizio...poi, si è rivelata in un altro modo. E tutto perchè TU sei una persona seria ed equilibrata: non poteva non apprezzarti.
Buonanotte caro Aldo.

Angelo azzurro ha detto...

La penso come "il rospo in bocca". Non è stato il tuo "lungi" a mandarlo in bestia quanto il fatto che fosse arrabbiato nero per i cavoli suoi. E in questo magari centrava anche la segretaria liquidata da lì a poco.
L'importante è che abbia capito subito chi la dovesse sostituire. Significa che già sapeva di potersi fidare di te, credimi.
Un forte abbraccio e buoni giorni.
Ciao Aldo

Ernest ha detto...

Aldo le tue storie sono tanti capitoli di un romanzo bellissimo... la tua vita!
un abbraccio

desaparecida ha detto...

Sai io penso che sia sempre una gran qualità riuscire a far emergere il lato morbido delle persone.
Un baciotto :)

il monticiano ha detto...

@rosy: Ha impiegato un po' di tempo ma poi ha capito. In verità abbastanza presto. Io mi sono adattato a lui e lui ha fatto altrettanto.
Di solito lì dove sei c'è il maestrale che oggi pomeriggio è venuto ad allietarci qui da noi.
Ciao sorellina e buonanotte.

@Sandra Maccaferri: Sì ne ho parlato in un precedente post dove però accennavo ad un periodo successivo, dopo quattro anni dal
periodo che descrivo in questo post. Mi è andata bene per tutti quegli anni in cui ho lavorato in quello studio.
Buonanotte cara Sandra.

@Angelo azzurro: Non era però un tipo facile. Poi col tempo si è ammorbidito. Ho lavorato con lui finchè è andato in pensione ed ha ceduto lo studio.
Buone giornate e un abbraccione anche a te.

@Ernest: Cerco di raccontare molti dei miei ricordi sperando di farlo nel modo migliore possibile.
Un abbraccio anche a te.

@desaparecida:Col tempo penso
proprio di esserci riuscito.
Un abbraccione.

magicpolaroid ha detto...

buona domenica aldo, leggo sempre con interesse i tuoi racconti che aprono squarci di vita vissuta reale e non, complimenti!! L.

Alessandro Cassano ha detto...

"lungi da me..." è una di quelle espressioni retoriche che generalmente vengono usate per fingere le distanze da quelle che sono realmente le proprie intenzioni.
Credo sia per questo che in molti (me compreso) la ritengono un esordio abbastanza irritante.
Un po' come il "senza offesa" che poi finisce sempre per introdurre un insulto vero e proprio :D

Anch'io nel mio precedente lavoro ho avuto grossi battibecchi iniziali con il mio capo, ma poi... ho capito semplicemente che si trattava di un uomo poco onesto e con le braccine corte.
Lungi da me affermare che fosse uno stronzo!

Nou ha detto...

Caro Aldo, non so perché , ma quel "Lungi da me.." Io l'ho interpretato come:
"Non mi sono mai sognato di..."
"L'intenzione non mi ha mai sfiorato..."
Un esordio di scusa e di volontà di rassicurazione e chiarimento.
Caro Aldo, meno male che le buone intenzioni s'inseriscono nell'interspazio delle lettere e conducono un loro cammino autonomo. Difatti poi è stato dimostrato dai fatti.
Ciao, Nou

enzo ha detto...

La confidenza che si crea in un rapporto di lavoro, anche subalterno, trasforma ovviamente il rapporto iniziale: o bene bene, o male male.
Probabilmente doveva tenere un contegno, far sentire a te il morso del comando.
In seguito avrà senza dubbio apprezzato le tue qualità e la tua gentilezza e umanità, mutando non poco il suo rapporto con te e mostrando la sua reale essenza.
Ciao Aldo, un saluto o due...

il monticiano ha detto...

@magicpolaroid: Grazie amico e io i complimenti li ricambio volentieri
per le tue foto.

@Alessandro: Penso tu abbia ragione al 100x100 e anch'io mi chiesi a suo tempo come mi sia venuto in mente di usare quella frase.

@Nounours: Sì, in seguito poi il capo è cambiato molto ma io ho fatto un "mazzo" tanto per tutti quegli anni.

@il giardino di enzo: Infatti si è molto ricreduto nel tempo. Però credimi ho dovuto fare grossi sacrifici.
Ciao amico,io ti saluto tre volte.

Enrico Bo ha detto...

Lungi da me il voler rompere la favola, ma lo studio non poteva lasciarlo a te?