giovedì 12 giugno 2014

BRICIOLE

A volte qualcuno mi prende in giro, altre volte sbuffano ad un mio accenno di disapprovazione, altre volte ancora sorvolano sul comprendere il perchè di quello che vado dicendo riguardo il pane.
Mi viene detto "guarda che diventi paranoico con questa tua fissazione sul pane, sul suo uso e sul suo spreco".
Ebbene io conservo ancora oggi un ricordo molto amaro circa questo alimento.
A gennaio del 1940 cinque mesi prima dell'entrata in guerra dell'Italia il governo fascista dette il via alla distribuzione della carta annonaria per il razionamento di molti prodotti alimentari tra i quali appunto il pane.
Alcuni di tali prodotti tipo caffè, carne, zucchero e altro o erano introvabili oppure appannaggio soltanto di persone agiate e "borsari neri" che potevano permetterselo insieme ai contadini con i quali nostro padre barattava minuscoli oggetti d'oro di proprietà di nostra madre per patate, cicerchie, carrube etc.
Qui a Roma come tipo di pane era di largo consumo la ciriola o "cirioletta" ognuna del peso di circa 100 grammi che era poi la razione giornaliera pro capite di ogni componente della famiglia.
Il nostro panettiere di fiducia a due passi da casa era il Sor Giggetto che, come testimone, figura tra l'altro nel mio estratto di nascita – 1930.
Ogni mattina si andava da lui , si esibiva la carta annonaria dalla quale prelevava i bollini relativi e si tornava a casa con i 600 grammi spettanti alla nostra famiglia composta dai genitori e da quattro figli.
Con il procedere della guerra le scorte di farina andavano esaurendosi e di conseguenza anche il pane diventava quasi un genere di lusso.
A volte capitava che il Sor Giggetto riusciva a rimediare non so come un po' di pane extra e allora ci avvisava di tornare il pomeriggio, fare la fila e sperare di ottenere qualche cirioletta in più di quella del razionamento.
Quelle volte in cui riuscivamo a rimediarne un paio anche noi naturalmente eravamo contenti ma tra noi fratelli sorgevano sempre delle discussioni perché nostra madre doveva dividere le ciriolette esattamente in parti uguali e non sempre le riusciva.
Noi fratelli litigavamo persino per un pezzetto di mollica di pane in più o in meno. I primi due anni eravamo io e mio fratello più grande i partecipanti al dibattito poi si aggiunsero gli altri due, nel frattempo cresciuti.
Mio padre si stancò di quelle discussoni piuttosto animate e allora un giorno portò a casa una bilancia da farmacista o da orafo, che poteva pesare soltanto cose leggerissime. Briciole appunto.
Rammento ancora oggi la scena mentre, seduti intorno al tavolo in cucina, guardavamo con occhi attenti nostra madre che cercava di pesare e suddividere con precisione le due ciriolette.
Un ricordo che m'è rimasto impresso nella mente e che non ho mai dimenticato.


15 commenti:

Zio Scriba ha detto...

Sarà che sono figlio di persone cresciute "in tempo di guerra", sarà semplicemente perché siamo intelligenti, ma qui di pane non se n'è mai gettata nella spazzatura una sola briciola... Come cazzo fanno, quelli (e sono tantissimi!) che lo fanno?

Un abbraccio.

Antonio ha detto...

Dalle mie parti non si deve mai capovolgere il pane per non offendere i morti, figuriamoci buttarlo. Come rito personale il pane che non consumo è un piccolo pezzo dell'ultima fetta al quale rinuncio volontariamente e la lascio nel piatto, sempre per i morti, anche in questo caso non è pane buttato. Un abbraccio a te caro Aldo.

Unknown ha detto...


Una storia commovente, Aldo.
Il pane valeva e vale oro, ma in genere chi è nato in periodi d'abbondanza, non se ne rende conto.
Cristià

Mìgola ha detto...

Intenso questo tuo ricordo del pane pesato al grammo...Ciao Aldo.
Un abbraccio.

Ps
Ci sarà un motivo se ho scelto " Mìgola" come titolo del blog...briciola in trentino!

chicchina ha detto...

Si fa presto,oggi,a dire che esageriamo,io sono come te,ma chi ha subito certe privazioni essenziali
lo ricorda per la vita.Per fortuna vivere in un piccolo paese agricolo aveva i suoi lati positivi,ma bisognava fare tutto quasi di nascosto perchè le regole ,e le spie,erano rigide ovunque.
Anche i ricordi tristi aiutano a capire meglio.Un abbraccio.

Tomaso ha detto...

Caro Aldo queste cose solo che lo ha vissuto capisce il significato!!!
Ciao e buona serata sempre con un forte e sentito abbraccio.
Tomaso

Anna ha detto...

Cadere nei ricordi... Ricordo la mia nonna materna quando mi raccontava che invidiava la vecchietta che abitava nello stesso cortile perché era senza denti e il pane che mangiava durava delle mezz'ore mentre a lei, bambina, spariva in un attimo. Ciao, Anna

Ernest ha detto...

Caro Aldo mi hai fatto venire in mente i racconti di mia nonna sulla guerra, le sue parole quando magari da piccoli lasciavamo un pezzettino di pane sul tavolo.
A volte le chiamava anime del purgatorio da salvare...
un abbraccio

Mariella ha detto...

Stessi racconti nella mia memoria.
Le mie nonne non hanno fatto altro che raccontarci il periodo fascista e le due guerre.
E a casa nostra il pane è sempre stato oggetto di massima cura e rispetto.
Mai buttato. Se secco riciclato come pane per ricoprire altri alimenti.
Per cui da una famiglia così non è che poteva nascere e crescere altro essere diverso da me. Che non butto mai il pane. Sto attenta a comprarlo e a conservarlo. Ne mangiamo poco ma quel poco si consuma tutto.

Edith ha detto...

Il pane ha un grande valore per la nostra alimentazione e mi viena da paragonarlo all'anima o spirito per il nostro corpo. Il rispetto per il pane ci aiuta nella ricerca della nostra felicità..nei tempi che ricordi aiutava molto a sopravvivere. Inutile dire che anche nella mia famiglia si conosceva e si conosce la sua importanza.

Un abbraccio affettuoso
Nou

Paolo Falconi ha detto...

Non è un caso che sul pane è facile trovare un segno a forma di croce e non credo che sia solo per facilitare la cottura

Un saluto con affetto

Alberto ha detto...

Io sono di un'altra generazione ma sul pane mi hanno abituato a una specie di sacralità. Se ne avanza si mangia il giorno dopo. E se proprio diventa secco lo si mette da parte per grattugiarlo e anche per altri piatti (come il polpettone). Qualche volta piccoli tozzi finiscono alle anatre. Sia qui a Milano che al paesello. Nella spazzatura manco a morire.

Ambra ha detto...

Eccomi Aldo! Quant'è triste il tuo racconto. Vi vedo voi ragazzi affamati contendervi le briciole e più ancora vedo tua madre in ansia nel tentativo di non creare alcuna anche minima e involontaria ingiustizia!
Brutti tempi quelli della guerra.

robi ciprax ha detto...

le briciole di pane sul tavolo, a fine pasto, hanno il senso del sacro e molte volte mi viene spontaneo raccoglierle con la lama del coltello e portarle alla bocca, sicuramente fra la disapprovazione degli uccellini del cortile.....

Ciao Aldissimo. Buona settimana. robi

La Ballata di Stroszek ha detto...

la tragedia della guerra e della fame.
G.