giovedì 19 giugno 2014

PEZZI DI UNA FOTO

Stava per sedersi su di una panchina del parco vicino casa quando si accorse che in terra, proprio sotto la stessa panchina, c'erano i resti di quella che una volta era stata un fotografia, a colori, ed anche piuttosto grande, forse una 12x18. La cosa che maggiormente lo incuriosì fu che la foto era stata ridotta in quattro pezzi uguali come se chi l'avesse rotta avesse curato che i quattro pezzi fossero della stessa identica misura. Si guardò intorno poi li raccolse, cercò di unirli tra di loro e restò a fissare a lungo l'immagine contenuta nella foto. Una donna giovane, forse della sua stessa età, intorno ai trent'anni, di una bellezza particolare, non appariscente, capelli e occhi nerissimi, corpo moderatamente in carne, vestita elegantemente ma con sobrietà. Dall'abbigliamento s'intuiva facilmente che la foto era stata scattata durante il periodo estivo, ma in quale anno? Dietro la donna, sullo sfondo, il Colosseo. Lei sorrideva visibilmente contenta, sembrava quasi di vedere gli occhi che le brillavano. Data l'ora, era il primo pomeriggio, il parco era scarsamente frequentato ma a lui venne l'istinto di alzarsi dalla panchina e andare in giro per vedere se poteva rintracciare la donna della foto ed anche la persona che gliela aveva scattata. Un tentativo inutile lo sapeva però voleva tentare ugualmente. Di tempo ne aveva quel giorno e poi era tutto così splendido, parco e tempo inclusi.Trascorsero circa due ore ma, all'infuori di una bella e confortevole passeggiata nient'altro era accaduto. Nessuna traccia della donna nella foto né della persona che l'aveva fotografata. Rientrato in casa si mise di buzzo buono per cercare di ricomporre la foto per intero e nel farlo si accorse che a tergo c'era scritta una frase: "al mio adorato Diego, con tutto il mio amore, perché mi tenga sempre con sé, Eleonora". Fu molto colpito da queste parole e si convinse ancora di più di voler cercare quella giovane donna che sapeva amare così, anche soltanto per vederla, sia pure da lontano. Aveva venti giorni di ferie e lui non fece altro che cercarla in ogni dove ma purtroppo senza alcun risultato. Mostrando sempre la fotografia si era rivolto anche ad altri colleghi, cronisti come lui e persino a funzionari di PS, Carabinieri, Guardie di Finanza, Vigili Urbani, ma senza alcun risultato, al contrario era arrivato al punto che molti finirono col deriderlo.Riprese la sua vita monotona, casa e redazione di un quotidiano, e ciò produsse in lui l'effetto di farlo desistere da quella sorta di sciocca ossessione. Ad aiutarlo se ne occupò anche il redattore capo il quale due giorni dopo il rientro lo chiamò e gli riferì che un suo amico, commissario PS, gli aveva telefonato per dirgli che quella mattina, sul marciapiede davan ti ad un albergo di Piazza Euclide, era stato rinvenuto il corpo di un uomo che si era gettato dal settimo piano dello stesso albergo . Si stavano già svolgendo le indagini e quindi lui andò di corsa in quella piazza. Vide in terra il suicida il quale aveva nella mano destra semiaperta una pistola di grosso calibro. Disse agli agenti in servizio che era stato chiamato dal commissario tal dei tali, riferì la stessa cosa al portiere dell'albergo al quale chiese se il cadavere in terra era quello di un cliente dell'albergo e si fece dare il numero della stanza. Giunto al piano vide la porta della stanza spalancata e, facendosi notare il meno possibile, si mise alle spalle dei funzionari che stavano facendo il loro lavoro. Sul letto matrimoniale giaceva una donna seminuda con un grosso foro in piena fronte dal quale era uscito molto sangue. Stava quasi per gridare perché quella donna era Eleonora, senza alcun dubbio. Fuggì da quella stanza imprecando. Volle seguire le indagini di quell'inchiesta e venne a conoscenza di altri particolari: la conferma che la donna si chiamava Eleonora, che il nome dell'uomo era Diego il quale aveva ucciso prima lei e poi si era gettato dalla finestra morendo sul colpo, che erano sposati ma non tra di loro.
Svanita la speranza di trovare Eleonora gli era rimasta la sua foto.

8 commenti:

Blogaventura ha detto...

Incredibile che storia può venir fuori dai resti di una foto stracciata, ritrovata in un giardino! Un caro saluto, Fabio

Ambra ha detto...

Da una foto distrutta, una storia sconvolgente ma misteriosa. Neanche si riesce ad immaginare il perché di quella doppia triste morte.

Ambra ha detto...

Da una foto distrutta, una storia sconvolgente ma misteriosa. Neanche si riesce ad immaginare il perché di quella doppia triste morte.

Unknown ha detto...

Che storia triste|
Purtroppo queste tragedie sono più che mai attuali e di solito è l'uomo che prende queste decisioni.
Cristià

Mariella ha detto...

Che storia. E partendo da una semplice foto sei riuscito a farci entrare tutti in un giallo pieno di phatos.
Grande Aldo.
Abbraccio.

Rosaria ha detto...

Storia di una foto che ha dell'incredibile, ma la vita stessa è incredibile e questo tuo post lo conferma.

Mi fa picere leggerti caro Alduccio , ma dimmi che tempo fa a Roma?
Qui c'è un debole sole che non riscalda.

Buona domenica a te e famiglia con un abbraccio, ciao!

@enio ha detto...

bella storia caro Aldo, ben congegnata, che ti tiene icollato a leggere la storia senza interrompersi neanche un attimo e fermarsi alla fine a riflettere sui casi della vita... tristezza per favore vai via....

nina ha detto...

Caro Aldo
un racconto di quelli tuoi, in cui riesi a costruire una storia magica a partire da un particolare, solitamente trascurabile.
Scusami per il lungo silenzio, dovuto a un periodo "così" che spero presto passerà. Oggi ho fatto un giro per i blog e ti assicuro che trovarti così presente e vivace mi consola e mi sprona.
Ti abbraccio con affetto
Nina